L’ultima frontiera del trequartista moderno
Nel Tottenham di Pochettino Christian Eriksen ha raggiunto il massimo del suo splendore.
Pensare calcio
Mauricio Pochettino ha definito Eriksen un giocatore “capace di fare girare la squadra e migliorare i compagni. È il cervello della squadra, il calciatore che aiuta i compagni a interpretare al meglio la partita”. Il suo impiego in campo si è stabilizzato nel ruolo di trequartista, ma l’intelligenza tattica e le doti tecniche lo rendono il giocatore chiave degli “Spurs” e un’ arma strategica fondamentale per Pochettino.
Eriksen è un calciatore estremamente tecnico: possiede un ottimo dominio del pallone ed è un fenomenale passatore sia sul corto che su lungo. È un destro naturale, ma utilizza con estrema disinvoltura anche il piede sinistro. Inoltre possiede un calcio forte e preciso che rende i suoi tiri dalla distanza, anche su calcio di punizione, estremamente efficaci.
Alla base del suo gioco c’è un’enorme sensibilità nel trovare la corretta posizione in campo per ricevere palla e, successivamente, trovare la soluzione più efficace per fare progredire la manovra. La sua intelligenza posizionale, unita alle sue doti di passatore e di decision-maker, gli permettono, da trequartista, di trovare gli spazi di ricezione nei buchi della rete difensiva avversaria e di scegliere dopo la ricezione se fare circolare il pallone, verticalizzare, mandare al tiro un compagno o, ancora, concludere in prima persona.
Ricerca della posizione tra le linee del Chelsea, controllo orientato e conclusione col piede sinistro. Un distillato del trequartista Eriksen (via Spurs TV).
Non è un giocatore particolarmente veloce su distanze medio-lunghe, ma sul breve ha gambe sufficientemente forti per liberarsi negli spazi più affollati della trequarti, utilizzando la sua tecnica e la sua capacità di ragionare velocemente, che lo porta frequentemente a giocare di prima, a testimonianza della capacità di pensare la giocata ancor prima di ricevere il pallone.
Dei trequartisti a disposizione di Pochettino – Alli, Son, Lamela, Moussa Sissoko – è Eriksen quello che ha il compito di gestire maggiormente tempi e distribuzione del gioco, con gli altri più orientati alla ricerca della profondità, al supporto di Harry Kane e alle percussioni esterne. Basterebbe questo, assieme al ruolo marginale in fase creativa assegnato al centrocampo, a rendere Eriksen il cervello della sua squadra. Ma le capacità di lettura del gioco di Eriksen consentono a Pochettino diverse variazioni tattiche sul tema, estremamente preziose per lo sviluppo del gioco della sua squadra.
Nell’interpretazione più semplice, quando le esigenze strategiche richiedono un gioco offensivo maggiormente manovrato, Eriksen è capace di abbassarsi e riempire il vuoto a centrocampo, aiutando la squadra a risalire palleggiando invece che verticalizzando immediatamente. In maniera più strutturata e sistematica Eriksen consente a Pochettino di passare fluidamente dal 4-2-3-1 al 4-3-3, ruotando i componenti del centrocampo. La diversità della funzione di Eriksen da quella degli altri trequartisti della squadra è fotografata dal numero di passaggi effettuati: almeno 15 su 90 minuti in più, in media, rispetto ad Alli, Son o Sissoko.
La sensibilità tattica di Eriksen consente a Pochettino sempre più variazioni di modulo, sia di partita in partita, che all’interno dello stesso match. Nelle ultime giornate di Premier League, da fedele bielsista Pochettino ha impiegato la difesa a 3 e schierato la sua squadra con un apparente 3-4-2-1, con Eriksen e Dele Alli alle spalle di Kane. Le raffinate letture di Eriksen tramutano in maniera fluida il 3-4-3 in un 3-5-2, con il danese che si abbassa sul centro destra e Dembelè che da interno si apre sul centro sinistra.
Contro il Chelsea e il WBA, schierati con soli due interni di centrocampo, gli smarcamenti di Eriksen sul fianco sinistro della coppia di centrocampisti avversari, hanno regalato costante superiorità numerica al Tottenham nelle due fasi di gioco e, nel match contro la squadra di Antonio Conte, i due assist decisivi per la vittoria.
In maniera simile, ad inizio stagione, Pochettino ha potuto sperimentare una sorta di 4-1-4-1 col solo Wanyama alle spalle di una linea di giocatori costituita internamente da Eriksen e Alli ed esternamente da due tra Son, Sissoko e Lamela. Anche in questo caso la capacità di Eriksen di leggere gli spazi e la trama della partita consente al Tottenham di transitare senza soluzione di continuità dal modulo iniziale al 4-2-3-1, con il danese che si abbassa al fianco di Wanyama per rendere fluide le fasi iniziali della manovra.
L’influenza di Eriksen nel gioco del Tottenham è aumentata esponenzialmente proprio grazie alle sue capacità di lettura che consentono alla squadra di variare la disposizione in campo. Già nelle passate stagioni il nazionale danese si era imposto come il giocatore fondamentale per la gestione dei tempi e degli indirizzi della manovra offensiva della sua squadra, ma da quella in corso il suo ruolo si è ulteriormente ampliato, estendendo la sua influenza anche in altre zone di campo e condizionando con le sue letture la struttura posizionale del Tottenham.
Oltretutto, a dispetto di doti atletiche non eccelse, Eriksen è particolarmente efficace nell’applicazione del gegenpressing, parte fondamentale del calcio di Mauricio Pochettino, grazie alla stessa intelligenza posizionale che mostra in fase offensiva. Un interessantissimo studio ha evidenziato come nella passata stagione il danese sia stato il giocatore degli Spurs che, secondo solo a Dembelè, ha recuperato più palloni in situazioni di gegenpressing, ma mediamente in maniera più rapida dopo la perdita del possesso rispetto al belga.
Oltre che della perfetta efficienza in tutte le fasi di gioco nel sistema di Pochettino, il dato testimonia ancora una volta la capacità di Eriksen di posizionarsi bene in campo in fase di possesso palla, da cui deriva il vantaggio in fase di gegenpressing.
Tutti i gol di Eriksen con la maglia del Tottenham, fino ad adesso.
Fondamentale
In un campionato troppo spesso dominato dalla frenesia e da basso controllo del ritmo, Christian Eriksen è come acqua nel deserto per chi ama giocatori in grado con la loro intelligenza calcistica di dominare gli spazi e i tempi di gioco.
Non è esclusivamente una questione di tecnica, di cui pure abbonda, quanto di capacità di influenzare il gioco con la propria intelligenza posizionale e la qualità delle decisioni prese in possesso palla. La sua importanza nel gioco degli “Spurs” è progressivamente aumentata negli anni e con la conoscenza reciproca con Mauricio Pochettino. Dopo la prima stagione in chiaroscuro, Eriksen si è gradualmente e con continuità imposto come il giocatore maggiormente in grado di indirizzare il calcio della propria squadra.
I numeri sono notevoli: Eriksen è il giocatore degli Spurs che gioca più passaggi chiave (3 key pass/90 min che generano 0.192 expected assist/90 min), che ha effettuato più assist (già 8 in metà stagione, con una media di 0.41 assist/90 min)e che tira di più in porta (4.1 tiri/90 min, più di Harry Kane che calcia 3.5 volte ogni 90 minuti, che hanno generato 5.44 expected Goal). Ma le statistiche restituiscono solo in parte l’importanza del danese nell’economia del gioco del Tottenham: Eriksen è il giocatore che decide l’indirizzo spaziale e temporale della manovra, fornisce soluzioni di passaggio e crea nuove linee di gioco, modificando con i propri movimenti la struttura posizionale della squadra.
Se il Tottenham è la squadra che è riuscita a spezzare l’incredibile serie di vittorie del Chelsea, e oggi forse è la sua più credibile rivale, una buona parte del merito è del talento e dell’intelligenza di Christian Eriksen. I suoi precocissimi esordi e la sua innata maturità tattica, ci fanno talvolta dimenticare che Eriksen ha solamente, ancora, 24 anni e potenzialmente gli anni migliori della propria carriera ancora davanti a sé.