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Chi è Enzo Le Fée
09 lug 2024
09 lug 2024
Il nuovo acquisto della Roma alza il livello tecnico della squadra.
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9 min
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IMAGO / PanoramiC
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C’è una strana continuità nel mercato della Roma, nonostante nel giro di pochi mesi siano cambiati sia l’allenatore che il direttore sportivo. Così come Pinto l’anno scorso, anche Ghisolfi in queste settimane ha guardato alla Ligue 1 per provare a risolvere i problemi del centrocampo giallorosso. Se il fallimento di acquisti come Renato Sanches e Aouar, per motivi diversi, era preventivabile, stavolta con Enzo Le Fée la Roma sembra essersi mossa in una direzione diversa, forse anche più giusta.

È passato solo un anno da quando il centrocampista bretone ha lasciato casa sua, il Lorient, per trasferirsi al Rennes. Si di lui c’era l’interesse, tra gli altri, di Bayer Leverkusen e Borussia Dortmund, ma Le Fée aveva preferito rimanere in Francia per stabilizzarsi in un gradino più alto della Ligue 1. La stagione non è andata di certo come desiderava, più per problemi di squadra che per demerito suo, con i rossoneri che hanno cambiato allenatore a campionato in corso e hanno chiuso al decimo posto.

Le Fée tra l’autunno e l’inverno aveva trovato continuità, poi, però, a marzo un infortunio alla coscia ne ha minato il finale di stagione. A Roma, quindi, il francese dovrà riprendere il processo di crescita che lo aveva portato ad affermarsi come uno dei calciatori migliori della Ligue 1. I giallorossi hanno speso 23 milioni di euro per accaparrarselo, una cifra notevole, ma non c’è nessuno che possa garantire sulla sua qualità più di Ghisolfi.

L’attuale DS giallorosso aveva conosciuto Le Fée al Lorient. Ghisolfi era il vice di Mikäel Landreau, per anni terzo portiere della Nazionale francese e, da allenatore, mentore di Le Fée, colui che gli ha consentito di esplodere.

Cresciuto nelle giovanili del Lorient dall’età di otto anni, la consacrazione è arrivata nel 2019/20 in Ligue 2. Dopo aver vinto il campionato con i bretoni, Le Fée non ha risentito del salto di categoria e pian piano il grande pubblico ha iniziato ad accorgersi di lui. Ha partecipato ai giochi olimpici di Tokyo e lo scorso anno era titolare del centrocampo dell’Under-21 francese insieme a Képhren Thuram e Caqueret. Poi il passaggio al Rennes, fino ad arrivare ad oggi: la Roma per lui rappresenterà l’occasione più grande della carriera. In cambio, cosa potrà aggiungere alla squadra di De Rossi? È immaginato un suo inserimento da play davanti alla difesa o da mezzala? Oppure starebbe meglio in un centrocampo a due?

Le Fée da mezzala

Destro naturale, Le Fée ama agire sul centro sinistra per poter vedere tutto il campo. Al Lorient è partito anche da trequartista, ma è una mezzala che all’occorrenza può giocare anche in una coppia di mediani, come spesso ha fatto lo scorso anno col Rennes. Indipendentemente dalla posizione, però, Le Fée deve essere libero di intervenire all’altezza di campo che ritiene opportuna: è in questo modo che riesce a esprimere il meglio del suo repertorio. Incasellarlo nelle funzioni di regista, rifinitore o mezzala di possesso lo limiterebbe.

Il bretone ha il talento per essere determinante in diverse fasi del gioco: può aiutare la difesa in prima costruzione, così come può trascinare la palla nella metà campo avversaria, per poi diventare rifinitore in prossimità della trequarti. Régis Le Bris, suo allenatore nelle giovanili del Lorient e poi in prima squadra, lo ha definito «un giocatore a cui deve essere data libertà, ma anche un quadro tattico, in modo che possa beneficiare delle relazioni con gli altri».

La caratteristica più evidente di Le Fée, infatti, è il modo in cui il suo calcio si alimenta delle associazioni con i compagni. Piccolo di statura, alto poco più di un metro e settanta, per sopravvivere di spalle in prima costruzione, per esempio, ha sviluppato un gioco di prima rapido e preciso. Le Fée sa farsi vedere, non ha paura di ricevere con l’uomo dietro, perché se i compagni si dispongono nella maniera corretta lui riuscirà a trovarli con un solo tocco.

È in fase di sviluppo, però, che offre il meglio. Nonostante gli piacciano gli scambi stretti, il suo calcio segue una certa tensione verticale. Relazionarsi coi compagni non gli serve tanto a organizzare la squadra, quanto a provare a scombinare le linee avversarie con triangolazioni che portino immediatamente nell’ultimo terzo di campo. Di norma Le Fée danza sul pallone, lo tiene tra i piedi fino a quando un avversario non esce in pressing. Poi lo punta, e dopo averlo saltato cerca immediatamente un appoggio per triangolare.

Non è una mezzala che aspetta sopra la linea della palla, gli piace ricevere il prima possibile per poi avanzare. In questo senso, è impossibile non innamorarsi di come sfida gli uomini che provano a portargli via il possesso. Le Fée è un centrocampista elusivo, e forse non potrebbe essere altrimenti visto il fisico minuto. È sempre stato abituato a giocare sotto età ed è per questo che ha dovuto imparare a prevenire i contatti. «A otto anni giocava con l’Under-10 e l’Under-11 e ha dovuto compensare il suo deficit fisico sviluppando tecniche di elusione», ha raccontato Franck Le Montagner, istruttore del Vigilante de Keryado, la sua prima scuola calcio. Se non riceve sotto pressione, Le Fée non si libera mai della palla con meno di tre tocchi. Delle volte, in maniera deliberata, decide di arretrare col pallone per chiamare fuori un avversario, con una postura che lo invogli a mettere la gamba. Da lì, anche quando non sembra esserci spazio, Le Fée gli fa sparire la sfera da sotto il naso e se ne va via.

I suoi dribbling preferiti sono le sterzate con il tacco, ma delle volte non ha nemmeno bisogno di toccare la palla. Il francese è abile nelle finte di corpo, può mandare fuori strada il marcatore con una scrollata di spalle o mulinando le gambe intorno al pallone. Non sorprende che in Ligue 1, tra i centrocampisti, fosse secondo per dribbling riusciti ogni 90’ (1,52).

Superato l’uomo, Le Fée cerca qualcuno con cui dialogare. Il francese ha bisogno di avvicinarsi ai compagni, perché con più giocatori intorno la sua tecnica acquista tutt’altro senso, si rivela in grado di scavare nuovi spazi tra le maglie avversarie: anche contro difese schierate, con l’adeguato supporto può trovare il dribbling o la triangolazione che scardinano il blocco. Insomma, pur con un ruolo diverso, parla lo stesso linguaggio di Dybala: il problema è che l’argentino gravita sul centro destra, Le Fée, come detto, tende a spostarsi sul centro sinistra. Vedremo se De Rossi troverà un modo di farli associare: due giocatori così si potenzierebbero a vicenda, con una tecnica e un istinto del genere non servirebbe loro chissà quale struttura intorno per rivelarsi un pericolo costante.

Se avesse la libertà di raggiungere la trequarti, poi, Le Fée potrebbe rivelarsi produttivo anche da rifinitore, come ai tempi del Lorient. Al Rennes quest’anno è arrivato un solo assist, ma il bretone sa trovare il passaggio risolutivo, che fende la difesa e trova il compagno in profondità.

Nella sua stagione migliore dal punto di vista numerico (la 2022/23 con 5 assist e 5 gol) è stato quinto tra i centrocampisti della Ligue 1 per filtranti totali (9) e quarto per xA in open play (3,67): il miglior centrocampista della Roma per xA lo scorso anno è stato Cristante (2,41), il che dovrebbe far riflettere su cosa potrebbe aggiungere Le Fée. Quest’anno, in una stagione in chiaroscuro, è stato comunque terzo tra i centrocampisti per key passes in open play (1,30 ogni 90’).

Regista?

A Le Fée, insomma, piace influenzare in più modi il gioco. Ma se la Roma lo avesse preso per fare il regista? In Italia la figura della mezzala di tocco è poco contemplata, come dimostrano le parole di Spalletti sulla mancata convocazione di Locatelli per gli Europei. Non sarebbe strano se De Rossi volesse sperimentarlo in quelle vesti. Quel che è certo, però, è che il Le Fée che arriva alla Roma è tutto meno che un regista.

Gli piace condizionare il possesso già in uscita bassa. In più, ha un destro davvero preciso nei cambi gioco e se ha tanti uomini sopra la linea della palla sa pescarli tra le linee.

Tuttavia, è un giocatore ancora troppo istintivo per organizzare la manovra. Non sa ordinare la squadra con i passaggi, né sa imprimere il ritmo giusto alla circolazione. Quando cerca i compagni, lo fa per trovare combinazioni che gli consentano di guadagnare campo in prima persona, non pensa alle conseguenze per la squadra: non gli importa di rischiare, di abbandonare la posizione, non pensa a come la squadra potrebbe comportarsi in transizione, a cosa potrebbe succedere alle sue spalle se gli avversari gli rubassero la sfera. Non è un caso, infatti, che abbia sempre avuto un numero elevato di palloni persi. Tra i centrocampisti della Ligue 1 è primo per turnovers (3,09 ogni 90’) e anche nelle annate al Lorient aveva numeri simili – secondo per turnovers sia nel 2021/22 (3,95 ogni 90’) che nel 2022/23 (3,38 ogni 90’).

I palloni persi non sono per forza una statistica negativa, perché nel suo caso sono indice di intraprendenza e voglia di trovare la giocata. È normale che cercando spesso il dribbling o la triangolazione stretta qualche possesso lo si perda. Una cosa, però, è farsi rubare il pallone da mezzala o da secondo mediano, con un centrocampista più posizionale pronto a guardargli le spalle (come erano Abergel al Lorient e Santamaria al Rennes). Una cosa, invece, è farlo da regista basso, tipo di giocatore che in Italia non si sgancia in avanti ed è deputato a mantenere l’equilibrio.

Le Fée può dire la sua in fase di costruzione, ma al momento non da solo davanti alla difesa. D’altra parte, né Paredes né Cristante sembrano avere le letture o le capacità fisiche per equilibrarlo. De Rossi dovrà trovare la formula giusta. Certo, se la Roma riuscisse a mantenere palla restando corta, non servirebbe uno specialista difensivo al fianco di Le Fée e anche l’ipotesi di vederlo da vertice basso diventerebbe più sostenibile. La Roma, però, lo scorso anno non era quel tipo di squadra.

I giallorossi dovranno essere più corti e compatti, anche perché a Le Fée piace difendere in avanti – è sesto tra i centrocampisti della Ligue 1 per riaggressioni ogni 90’ (5,59) – e senza le distanze giuste pressing e gegenpressing non sono praticabili. Vista la statura, se la Roma dovesse allungarsi soffrirebbe a correre all’indietro, nonostante non gli manchi di certo l’agonismo.

Vedremo in che zona di campo De Rossi preferirà sfruttarne la tecnica. Il suo impiego, oltretutto, potrebbe aiutare anche Pellegrini. Il capitano romanista è un rifinitore, ma vista la carenza di qualità degli ultimi anni spesso ha dovuto svolgere funzioni che non gli competono. Con Le Fée in campo, Pellegrini potrà evitare di proteggere palla sotto pressione o di doverla condurre, i due fondamentali in cui il numero sette soffre di più e che invece rendono speciale il francese. Per il resto, quando Pellegrini avrà voglia di abbassarsi potrà farlo senza problemi, perché Le Fée è dinamico e un’intesa con i giocatori tecnici riesce a trovarla sempre.

Se andrà come la dirigenza e De Rossi sperano e non ci sarà nessun equivoco tattico sulle sue funzioni, la Roma e i romanisti si saranno assicurati un giocatore in grado di trascinare, quasi da solo, la mediana su un altro livello. Il pubblico neutrale della Serie A, invece, potrà godere di uno dei centrocampisti più belli da vedere di tutto il panorama europeo.

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