Conosci la tua squadra di Europa League: Dinamo Zagabria
In origine vi era Gradec e vi era Kaptol. Le due città non furono fondate ma, come altre comunità di umili origini attorno al mille in zone senza una grande storia di civiltà alle spalle, vennero semplicemente fuori. Vennero fuori, e si odiarono. Si fecero la lotta per secoli: Kaptol scomunicava Gradec? Benissimo, allora Gradec gli dava fuoco. Kaptol era infatti la sede dell’arcivescovato, mentre Gradec era stata premiata col Golden Bull - uno statuto speciale - dal Re Bela IV (bell’uomo) per la sua resistenza all’invasione mongola.
Com’è, come non è, tale Josip Jelacic nel 1851 decide di unire le due città sotto il glorioso nome di Zagabria. Su cosa significhi Zagabria le fonti sono discordanti. za-grab significherebbe letteralmente “scavare” e farebbe riferimento a quando, nel XIV secolo Augustin Kazotic scavò una buca che produsse miracolosamente acqua.
Oggi Zagabria è una città moderna e ricca di attrazione. In questa sede il nostro spazio ci consente di citarne appena due:
- Il museo delle relazioni interrotte, che espone cimeli e lettere d’amore risalenti alle storie d’amore finite. Il museo è stato fondato da due artisti di Zagabria che, al termine della loro storia d’amore di 4 anni, hanno deciso di consacrare un museo ai propri oggetti di coppia, chiedendo poi ai propri amici delle donazioni, fino a che non si è creata una vera e propria collezione. Nel 2011 ha vinto il Premio Kenneth Hudson come museo più innovativo al mondo.
- La Dinamo Zagabria, la squadra più forte di Croazia. Come potete immaginare stiamo parlando del club più titolato di Croazia, con 19 campionati nazionali.
La Dinamo Zagabria ha attraversato di recente un periodo piuttosto oscuro, legato alle figure di Zdravko e Zoran Mamic. Entrambi trasferitisi negli Emirati Arabi Uniti, un paese dove la Croazia non può chiedere l’estradizione. Zoran si è trovato un’occupazione sulla panchina dell’Al Ain, che probabilmente conoscerete perché al Mondiale per club ha battuto “La squadra del destino”, il River Plate. Zdravko invece è stato gambizzato in un agguato in Bosnia. Su entrambi pendono le accuse di riciclaggio ed evasione fiscale risalenti a quando erano direttore esecutivo ed allenatori della Dinamo Zagabria.
Dopo 4 anni la Dinamo sta cominciando a vedere i frutti del loro allontanamento, cominciano ad esserci i soldi e se volete un quadro più completo della situazione vi rimando a questo pezzo di Pietro Cabrio. Per quello che interessa a noi, ecco le informazioni essenziali.
L’allenatore è Nenad Bjelica, ex calciatore con una carriera in Spagna, Germania e Croazia che da allenatore è passato anche per lo Spezia di Volpi, che di certo non brilla per la pulizia dei suoi traffici con i balcani.
Ci gioca Dani Olmo, che come potete immaginare non è croato ma spagnolo e giocava nella cantera del Barcellona, da dove nel 2014 - quando aveva quindi 16 anni - si è trasferito alla Dinamo Zagabria. Sui motivi per cui uno spagnolo minorenne dovrebbe volersi trasferirsi in una squadra croata non so dirvi molto. Fatto sta che Olmo è un centrocampista molto creativo, dice di ispirarsi a Deulofeu - forse perché gli somiglia, la stessa faccetta da schiaffi - e da due anni ormai mette a ferro e fuoco il campionato croato.
Ma soprattutto ci gioca Bruno Petkovic, il calciatore croato più forte fra quelli non davvero forti; l’attaccante col tiro migliore fra quelli che non sanno davvero tirare; uno dei calciatori più forti in assoluto se nel calcio non bisognasse segnare. Petkovic aveva realizzato su rigore il gol che era bastato alla Dinamo per battere il Benfica nella partita d’andata, e su cui sembrava che i croati potessero costruire la loro storica qualificazione ai quarti di finale.
Ieri la Dinamo, nella difficile trasferta a Lisbona, ha giocato un’ottima partita ed è andata più volte vicina a fare quel gol che avrebbe significato la qualificazione. Ma alla fine, sull’arco di 120’, ha ceduto al maggiore talento del Benfica, che ha segnato due gol semplicemente assurdi per qualificarsi.
In ogni caso il progetto della Dinamo Zagabria sembra per una volta molto solido, e la squadra croata potrebbe diventare una presenza fissa dell’Europa League dei prossimi anni. Dell’Europa League 1, non 2. Tipo il Viktoria Plzen.
Munir è troppo forte per l’Europa League, siamo onesti
Ora prendiamoci due minuti per parlare di Munir, anche solo per mettere in fila le cose assurde che ha fatto in questo doppio turno di ottavi di finale di Europa League, visto che Munir stava per eliminare lo Slavia Praga praticamente da solo, mentre i suoi compagni dormivano.
3. Ha segnato questo gol che dio mio
È il gol del momentaneo 3-2 di quella partita assurda che è stata Slavia Praga-Siviglia. La cosa bella di questo gol è che arriva improvviso come una pioggia col sole. Lo Slavia è in uscita dall’area, il Siviglia però riconquista la seconda palla, che finisce a caso dalle parti di Munir. Munir è pazzo e tira, forse per il semplice gusto di tirare, perché quando ti arriva una palla così bella non ci pensi e tiri. Un tiro del genere è difficile per mille motivi, ma anche perché si è lontani dalla porta, in una situazione confusa, ed è complicatissimo guardare la traiettoria della palla e contemporaneamente non perdere l’orientamento della porta. Munir calcia di esterno e la prende bella piena. Quando il tiro è così forte e improvviso non conta neanche più dove la metti la palla: basta prendere la porta.
2. Ha segnato quest’altro gol molto simile
All’andata Munir aveva fatto un altro gol al volo, segno che è proprio una sua qualità peculiare quella del tiro al volo. Al punto che in questo caso i suoi compagni lo cercano con uno schema da calcio d’angolo. Quanto può essere produttivo uno schema costruito per far tirare un compagno al volo? Se tira Munir, molto. Il fatto che il difensore tocchi la palla sulla linea di porta dà al gol una piccola sbavatura estetica, che forse lo rende meno appariscente di quanto sarebbe stato.
1. Un assist assurdo quanto i suoi gol
La sensibilità tecnica e la grande creatività di Munir El Haddadi non si esprime però solo nei gol. In questo assist il suo livello di ambizione è sempre molto alto, come in quasi tutte le sue giocate, ma riesce comunque a compiere la sua idea pazza di servire d’esterno, di prima, facendo una giravolta, l’inserimento di Ben Yedder dietro la difesa.
Munir è un giocatore strano: è un attaccante ma non è bravissimo a segnare e non si capisce bene qual è la sua migliore qualità, se non saper giocare benissimo a calcio, toccare bene il pallone. Pensavo fosse giovanissimo, invece va per i 24 anni: è ora che ci faccia qualcosa col talento che si ritrova. Il suo cartellino è ancora in mano al Barcellona, che rischia di fargli fare la muffa come sta già facendo con Rafinha.
Il palo di Bensebaini
Nell’epica sportiva c’è una cosa che mi piace particolarmente: le grandi giocate e i grandi momenti che non servono a niente e che nessuno ricorderà. Ieri il Rennes ha avuto diversi momenti in cui è andato vicinissimo al gol che gli avrebbe assicurato una qualificazione clamorosa. In fondo il risultato dell’andata era stato così favorevole che gli è mancato davvero poco. Poi però tutto è sfumato.
Questo è stato un grande momento, dove Ramy Bensebaini fa un bel tiro al volo di mezzo esterno che va dritto sul palo, che era comunque in fuorigioco. Davvero un monumento di bellezza effimera.
Bergomi impazzisce in telecronaca
Ieri per Beppe Bergomi detto “zio” è stata una sofferenza. Lo è stata per tutti i tifosi neutrali veder giocare l’Inter in quel modo: senza un’idea chiara, senza voglia particolare. Figuriamoci per Bergomi, che a un certo punto si lamenta come se stesse davvero subendo una tortura.
5 torture medievali comunque meglio dell’Inter
Eccoci quindi a mettere in lista cinque pratiche che nel medioevo erano considerate torture ma che oggi sarebbero quasi piacevoli in confronto a quello che un tifoso dell’Inter ha dovuto subire ieri.
La lingua di capra
Una capra veniva tenuta a digiuno diversi giorni, per poi metterla davanti a un imputato legato a una sedia con i piedi alzati e le piante cosparse di sale. La capra leccava quindi il piede del torturato fino ad arrivare all’osso. Comunque meglio di uno stop di Vecino.
La forcella dell’eretico
Una doppia forchetta legata al collo: un’estremità puntuta tira verso il collo, l’altra verso lo sterno. L’accusato di eresia doveva quindi tenere la testa alzata, rinnegando la propria dottrina religiosa, oppure cedere alla stanchezza e lasciarsi trafiggere. Comunque meglio di un dribbling a rientrare di Politano.
La vergine di Norimberga
Classica bara piena di spuntoni che chiude il torturato in un letto d’aculei. Un po’ come il palleggio difensivo dell’Inter ieri sera.
Supplizio della ruota
Imputato legato per piedi e polsi a una ruota. Nel frattempo un boia lo colpisce con una mazza, poi può decidere di finirlo con un colpo allo sterno oppure lasciarlo agonizzante davanti al pubblico. Si può anche decidere di mettere degli spuntoni attorno alla ruota e cominciare a farla girare vorticosamente, fino allo scorticamento dell’imputato. Meglio però del rientro in campo di Keita Baldé.
Impalamento
Un palo aguzzo veniva infilato nel retto e fatto uscire dalla bocca, attraversando il corpo umano stando attenti che non toccasse alcun organo vitale. Poi il palo veniva rivoltato e l’imputato doveva restare così conciato in attesa della propria morte, che di solito arrivava dopo qualche giorno.
NB: alcune di queste torture sono state inventate e, nonostante vengano presentate nei musei di tortura come vere, gli storici hanno dimostrato che non sono mai esistite.
16 minuti in cui poteva succedere di tutto a Krasnodar
Al minuto 80 di Krasnodar - Valencia la partita era ancora ferma sullo 0-0. Dato il 2-1 dell’andata ai russi bastava un gol per qualificarsi, che è - più o meno - la condizione a cui possono ambire le squadre più scarse in un doppio confronto. Gli ultimi 10 minuti sono infatti quelli in cui tutto può succedere, dove basta un lancio lungo, una palla sporca e chissà… Insomma il Krasondar si è trovato nella situazione ideale per inclinare il piano della qualificazione dalla sua parte, ma poi le cose sono state molto più complicate di così.
82’: calcio d’angolo per il Krasnodar, tutta la squadra è nella meta campo avversaria. Il Valencia respinge;
83’: bel palleggio del Krasnodar, ma Ramirez è in fuorigioco di un paio di metri;
84’: niente;
85’: Magomed-Shapi Suleymanov recupera un pallone appena fuori dall’area, tutto spostato verso destra. Se lo aggiusta, se lo sposta e batte Neto con un sinistro a giro forte e preciso. Un gol bellissimo. Subito dopo vediamo inquadrati: Suleymanov, tifosi che esultano, finti fuochi d’artificio, Ari che esulta in panchina, altri finti fuochi d’artificio.
86’: Suleymanov piange;
87’: niente da segnalare;
88’: entra Gameiro, primo piano di Weiss, colpo di testa di Gabriel che esce di poco;
89’: tifosi del Valencia allibiti;
90’: fuorigioco millimetrico di Claesson
91’: replay del gol del Krasnodar, primo piano di Suleymanov, tifoso del Krasnodar con un colbacco e una bandiera, entra Taranov;
92’: due tifosi del Krasnodar in canottiera, uno a petto nudo;
93’: Il Krasnodar prova a spazzare dei palloni, Gameiro lascia sul posto Ramirez, Gazinsky scala, Gameiro l’appoggia dietro, Guedes evita l’intervento di Suleymanov e segna. Tifosi del Valencia non più allibiti, Suleymanov disperato, niente fuochi d’artificio, Marcelino felice, il portiere del Krasnodar accigliato, Suleymanov a questo punto è una maschera di dolore;
94’: cartellino giallo per Gameiro;
95’: il portiere del Krasnodar va nell’area del Valencia;
96’: fine.
Chi sa solo di Europa League non sa niente di Europa League
Otto sotto un tetto, Otto Dix, Otto il passerotto, Tania Cagn-otto. Otto è il numero degli immortali della mitologia cinese e il numero di squadre rimaste in questa edizione dell’Europa League, l’unica competizione senza fastidiosissime rimonte. Otto squadre, ma sette città, come i nani, le spose e i fratelli. Sette baluardi della civiltà europea, sempre più in inferiorità verso altre civiltà più rumorose come le civiltà precolombiane, nuragiche o quelle perdute. Noi vogliamo riportare l’accento sulle nostre radici, dopotutto l’Europa è il paese in cui siamo nati e che amiamo (tranne la Spagna). Ecco 7 domande per vedere se conoscete le 7 città che ospiteranno i quarti di Europa League.
1) Solo uno di questi grandi poeti inglesi è morto a Londra, quale?
Geoffrey Chaucer
John Keats
Percy Bysshe Shelley
2) Nella Cavea sotterranea della Cappella Sansevero di Napoli sono conservati gli scheletri di un uomo e di una donna in posizione eretta, con il sistema arterovenoso quasi perfettamente integro, chiamati macchine anatomiche. Chi le ha realizzate?
Leonardo da Vinci
Raimondo di Sangro
Il marchese de Sade
3) I Protocolli dei Savi di Sion prendono origine da vari scritti di fantasia, tra cui un’opera di Hermann Goedsche in cui si racconta di un incontro presso il cimitero di Praga, in cui i più eminenti rabbini si sarebbero accordati per la conquista del potere mondiale. Qual è il nome dell’opera?
Il Cimitero di Praga
Biarritz
Dialoghi infernali di Machiavelli e Montesquieu
4) A Valencia morì quale grande condottiero spagnolo?
Il Cid Campeador
Rubén Baraja
Don Chisciotte della Mancia
5) In quale opera il protagonista arriva a Lisbona poco dopo il terremoto?
Candido, ovvero un sogno fatto in Sicilia di Leonardo Sciascia
Candido, o l'ottimismo di Voltaire
Il libro dell'inquietudine di Bernardo Soares di Fernando Pessoa
6) Francoforte è sul Meno, ma dove nasce questo fiume?
Nella Foresta Nera, presso la città di Bad Wildbad
In Baviera, presso Kulmbach
Dal massiccio dei Vosgi, vicino Épinal
7) Chi ha fondato Vila-Real?
Riquelme
Carlo V
Giacomo I d'Aragona
Risposte: 1. Geoffrey Chaucer: gli altri due morirono in Italia ed oggi sono sepolti al Cimitero degli inglesi di Roma (dove vi consigliamo di andare). 2. Raimondo di Sangro: la sua storia è avvolta in un alone di mistero che ve lo farà amare. 3. Biarritz 4. Il Cid Campeador 5. Candido, o l'ottimismo 6. In Baviera, presso Kulmbach 7. Giacomo I d'Aragona (ma andava bene anche Riquelme).
Il gol più Europa League: l’autogol di Kjaer o gol di Traore?
Virilità: 7/10
Assurdità: 9/10
Anti-epicità: 10/10
Paura della morte: 10/10
Semplicemente pazzesco: il gol che qualifica lo Slavia Praga ai quarti di finale dell’Europa League è un inno all’Europa League sopra la ragione. Un gol che non esiste, non si può disegnare, nemmeno raccontare (dopo che all’andata aveva segnato un gol senza che Kral se ne accorgesse). Lo Slavia Praga ieri ha giocato una partita pazzesca, assurda, la più bella da molto tempo a questa parte, però questo gol è qualcos’altro, non è tecnica, nè tattica, nemmeno cuore a dirla tutta, è piuttosto quella nebulosa entità che chiamiamo Europa League che voleva perpetrare se stessa almeno una volta in questi ottavi abbastanza disgraziati.
Insomma, pure se l’avrete visto mille volte, raccontiamo un po’ questo gol che al minuto 119’ ha eliminato la squadra più vincente della storia dell’Europa League. Inizia tutto con una punizione dai 25-30 metri in zona centrale che Zmrhal calcia forte addosso alla barriera. La palla rimane lì, si crea una nuvola di calciatori con maglie nere e biancorosse; Soucek fa una piroetta su se stesso perché non capisce dov’è il pallone; Vazquez prova a spazzare, ma prende lo stinco di qualcuno, non si capisce di chi, non si capisce più niente; il pallone torna verso il centro dell’area, dove c’è un altro contrasto tra - boh - esseri umani; Traore in qualche modo riesce ad allungarla verso l’esterno; ci si fionda Olayinka, che è lucido, manda al bar la scivolata del difensore del Siviglia, pensa di tirare, ma vede mille maglie nere e allora l’appoggia dietro, dove per primo arriva Traore; ma sta correndo all’indietro, quindi la sua conclusione non può essere pulita, in più ha almeno otto persone davanti, ma tira uguale; il pallone passa tra Van Buren, che si scansa, e la manona di Vaclik, ma c’è ancora Kjaer che sulla linea di porta fa la guardia; solo che oramai è il caos totale, il difensore olandese* invece di spazzarla in avanti la colpisce sotto, gli da uno stranissimo giro al contrario e la palla dopo averlo colpito sullo stinco carambola oltre la linea. Solo a quel punto ci accorgiamo che la rete della porta ha le maglie più strette del solito.
*In realtà è danese, ma nella telecronaca ceca era stato definito olandese e quindi ci siamo fidati.
Giocatore più Europa League: Olivier Giroud
Quanto ci abbiamo creduto: 7
Quanto è stato realmente forte: 7
Quanto è caduto in disgrazia: 5
Quanto sembra depresso: 10
Col cuore in gola, i 3 gol segnati alla Dinamo Kiev, a Kiev, in una partita che non aveva nulla da dire, catapultano Giroud all’interno dei giocatori Europa League, che - lo ricordiamo - non è una accezione negativa, è solo una patina. Oggi come oggi a Giroud per fare un gol fuori dall’Europa League servono 890 minuti, mentre per farne uno all’interno dell’Europa League di minuti gliene bastano 74.
Insomma potrebbe stupirvi di trovare il centravanti titolare della squadra campione del mondo all’interno di questa rubrica di reietti, ma guardiamo la realtà dei fatti: Giroud ha giocato per Grenoble, Istres, Tours, Montpellier, Arsenal e Chelsea. Se non si trova alla periferia del calcio, il suo calcio è considerato alla periferia del successo. Da quando è in Inghilterra, le sue squadre hanno spesso provato a trovare un attaccante migliore di lui. Solo al Chelsea ha dovuto lottare per un posto con Morata ed Higuain. Sarri addirittura gli ha preferito Hazard centravanti.
Senza più voglia di combattere, Giroud ha trovato il suo posto in Europa League. Una competizione che non gli chiede di essere migliore dei suoi rivali, perché non serve. Da attaccante con zero gol in un mondiale vinto a capocannoniere dell’Europa League. Il giovedì è diventato il nuovo giorno preferito di Giroud, che sembra danzare per il campo: gli riescono i colpi di tacco, quelli di testa, anche quelli di genio. Ieri si è portato a casa il pallone e siamo convinti lo metterà accanto alla medaglia vinta con la Francia la scorsa estate.
Il power ranking dei quarti di finale
Arsenal - Napoli
Livello Europa League: 10/20
Bellezza: 16/20
Equilibrio: 18/20
Giocatori da seguire: Fabian Ruiz, Insigne, Ozil, Ramsey
L’Arsenal è una squadra notoriamente fuori di testa e non è certo nel suo momento storico migliore. Tuttavia bisogna considerare che è allenata dal guru dell’Europa League, Unai Emery, che questo trofeo lo ha vinto 3 volte in 5 partecipazioni, più di ogni altro allenatore. La rimonta con il Rennes ha dimostrato che sa allenare le partite da “dentro o fuori” e che l’Arsenal quando controlla il pallone è una squadra molto pericolosa, grazie all’imprevedibilità dei suoi giocatori offensivi (un attacco Lacazette-Aubameyang non ce l’ha nessuno in Europa League). Il suo punto debole è certamente la difesa che si regge sulle giornate buone di Mustafi (che sono sempre meno) e questo apre al Napoli più di una possibilità, anzi: ci sbilanciamo ed arriviamo a dire che è favorita per il passaggio del turno nella sfida più equilibrata.
Villarreal - Valencia
Livello Europa League: 14/20
Bellezza: 8/20
Equilibrio: 16/20
Giocatori da seguire: Moreno, Fornals, Parejo, Gayà
Derby di Spagna, derby di Europa League, derby vero. Valencia e Vila-Real distano appena 65 chilometri e tutte e due fanno parte della Comunità Valenciana, tanto che il loro è chiamato il Derbi de la Comunitat. Ad oggi nella Liga il Valencia è 7° con 39 punti, mentre il Villarreal è 17° con 26, in piena lotta per non retrocedere.
Tuttavia il Europa League il cammino è stato quasi opposto. Il Villarreal ha eliminato lo Zenit con una prova di forza notevole, mettendo in mostra il talento di alcuni suoi giocatori come Moreno, Fornals e Iborra. Il Valencia invece è dovuto arrivare fino al 93° della partita di ritorno per eliminare il piccolo Krasnodar. Tatticamente: il Valencia si difende benissimo, il Villarreal tende al palleggio, ma male, come una versione più scarsa di altri Villarreal più forti. Comunque vada, la cosa buona è che almeno una spagnola sarà eliminata.
Eintracht Francoforte - Benfica
Livello Europa League: 15/20
Bellezza: 18/20
Equilibrio: 19/20
Giocatori da seguire: Joao Felix, Mijat Gacinovic, Luka Jovic, Joao Filipe.
Forse è la partita più entusiasmante perché contiene le due squadre più fiche della competizione - almeno quest’anno. L’Eintracht dei grandi talenti offensivi di Haller, Jovic e Gacinovic contro la tradizione del Benfica. Col suo stadio sempre pieno, il clima sempre disperato e i suoi talenti sempre un po’ fragili ma bellissimi, come Pizzi, Joao Filipe o Joao Felix. Vale il solito discorso di queste sfide in cui non si sa per chi tifare: dispiacerà vederne una fuori ma saremo contenti di vederne almeno una andare avanti.
Chelsea - Slavia Praga
Livello Europa League: 14/20
Bellezza: 12/20
Equilibrio: 6/20
Giocatori da seguire: Alex Kral, Olivier Giroud, Tomas Soucek, Hudson-Odoi,
E ti pareva che la nostra squadra preferita doveva pescare quella più forte? Lo Slavia ha poche chance contro il Chelsea di Sarri, che però - ricordiamocelo - sembra sempre sul punto di implodere con tutti i propri problemi di spogliatoio e le incompensioni tra i giocatori viziati e un allenatore forse troppo rigido. In più lo Slavia Praga sembra avere dalla propria una strana mistica da Europa League, quella che le consente di vincere tutte le mischie, tutti i rimpalli e di segnare su ogni calcio d’angolo ogni volta con un centrale difensivo diverso. Ogni volta che diretta gol strilla “Praaaagaa” sappiamo che può essere un gol confuso dello Slavia Praga.
Non mettiamo limiti alla magia dell’Europa League.
Cos’altro c’era nella sacca in cui era conservata la maschera di Aubameyang?
Ieri sera dopo il terzo gol dell’Arsenal, il secondo personale, Aubameyang si è affacciato oltre i cartelloni pubblicitari, come alla ricerca di qualcosa, che ha visto spuntare alla sua sinistra. Fermando i compagni che volevano abbracciarlo è andata a raccoglierla: era una sacca nera dai contorni arancione fosforescente, tipo quelle che usiamo in viaggio per tenere i prodotti da bagno.
Da lì ha estratto la maschera per l’esultanza a la Black Panther, ma visto la sua dimensione è probabile che contenesse una o più di queste cose:
- il fratello Willy (quello magro per intenderci)
Potrebbe tornare utile in caso di infortunio o se la polizia volesse assolutamente arrestare almeno un Aubameyang.
- la coppa da cui beve Indiana Jones nell'antico tempio di Alessandretta
Se dovesse segnare il gol decisivo in finale di Europa League esultare bevendo da quella coppa sarebbe molto scenico.
- Il talento di Nacho Monreal
Non quello calcistico, un altro.
- l’album “Gommalacca”
Il suo preferito di Battiato.
- La Bibbia più piccola del mondo
4x3 centimetri in cui sono concentrati Antico e Nuovo Testamento.
Tutti twittano su Candreva
Ora facciamoci aiutare dal Twitter per capire cosa penso il paese di Candreva Antonio.
Insomma, proprio tutti hanno voluto dire la loro su Candreva Antonio.
Slavia Praga-Siviglia è stata la più bella partita d’Europa League
Cosa chiediamo a una partita d’Europa League? Risultati a sorpresa, tanti gol, tanta confusione, tanto est-europa. Slavia Praga-Siviglia è stata tutte queste cose: 120’ in cui il risultato è cambiato 7 volte, e dove l’esito del passaggio del turno è cambiato 4 volte. Al 90’ si è andati ai tempi supplementari, poi con il gol del 3-2 sarebbe passato il Siviglia, con quello del 3-3 ancora il Siviglia e alla fine è passato lo Slavia Praga, con un gol in pieno stile Europa League: un mischione risolto con un autogol.
È inutile cercare significati forti in una partita del genere, basta limitarci a dire che se l’Europa League è qualcosa di più di una Champions League sbiadita e per freaks è per la diversità che esprime. Il fatto che squadre di campionati minori e poveri possano mescolarsi a quelle dei campionati ricchi e potenti: sembra una banalità intrisa di retorica, ma è uno dei pochi motivi per cui in fondo vale ancora la pena essere nostalgici verso le competizioni europee del passato, dove squadre oggi scomparse dalla tradizione erano davvero competitive.
In Europa League ogni tanto succede ancora ed è qualcosa in assoluta controtendenza con il calcio attuale, sempre più ristretto su logiche oligarchiche - e che forse verso l’oligarchia prima o poi andrà anche in termini ufficiali. Qualcosa che ci mostra un Europa più ricca e diversa di quella che ruota attorno a Inghilterra, Spagna, Germania e Italia.
Alex Iwobi soffre di allergia
Ieri Iwobi ha litigato con Hamari Traoré e a un certo punto si è turato il naso, come a dire che Traoré puzza, che non si lava. Non mi viene in mente una mancanza di rispetto più grande su un campo da calcio.
Foto di contropiedi sprecati dall’Eintracht Francoforte
Sotto di un gol, e costretta a segnarne due per passare, l’Inter ha provato a spostare il baricentro della squadra in avanti, alla ricerca se non del gol - che sembrava inavvicinabile - quanto meno di creare occasioni pericolose. Questo ha però aperto il fianco alle transizioni dei giocatori offensivi dell’Eintracht che in campo aperto sembravano una mandria di bufali nelle praterie del Dakota. Nel secondo tempo, con l’Inter sempre più stanca ed allungata, la squadra tedesca ha avuto l’occasione per chiudere la partita più volte, ma ha preferito sprecare degli incredibili contropiedi, come reso bene da queste 4 foto.
54’ tre contro tre
Haller sceglie di far da sé e tira addosso ad Handanovic.
55’ cinque contro quattro a metà campo
Kostic serve Gacinovic sul lato destro, che invece di tirare prova ad entrare in porta, ma viene fermato da Skriniar.
64’ tre vs tre direttamente da rilancio del portiere
Trapp lancia Kostic, Candreva lo insegue, il pallone arriva a Jovic che tira, ma Ranocchia ci mette il suo corpo.
91’ quattro contro quattro, ma anche a voler essere onesti, quattro contro uno
De Guzman va dritto per dritto, mette un cross in mezzo, Skriniar se lo guarda, Jovic in tuffo di testa la prende piena, ma Handanovic fa una bella parata.