Esclusive per gli abbonati
Newsletters
About
UU è una rivista di sport fondata a luglio del 2013, da ottobre 2022 è indipendente e si sostiene grazie agli abbonamenti dei suoi lettori
Segui UltimoUomo
Cookie policy
Preferenze
→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
Menu
Articolo
La carriera da allenatore di Davids è unica
15 gen 2021
L'ex giocatore olandese da poco è il nuovo allenatore dell'Olhanense.
(articolo)
11 min
(copertina)
Foto Sportimage/PA Images / IPA
(copertina) Foto Sportimage/PA Images / IPA
Dark mode
(ON)

Il 30 aprile 2010 Edgar Davids fa il giudice a una gara di street style soccer a Città del Capo, dopotutto era lui a trascinare Zidane nella notte di Torino per disputare partite clandestine nei parcheggi. Non ha mai parlato apertamente di ritiro, ma non scende in campo da più di 2 anni, da quando non ha rinnovato il contratto con l’Ajax, che possiamo considerare la prima e l’ultima squadra della sua carriera, in un percorso circolare non così atipico nei calciatori. Ma, forse lo ricordate, non c’è niente di rotondo in Edgar Davids, un calciatore passato alla storia per la ferocia e le treccine.

Fa appena in tempo a commentare i Mondiali che viene ingaggiato - a gettone - dal Crystal Palace, nella seconda divisione inglese. Davids ha 37 anni, dice che «si vuole divertire». La sua esperienza termina dopo appena 7 partite senza particolari spiegazioni. A questo punto si potrebbe pensare che, adesso sì, la carriera da calciatore dell’olandese sia veramente finita, con quello strascico malinconico che può capitare quando hai dato così tanto al calcio.

Ma è questo il momento in cui la storia di Edgar Davids diventa davvero curiosa.

L’11 ottobre 2012, dopo due anni di silenzio, Davids firma con il Barnet, squadra di League Two (quarto livello del calcio inglese), ma non è chiarissimo in che ruolo. Nel comunicato c’è scritto che Davids sarà joint Head Coach e andrà a formare una collaborazione alla pari con l’allenatore Mark Robson. Nel paragrafo successivo si aggiunge però che Davids ha espresso “il serio intento” di diventare un membro della rosa giocante. Interrogato a riguardo, Robson risponde «imparerò da Davids». Poco dopo si chiarisce che l'olandese sarà giocatore e co-allenatore (quindi non vice).

Il Barnet FC è una piccolissima società di Londra schiacciata tra Tottenham e Arsenal. È quasi irrilevante sulle mappe del calcio inglese, svolgendo il ruolo di squadra sfigata in una città calcisticamente benedetta. Davids, che dopo l’esperienza con il Crystal Palace è rimasto a vivere da quelle parti, motiva la sua decisione con la volontà di «aiutare il calcio inglese» (strano) e di restituire qualcosa a una comunità che lo aveva accolto. Lo fa giocando e co-allenando gratuitamente.

Le immagini del debutto sono piuttosto impressionanti, con Davids che si presenta al campo indossando un completo elegantissimo e una borsa in pelle come se non ci fosse assenza di continuità tra il calciatore che dominava - nel gioco e nello stile - al più alto livello del calcio mondiale e questa versione crepuscolare. Intorno a lui spogliatoi stretti e umidi, compagni non proprio atletici e tifosi che non credono ai loro occhi (immaginate Edgar Davids che viene a giocare per la squadra del vostro quartiere). Mentre entrano in campo, un giornalista che li accompagna si rivolge alla telecamera e dice: «Davids si è nominato capitano».

Il Barnet vince 4-0, un risultato incredibile considerando come nelle prime 12 di campionato non aveva mai vinto, avendo collezionato 9 sconfitte e 3 pareggi. Dopo la partita Davids parla da allenatore e dice: «In Olanda abbiamo un modo di dire: un uccello non fa una buona estate. Dobbiamo lavorare duro».

Il 28 dicembre Robson lascia il club e Davids rimane l’unico allenatore. Mantiene anche il suo ruolo in campo, giocando tutte le partite in cui è disponibile. Il Barnet viene retrocesso a causa di una sconfitta all’ultima giornata: con 51 punti è la retrocessione con il maggior numero di punti nella storia della League Two. Davids viene comunque elogiato per il suo lavoro: la retrocessione è dovuta alla disastrosa partenza sotto la gestione precedente e il suo lavoro per motivare i giovani e aiutare anche l'immagine della squadra sono stati encomiabili. Nonostante voci lo volessero altrove, l’olandese decide di rimanere al comando della squadra anche per la stagione successiva in National League (la prima della cosidetta Non-league) sia in panchina che in campo. Ovviamente non è facile ricostruire l’idea di gioco di Davids allenatore, vista la scarsa copertura del Barnet, ma sembra abbia portato nel piccolo club di Londra un calcio propositivo. Secondo le parole del presidente Tony Kleanthous, Davids «ha iniziato una rivoluzione calcistica [...] Speriamo di poter mantenere lo stile di gioco attraente che abbiamo sviluppato sotto di lui».

Alla prima amichevole stagionale della nuova stagione Davids indossa la maglia numero 1 del Barnet. Al Barnet’s Timedice «Questo sarà il mio numero per la stagione. Inizierò questo trend». Graham Stack, il portiere del Barnet, glielo cede volentieri: «I numeri sulla maglia non significano niente per me» ammette non convintissimo. La National League parte bene per il Barnet: infila 4 vittorie e 2 pareggi nelle prime sei, prima di perdere colpi e assestarsi intorno alla decima posizione. Davids salta le prime 10 partite di campionato, non è facile ricostruire il motivo. In questo periodo esce la notizia che mentre il Barnet sta giocando contro il Gateshead, oltre 800 chilometri da Londra, lui è a Los Angeles, in visita alla mansion di Playboy (almeno se vogliamo credere a giornali inglesi stile Daily Mail). Dopo 10 partite, comunque, torna in campo. Nelle prime tre apparizioni viene sempre ammonito, alla quarta espulso: negli ultimi minuti della sfida contro il Wrexham viene coinvolto in una rissa con l’ex difensore del Liverpool Steven Wright e lo colpisce con una gomitata al volto. Il Barnet indossa una maglietta sinistramente simile a quella dell’Olanda a Euro 2000.

La seconda stagione di Davids al Barnet prende fin da subito una piega strana: oltre alla questione della maglia, che poteva sembrare come un ingenuo atto di egoismo, Davids ottiene il permesso di non viaggiare nella squadra per le trasferte più lontane - spiegando anche alcune assenze nella prima parte della stagione - un accordo curioso considerando che stiamo parlando dell’allenatore e di un titolare.

Se l’iniziale pubblicità portata da Davids al Barnet era stata sicuramente positiva, quello che accadde in campo trasforma l’esperienza dell’olandese nel piccolo club di Londra. In 9 partite arriva a collezionare 6 cartellini gialli e 3 rossi, una situazione così esasperante che lo porta addirittura al ritiro. Dopo la terza espulsione, arrivata in una sconfitta casalinga contro il Salisbury, Davids annuncia il ritiro incolpando direttamente gli arbitri. «Non credo che giocherò ancora, mi stanno togliendo tutto il divertimento» dice ricordando a tutti quell'istinto puramente gioioso che lo spinge a girare per i campetti dell'Inghilterra a 41 anni e finendo quindi la carriera di giocatore con un espulsione, come il compagno e amico Zidane, ma in un palcoscenico di certo meno prestigioso.

Davids rimane alla guida del Barnet ancora per un paio di partite come allenatore prima di farsi da parte, con la squadra sempre più staccata dalla zona playoff.

Il passo successivo, nel marzo del 2014, è quello di iscriversi al corso di formazione organizzato dalla Nazionale olandese con Mark van Bommel, Ruud van Nistelrooy e Jaap Stam. Corso che abbandona un mese dopo accusando la federazione di cambiare le regole troppo spesso. Lo completerà l’anno seguente in una forma adattata. Quando gli chiedono cosa ha preso da tutti i grandi allenatori con cui ha giocato negli anni risponde «che devi essere fortunato».

Dopo uno stage al Twente diventa vice assistente dell’Under 17 per qualche mese del 2018. Passano altri due anni e, nell’agosto del 2020, diventa assistente di Andries Jonker nel Telstar, seconda divisione olandese. La squadra ha già due assistenti, che però non possono essere sempre presenti per altri impegni. Davids collabora con la squadra due o tre giorni a settimana, poi si decide chi andrà in panchina per le partite.

Il De Telegraaf racconta come il Telstar sia la squadra con il budget più basso del campionato e che Davids non venga pagato neanche in questa esperienza. Sottolinea addirittura come un sabato abbia dovuto portarsi i panini per una trasferta a Emmen (non c'entra nulla con il formaggio Emmental, ho controllato).

Spesso con le notizie su Davids bisogna fare un atto di fede per credere siano vere (ma insomma: chi inventerebbe che si è dovuto portare dei panini al campo?). Per dire: negli stessi anni Davids ha fatto causa a Riot Games, la società che produce il gioco League of Legends, per la presenza di una skin - ovvero le sembianze un personaggio che gli utenti possono acquistare - troppo simile a lui. Si chiama Striker Lucien ed è effettivamente identico a Davids calciatore, con le treccine, gli occhiali e il fisico compatto e muscoloso. Così uguale che non può essere un caso. Quella causa infatti Davids l’ha vinta e ancora oggi ottiene una parte dei soldi pagati dagli utenti per acquistare la skin.

Ma torniamo al calcio. Davids sceglie un altro lavoro non pagato per affinità con Jonker: tutti e due infatti, sono cresciuti sotto l’ala di Van Gaal. Lui come giocatore, Jonker come allenatore, avendo fatto il suo vice sia al Barcellona che al Bayern Monaco. Davids vuole ripercorrere le orme di uno dei più grandi allenatori della storia, ma anche quest’esperienza dura poco: il 4 gennaio 2021 - pochi giorni fa - diventa ufficialmente l’allenatore dell'Olhanense, squadra della terza divisione portoghese.

La scorsa stagione la squadra era in testa al proprio girone, ma dopo la sospensione del campionato per il Covid-19 la federazione portoghese aveva deciso di promuovere solo le due migliori prime bloccando quindi la possibile promozione dell’Olhanense, che per tutta risposta aveva scritto una lettera a Cristiano Ronaldo chiedendo di aiutarli (“Dio del calcio aiutaci tu”, era il titolo della missiva), ma non c’era stato nulla da fare. Un’altra peculiarità dell’Olhanense è che ci giocano quattro italiani e che fino a qualche anno fa il vice presidente era Igor Campedelli, già visto sullo scranno del Cesena. Per la presentazione di Alessandro Coppola avevano anche realizzato un video enfatico in cui si paragonava la storia di resistenza di Olhão alle caratteristiche del giovane difensore italiano. Uno di quei video di presentazioni dei calciatori in cui ti viene subito da pensare che forse si è andati troppo oltre.

Ma se da questi aneddoti la squadra portoghese può sembrare una barzelletta, è all’Olhanense che Sergio Conceicao - oggi allenatore del Porto - ha iniziato la sua vita in panchina e, in ogni caso, la scuola portoghese è considerata una delle migliori per quanto riguarda la formazione dei tecnici. Davids è subentrato a Jose Carlos Araujo con la squadra quarta in classifica a 10 punti di distanza dal Vitoria Setubal. Non ha iniziato bene la sua avventura: alla prima contro il Lusitano de Évora, dopo il fischio finale che ha sancito lo 0-0, Davids si è ritrovato all’interno di una discussione (per alcuni una rissa, ma non ci sono immagini) ed è stato espulso. Secondo il racconto più comune, Davids sarebbe intervenuto per separare il suo trequartista Leleco che era arrivato alle mani con l'allenatore avversario, José Bizarro, che invece è stato solo ammonito. Infastidito, dopo la partita Davids non ha voluto lasciare dichiarazioni, ma a questo punto viene da chiedersi se non sia che possibile che, davvero, gli arbitri abbiano nelle proprie mire l'olandese, inseguito da una reputazione da duro.

L'Olhanense ha poi giocato contro il Lagos - senza il suo allenatore in panchina - vincendo per 1-0 e issandosi fino al secondo posto del girone. Nei prossimi mesi vedremo cosa sarà in grado di fare Davids come allenatore.

La sua carriera in panchina, fin qui, è stata incredibilmente atipica. Ha iniziato presto, addirittura come giocatore-allenatore, ma da un livello di calcio insolitamente basso per una figura di spicco come lui. Dopo questa esperienza il suo percorso è stato frammentario: in sei anni ha seguito il corso d’allenatore, fatto un paio di stage e qualche mese da assistente. In mezzo ha lanciato marchi d’abbigliamento, continuato a essere un ambasciatore dello street soccer, giocato qualche partita con la Juventus Legend.

Oggi ha 47 anni e sta praticamente iniziando ad allenare. Molti dei suoi compagni e avversari sono già allenatori affermati, quasi tutti hanno iniziato la loro formazione appena dopo il ritiro, concentrandosi su quella. Davids più che desiderare di diventare un grande allenatore, sembra una persona che ha troppo bisogno di dare qualcosa al calcio. Ma se in campo poteva affidarsi al suo istinto, fuori è più difficile. I tifosi del Barnet, comunque, lo ricordano con affetto: era sempre disponibile per foto e autografi e spesso si fermava a parlare con loro dopo le partite. Al ritorno da una sconfitta contro l’Accrington (in una delle partite in cui Davids è stato espulso), l’olandese ha visto l’autobus con i tifosi del Barnet in panne in autostrada. Ha fatto fermare il pullman della squadra alla successiva stazione di servizio e lo ha mandato a raccogliere i tifosi rimasti al freddo per portarli ad aspettare la vettura sostitutiva al caldo in autogrill. Nell’attesa ha anche offerto il caffè a tutti. Quando i tifosi lo hanno ringraziato, Davids ha detto che dovevano essere loro a essere ringraziati per il supporto.

Poco dopo la firma con il Barnet, Davids è stato ospite della trasmissione Goals On Sunday. Seduto su un divano bianco accanto a Ian Wright sta raccontando di come è successo. Un amico lo ha invitato a giocare una partita con loro e lui, dopo un primo rifiuto, aveva accettato, ma si era ritrovato in panchina. Finché a un certo punto aveva pensato: «Lo sai che c’è? I’m fucking Edgar Davids». È un momento che ha una certa notorietà su Youtube.

Al di là della reazione bacchettona del presentatore - era comunque un programma del mattino - è una frase che sembra descrivere particolarmente bene Davids: uno che ha fatto sempre quello che voleva, magari in maniera eccentrica, ma viene da dire anche sincera. Se ci pensate, la sua storia con il Barnet è iniziata con un amico che lo invitava a fare una partitella ed è finita due anni dopo con il definitivo ritiro dal mondo del calcio per colpa degli arbitri. Comunque andrà il suo futuro da allenatore, Edgar Davids rimarrà un personaggio unico.

Attiva modalità lettura
Attiva modalità lettura