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Dario Pergolizzi
Guida alla Slovacchia
09 giu 2021
09 giu 2021
Sulla carta la squadra più debole del gruppo E.
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Dario Pergolizzi
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Dopo il terzo posto nel girone con Croazia, Galles, Ungheria e Azerbaigian, la Slovacchia si è qualificata all’Europeo grazie alla vittoria negli spareggi. Prima ha eliminato l’Irlanda ai rigori in semifinale, poi ha superato l’Irlanda del Nord in finale (2-1) grazie a un gol di Duris nei tempi supplementari.

 



L’assetto della Slovacchia di Štefan Tarkovič può variare tra il 4-2-3-1, il 4-3-2-1 e il 4-1-4-1. In ogni caso si tratta di una squadra abbastanza lineare nel modo in cui interpreta le partite: una punta, l’esperto Michal Duris dell’Omonia Nicosia o il giovane Robert Bozenik del Feyenoord, funge da uomo-target sulle palle lunghe, mentre quando hanno la possibilità di sviluppare in maniera più articolata l’intenzione principale è quella di attirare l’avversario sul lato forte per poi arrivare alla rifinitura con un cambio gioco verso il lato debole.

 

L’utilizzo di due o tre trequartisti è voluto dal CT proprio per enfatizzare il sovraccarico in zona palla e catalizzare le attenzioni della squadra avversaria, mentre il lato debole viene lasciato scoperto in un primo momento per poi essere attaccato dal terzino opposto, che tende a rimanere più bloccato scalando verso il centro inizialmente. Ci sono comunque anche delle fasi in cui entrambi i terzini spingono (più che altro contro squadre più deboli), ma la costante è l’utilizzo di più giocatori nelle zone interne del campo. Róbert Mak del Ferencváros e Ondrej Duda del Colonia sono i candidati principali per la trequarti, ma tre conoscenze della Serie A di varie generazioni sono pronte a insediare il posto: la leggenda Marek Hamsik, da poco passato al Trabzonspor, Vladimir Weiss (ex Pescara, oggi allo Slovan Bratislava), Lukas Haraslin del Sassuolo come arma per le partite in cui c’è bisogno di un esterno più incline a giocare fuori.

 

Dietro di loro, Lobotka e Kucka insieme a Hrosovsky del Genk sono i centrocampisti più quotati, con il giocatore del Parma più libero di aggredire in avanti, mentre gli altri due possono formare anche una coppia bloccata. Davanti a Dubravka, portiere del Newcastle, si schiera una linea a 4 con l’esperto terzino Pekarik dell’Hertha Berlino a destra, mentre in mezzo la coppia titolare è ovviamente formata da Milan Skriniar e Vavro.

 

Quando difende, la Slovacchia non è una squadra molto aggressiva, anche perché il riferimento principale sembra essere il controllo dello spazio più che degli uomini, e per non scoprirsi sceglie di abbassare rapidamente il baricentro verso la propria metà campo e ridurre gli spazi centrali, uscendo in pressione con gli esterni su palla laterale. È una delle rare occasioni in cui la linea viene rotta anche su lunga distanza, per esempio con i terzini che escono sui diretti avversari e gli altri tre difensori che scappano a protezione della porta.

 

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Due atteggiamenti frequenti della Slovacchia: 4-2-3-1 con un blocco medio difensivo con orientamento allo spazio (trigger terzino lato palla in uscita pressing); cambio gioco sul lato debole a possesso consolidato.


 



La leadership e l’esperienza della Slovacchia è catalizzata soprattutto nella linea arretrata, con Milan Skriniar che non è solo il punto di riferimento difensivo della squadra, ma una specie di factotum che gestisce i tempi e i modi dell’uscita del pallone. Al contrario di quanto succede all’Inter, in cui Skriniar è sempre stato identificato un po’ come l’anello debole della difesa in termini di creatività e affidabilità offensive, in nazionale si tratta di un riferimento e una certezza, tanto da aver giocato persino a centrocampo in diverse partite negli ultimi anni. Sarà certamente dura per la Slovacchia affrontare un torneo del genere senza l’influenza di Marek Hamsik come in passato, ma ci sono altri giocatori offensivi che potranno essere determinanti, come i sopra citati Duda e Mak tra le linee o l’astro nascente Suslov, 18enne del Groningen.

 



La Slovacchia non sembra molto a suo agio nelle partite in cui è costretta a passare molto tempo senza il pallone, e in un girone come questo potrebbe essere un problema. L’unica squadra che potrebbe lasciarle più o meno volutamente il controllo del possesso è la Svezia, che però possiede delle soluzioni letali in ripartenza proprio nei punti sensibili della struttura offensiva della Slovacchia. Una di queste è Kulusevski, che rimane alto sul lato debole impedendo al terzino di salire per il cambio gioco o, se questo sale, rimanendo libero nello spazio.

 



La Slovacchia è la squadra più debole del gruppo, ma sarebbe sbagliato darla per spacciata. Il piazzamento tra le migliori terze è un obiettivo possibile, soprattutto se dovesse venir fuori un risultato inaspettato contro una delle big.

 

 

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