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Charles Onwuakpa
I principali temi tattici di Euro 2020
28 giu 2021
28 giu 2021
Pur con le ovvie limitazioni del calcio per Nazionali, si sono viste cose interessanti a livello tattico.
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Charles Onwuakpa
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Dopo il rinvio di un anno in seguito alla pandemia di Covid-19, l’Europeo è finalmente partito. Con le partite itineranti per l’Europa e gli stadi (in parte) pieni, stiamo assistendo a un’esperienza di calcio diversa da quella a cui eravamo abituati nell’ultimo anno, ma anche in campo c’è qualcosa di diverso a livello tattico? I grandi tornei estivi non sono mai materie di rivoluzione, le Nazionali non hanno il tempo e la malleabilità dei club per lavorare su aspetti tattici particolarmente approfonditi, ma è interessante notare come anche questo Europeo tende a riprendere i principali temi tattici visti nell’ultima stagione per club.

 

Nonostante il caldo e i numerosi spostamenti aerei in pochi giorni di alcune squadre, come la Svizzera, finora la qualità delle partite è stata mediamente più gradevole rispetto al 2016. Si sta segnando di più (già 104 i gol fatti contro i 108 totali di cinque anni fa) e ci sono stati anche maggiori spunti a livello tattico. Nel 2016 nessuna squadra aveva terminato il proprio girone a punteggio pieno, mentre stavolta ci sono riuscite l’Italia e il Belgio (nonostante turnover massicci nell’ultima giornata), oltre alla sorprendente Olanda di Frank de Boer, che – come Roberto Mancini – è riuscito a far valere il fattore campo, vincendo le tre partite casalinghe.

 



Spagna, Germania e Belgio, come prevedibile, hanno dominato la classifica del possesso palla (nella fase a gironi la squadra di Luis Enrique ha avuto addirittura una media del 69.3%). Più interessante è la presenza di Italia e Danimarca nelle primissime posizioni: gli Azzurri sono passati dal 48.7% di possesso palla nell’Europeo con Conte all’attuale 56.9% (un dato in linea con la volontà di Mancini di controllare le partite tramite il mantenimento della palla, anche se bisogna dire che nel 2016 abbiamo affrontato Spagna e Germania). La Nazionale di Kasper Hjulmand – messa da parte la drammatica vicenda di Eriksen – si è fatta notare per una proposta di gioco molto interessante.

 

Di solito il livello tecnico espresso delle Nazionali (anche quelle più talentuose) è più basso rispetto ai club, e questo divario si nota soprattutto nelle fasi offensive, spesso lente e meccaniche contro difese schierate: ciò è primariamente dovuto al minor tempo a disposizione per curare aspetti specifici nell’attacco in spazi stretti, ma anche alla scarsa intesa tra giocatori che spesso arrivano da contesti molto diversi tra di loro.

 

Le squadre più propositive hanno cercato di applicare alcuni princìpi del gioco di posizione per generare vantaggi offensivi, spesso occupando i mezzi spazi: un tema ricorrente è stato l’utilizzo di una prima linea di costruzione composta da tre giocatori, che potevano essere i centrali della difesa a tre (utilizzata da Belgio, Olanda, Germania e Danimarca) o i centrali e un terzino della difesa a quattro, come nel caso dell’Italia.

 


Un esempio della prima linea dell’Italia nella gara con la Turchia.


 

Questo pattern è stato spesso visibile nei club durante la scorsa stagione e ha duplici funzioni, come ben

da John Muller nella sua newsletter. In questo Europeo abbiamo visto il centrale di destra e quello di sinistra della difesa a tre diventare il principale riferimento per far avanzare il pallone verso la trequarti avversaria contro blocchi bassi (è stato il caso di

nell’Olanda), ma anche fungere come un’opzione aggiuntiva per rifinire l’azione, come lo è stato Bastoni contro il Galles. A volte, per le difese a quattro, era un centrocampista a formare questa linea abbassandosi o allargandosi vicino ai centrali, ma in tutti e tre i casi considerati l’obiettivo era riuscire a superare agevolmente la prima linea di pressione: fatto ciò, l’azione poteva essere sviluppata nella metà campo avversaria.

 

Le rotazioni esterne sono state invece le principali soluzioni per disordinare le difese avversarie una volta stabilito il possesso nel campo avversario: Italia e Spagna hanno mostrato una buona fluidità in queste situazioni con frequenti scambi di posizione nelle catene laterali (terzino-mezzala-ala) e la maggior parte delle loro occasioni è nata sfruttando la superiorità numerica generata sulle fasce.

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Una rotazione esterna della Spagna contro la Svezia: Koke si allarga, Llorente si accentra e va al cross attaccando lo spazio alle spalle del terzino svedese Augustinsson.


 

Anche Germania, Danimarca e Olanda hanno cercato la progressione dell’azione per vie esterne, ma per loro si è trattata una soluzione secondaria: il passaggio più frequente verso la trequarti avversaria era la palla rasoterra per i riferimenti tra le linee, che potevano combinare velocemente tra di loro o invadere l’area di rigore dopo aver allargato il gioco sugli esterni.

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La Danimarca ha spesso utilizzato il principio del terzo uomo, come in questa situazione contro il Belgio.


 

A beneficiare dei cambi di gioco sulle fasce e della superiorità numerica rispetto alla linea difensiva (particolarmente evidente nei cross sul secondo palo) sono stati gli esterni fisicamente dominanti e bravi ad attaccare l’area di rigore come Gosens per la Germania e Dumfries per l’Olanda, ma è un Europeo che sta esaltando anche due esterni a piede invertito “made in Atalanta” come Spinazzola e Mæhle, bravi ad andare sul fondo per crossare col piede debole, a verticalizzare dalla fascia al centro e a crossare sul secondo palo per l’inserimento dell’altro esterno.

 

L’Inghilterra di Gareth Southgate invece ha avuto

e un approccio offensivo piuttosto rigido finora: nel 4-3-3 i terzini rimanevano bloccati, lasciando l’ampiezza ai movimenti coordinati tra l’ala e la mezzala, e la rifinitura avveniva perlopiù con un lancio in profondità in zone esterne.

 

Lo svuotamento del centro però ha portato all’isolamento di Kane, il cui rendimento offensivo finora è stato deludente sia in termini di brillantezza atletica che di produzione offensiva: spesso l’attaccante del Tottenham ha dovuto abbassarsi o allargarsi per riuscire a ricevere la palla e non sempre c’era un compagno pronto a compensarne i movimenti fissando i centrali avversari o attaccando la profondità.

 


Il palo di Sterling contro la Repubblica Ceca nasce proprio da un lancio in profondità per vie esterne: in quest’azione qui si può notare anche la posizione bassa di Kane.


 

L’Inghilterra è sembrata un po’ più fluida col 4-2-3-1 utilizzato contro la Repubblica Ceca: nel primo tempo Shaw ha fornito più sovrapposizioni interne/esterne, mentre Grealish e Saka hanno alzato la qualità e la velocità del possesso inglese sulla trequarti, facendosi inoltre valere in un paio di corse palla al piede che hanno spezzato le fasi di pressing alto dei cechi.

 

In generale, finora, anche altre Nazionali con molto talento offensivo a disposizione e approcci più conservativi di quello inglese - come la Francia o il deludente Portogallo di Fernando Santos (eliminato ieri sera dal Belgio) - hanno reso al di sotto delle loro possibilità, ma la storia dell’Europeo ci insegna che avere un gioco offensivo molto strutturato e fluido non è una condizione sufficiente o necessaria per vincere questo torneo, a maggior ragione nel proseguimento della competizione e l’aumento del peso degli episodi.

 



Nella fase a gironi il pressing alto è stato eseguito perlopiù dalle Nazionali dominanti nel possesso, in linea con il loro obiettivo di riconquista veloce della palla (la Spagna ha registrato il PPDA più basso del torneo finora). Non sono mancate però squadre tecnicamente inferiori, come Repubblica Ceca e Austria, che si sono contraddistinte per l’aggressività in fase di non possesso. Il caldo e la difficoltà nell’organizzare fasi sostenute di pressione alta nei pochi giorni concessi alle Nazionali da questa stagione lunga hanno sicuramente inciso sulla scelta di molte squadre di difendere principalmente con linee di attesa dal baricentro medio o basso.

 

Finora l’Italia è stata probabilmente la squadra più convincente nel pressing, nella

e in generale nelle

, pure al netto delle difficoltà dei suoi avversari nell’imbastire contropiedi. Anche la Danimarca ha avuto un’ottima fase difensiva finora nonostante abbia avuto una grossa

in entrambe le fasi nelle prime due gare: il pressing dei danesi ha messo in crisi la costruzione bassa del Belgio in un primo tempo giocato a un’intensità fuori scala e il calo atletico nella ripresa è stato tra i fattori decisivi nella sconfitta contro i "Diavoli Rossi".

 

Chi ha lasciato maggiormente a desiderare in queste situazioni è stata la Germania, che in tutte e tre le partite del suo girone ha concesso occasioni e subito gol in contropiede: la

ha visibilmente sofferto la lentezza dei suoi centrali (soprattutto Hummels) in campo aperto.

 

L’Olanda di de Boer si è contraddistinta per un forte orientamento sull’uomo in fase di non possesso: nella prima giornata l’Ucraina era discretamente riuscita a sfruttare gli spazi concessi dagli olandesi a causa di pressioni individuali tardive o di scalate in avanti sbagliate e questo aveva reso l’incontro abbastanza incerto fino ai minuti finali: questi problemi si sono visti non solo nella metà campo avversaria, ma anche in situazioni di difesa posizionale nella propria metà campo.

 

Il rientro di de Ligt dalla gara successiva (curiosamente come centrale della difesa a tre) aveva migliorato l’aggressività della difesa sulle ricezioni avversarie tra le linee, di conseguenza riuscendo ad accorciare meglio la squadra in avanti.

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Qui una situazione contro l’Austria in cui de Ligt spezza la linea e anticipa Baumgartner.


 

L’espulsione rimediata contro la Repubblica Ceca domenica (in parte determinante nell’eliminazione della squadra) è stata sicuramente una grave ingenuità per un giocatore che fino ad allora era stato tra i migliori in campo, ma è anche un ottimo esempio della peculiarità del sistema difensivo olandese, la cui efficacia era fortemente legata alla capacità dei centrali di gestire lo spazio in campo aperto o in profondità.

 



 

Nel complesso, questo Europeo sta riprendendo le principali tendenze tattiche viste nelle ultime stagioni, ovvero l’attacco posizionale occupando i cinque corridoi verticali del campo, il pressing e la riaggressione: mentre il calcio delle Nazionali era considerato un mondo a parte rispetto al calcio dei club in passato, oggi si cerca di riproporre gli stessi princìpi di quest’ultimo, seppur con comprensibili difficoltà legate al minor tempo a disposizione per lavorarci sopra.

 

 

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