Il bello dell’Europa League 2019 vol. 5
I momenti più meritocratici dalla competizione più meritocratica.
Quanto fa freddo a Krasnodar
Alle 11:59 di oggi a Krasnodar fanno già 0 gradi, il cielo è coperto e l’umidità uno sembra poterla toccare mentre passeggia per Via Krasnaya, la via rossa. Quanto freddo doveva fare quindi la sera prima mentre la squadra della città superava di misura l’Akhisar Belediyespor?
Freddo che devono mettere dei maxi schermi per imitare i fuochi di artificio che altrimenti si congelerebbero in aria
Freddo da sciarpa gigante a quadri di diverse tonalità del marrone e del grigio
Freddo da paura che ti cadano le orecchie
Freddo da pezzi di ghiaccio che cascano dalla porta
Oggi vi facciamo scoprire il talento di Tobias Heintz (grazie)
C’è un centrocampista offensiva norvegese di 20 anni che indossa la 10, è molto forte e non è Martin Odeegaard. Si chiama Tobias Heintz, è alto appena un metro e 73 e gioca nel Sarpsborg. Nel 4-4-2 del suo club gioca esterno a sinistra, dove cioè venivano messi i giocatori di talento negli anni ‘90, quando non si usciva mai dal dogma del modulo sacchiano. Ma Heintz da lì ama accentrarsi e spesso lanciare lungo verso la parte opposta del campo.
È un rifinitore classico: ogni volta che ha il pallone guarda davanti a sé per cercare una verticalizzazione o un passaggio che tagli in due la difesa avversaria. Ha un’ottima sensibilità sul piede destro, che usa anche per tirare delle punizioni pericolose tanto da destra quanto da sinistra. È un giocatore che crea molto, e ieri contro il Besiktas – in una partita sfortunata per il Sarpsborg – ha messo insieme un gol e un assist (oltre a 2 dribbling e 1 passaggio chiave).
Nel primo gol fa una verticalizzazione di prima, di interno, per il taglio in profondità della punta, che sta scritta nei manuali del numero 10. Il secondo lo segna tirando all’improvviso da una zona x del campo, di collo-esterno; la parabola è un po’ alta e Karius stava pensando ai suoi problemi (lo capisco).
Quindi niente, se pensavate che in Norvegia non nascessero talenti – a parte strani troll della foresta come Solskjaer e Tore Andre Flo – dovete ricredervi. Mi spiace.
L’esultanza di Simic: un brutto momento per il calcio
Ieri c’è stato un momento in cui il Dudelange era in vantaggio contro il Milan per 2 a 1, poi i rossoneri hanno avuto la dignità di segnare 4 gol in pochissimo tempo. Dopo uno di questi gol, Stefan Simic, autore di un colpo di testa deviato in rete, invece di esultare ed esplodere di gioia per il primo gol con la maglia di un club glorioso come il Milan (che poi sarebbe stato un autogol), è andato a imbruttire a Clement Couturier, che lo aveva marcato in maniera un po’ irregolare e nonostante questo chiedeva il fallo all’arbitro.
Simic ha 23 anni e ieri era al suo esordio con il Milan. Ha giocato in contesti difficili come Crotone o Mouscron, giocando comunque poco. Diciamo che ieri avrebbe potuto prendersi il suo momento di felicità, e invece ha preferito arrabbiarsi moltissimo con Clement Couturier, che si può definire un calciatore professionista davvero a malapena. Couturier che l’anno scorso giocava nel Les Herbiers, la squadra della favola della Coppa di Francia, e che quest’anno si è trasferito in Lussemburgo «Non per una questione economica, è troppo bello giocare in Europa. Non avrei mai pensato di giocare in posti come il Kosovo».
C’è qualcosa che tradisce di più lo spirito dell’Europa League e del calcio in generale?
Cosa c’è che non va in questa foto?
Scriveteci la risposta in privato, qua e qua.
Giocatore più Europa League: Jeremain Lens
Quanto ci abbiamo creduto: 7
Quanto è stato realmente forte: 5
Quanto è caduto in disgrazia: 8
Quanto sembra depresso: 5
Cosa possiamo dire di un giocatore che trova il suo riscatto sull’erba sintetica dello stadio si Sarpsborg? Fino a ieri Jeremain Lens giaceva prono nei meandri più oscuri del nostro inconscio, accavallato con tutte le ali veloci e inconsistenti prodotte dall’Olanda negli ultimi 10 anni.
Lens non ci aveva neanche provato ad issarsi sopra i vari Elia, Afellay e Babel (oggi suo compagno al Besiktas). La sua storia parte piana, avvicinandosi ai canoni del talento olandese: esordio tra i professionisti con la maglia dell’AZ Alkmaar, una buona stagione che ne sancisce l’esplosione e l’acquisto da parte del PSV.
Qui iniziano le incongruenze: dopo aver giocato con l’U21 dell’Olanda, Lens decide di accettare la chiamata del Suriname, suo paese di origine, pensando di non avere speranze con l’arancione, il che la dice abbastanza lunga su Jeremain Lens. Per sua fortuna (o sfortuna, punti di vista) la partita che gioca contro la Guyana nella Parbo Bier Cup, non viene riconosciuta dalla FIFA. Questo gli permette di essere ancora eleggibile quando dopo la finale Mondiale del 2010 l’Olanda decide di iniziare il suo declino.
Ad appena 23 anni si ritrova ad essere titolare di PSV e nel giro della nazionale olandese, ma quella che sembra una rampa di lancio verso le stelle, lo porta invece – non si sa bene come – a finire in Ucraina, dove si trasforma rapidamente in un giocatore Europa League. Nel giro di 4 anni veste le maglie di Dinamo Kiev, Sunderland, Fenerbahce e Besiktas.
https://twitter.com/BesiktasTalk/status/1067094432598683649
In Turchia Lens sembra aver trovato la pace. Divide il campo con Wagner Love e Babel, su Instagram posta foto dei suoi figli e del cane.