Questo articolo è uscito originariamente, in inglese e in versione più sintetica, per il blog di Wyscout Hudl, lo potete leggere qui.
Il Manchester City ha messo le mani su Erling Haaland presto. Il 10 maggio il club ha annunciato l’accordo: nemmeno una settimana dopo la dolorosa eliminazione contro il Real Madrid in Champions League. Un doppio confronto che da qualcuno è stato letto in modo semplice: il Real Madrid aveva un grande finalizzatore (Karim Benzema), il Manchester City no. Un’interpretazione semplicistica, forse, ma è vero che durante i 180 minuti il City ha creato molto e concretizzato poco. Per qualcuno era uno dei limiti storici di Guardiola, in grado di costruire squadre che somigliano a ingranaggi sofisticatissimi, ma a costo di sacrificare un tradizionale numero nove. L’acquisto di Haaland è stata una conferma indiretta che queste interpretazioni non erano forse del tutto fuori strada, e che Guardiola stesso pensava che alla sua squadra mancasse soprattutto un grande finalizzatore. Siccome nessuno ha il potere d’acquisto del City, per colmare quel vuoto non è stato comprato un finalizzatole qualsiasi ma il migliore al mondo: il centravanti che nelle ultime stagioni si è divertito a battere il modello previsionale degli Expected Goals con una regolarità sovrumana. Dal 2019 a oggi Haaland ha segnato 115 gol in 116 partite, segnando sempre più di quanto era immaginabile attraverso le statistiche.
Alla sua prima uscita con la maglia celeste del Manchester City, la stessa che ha indossato suo padre negli anni ’90, Haaland ci ha messo undici minuti a fare gol. Un gol nel classico stile Manchester City di Guardiola, che negli anni ha perfezionato l’arte di mettere i propri giocatori col pallone in porta, in grado di tirare a pochi centimetri dalla riga. Più che tirare a spingere palloni bassi che tagliano l’area dolcemente in orizzontale. Un aspetto che notava già Michael Cox in un articolo del 2019, e che è peraltro dimostrato da tutte le statistiche: nessuna squadra come il Manchester City segna nell’area piccola, costruendosi tante occasioni facili da realizzare. L’unione tra questa potenza di fuoco ed Erling Haaland si è già espressa tutta nel primo gol segnato in amichevole contro il Bayern Monaco: De Bruyne, come sempre, trova il corridoio per servire l’inserimento di Grealish in area di rigore, che mette in mezzo col sinistro un pallone che Haaland segna stirando i suoi quasi due metri.
Il corpo di Haaland sul cross prende la forma di un’aquila in picchiata.
Eppure c’è un minimo di scetticismo. C’è chi mette in dubbio la sua tenuta fisica, precaria nell’ultima stagione, o chi avanza dubbi sul suo valore complessivo. Per molti è strano che un profilo del genere sia stato scelto da Pep Guardiola - un allenatore che tra i suoi aforismi più celebri può vantare l’abusato «Il nostro centravanti è lo spazio» dei tempi del Barcellona. Haaland invece sembra ossessionato dall’idea di segnare e migliorare la sua media gol, e a quanto pare negli ultimi mesi ha saltato anche alcuni controlli medici per avere la garanzia di giocare (e segnare, cosa che ha continuato a fare con puntualità).
In questa lettura però influiscono alcuni pregiudizi su Guardiola: se è vero che ha spesso privilegiato formazioni fluide che potessero fare a meno di un centravanti, in carriera ha allenato e migliorato alcuni dei migliori centravanti al mondo, come Sergio Aguero e Robert Lewandowski, esaltandone i numeri e accompagnandone l’evoluzione. Ancora oggi Lewandowski ringrazia Guardiola per come lo ha aiutato nella comprensione del gioco nelle stagioni al Bayern Monaco. Anche Aguero i primi tempi riceveva la sua dose di critiche: «Dovrebbe partecipare di più al nostro gioco, alla fase di possesso. Non posso fare niente per migliorare il suo rendimento in area, perché lì è già un giocatore fantastico, che fa molto per noi, ma mi piacerebbe farlo diventare un giocatore migliore».
Per Haaland si stanno facendo discorsi simili, che nascono forse da alcuni pregiudizi, che col suo corpo ipertrofico e l’aspetto selvaggio da mitologia norrena sembra troppo grezzo per adattarsi bene al sistema di Guardiola. In realtà anche Haaland ha un gioco più complesso di quanto possa sembrare all’apparenza, ed è capace di più cose di quanto siamo disposti a riconoscere. Haaland è stato acquistato dal Manchester City anche per migliorare la capacità di convertire la grande mole di occasione generata, ma non è l’unico aspetto del gioco su cui Haaland è un giocatore d’alto livello.
Haaland rifinitore
Haaland offre il meglio del proprio repertorio quando può puntare le difese avversarie dopo ricezioni frontali, meglio se in transizione, ancora meglio con tanto spazio davanti. Questo lo sappiamo, ma non significa che in spazi stretti sia a disagio. Altrimenti non sarebbe considerato fra i migliori al mondo. La sua abilità di smarcarsi sulla trequarti e offrire l’ultimo passaggio è sottovalutata: sia per idee che per esecuzioni.
In quest’azione, per esempio, è Marco Reus ad attaccare la profondità mentre è lui a venire incontro. Bellingham lo cerca con un passaggio sulla figura.
Il difensore del Bochum non esce per contrastarlo, e questo è uno dei suoi pregi: i difensori sono così spaventati dalla sua capacità di manipolazione, e di concedergli la profondità, che rimangono sempre incerti. Haaland qui è incredibilmente rapido nel servire l’ultimo passaggio col piede debole per l’inserimento di Reus alle spalle della difesa. Un’esecuzione fatta per di più col piede debole, da autentico numero dieci. Nell’ultima stagione ha servito 7 assist: il suo massimo in carriera, pur avendo giocato meno del solito, in una stagione non sempre brillante del Borussia Dortmund.
Letture offensive
Haaland non avrà mai la sensibilità tecnica e la sofisticazione di idee di Karim Benzema, ed è meno pulito tecnicamente di un altro centravanti-ballerino come Robert Lewandowski, ma non per questo possiamo concederci il lusso di sottovalutare le sue letture. In quest’azione contro la Lazio fa un’altra ricezione a venire incontro e - come un centrocampista - getta uno sguardo alle sue spalle per studiare la posizione del difensore avversario e se un compagno, nel frattempo, si è smarcato in profondità.
Quando non vede soluzioni per l’ultimo passaggio allora si prende un minimo di tempo, porta fuori posizione il centrale della Lazio, Patric, e aspetta l’inserimento centrale di Raphael Guerreiro, che attacca proprio lo spazio liberato dal movimento di Haaland. Il centravanti lo serve con un tocco leggero di esterno destro sulla corsa. Un’azione raffinata, che difficilmente assoceremmo al suo stile di gioco brutale e ultra-verticale.
Guida nelle transizioni
Quando può correre con spazio davanti, naturalmente, Haaland esprime il meglio delle sue qualità: la sua velocità, abbinata alla sua potenza fisica e a una precisione tecnica che sembra affilarsi proprio all’aumentare della velocità. Azioni piuttosto frequenti in Bundesliga, dove le squadre cercano sempre di riconquistare palla in avanti aprendo spazio per le transizioni avversarie. In quegli spazi Haaland era un pesce nell’acqua. Il Manchester City preferisce attaccare in modo posizionale, ma competizioni come la Premier e la Champions League offrono strutturalmente dei momenti di caos, che nemmeno un allenatore ossessivo come Guardiola può davvero controllare. In queste situazioni Haaland potrà davvero fare la differenza. In questa transizioni non spicca tanto il suo atletismo, quando la sua intelligenza nella gestione dei tempi e degli spazi. Riceve palla sull’esterno destro, da dove converge portando palla con l’esterno. Haaland non conduce palla alla massima velocità ma dosa le sue corsa per concedere ai compagni il tempo di inserirsi centralmente.
I difensori hanno paura ad affrontarlo direttamente e finiscono per indietreggiare, Haaland ne approfitta per avanzare fino al limite dell’area, dove può servire un ultimo passaggio piuttosto comodo per Alex Witsel, sempre con l’esterno, una parte del piede che ama usare nei passaggi.
Certo, a volte è precipitoso, potrebbe giocare meno passaggi di prima. I tempi di gioco di Haaland sono sempre frenetici e al Manchester City dovrà aggiungere più fasi intermedie, e fidarsi di più delle sue capacità di controllare il gioco e far salire la squadra. Anche perché le difese avversarie concederanno meno profondità rispetto alla Bundesliga.
Insomma, Haaland è arrivato al City soprattutto per migliorare la precisione offensiva della squadra, la capacità di convertire occasioni che è una debolezza storica della squadra di Guardiola, specie da quando non c’è più Aguero. Anche lontano dalla porta, però, Haaland è uno dei migliori giocatori al mondo, per l’abbinamento unico di qualità tecniche e fisiche. È un attaccante specialista di certe situazioni, ma non c’è niente che non sappia davvero fare.