Era più forte Jan Koller o Carsten Jancker?
Sfida tra i due giganti del calcio nostalgico.
Sproporzione rispetto al resto dei giocatori
Jan Koller era noto anche con il soprannome di Dino, nato negli anni allo Sparta Praga, anni in cui il film più famoso era Jurassic Park. Interrogato sull’origine, Jan rispose così: «Sapete, i dinosauri sono enormi, ed io sul campo da calcio ero sempre il più grosso. Dunque presero a chiamarmi “Dino” e quel nome mi rimase».
Voto: 10
Di Carsten Jancker mi viene da pensare che fosse un proto Mario Mandzukic, quel tipo di giocatore che fa della sua stazza un arma in tutte le zone del campo, non solo dentro l’area di rigore. Un giocatore difficile da replicare, ad esempio oggi avremmo difficoltà a trovare giocatori simili a Mandzukic, ma di cui è molto facile innamorarsi. Giocatori che non sono poi così più grandi degli avversari, ma che si gonfiano come orsi bruni per venirti a strappare una palla vicino alla bandierina. Che ti entrano in scivolata come pazzi, urlando qualche frase sconnessa, che incutono timore.
Voto: 8,5
E i piedi?
Il calcio, più di altri sport, richiede un insieme di abilità necessarie per poter essere un professionista. Se nel tennis può esistere un giocatore come Karlovic, alto 211 centimetri, la cui unica vera qualità è quella di servire dal secondo piano di un palazzo; se nel basket puoi essere anche quello capace solo a schiacciare e difendere il tuo anello, nel calcio ti tocca saper fare altre cose, anche se sei alto 202 centimetri e pesi 103 chili. Jan Koller sapeva fare anche altre cose, e le sapeva fare bene.
Contro il Real Madrid, in maglia Borussia Dortmund. In questo video si capiscono bene le qualità nel palleggio di Jan Koller, soprattutto spalle alla porta. Segna anche, di piede, al minuto 1:28.
Koller davanti al portiere era un giocatore estremamente freddo, dimostrando notevoli qualità nel dribbling da fermo, come in occasione di questo gol all’Olanda in cui scarta Van Der Saar o questo bellissimo gol dopo un dribbling stretto che immagineresti proprio di giocatori notevolmente più brevilineei. La sua stazza gli permetteva di difendere il pallone, attirare la difesa e avere lo stesso il tempo di scaricarlo abbastanza agevolmente, grazie ad una buona visione di gioco, come nel caso di questo assist di tacco.
Non è un caso che uno dei migliori assist della sua carriera sia fatto con la maglia della Repubblica Ceca. In quel sistema ricopriva il ruolo di unica punta (poi ha giocato con Baros, perfetta seconda punta) intorno alla quale ruotavano i vari giocatori di talento di cui era piena quella squadra. Ed era proprio la sua abilità nel giocare il pallone e poi finalizzare in area uno dei punti di forza del sistema offensivo della Repubblica Ceca e che ha permesso a Jan Koller di segnare 55 gol in 91 partite, una media nettamente più alta di quella tenuta con i diversi club.
Con tutto quel peso, Jan Koller era anche un attaccante molto potente. Soprattutto i primi anni in Belgio, quando era nel pieno della forza muscolare, ha segnato diversi gol di destro, con stop e tiri al volo sempre più complicati fino a sublimare tutto in quello che è forse il più bel gol della sua carriera.
Voto: 7,5
Di Carsten Jancker ci è arrivata un’idea distorta, portata da lui nei suoi due anni ad Udine. Su internet si trovano articoli che lo definiscono gatto di marmo, bidone, il panzer che non faceva paura a nessuno. Al netto del suo pesante fallimento in Italia, Carsten, ha dimostrato di essere un buon attaccante durante gli anni in Germania. I 93 chili lo rendevano un attaccante potente e le gambe lunghe che si ritrova gli hanno permesso di dominare l’area di rigore. Molti dei suoi gol arrivano su palle sporche, in mischia, da cross bassi, palloni che riusciva a colpire prima dei difensori proprio grazie ai suoi centimetri, che gli permettevano anche di essere molto forte in acrobazia, come possiamo vedere da questo gol semplicemente assurdo:
Direttamente dal tumblr rovesciatepazzescordinatedafuoriarea.
Con una tecnica di base più che sufficiente, lontano dalla porta il suo modo di giocare è stato simile a quello di Koller, ovvero un gioco principalmente spalle alla porta per aprire spazi ai compagni. Con meno visione di gioco del ceco, uno dei suoi migliori assist è praticamente uguale a quello del rivale.
Carsten Jancker ha eccelso in una giocata in particolare: il pallonetto davanti al portiere. Le squadre della Bundesliga anni ’90 dovevano avere qualche credo basato sulla difesa alta, perché sono davvero tante le situazioni in cui Jancker si è trovato ad attaccare uno spazio totalmente aperto.
Prima segna con una specie di tiro/pallonetto ibrido dopo 40 metri in solitaria, il gol successivo è un pallonetto punitivo per il portiere che rimane nel purgatorio dei portieri.
La sua carriera è piena di questi gol, c’è il pallonetto spurio quasi dalla riga di fondo, quello non necessario proprio per ricordarci che a lui piace segnare così, quello che sembra un coito interrotto, quello che gli esce anche se voleva fare un’altra cosa, in corsa molto preciso, quello proprio che lo voleva fare e ha aspettato il momento giusto fino all’ultimo, un numero piuttosto alto di pallonetti direi.
Voto: 7,5
Cattivo in un film americano anni ’80
Euro 2000, si affrontano Repubblica Ceca e Olanda, su un pallone che vola si avventano Jaap Staam e Jan Koller. Il difensore olandese ha la peggio e ne esce con uno squarcio evidente sopra l’occhio che i medici olandesi gli curano con 10 punti di sutura, cuciti lì sul campo.
L’episodio rimane famoso per la seconda parte, Jaap Staam che si fa cucire silenziosamente il sopracciglio in mondovisione, ma preso tutto insieme racconta che se qualcuno può infliggere una ferita al gigante olandese, quello è Jan Koller, il gigante ceco. In realtà Jan non ha mai espresso molta cattiveria, sembra lo zio simpatico che non si è mai sposato e di cattivo ha solo i 202 centimetri, che comunque è molto più di alcuni villain del cinema.
Voto: 7,5
Lo ammetto, questa categoria l’ho creata appositamente per Carsten Jancker perché mi dispiaceva che perdesse quasi in tutte. Guardatelo, sembra nato esattamente con lo scopo di recitare in un film di Jean Claude Van Damme e perdere malamente dopo essersi fatto odiare per tutta la pellicola.
E…titoli di coda.
Grosso, completamente calvo, occhi spiritati, sopracciglia invisibili. Carsten Jancker è l’amico che imbruttisce la gente appena gli fa un minimo sgarbo. Imbruttisce a chi lo contrasta in allenamento, imbruttisce anche il buon Sammy Kuffour, reo di aver deviato un tiro di Jancker diretto in porta, in posizione di fuorigioco.
Tutta la street creed di Jancker in 9 secondi. C’è anche l’imbruttita a Berti Vogts, colpevole di chiamarsi come un attaccante dell’Inter, a cui grida “Vogts, du Arschloch” che più o meno vuol dire stronzo.
Voto: 10
Momento più what the fuck
Al 65esimo minuto di un Bayern Monaco – Borussia Dortmund, dopo il gol del 2 a 1 di Pizzaro, l’arbitro estrae il secondo giallo per proteste all’indirizzo di Lehmann. Avendo finito le sostituzioni il Borussia manda in porta Jan Koller. La decisione è quasi naturale per due motivi: Koller ha fatto il portiere di hockey su ghiaccio fino a vent’anni, Jan Koller occupa tutta la porta:
La maglia di Lehmann gli va stretta.
Tra i pali Koller farà un paio di uscite notevoli, in cui sembra bloccare il pallone all’altezza del petto, un uscita a valanga e una quasi cappella su un tiro di Lizarazu. Ma il momento più bello avviene nell’ultima azione: Koller sale su un calcio d’angolo perché è un attaccante che fa il portiere che fa l’attaccante, la spizza di testa, ma Khan blocca. L’azione si ribalta, lui torna in porta e finisce per fare una parata assurda su Ballack bloccando un tiro violentissimo come se fosse tutto supernormale.
Seguite il video fino alla parata.
Voto: 8
Il momento più WTF di Carsten Jancker è così oltre che non posso mostrarlo qui. Se proprio volete – a vostro rischio e pericolo – ci potete arrivare cliccando sulla prossima frase: NON CLICCATE.
Voto: 9
Risultati
Più andavo avanti nella scrittura più mi era chiaro di quanto fosse inesplorata la tundra abitata dal giudizio verso Jan Koller e Carsten Jancker. Quello che ne è uscito fuori è poco più di una boutade molto lunga nella quale ho provato a montare insieme un po’ di notizie, qualche video, dei riferimenti sportivi e culturali per creare una storia. Alla fine l’unica cosa che mi appare chiara è di come il ricordo abbia distorto la realtà. Di come erroneamente Koller e Jancker siano rimasti incastrati nei loro corpi enormi, oggi probabilmente avremmo creato dei meme dal video di Koller a contrasto con Lahm, corpi che indirizzavano il giudizio su di loro.
Entrambi hanno attraversato un’era calcistica incredibilmente piena di talento, entrambi hanno fatto del loro meglio. Quello che è possibile leggere nelle pieghe è che dovremmo ricordarli come due attaccanti fatti e finiti, con punti di forza evidenti come i punti deboli, due giocatori che sono riusciti lì dove la loro stazza poteva essere un limite a farla diventare una forza. In un calcio sempre più muscolare e cinetico possiamo usarli come esempio di come è possibile saper fare tutto su un campo da calcio anche con quel fisico.
Ah, per completezza, ha vinto Jan Koller 67,5 a 66 diventando così il più forte gigante del calcio nostalgico.