Esclusive per gli abbonati
Newsletters
About
UU è una rivista di sport fondata a luglio del 2013, da ottobre 2022 è indipendente e si sostiene grazie agli abbonamenti dei suoi lettori
Segui UltimoUomo
Cookie policy
Preferenze
→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
Menu
Articolo
Il bello del giovedì sera 2026 vol. 1
26 set 2025
I momenti più cremosi di due competizioni croccanti.
(articolo)
25 min
(copertina)
IMAGO / NurPhoto
(copertina) IMAGO / NurPhoto
Dark mode
(ON)

CONOSCI LA TUA SQUADRA DEL GIOVEDì: GO AHEAD EAGLES

Cose strane nella vita: i testi di Franco Battiato, l’universale abitudine delle mamme a ingozzarti di cibo, i gatti, le banane, i nomi delle squadre di calcio olandesi. Ajax, Heracles, AZ, NAC, Go Ahead Eagles. Go Ahead Eagles: squadra di Deventer che quest’anno esordisce in Europa League. Aveva già giocato dei preliminari: dieci anni fa.

Il club è stato fondato nel 1902 col nome di “Be Quick”. Più che il nome di una squadra di calcio che sembra una marca di patatine, una pressa sul lavoro. Incredibilmente, però, c’era già una squadra chiamata così (!) e la federazione olandese ha quindi costretto la squadra di Deventer a scegliersi un altro nome. Quest’altro nome era, forse non ci crederete, “Go Ahead”. Stiamo dunque parlando dell’area del mondo con meno senso simbolico e musicale per i nomi delle squadre di calcio. Passare da “Be Quick” a “Go Ahead” è come leggere i nomi dei figli di Jason Lee (Casper, Sonny, Pilot Inspektor). Come hanno scelto questo nome? A quanto pare la squadra giocava in Inghilterra un’amichevole e c’era quest’arbitro che ripeteva spesso “Go Ahead” per invitare il gioco a riprendere. Gli piaceva, gli suonava bene.

Nel 1971 un allenatore gallese ha suggerito di aggiungere l’aquila al nome per renderlo leggermente più normale. O comunque per far combaciare questo nome di più con l’intenzione originaria, cioè di copiare gli americani; di suonare come il nome di una squadra di college statunitense. Sul perché la cultura americana avesse una così grande influenza su quella olandese non è chiaro - ma nel paese che ha creato Burghy non è lecito farsi troppe domande. Tenete conto che il Genk ha la faccia di Toro Seduto nel proprio stemma. Ed è una versione anglofona di altri nomi di squadra olandesi: ADO Den Haag significa “Tutto attraverso l’allenamento”. Resta qualcosa che non torna. Credo che l’espressione “Go Ahead” non comunichi grande incitamento - come era nelle intenzioni iniziali - ma piuttosto un blando “Fate pure”. “Fate pure aquile”. Strano davvero.

Deventer è stata fondata sul bordo del fiume IJssel, nei pressi del mistico Irminsul: la freccia sacra dei Sassoni, distrutta da Carlo Magno. Un grande albero probabilmente, o un grande palo di legno con funzioni sacre. L’Irminsul è venerato dai pagani, che credono rappresenti una specie di enorme palo di sostegno dai poteri misteriosi, in grado di sorreggere da solo l’intero universo. Una volta che Carlo Magno distrusse l’Irmingul, sul fiume IjJssel fu costruita la prima chiesa cristiana della Sassonia.

Sicuramente vi starete chiedendo: come fa un popolo con convinzioni esoteriche così affascinanti a chiamare una squadra di calcio “Fate pure aquile”.

Il Go Ahead Eagles, in un modo o nell’altro, ha vinto quattro Eredivisie, ma stiamo parlando quasi di un secolo fa, e cioè di quando Deventer era celebre per la fabbricazione di biciclette, sigari, macchinari. Ora in città si produce soprattutto la torta JB Bussink, che finisce sui tavoli da colazione di tutta Olanda. Questa rubrica fa pubblicità ad aziende oscure fin dalla sua nascita, quindi se volete comprare dei dolci di Deventer - e spero per voi siate davvero in fissa con lo zenzero - andate qui.

Parlando del Go Ahead Eagles dobbiamo per forza citare il più forte calciatore della sua storia, ovvero Marc Overmars. Una classica aletta olandese da 4-3-3 che negli anni ’90 rappresentava uno dei vertici dell’esotismo - di un calcio che stava iniziando a diventare globale. Un’aletta piena di dribbling e con un nome da merendina. Il braccio armato di giocatori visionari come Bergkamp, il crossatore di grandi colpitori di testa come Kluivert.

In un calcio più compassato, la rapidità di gambe di Overmars sembrava da videogioco. “Roadrunner” era uno dei suoi soprannomi. Quando partiva in conduzione, a passi brevi e frenetici, la larga maglietta dell’Arsenal sponsorizzata Dreamcast si gonfiava, dandogli la forma di un palloncino rosso. Al Go Aehad Eagles Overmars ha iniziato e concluso la carriera di calciatore, e poi cominciato quella di DS. Sappiamo come è andata: ha costruito uno dei migliori Ajax di sempre, ma poi è stato licenziato per molestie. Nelle notti di febbraio, se avete il coraggio di passeggiare accanto al fiume IJssel, sentirete un’energia salire dalla terra verso il cielo. Una corrente ascensionale che sembra mettere in collegamento la terra con l’intero universo.

STA ARRIVANDO MAITLAND-NILES

IL 2025/26 È LA STAGIONE DI TANNER TESSMAN
Tessman era parte del cesto a sorpresa degli acquisti di Alex Menta in una delle sessioni di mercato più psichedeliche del Venezia. Non era semplice capire chi fosse più forte: Busio? Tessman? Dor Peretz? Okereke?

La situazione era così surreale che a gennaio l’idea per mettere una pezza a un mercato sbagliato è stato comprare Mickael Cuisance. Bella idea. Il Venezia è arrivato ultimo, Tessman è sceso in B, ha dominato riconquistando la A e la sua reputazione è cominciata a salire. È un centrocampista intelligente, duttile e molto forte nei duelli. L’Inter si era interessata, ma alla fine è stato comprato dal Lione di Textor per 6 milioni. Un buon affare. La scorsa stagione è stata interlocutoria ma in questa ha già segnato tre gol.

Uno ieri sera, con un tiro da fuori notevole, che ha rotto una partita in cui il Lione meritava oggettivamente di perdere. L’Utrecht si è difeso bene e ha rischiato poco, e proprio nel momento in cui aveva cominciato a mettere la testa fuori è arrivato questo scaldabagno di Tessman da fuori area, che poi si è messo pure ad azzittire la tifoseria olandese, nota non certo per le sue posizioni politiche progressiste.

COME VA LA VITA DI PAULO FONSECA?
Questa storia già la conoscete: Paulo Fonseca è stato squalificato a marzo per essere andato testa contro testa con l’arbitro di Lione-Brest. La federazione francese lo ha squalificato fino al 30 novembre. È vero, l’atteggiamento di Fonseca è stato imperdonabile e decisamente sopra le righe, eppure non si era mai vista una squalifica così lunga. Fonseca però sta troppo bene nei panni dell’agnello sacrificale. L’impressione è questa: è troppo bello punirlo. Fonseca brava persona, dolce, corretta, e per questo - in una certa misura - inadeguata alla durezza del calcio. Poi Fonseca alza la testa, sembra voler mostrare il carattere, ma lo fa con la goffaggine di un buono che prova a passare per cattivo, e quindi i cattivi per davvero lo puniscono e lo rimettono al suo posto, facendosi una risata.

Ieri era in panchina perché la squalifica non è valida per le competizioni in Europa. La sua ultima volta era stata nella semifinale contro il Manchester United: una bellissima sconfitta tipicamente fonsechiana.

LA PRIMA PUNTATA DI FARGO, MA IL PROTAGONISTA È TANNER TESSMAN (SECONDO CHAT GPT)

“Questa è una storia vera. I fatti descritti sono accaduti nel Minnesota nel 2025. Per rispetto dei sopravvissuti, i nomi sono stati cambiati. Per rispetto dei morti, tutto il resto è stato raccontato esattamente come è successo.”

Tanner Tessman, ex centrocampista del Lione, ora trentenne, vive in una cittadina del Minnesota. Gestisce un autolavaggio malmesso. I clienti del posto lo riconoscono vagamente: “Non eri quello che giocava in Francia? Quello alto, coi piedi buoni ma un po’ lento?”. Tessman sorride amaro: il suo passato da calciatore è diventato un aneddoto da bar.

Una sera al diner incontra un uomo nervoso, Earl Gunderson, un piccolo truffatore indebitato. Earl riconosce Tessman e gli chiede: “Tu che sapevi correre per novanta minuti, non vuoi darmi una mano a sistemare un problema?”

Il “problema” è uno strozzino locale, legato alla mafia di Fargo. Earl convince Tanner a seguirlo in un piano che sembra semplice: recuperare dei soldi, intimidire qualcuno. Tessman è riluttante ma cede, con la stessa mentalità da ex calciatore che si dice “posso ancora fare un’ultima partita, un’ultima corsa.”

Il piano, naturalmente, va male. Un colpo di pistola inavvertito, un corpo lasciato nella neve. Tessman si ritrova coinvolto, con le mani sporche per la prima volta in vita sua.

La polizia locale comincia a indagare. Una giovane detective, figlia di immigrati scandinavi, nota subito l’elemento fuori posto: “Perché un ex calciatore professionista si mette in mezzo a questa storia?”

Nel frattempo, Tanner cerca di coprire le tracce, ma il suo fisico da atleta — così riconoscibile — diventa un handicap: chiunque lo nota, tutti ricordano “il ragazzo del calcio”.

Tessman torna a casa, si siede davanti a una vecchia maglia del Lione incorniciata. Sussurra: “In campo era più semplice. Là bastava passare la palla”.

Fuori, la neve continua a cadere.

GOL PIÙ EUROPA LEAGUE

Virilità: 10

Assurdità: 5

Anti-epicità: 2

Paura della morte: 100

gol piu

Non mi piace questo nuovo formato della prima giornata delle coppe Europee, questo calderone di squadre non divise dall’euclidea pulizia dei gironi, ma mi piace che la prima puntata di questa rubricaccia sia dedicata solo all’Europa League. Una volta era l’unica coppa qui, quella che ci ha dato le categorie di Virilità, Assurdità, Anti-epicità e Paura della morte prima che la Conference ci aggiungesse sopra uno spesso strato di ridicolaggine. E allora per me, e spero anche per voi, è stato come un abbraccio caldo dopo una giornata fredda vedere che il primo gol di questa edizione è un gol davvero tanto Europa League. E lo dico avendo perso un po’ di vista il senso profondo - che vuol dire davvero più Europa League? - ma avendo chiaro un gol del genere quando ne vedo uno.

Qui, ovviamente, l’eroe novecentesco è il portiere dello Sturm Graz Oliver Christensen. Che poi, magari, ve lo ricordate per la sua parentesi italiana tra Fiorentina e Salernitana. Christensen semplicemente si butta dentro la sua porta un calcio d’angolo neanche troppo pericoloso, lo fa nel modo più goffo e disperato possibile, trasformando una presa comoda in un bagher da giocatore della domenica. La vera chicca è che il pallone poi entra davvero preciso all’incrocio dei pali, anzi mi sembra ci sbatta pure, come quelle punizioni perfette che sembrano disegnate. Insomma, qui abbiamo un gol dovuto alla mortificazione di un portiere, col pallone che entra dopo aver toccato un legno, nei primi minuti della prima partita della stagione, tra una squadra della mitteleuropa e una scandinava, assurta a squadra di grido grazie all’uso degli algoritmi e delle statistiche avanzate.

Sono molte delle cose che si trovano nei gol che da anni e anni scelgo per questa rubrica, un ribaltamento dell’eroismo del gol, che in queste gelide notti di Europa League diventa solo la conferma della solitudine dell’uomo, della sua pochezza davanti all’universo e ai suoi piani. Ma questa volta c’è un piccolo dettaglio in più, che lo rende ancora più bello: a calciare l’angolo è Franculino Djú, che per sua natura è davvero un perfetto centravanti Europa League: nome bellissimo, talento esotico, la possibilità che un giorno possa abbandonarci per diventare un centravanti Champions League.

LE MIGLIORI RECENSIONI GOOGLE DI STADI DEL MERCOLEDÌ SERA: ESTADIO LA CARTUJA DE SEVILLA
I più attenti di voi si saranno accorti che lo stadio dove ha giocato il Real Betis Balompié non era il solito Benito Villamarín. E se non ve ne siete accorti, se cioè avete una vita e mercoledì eravate a farvi i cazzi vostri, o magari guardavate la Roma, ve lo dico io. Non era il Benito Villamarín perché è in ristrutturazione, ma l’Estadio La Cartuja de Sevilla. Che non è neanche lo stadio del Siviglia (quello, dovreste saperlo benissimo se leggete questa rubrica, è il Ramón Sánchez-Pizjuán), ma un terzo stadio costruito così, per i Mondiali di Atletica del 1999, sull’Isla de la Cartuja (che è un’isola fluviale, non sembra neanche un’isola a dirla tutta, ma chi siamo noi per contraddire la geografia). Poi hanno detto: sai che c’è? Fanculo la pista di atletica, ci piazziamo altri 15 mila posti e lo facciamo diventare uno stadio da 70mila persone per il calcio e i concerti degli AC/DC.

Da persona che vive in Italia scoprire che a Siviglia, città da meno di 700 mila abitanti, ci sono ben 3 stadi che possono ospitare partite europee è semplicemente assurdo. La Cartuja ha ospitato anche alcune partite di Euro 2020. Da noi tra un po’ anche San Siro ci lascia a piedi e loro usano come stadio di riserva uno stadio da 70 mila posti. Poi ti chiedi perché vincono tutte le coppe… Comunque, il punto qui non è mettersi a parlare bene degli spagnoli, ma copiare e incollare delle recensioni di stadi. Sono ben 10.622 per una votazione media di 4 stelle punto uno. Ecco le migliori.

Sono andato al concerto degli AC DC, quindi anche se fosse stato un terreno vuoto, gli avrei dato 5 stelle (5 stelle)

Eravamo al concerto degli AC/DC. Lo stadio all'interno è molto sporco, i dintorni sono il caos più totale, sporcizia, commercio illegale spontaneo (acqua, birra, sigarette) (1 stella)

Per favore, non lasciate mai più che la nostra nazionale vada in questa discarica abbandonata. Abbandonata da Dio. (1 stella)

Uno stadio grandioso, con ottime strutture, anche se l'ambiente circostante è sveglio, ma con il Betis è il miglior stadio del mondo. (5 stelle)

Lo stadio La Cartuja è molto bello, ma il parcheggio è una trappola per topi. (4 stelle)

UN OMAGGIO AL RITORNO DEL NOTTINGHAM FOREST IN EUROPA
Semplicemente uno dei momenti più commoventi nella storia del cinema. Grande Cantagallo, ovunque tu sia questa puntata è dedicata a te.

I TIFOSI DEL PAOK AVEVANO UNA COSA DA DIRE
Una delle partite di questo turno di Europa League è stata Paok Salonicco-Maccabi Tel Aviv. Ecco, i tifosi del Paok avevano una cosa da dire e l’hanno detta forte e chiara, e soprattutto in caratteri giganteschi.

A PROPOSITO: COSA SUCCEDE SE IL MACCABI TEL AVIV VIENE ESPULSO DALL’EUROPA LEAGUE?
Sapete quanto ci teniamo alla valorizzazione delle coppe del giovedì, ma che l’Europa League diventasse uno dei nodi della politica internazionale davvero non ce l’aspettavamo. Ieri la giornata è stata squarciata dalla notizia, data in Europa dal Times, che la UEFA starebbe per mettere al voto la sospensione della federazione israeliana, e questo è sembrato alimentare ulteriormente le proteste negli stadi di Europa e Conference League contro i massacri compiuti nella striscia di Gaza. I tifosi del Celtic, nonostante i divieti, sono riusciti a far entrare diverse bandiere palestinesi dentro lo stadio dello Stella Rossa - in uno dei Paesi, la Serbia, più vicini ad Israele - ma inevitabilmente sono stati quelli del PAOK a distinguersi, visto che i greci affrontavano il Maccabi Tel Aviv.

L’eventuale sospensione di Israele da parte della UEFA sarebbe una notizia storica, che potrebbe avere conseguenze anche al di fuori dell’Europa e forse anche al di fuori dello sport (non a caso, persino l’amministrazione Trump si è molto allarmata), e inevitabilmente ha messo un po’ in ombra le conseguenze pratiche che potrebbe avere. Al momento, infatti, il principale effetto di una decisione simile sarebbe quello dell’esclusione del Maccabi Tel Aviv dall’Europa League (l’unica squadra israeliana rimasta nelle coppe europee), e non è ancora chiaro come dovrebbe funzionare una decisione simile con il cosiddetto “sistema svizzero” - il format, cioè, che hanno assunto le coppe europee dalla scorsa stagione. Con i vecchi gironi da quattro la cosa si sarebbe risolta facilmente - certo, avremmo avuto un girone non proprio entusiasmante ma amen - mentre con una classifica unica significherebbe assegnare tre punti d’ufficio a ben sette squadre diverse (nel caso in cui la sospensione arrivasse proprio la prossima settimana), cioè Dinamo Zagabria, Midtjylland, Aston Villa, Lione, Stoccarda, Friburgo e Bologna. Abbiamo visto quanto nel classificone generale le differenze tra una qualificazione ai playoff e un’eliminazione sia questione che è molto più sottile del singolo punto, e che spesso ha più a che fare con la differenza reti. Siamo pronti quindi a inserire questo sbilanciamento così forte? Per carità è una questione minuscola di fronte a quello che sta succedendo a Gaza, ma qualcuno negli uffici regolamenti della UEFA dovrà pensarci.

ARNAUTOVIC E L'UOMO CHE VUOLE VEDERE IL MONDO BRUCIARE
Marko Arnautovic è tornato a segnare in Europa League a 16 anni e 217 giorni dall’ultima volta, il gap temporale più lungo mai registrato in questa santa competizione. Sarebbe questa la notizia, se questa non fosse una rubrica sullo stato dell’arte, su come il calcio e l’umanità di confine si incontrino il giovedì sera (in questo caso specifico era mercoledì). A portarlo qui dentro è la reazione avuta dopo il gol: non gioia, ma voglia di menar le mani. Guardate la sua reazione, recuperate il video, oppure immaginatela nella vostra testa.

Arnautovic segna, raccoglie il pallone in rete e poi va dritto in faccia a Liam Scale. In questo fermo-immagine sembrano quasi baciarsi, ma - lo avrete intuito - non si stanno baciando. L’umanità è complessa e decifrare le emozioni di Arnautovic non è certo affar nostro, non saremmo neanche in grado. Certi uomini, però, in certe circostanze, sembrano solo voler vedere il mondo bruciare, bruciato da loro. Ed è anche per questo che gli vogliamo bene.

FRIBURGO-BASILEA, OPPURE IL DERBY DELL’AEROPORTO
L’aeroporto di Basilea-Mulhouse-Friburgo serve, come dice la parola stessa, le città di Basilea-Mulhouse-Friburgo, che vuol dire pure che serve le nazioni di Svizzera, Francia e Germania. È situato infatti in quell’angolo lì, se vi sforzate potete arrivarci, in cui i paesi si incrociano e dove secoli di storia hanno creato l’Europa (ma fatto anche bei danni). Tra l’altro, se ci atterrate, potete anche scegliere se sbarcare in Francia oppure in Svizzera. Quindi comunità europea o non comunità europea.

Comunque, non siamo qui per parlare di aeroporti, per quanto sì in realtà siamo qui proprio per questo. Il derby dell’aeroporto, brutto nome, ma bella partita: ha vinto il Friburgo per 2-1. Soprattutto, ha vinto il Friburgo grazie a uno di quei gol che lo sono solo nel piano infinitesimale della tecnologia avanzata. Il gol che poi è stato decisivo è arrivato infatti grazie all’orologio dell’arbitro perché dal vivo il goffo intervento del portiere del Basilea era sembrato essere buono. Invece il pallone era entrato di tanto così.

Che, se ci pensate, è un modo curioso di risolvere un derby dell’aeroporto, una cosa così grande e che permette di coprire così tanti spazi (in realtà questa mi sembra una cazzata, ma non sapevo come chiudere questo contributo).

ŚWIDERSKI, OVVERO L’IBRAHIMOVIC CHE POSSIAMO PERMETTERCI QUI
Ieri Karol Świderski ha segnato un gol che è nella maniera più letterale possibile il meme Me: Mom, can I have Ibrahimovic? Mom: No, we have Ibrahimovic at home:

swiderski

UN BEL MOMENTO DEL GIOVEDÌ

tifoso palla

Questo piccolo incidente è uno dei momenti che ho preferito in tutti gli ultimi anni di giovedì sera. Un tifoso che vuole rimandare un pallone in campo e lo fa goffamente, con una specie di colpo da pallavolo, ma veramente fatto male. Il pallone finisce in campo e ritarda la rimessa. Sembra averlo fatto apposta, no? Se vi concentrate sul tifoso, però lo vedete chiedere scusa. Mi sembra che più semplicemente non fosse abbastanza pronto per non mandare in vacca quel momento. Per vederlo dovete guardare in basso a sinistra, raramente questi gesti vengono ripresi. Non so, alla fine il tutto mi è sembrato bello, mi ha messo in pace col mondo per qualche secondo.

COSA SI È INDICATO ANTONY DOPO IL GOL?
Se avete seguito l’ultimo anno di Antony lo sapete: è rinato in prestito al Real Betis Balompié, e quando in estate è dovuto tornare allo United lo ha fatto tipo ergastolano catturato dopo essere scappato in un paradiso tropicale. L’ultimo giorno di mercato è riuscito a scappare di nuovo da quella gabbia di matti e oggi è felice al Betis. Felice e soprattutto produttivo: mercoledì ha segnato il gol del pareggio contro il Nottingham Forrest e poi per festeggiare si è indicato qualcosa sul collo. Ok sì: ma cosa? Abbiamo provato a scoprirlo.

antony

- IL POMO D’ADAMO
Perché nessuno celebra mai al pomo d’Adamo, avrà pensato Antony? Svolge un'importante funzione protettiva per la laringe e le corde vocali, insomma ci permette di esprimerci, vivere in una società di relazioni, che poi è quello che ci differenzia dagli animali. Ha una brutta stampa perché si pensa sia una cosa solo negli uomini, ma è solo che negli uomini è più visibile.

- SE STESSO
Se devi indicare te stesso, che parte indichi? Se indichi la testa, stai dicendo che sei matto; se indichi il petto, stai dicendo che sei passionale; se indichi il logo della squadra, stai dicendo che fai tutto per il club; se ti indichi i testicoli, non voglio neanche immaginare cosa pensano. E se invece tu vuoi indicare te stesso? Dire al mondo: sono io, è merito mio, guardatemi. Indicarsi il collo sembra un buon punto, forse non il migliore (forse il migliore è la punta del naso?), ma comunque Antony deve aver pensato fosse un buon modo per dire al mondo: eccomi, sono io.

- IL TATUAGGIO “ILLUMINADO”
Lo ha raccontato Andreas Pereira in un podcast a caso. In Brasile usano la parola “Illuminado” per indicare lui, il prescelto, quello che Dio ha indicato nel momento in cui tutti gli uomini sono scesi sulla terra. Pereira raccontava come Antony fosse davvero l’Illuminado, almeno nella sua accezione brasiliana. L’esperienza al Manchester United, potrebbe aver fatto pensare che, magari, non era proprio così: ma non è da questi particolari che si giudica un prescelto. In ogni caso Antony quella parola, ILLUMINADO, se l’è tatuata sul collo (sai che dolore) e la indica dopo ogni gol.

IGOR JESUS E LA KAMEHAMEHA
Ogni tanto in questa rubrica ci lamentiamo che anche il giovedì sera sta andando a puttane. È il ciclo della nostalgia, tutto quello che succedeva prima era meglio, anche se parliamo di meno di una decina di anni fa. Certe volte, però, viene da pensare che sì: quello che c’era prima era meglio. All’inizio questa rubrica era tutta una grande allegoria di una certa idea di Europa, romanticizzata magari ma certo romantica: c’era la nebbia, la paura di morire, i centravanti arrivavano da territori inesplorati e avevano le sembianze di mitici personaggi senza tempo. Era un tempo diverso, seppure non così lontano.

Oggi invece il giovedì sera è anche questo: un centravanti di riserva, dal nome scialbo e la faccia comune, che segna una doppietta per una squadra della Premier League di proprietà di un armatore greco ed esulta facendo la Kamehameha, o onda energetica nella versione italiana di Dragon Ball.

Che poi in teoria il citazionismo di Dragon Ball dovrebbe appartenere a una generazione passata, la nostra cioè, ma - mi sembra - l’anime abbia travalicato il concetto di tempo per entrare in quello di status. Oggi Igor Jesus fa la Kamehameha non perché è una piccola madeleine del suo passato, ma perché è su Instagram, perché fa fico forse, perché può farci un reel modificato con l’intelligenza artificiale. So che è un rant da vecchio e la legge dice che uno esulta come cazzo gli pare, ma io credo che Aritz Aduriz si starebbe rivoltando nella tomba, se solo non fosse uno splendido 44enne a cui di tutta questa roba non interessa nulla e che si sta godendo la vita in qualche campo da golf.

ORGANIZZA LA TUA TRASFERTA: DUBLINO
La prossima settimana inizierà una nuova stagione di Conference League e c’è un monte di posti assurdi da visitare, unendoli certo a una partita della coppa più assurda e dolce d’Europa. Vi consiglio però di partire da Dublino, che non è un posto assurdo onestamente, per andare a vedere lo Shelbourne Football Club, una squadra di cui onestamente non avevo mai sentito parlare fino a 5 minuti fa e che non avevo idea si fosse qualificata (sulla squadra in sé magari ci torniamo più avanti).

Perché subito Dublino? Perché l’autunno è la stagione di Dublino: fa freddo, piove, le foglie secche si attaccano alle scarpe, tutti sembrano usciti da un film di Harry Potter, ma nella parte dei cattivi, l’odore di fritto è più penetrante. Comunque, non devo spiegarvi io perché andare a Dublino, e neppure come, visto che le low-cost le hanno inventate lì. Quello che posso dirvi è cosa fare-vedere-ascoltare in attesa della partita, soprattutto se non volete fare le solite cose da turista, ma volete fare quelle meno sgamate da turista Conference League.

- TOCCARE DEI MORTI: LA CHIESA DI ST MICHAN
Scendete la stretta scalinata in pietra che porta alla cripta della chiesa di St. Michan (in realtà si accede solo tramite visita guidata) per accedere ad un posto magico, se per voi è magia vedere delle mummie di oltre 800 anni fa.

Fino a qualche anno fa si potevano anche toccare le mummie, e si dice portasse bene, soprattutto quella del “Crociato”, che - come avrete intuito - dovrebbe essere di uno che ha combattuto durante le Crociate (ma, diciamo, potrebbe essere una leggenda). Il Crociato era alto quasi due metri, un gigante all'epoca, e le sue gambe sono state spezzate e ripiegate sotto di lui per farlo entrare nella piccola bara. Sembra che da qui sia passato anche Bram Stoker prima di scrivere un certo libro.

- UN MUSEO: NATIONAL LEPRECHAUN MUSEUM
Un museo dedicato non ai leprecauni, che comunque già sarebbe qualcosa, ma alla mascotte dei leprecauni, quel Lucky Charms che sembra una versione dei goonies vestito come uno scemo. È un museo che è a metà tra una attività per bambini e una per gente sotto LSD. Non sto dicendo che dobbiate essere o una o l’altra ma aiuta. Il tour include stanze piene di mobili incredibilmente grandi e altre illusioni ottiche, oltre a una mostra che presenta arcobaleni e pentole d'oro dopo un acquazzone.

Altre ancora rivelano storie ammonitrici, come cosa succede quando si cerca di catturare un folletto e altre storie di incidenti e tragedie. Ci sono anche delle aperture notturne, in cui il museo si trasforma e diventa un posto di paura. Da qualche parte è definito il museo più brutto d’Irlanda. Diciamo che vi deve piacere il kitsch, quella teoria per cui alcune cose sono così brutte che fanno il giro e diventano belle.

- UN PUB: IL JOHN KAVANAGH'S PUB
Non si può andare a Dublino e non andare al pub, mi dispiace. Che siate bevitori o astemi è parte dell'esperienza. Questo pub, il John Kavanagh's Pub ma tutti lo chiamano “The Gravediggers”, questo perché è praticamente attaccato alle mura di un cimitero. Secondo la tradizione infatti i becchini bussavano o passavano attraverso un piccolo collegamento verso il muro del cimitero per chiedere da bere.

Oggi, la settima generazione dei Kavanagh si alterna alla gestione del bancone originale del bar. I segni del tempo si notano nei soffitti bassi e nel pavimento in legno, rovinati da oltre un secolo di Guinness rovesciata e tabacco sputato. Un'area in cui un tempo le donne bevevano separatamente dagli uomini rimane isolata (solo per preservare l'atmosfera storica; in realtà, chiunque può bere lì). Telefonate e musica (in filodiffusione o meno) non sono consentite.

21 ANNI FA DANTE HA ESORDITO IN UNA COPPA EUROPEA?
Il 2004 è un anno del Signore andato in scena ventuno anni fa. Il 2004 appartiene a un’era del pensiero umano così remota che pensavamo fosse una buona idea creare una competizione chiamata Intertoto. Come descrivere l’Intertoto? Mettiamola così: è come se la Conference League si giocasse a luglio ma alla fine invece di darti una coppa ti danno una qualificazione in Europa League.

I vincitori sono tre e nel 2004 uno di loro è il Lille. Nel Lille, in quel Lille, gioca un difensore centrale brasiliano molto alto che porta il nome del più grande poeta che l’umanità cristiana abbia mai conosciuto: Dante.

Queste le immagini di quel glorioso Intertoto del Lille.

Ieri Dante è comparso ancora al suo posto: al centro della difesa. È sempre facile riconoscerlo: è quello coi capelli afro che non si muove. Si muoveva poco da giovane, si muove poco ora, che ha 41 anni e continua a prenderle tutte di testa. Per Dante non sembra essere cambiato molto, a dire il vero. Gioca esattamente come quando era il 2005, YouTube era appena stato fondato e Dante aveva appena cominciato la sua peregrinazione. Col tempo, lentamente, impercettibilmente, si è fatto ancora un po’ più lento, mentre gli attaccanti attorno diventavano sempre più veloci. Eppure le sue prestazioni non si sono compromesse, per pensare di metterlo da parte. In più c’entra il fatto che Dante è, come dire, una brava persona. Una persona simpatica.

Ieri Dante è diventato il calciatore più anziano a giocare in Europa League.

BILLING È VIVO E LOTTA INSIEME A NOI
Vedendolo giocare mercoledì, contro lo Sturm Graz, ho avuto come la sensazione che gli avessimo mancato un po’ di rispetto. Philip Billing eroe minore dello scudetto del Napoli di Conte, considerato una strana mascotte, e utilizzato come una macchina in leasing, dopo un prestito gratuito attivato a gennaio e riconsegnato al proprietario (il Bournemouth) alla fine di giugno. Quest’estate Billing ha dovuto trovarsi una squadra e lo ha accolto il Midtjylland, nella sua Danimarca, dove mercoledì lo abbiamo ritrovato - leader tecnico in una squadra moderna ed entusiasmante. Billing con le gambe lunghe da gru e il gioco compassato da enganche che a vederlo viene da non crederci, o forse siamo solo noi che dal nostro orticello della Serie A lo avevamo sottovalutato. Billing è andato vicino al gol al 56’, ma soprattutto è stato il centro di gravità del possesso della sua squadra - il tipo di giocatore a cui ti affidi quando la palla inizia a scottare, come si dice.

billing

Vederlo giocare con questa leggerezza è stato un piacere, speriamo ci allieti molti altri giovedì di coppa.

IL GLASGOW RANGERS PERDE SEMPRE
Tolta la Coppa di Scozia, il Glasgow Rangers non ha ancora vinto una partita seria. Non una in campionato, non una in Europa League. Russell Martin, che sembra un personaggio di Game of Thrones, uno di quelli che vive in armatura ma è belloccio e molto desiderabile sessualmente, è in bilico. Ci mancherebbe. Ieri i Rangers hanno perso ad Ibrox 0-1 contro il Genk. Decisiva l’espulsione di Diomande nel primo tempo. Espulsione diretta dopo scivolata criminale a tacchetti spianati. La stampa e le tv hanno piazzato Martin sulla graticola: «I giocatori si guardano tra di loro spaesati. Non sanno cosa fare». «Pack your bags» cantano i tifosi.

COSE CHE ACCADONO SOLO QUI
E quindi siete arrivati alla fine della prima puntata della nona stagione di questa rubrica. Cosa possiamo dirvi? Grazie? Non sarebbe onesto, ci vorrebbe qualcosa in più. Per premiarvi ecco la rubrica che raddoppia la rubrica, uno spazio inutile e necessario allo stesso tempo, il posto dove tutto si compie per non compiersi mai.

- L’EUROPA LEAGUE, MA LA PALLA È LA GAMBA E LA GAMBA È LA PALLA

palla gamba

- L’EUROPA LEAGUE MA TI SCORDI DI ESSERE IL PORTIERE

no portiere

- L’EUROPA LEAGUE, MA SEI SORPRESO

È stato bello ritrovarci, dovremmo farlo più spesso!

Attiva modalità lettura
Attiva modalità lettura