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È stata una bella avventura
02 nov 2015
02 nov 2015
Commemoriamo la chiusura di Grantland scegliendo i nostri articoli preferiti.
(articolo)
10 min
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Timothy Small

The Carreer Arc: Eddy Murphy di Bill Simmons: Non sto nemmeno a dirvi che se non ci fosse stato Grantland, non ci sarebbe l'Ultimo Uomo. Questo è l'articolo che più mi ha fatto pensare a quanto si può fare se si guarda la cultura pop in maniera critica e conscia e approfondita.

31 Notes on the Breakdown of Pratically Everything di Brian Phillips: Cos'è un "atleta pazzo"? (aka Brian Phillips è uno scrittore fantastico).

‘Mad Men’ Series Finale: Where You Drink Champagne and It Tastes Just Like Coca-Cola di Molly Lambert: La miglior analisi del finale di Mad Men che abbia letto.

The Birdcage di Mark Harris: Il miglior articolo che abbia mai letto sul futuro dell'industria cinematografica.

Comunque: tutte le analisi di Zach Lowe, e tutti i pezzi di Mark Harris, e tutti i pezzi di Brian Phillips, e le NBA Season Preview di Bill & Jalen, tutta Molly Lambert, gli articoli di TV di Andy Greenwald (a volte), e i pezzi di cinema di Wesley Morris erano tutti, tutti fantastici.

Wesley Morris, premio Pulitzer 2011.

Daniele Manusia

Raising the Brow di Kirk Goldsberry: La crescita di Anthony Davis raccontata a partire da un movimento quasi banale. L'amore per lo sport sta nei dettagli, Grantland mi ha insegnato un modo meno sciatto di seguire lo sport, che ha a che fare con la passione, ma anche la conoscenza. E questo è valido anche per il calcio.

The Return of Matt Le Tissier di Brian Phillips: Brian Phillips quando scrive di calcio non è uno dei più competenti, ma la descrizione del gol di Le Tissier all'inizio di questo pezzo è l'esempio di come si può scrivere bene di calcio senza essere ipertecnici, dando una visione personale a un argomento conosciuto.

My Eroding Generation Gap: On Eminem's Bizarre College Football Cameo di Chuck Klosterman: Un pezzo davvero personale che collega la comparsata in tv di Eminem durante una partita di football al ricordo del padre morente dell'autore. Commovente, parlando di Eminem.

Fabrizio Gabrielli

- The Sea of Crises di Brian Phillips: Di Grantland mi faceva impazzire quel bias narrativo applicato allo sport capace di destare, almeno in me, un'invidia ammirata. Non ce lo siamo dimenticato questo Snowfall mo-nu-men-ta-le, vero? C'è Hemingway e c'è il giornalismo sportivo, c'è il drama e l'intreccio, c'è quel quid che al di là dell'aggettivo che gli si può apporre di lato, sportiva in questo caso, fa di un pezzo letteratura.

Kirk Goldsberry, professore universitario e scrittore su Grantland.

Emanuele Atturo

Who won 2014? di Rembert Browne: Tra i pezzi che preferivo di Grantland c’erano quelli che si mangiavano tutto. Tipo i bracket di fine anno. C’era un’incoscienza quasi arrogante nella costruzione di questi pezzi-mondo, ma l’impressione è che lanciando così in avanti l’ambizione si veniva ripagati nel risultato finale. La capacità di questi pezzi di cambiare registro, dall’estremamente analitico all’estremamente ironico, nel giro di poche righe ha messo una bandierina sulle possibilità della scrittura online. E anche sulle possibilità di “mappatura” della cultura contemporanea.

Spesso si diceva che Grantland incarnava un modello cerebrale di scrittura, mentre pezzi simili dimostravano soprattutto, riga dopo riga, una passione ossessiva e sconfinata verso la cultura pop.

Dario Vismara

There and Back Again: The Philippines di Rafe Bartholomew e Jason Concepcion: Cito testualmente dalle parole di Jason Concepcion: «My idea was for Grantland to send me, a Filipino American guy who can’t speak Tagalog and hasn’t visited the country in 20 years, and Rafe Bartholomew, a white guy who speaks the language fluently, goes back once a year, and literally wrote the book on basketball in the Philippines, to cover the game and its cultural impact.» Il fatto che gli abbiano risposto «sì» laddove chiunque altro avrebbe risposto «ma sei scemo» per me rende meglio di ogni altra cosa quello che era il modo di pensare di Grantland. E che il pezzo sia strepitoso è solo di secondaria importanza—anche se lo è, eccome.

Blue Chips: An oral history of Shaq, Penny, and the Orlando Magic’s lost NBA dynasty di Jonathan Abrams: Avrei potuto scegliere qualsiasi "profilone" di Jonathan Abrams e sarei comunque cascato in piedi. Il lavoro di ricerca, aneddotica, scrittura e precisione che ha fatto nei suoi anni a Grantland è stato spaventoso. Ogni volta che leggevo certe frasi dei protagonisti dei suoi pezzi mi chiedevo: «Ma come diavolo ha fatto a farsi dire una cosa del genere?». Non è un caso che su Twitter, ogni volta che usciva un suo pezzo, venisse lanciato l'#ABRAMSALERT. Scelgo questa Oral History dei Magic perché, oltre a essere meravigliosa, è quella impaginata meglio—per dire: se non vi viene voglia di leggerla aprendo il link, non sono sicuro di volervi conoscere.

- The Lowe Post: Poi c'è la parte "multimediale" di Grantland. Per quanto i "pezzoni" siano stati il suo core business, l'essersi aperto in maniera così robusta e massiccia all'uso dei podcast è stato a suo modo rivoluzionario. Prendo l'esempio del Lowe Post perché è quello che conosco meglio: le conversazioni di Lowe con i suoi ospiti non erano dei surrogati scialbi dei suoi pezzi, ma dei veri e propri arricchimenti di tutto quello che aveva già scritto—anzi, forse erano pure meglio. E se non si aveva voglia di immergersi nelle sue nerdaggini, ci si poteva godere un'ora di minchiate con Jalen & Jacoby (GOT TO GIVE THE PEOPLE WHAT THEY WANT!) oppure l'irresistibile, imprescindibile e meravigliosamente anarchico "NBA After Dark" con Andrew Sharp, Chris Ryan e Juliet Litman. E sono certo che lo stesso si può dire degli altri podcast, o dei mini documentari "30 for 30 Short". Io non ho avuto il tempo materiale per ascoltarli e vederli, ma vorrei poter rinascere quelle tre o quattro volte per poterlo fare.

Fabio Severo

The Death’s-head of Wimbledon di Brian Phillips: E le successive altre quattro parti di questo diario di Brian Phillips. Ho cominciato a scrivere di tennis per amore di questi cinque pezzi da Wimbledon.

Giovanni Fontana

Come Mario Balotelli diventò Mario Balotelli: Per la sua apologia—con voce di Oliver Twist—della veronica+tacco di Balotelli in amichevole. Grantland aveva uno svantaggio: quello di ospitare gli scritti di Brian Phillips, il miglior raccontatore di calcio che c'è (un americano!). Quindi se devo pensare alle cose migliori di Grantland, penso a quelle di Phillips, anche se ce ne sarebbero tante altre. Gli articoli che ci piace leggere rientrano in tante categorie, quelli arguti, quelli divertenti, quelli interessanti o stimolanti. Quelli di Phillips rientrano in un'altra, ben specifica, categoria: «Ma perché non l'ho scritto io?».

La squadra di calcio più cool d'Europa: Per il suo racconto del Napoli e di Napoli quando la squadra era ancora un'inedita novità della nuova Champions League.

Le Olimpiadi degli inni: Perché far gareggiare gli inni nazionali in un'Olimpiade è già bellissimo, includere i quozienti di difficoltà in "Transcendence of Historical Suffering" e "Inculcation of Hard-Won Optimism" è strepitoso.

Brian Phillips.

Nicola Palmiotto

'Yankees Suck! Yankees Suck!' di Amos Barshad: Depongo il mio fiore sulla tomba virtuale di "G" con questa storia che racconta l'epopea "imprenditoriale", tra droga, qualche proiettile e musica punk, dei "Suckers", un gruppo di ragazzi di Boston inventori nei primi anni 2000 delle magliette "Yankees Suck", vendute, nonostante le confische della polizia, di fronte ai cancelli di Fenway Park.

Francesco Pacifico

Kurt Vile’s Tequila Sunrise di Steven Hyden: Metto il pezzo sull'ultimo disco di Kurt Vile: rilassato, non agitato, allegro e completo, per parlare di una cosa superata come il rock. Veramente un esempio della grande qualità media del sito.

Cesare Alemanni

Più che singoli pezzi vorrei linkare l'opera omnia grantlandiana di tre autori in particolare:

Il primo, e Giovanni mi ha anticipato, è Brian Phillips. Non solo per il modo in cui scrive di calcio, ma perché scrive di tutto straordinariamente bene—che parli di MessiNina Simone, di sumo o di squali—in questo senso incarnava perfettamente lo spirito del sito: occuparsi di cose diversissime tenendole insieme grazie alla purezza di chi ne scriveva.

Il secondo è Wesley Morris, perché nei suoi momenti migliori—ovvero quasi tutti—più che recensioni cinematografiche le sue erano poesie.

Il terzo è Andy Greenwald, che sono buoni tutti a fare bella figura scrivendo di Mayweather v. Pacquiao; ma come la mettiamo con il recap settimanale di Game of Thrones?

Che tristezza, davvero. Non pensavo si potesse essere così tristi per la chiusura di un sito o la fine di un'esperienza culturale.

Andy Greenwald.

Daniele V. Morrone

Grantland ha ospitato il miglior analista NBA al mondo: Zach Lowe.

The Rebirth of Big Men: A Breakdown of Old-School Bulk and New-Era Skill di Zach Lowe: Qualsiasi suo pezzo riesce a essere divulgativo senza perdere di autorità tecnica. Può essere preso sia come divulgativo che, al contempo, strizzare l'occhio a chi vuole andare veramente a fondo.

An All-Too-Serious Breakdown of Space Jam di Zach Lowe: L'analisi semiseria della partita di basket di Space Jam, un vero gioiello.

Outsider Artist: Understanding the Beauty of Steph Curry’s Jumper di Kirk Goldsberry: Il padre dell'esplosione delle shotchart per valutare i giocatori. Nessuno poteva parlare del miglior tiratore della storia meglio di lui quando scrive di Steph Curry e di quell'opera d'arte contemporanea che è il suo tiro.

Department of Defense di Kirk Goldsberry: Un pezzo che prova a fare chiarezza sulla difesa degli esterni, da sempre punto debole delle analisi sul basket. Per farlo utilizza delle rivoluzionarie shotchart difensive e ci fa entrare quindi nel mondo della Sloan Conference del MIT. Praticamente un guru.

Zach Lowe.

Lorenzo Neri

A Running Diary of the Motors and Misery at the NBA Draft Combine di Mark Titus: Sono tanti i motivi per cui essere grati a Grantland, ma mai smetterò di ringraziarli per aver dato uno spazio fisso alla genialità di Mark Titus.

Ex-giocatore dallo scarsissimo minutaggio a Ohio State, Titus è salito alla ribalta dopo il divertentissimo libro Don't Put Me In, Coach in cui raccontava i suoi 4 anni passati ai margini della panchina dei Buckeyes, e Simmons non ci ha pensato due volte a inserirlo nella squadra affidandogli il pezzo settimanale "colorato" sul College Basketball. Una gioia per gli occhi e lo spirito—soprattutto il suo. I suoi migliori lavori sono però legati alla NBA: il primo nell'intervista all'amico Greg Oden, ma questo diario sulla sua prima visione della NBA Draft Combine mette in risalto tutto il suo talento.

Francesco Casati

- The Triangle NBA All-Stars: Nick Young and Michael Kidd-Gilchrist di Andrew Sharp e Chris Ryan: Premessa: sono di parte, ho scritto perfino la tesi di laurea su Nick Young. Tra i vostri link ci sono articoli migliori, ma questo è il mio preferito. Un po' come Nick, non è il miglior giocatore della lega (e non ci va neppure vicino), ma è quello che mi emoziona di più, e il motivo lo spiega benissimo Sharp nel pezzo. Ricordo di averlo letto la prima volta sull'iPhone mentre andavo al lavoro, ero in metropolitana e mi ero completamente isolato dal resto del mondo. Amo questo pezzo perché parla di due giocatori non di primo piano, lo fa in maniera onesta e intelligente e l'articolo si legge con il sorriso sulle labbra, oltre a essere alla portata di tutti (anche Nick non ha capito bene il pick and roll e le rotazioni, eppure è lì a farci divertire). Si può parlare in modo leggero di sport senza cadere nel ridicolo o nell'infantile.

Arnaldo Greco

Comincio a leggere una quantità enorme di articoli senza arrivare a leggerne la fine. O, altre volte, leggendo solo quella e saltando qua e là. Ma credo non mi sia mai successo con le classifiche di Grantland. Così ho voglia di citarne tre, a memoria, che valgano per tutte:

- From Mick to Mufasa: The Top 10 Movie Mentors of All Time di Shea Serrano e Jason Concepcion: I dieci migliori mentori di ogni tempo nella storia del cinema.

- An Incomplete Encyclopedia of NBA Superstar Signature Moves di Jason Concepcion: Un'enciclopedia incompleta dei movimenti più caratteristici delle superstar della NBA.

- Who Is the Greatest Fictional Basketball Player of All Time? di Jason Concepcion e Shea Serrano: Chi è il miglior giocatore di basket "inventato" di sempre?

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