La Francia ha fatto quanto basta per qualificarsi agli Europei. È arrivata prima nel girone ma senza strafare, ha rimediato un pareggio e una sconfitta contro la rivale più forte, la Turchia, e ha avuto della difficoltà anche contro l’Islanda, battuta a Reykjavik per 1-0 con un rigore di Giroud, e la Moldavia, sconfitta in rimonta per 2-1 solo grazie a un altro rigore segnato da Giroud a dieci minuti dalla fine. Nei mesi scorsi, tra ottobre e novembre, la Francia ha poi sfidato due volte il Portogallo in Nations League, un’anticipazione dello scontro in programma agli Europei, e anche in quel caso i francesi hanno fatto il minimo indispensabile: un pareggio per 0-0 nella gara di andata e un successo per 1-0 grazie a uno dei rari gol di Kanté al ritorno.
Come gioca?
La novità principale è che Didier Deschamps ha provato a cambiare sistema, una decisione che si collega a un’altra scelta, ancora più sorprendente, e cioè il ritorno tra i convocati di Karim Benzema. Per farlo giocare vicino a Griezmann e Mbappé, il commissario tecnico francese ha cambiato la disposizione delle linee più avanzate, schierandole con il centrocampo a rombo e due punte. Griezmann parte da trequartista, Mbappé e Benzema sono i due attaccanti. Quando i francesi hanno la palla, in realtà il rombo a centrocampo si dissolve presto e la forma della squadra cambia in pratica a ogni azione. Griezmann può aprirsi sia a destra che a sinistra, e le rotazioni tra i centrocampisti sono continue. Non è raro che le mezzali prendano il posto del mediano, o che si trovino a giocare vicine nella zona della palla. Magari così Deschamps pensava di tenere di più il possesso al centro, in realtà la squadra va a rifinire spesso da sinistra, il lato dove preferisce accumulare giocatori e dove può sempre contare sulle sovrapposizioni di Lucas Hernandez.
In questo caso Tolisso si abbassa in mezzo ai centrali, ma più avanti si vede bene il triangolo stretto formato da Griezmann, Benzema e Mbappé.
Per il resto la Francia continua a pressare poco e preferisce difendere schierata, anche con il 4-3-1-2 - che comunque può passare facilmente al 4-3-3 con gli attaccanti in linea - e non vuole per forza tenere la palla per la maggior parte del tempo, anche se ha quasi sempre più talento rispetto alle avversarie. Può sembrare pigra, come molte squadre di talento che sono sicure della loro forza - una squadra cioè più attenta a fare solo il necessario per vincere che a dominare gli avversari. Improvvisa spesso, segue più l’intuizione del momento che un piano più grande, e anche a livello difensivo non è molto più organizzata. La Francia asseconda lo sviluppo della partita e sa adattarsi alle richieste di ogni momento: sa quando essere più aggressiva, quando portare qualche giocatore in più in avanti, quando forzare la giocata e sveltire la circolazione, e quando, al contrario, rallentarla.
Magari non è un modo di giocare spettacolare, ma è comunque difficile, alla portata di pochi, perché richiede intese molto forti e grandi conoscenze reciproche all’interno della squadra. È un punto su cui Didier Deschamps ha sempre insistito. Di certo non è il commissario tecnico più smaliziato a livello tattico, ma in questi anni si è concentrato soprattutto sulla creazione di un gruppo forte, unito. «La decisione più grande non l’ho presa durante i Mondiali, ma prima, quando dovevo decidere la mia squadra dei 23. Quando fai la lista finale per i Mondiali o gli Europei non scegli i 23 giocatori migliori, questo è sicuro. Quello che ho fatto è stato scegliere il gruppo migliore, che poteva andare il più lontano possibile», ha detto una volta riferendosi ai Mondiali vinti tre anni fa.
Può sembrare strano associare queste parole al ripensamento fatto su Benzema, tenuto fuori dalla Nazionale per quasi sei anni proprio per il timore che potesse disunire il gruppo, dopo la vicenda controversa che lo ha visto coinvolto in un tentato ricatto ai danni di Valbuena, e invece rientrato tra i convocati per gli Europei. Non è però una scelta incoerente, e riflette più che altro il pragmatismo di Deschamps, la sua voglia di aggiungere un altro titolo al proprio ciclo. Mettere Benzema di fianco a Mbappé e Griezmann significa infatti formare l’attacco più forte del torneo, la miglior combinazione possibile in una squadra costruita per accumulazione di talento e senza un gioco troppo definito. Sulla carta è la mossa più sensata per rendere ancora più devastante la Francia.
Chi va tenuto d'occhio?
È facile dire Mbappé, forse la stella principale del torneo, il giocatore da cui ci aspettiamo di più. La Francia è piena di talento ma molto dipende da Mbappé, che avrà un ruolo più centrale, sia a livello simbolico che nella posizione in campo, e quindi più pressioni rispetto ai Mondiali di tre anni fa. Non che abbia mai mostrato di soffrirle, ma se tre anni fa è stato la rivelazione stavolta è invece il giocatore più atteso, che deve inoltre riscattare le delusioni avute con il Paris Saint-Germain, tra l’eliminazione in semifinale in Champions League e il campionato perso per un punto in favore del Lille. Il nuovo sistema oltretutto sembra dargli ancora più responsabilità, visto che spesso si ritrova a essere la punta centrale, il solo in grado di dare profondità alla manovra.
Se Mbappé è in un certo senso al di sopra di tutti, ogni parte del sistema deve funzionare per sostenere il livello di libertà concesso a chi lo interpreta. Varane e Kanté coprono le smagliature, uno guida la linea difensiva e l’altro copre porzioni di campo immense e recupera decine di palloni. Le intuizioni di Pogba e la sensibilità negli appoggi di Griezmann, il suo raffinato lavoro per cucire la manovra, sono essenziali per far risalire la palla. Anche le sovrapposizioni di Hernandez, poi, hanno la loro importanza in una manovra che rischia sempre di non trovare sbocchi. È difficile dire chi sia più importante dell’altro ed è solo unendo tutti i contributi che la Francia funziona.
Ha dei punti deboli?
Nei titolari, la squadra non è cambiata molto rispetto ai Mondiali vinti tre anni fa. Non c’è Umtiti, che verrà probabilmente sostituito da Kimpembe, e poi manca Matuidi, un equilibratore prezioso che in pratica ricopriva due ruoli a sinistra e permetteva alla Francia di scivolare in modo fluido tra il 4-3-3 e il 4-4-2. Il giocatore più vicino a imitare quei compiti è Rabiot, che però ha caratteristiche più offensive rispetto a Matuidi, tocca di più la palla ed è meno attento agli equilibri difensivi. Insomma, il rischio è che il lato sinistro sia un po’ più vulnerabile che in passato.
Anche l’inserimento di Benzema, il terzo possibile nuovo titolare, al posto di Giroud, apre delle questioni. Con Benzema, la Francia è più pericolosa ma va detto che Giroud si integrava benissimo con Griezmann e Mbappé. Senza di lui la squadra fa un po’ più fatica a impegnare la linea difensiva avversaria, rischia di svuotare troppo l’area e perde un’alternativa più diretta, con il lancio lungo, per risalire il campo. In più va ricordato che Giroud ha la migliore media gol della rosa, più alta anche di quelle di Griezmann e Mbappé. Forse è vero che non bisogna confondere una Formula Uno con un go-kart, come ha detto una volta Benzema, ma anche lui, dopo tanti anni di assenza, ha bisogno di trovare le misure per non deludere le attese generate dal suo ritorno in nazionale.
Dove può arrivare?
La Francia è semplicemente la squadra più forte del torneo, la principale favorita. Il girone è difficile, ma forse può aiutare i francesi a trovare da subito il livello e la concentrazione che servono per iniziare gli Europei senza sorprese. Magari è ingiusto, ma un risultato che non fosse la vittoria, o quanto meno la finale, sarebbe una delusione.