Esclusive per gli abbonati
Newsletters
About
UU è una rivista di sport fondata a luglio del 2013, da ottobre 2022 è indipendente e si sostiene grazie agli abbonamenti dei suoi lettori
Segui UltimoUomo
Cookie policy
Preferenze
→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
Menu
Articolo
(di)
E se giocasse Zaniolo?
22 mar 2022
22 mar 2022
Cosa potrebbe dare il trequartista della Roma alla Nazionale.
(di)
(foto)
Dark mode
(ON)

So che non è il momento migliore per parlare di Nicolò Zaniolo. Non segna da due mesi, quando a Empoli chiuse in porta di sinistro la lunghissima transizione guidata da Mkhitaryan, e pochi giorni fa la Roma ha messo in campo una delle sue migliori prestazioni stagionali dopo averlo messo a sorpresa in panchina per tutti e 90 i minuti di gioco. Prima del Derby, Zaniolo veniva da una serie di partite scialbe in cui è sembrato più in guerra con gli arbitri che con gli avversari, e non era certo nel suo momento migliore di forma. Perché dovrebbe essere preso in considerazione adesso che l’Italia deve affrontare le due (si spera) partite più importanti da quando ha vinto la finale degli Europei a Wembley?


 

Zaniolo non gioca titolare con la maglia azzurra da quel maledetto Olanda-Italia del 7 settembre del 2020 che lo costrinse a fermarsi per una stagione intera dopo la seconda rottura del legamento crociato di un ginocchio nell’arco di pochi mesi. Prima di quella partita Zaniolo era sceso in campo dal primo minuto in due delle quattro partite precedenti, tra qualificazioni agli Europei e Nations League, e sembrava ormai solo questione di tempo per il suo inserimento in pianta stabile nell’undici titolare della Nazionale, che in vista di Euro2020 avrebbe guadagnato una formidabile arma in più. «Zaniolo e gli altri, al di là che siano giovani, hanno debuttato più di un anno fa e dobbiamo considerarli parte della squadra», aveva dichiarato Roberto Mancini proprio alla vigilia della partita contro l’Olanda.


 

Da quel momento le strade di Zaniolo e della Nazionale sono andate in direzioni quasi opposte. Il numero 22 della Roma è rimasto fermo un’intera stagione per recuperare dall’infortunio e nel frattempo l’Italia ha vinto un Europeo in maniera sorprendente con un gioco estremamente codificato in cui Zaniolo non è più riuscito a trovare posto. Nell’anno e mezzo intercorso tra il suo infortunio contro l’Olanda e oggi Zaniolo ha giocato poco più di mezz’ora con la maglia azzurra, nella partita d’andata contro la Svizzera che avrebbe potuto evitarci di giocare i playoff. Mancini l’aveva inserito intorno al 60esimo al posto di Immobile in un’inusuale posizione da falso nove prima di spostarlo sull’esterno destro a puntare il terzino avversario in ampiezza, lasciando il mezzo spazio da quella parte a Barella. Alcuni tagli in profondità non premiati, un paio di accelerazioni dalla fascia finite in nulla di fatto, un tentativo di gol olimpico e poco altro.


 

Anche se da quel momento Zaniolo non ha più giocato in Nazionale, i problemi di Mancini con il suo reparto offensivo sono rimasti sostanzialmente gli stessi che si cercavano di correggere con quel cambio. L’Italia continua a fare una fatica tremenda a disordinare le squadre che si difendono con blocchi medio bassi che difendono il centro e negano lo spazio tra le linee, e a questo proposito andrebbe ricordato che dopo le tre fantastiche partite ai gironi degli Europei l’Italia ha vinto nei 90 minuti regolamentari appena 6 partite ufficiali delle 14 disputate (l’unico avversario di livello battuto è stato il Belgio, per due volte). Se non riesce ad inclinare la partita dalla propria parte, il gioco di posizione di Mancini è troppo poco a proprio agio per muoversi fluidamente in spazi stretti e troppo prevedibile da leggere per gli avversari quando si cerca di andare sugli esterni per allargare le maglie avversarie. Come ha scritto Fabio Barcellona dopo l’inquietante pareggio con l’Irlanda del Nord che ci ha definitivamente condannati: “In risposta alle strategie difensive avversarie il gioco azzurro è sembrato piuttosto rigido e incapace di adattarsi. La fluidità posizionale della nazionale di Mancini è sembrata troppo spesso legata alla necessità di arrivare a uno schieramento offensivo predefinito, piuttosto che rispondere a quello di ottenere vantaggi leggendo la posizione degli avversari”. Proprio dalla partita conto l’Irlanda del Nord, che era andata vicina a segnare all’ultimo minuto se non fosse stato per un salvataggio sulla linea di Bonucci, era sembrato evidente che l’Italia non riuscisse a creare pericoli senza portare moltissimi uomini sopra la linea della palla e quindi senza rendersi di conseguenza fragile in fase di transizione difensiva. Che, in definitiva, non avesse giocatori in grado di creare superiorità da soli, senza aver bisogno di associarsi con i compagni.


 

Per ovviare a questi problemi, Mancini ha tentato diverse variazioni sullo spartito iniziale senza mai trovare la soluzione definitiva. Durante gli Europei il CT della Nazionale era riuscito a sbloccare la situazione sfruttando il momento di grazia di Federico Chiesa, che con i suoi deliri di onnipotenza palla al piede e i suoi tagli in area dall’esterno era stato in grado di cambiare il ritmo della Nazionale. L’esterno della Juventus donava maggiore imprevedibilità rispetto a Berardi, che invece risultava troppo speculare nelle scelte rispetto a Insigne e spesso forzava eccessivamente l’ultimo passaggio dalla trequarti. Con Chiesa al posto di Berardi, e ancora di più con l’infortunio di Spinazzola (e quindi senza la sua forza propulsiva a sinistra) e l’ingresso di Emerson Palmieri, si creava in maniera più coerente un lato forte a sinistra e uno debole a destra, che evitava di addossare tutta l’incombenza di attaccare la profondità in area alle mezzali e a Immobile.


 

Anche la prolificità dell’attaccante laziale in Nazionale, però, a un certo punto è stato un problema e quando è mancato Mancini ha tentato di spostare Insigne al centro per farlo galleggiare tra le linee e attirare i difensori avversari fuori posizione, spostando Chiesa a sinistra e reinserendo Berardi a destra. Una soluzione adottata proprio nell’ultime due partite contro Svizzera (a partita in corso) e Irlanda del Nord (dal primo minuto) che, nonostante “abbia leggermente migliorato la fase offensiva liberando più spazi efficaci per la circolazione del pallone degli azzurri” come scrive sempre Fabio Barcellona, non è riuscita a risolvere del tutto i problemi dell’Italia. Oggi che anche Chiesa è fuori dai giochi per via del suo grave infortunio al ginocchio, il bandolo della matassa per Mancini è ancora più ingarbugliato e l’unico filo che si scorge chiaramente è quello che porta al tridente di inizio Europeo, quello con Insigne, Immobile e Berardi. Giovedì, però, contro la Macedonia ci ritroveremo di nuovo di fronte ai nostri incubi affrontando una squadra che si difenderà con un blocco medio-basso che cercherà di negare sia la profondità che lo spazio tra le linee, e quindi non è detto che la via conosciuta sia per forza anche quella meno rischiosa. Insomma, avrebbe senso mischiare di nuovo le carte e nel mazzo una di quelle dal valore più alto a disposizione di Mancini è proprio Nicolò Zaniolo.


 

Certo, l’esterno della Roma viene da una stagione difficile da interpretare da fuori. Partito come esterno destro di un 4-4-2 che gli richiedeva un sacrificio difensivo enorme e che quindi lo svuotava di energie, Mourinho l’ha gradualmente spostato più avanti fino a farlo diventare una seconda punta di un 3-5-2 che si appoggia quasi solo sulle sue capacità sovrannaturali in progressione per risalire il campo. Abraham è infatti un attaccante che incide poco nella costruzione e nella definizione dell'azione, e in assenza di strutture che permettano alla Roma di portare la palla nella metà campo avversaria un giocatore come Zaniolo capace di trascinare il possesso in avanti per decine di metri come un bue attaccato a un aratro deve essere sembrato come una manna dal cielo per Mourinho. La funzione salvifica di Zaniolo ha avuto i suoi apici entrambi contro l'Atalanta, una squadra sufficientemente spregiudicata da cercare di andare a prenderlo alto invece di negare la profondità alle sue corse. A Bergamo, soprattutto, il numero 22 della Roma è sembrato avere il potere di scardinare le marcature a uomo avversarie con pochi ma geniali tocchi, come nel primo gol in cui ha prima fatto passare il pallone tra le gambe di Palomino con il tacco e poi di prima ha servito in profondità Abraham per il gol dell'1-0. O nel secondo in cui invece con il tacco ha servito in transizione Veretout, che poi ha chiuso il triangolo permettendogli di spostare Djimsiti con il corpo e concludere a rete.


 


Nelle settimane successive, e soprattutto contro squadre che negavano la profondità, la dipendenza tra Zaniolo e il gioco di Mourinho ha iniziato però ad avvitarsi su se stessa. Più i giallorossi si abbassavano per difendere in maniera più efficace l’area e più richiedevano a Zaniolo di risalire il campo da solo, e più questo succedeva più il numero 22 della Roma forzava le giocate senza successo per arrivare da solo in area il prima possibile. Nessun giocatore può davvero caricarsi l'intera fase offensiva di una squadra tutta sulle proprie spalle, e anche se Zaniolo spesso dà l'illusione di poterci riuscire lasciandoci a bocca aperta quasi ad ogni tentativo di accelerazione, alla fine finisce quasi sempre per sbattere contro la superiorità numerica avversaria aiutata anche dalla stanchezza di aver già fatto decine e decine di metri palla al piede. Questo è anche ciò che rende spesso così frustrante veder giocare Zaniolo, che ad ogni possesso promette l'infinito e pur di negare l'impossibilità dell'impresa è disposto anche a schiantarsi addosso al muro umano della difesa avversaria, letteralmente. Questo in parte spiega il suo rapporto conflittuale con gli arbitri, sempre molto severi nel giudicare il suo gioco kamikaze. «Se fossi in Zaniolo inizierei a pensare di lasciare la Serie A, mi sento male per lui per quello che deve subire», ha dichiarato Mourinho a questo riguardo dopo la sconfitta di inizio dicembre contro il Bologna «Sta diventando impossibile per lui, si sente chiaramente in tutti gli atteggiamenti che hanno nei suoi confronti». In questa via crucis fisica e mentale, la Roma ha visto il suo gioco offensivo inaridirsi insieme a quello di Zaniolo fino a che l’allenatore portoghese non ha deciso di tagliare il nodo gordiano mettendolo in panchina prima del Derby. Per capire quanto biblica sia l'impresa di Zaniolo ogni volta, basti pensare che Mourinho l'ha sostituito non con uno ma con due giocatori (Pellegrini e Mkhytarian), entrambi alle spalle di Abraham.


 

In ogni caso, il nuovo ruolo da seconda punta che gli ha cucito addosso Mourinho è sembrato convincere Roberto Mancini, che alla fine dello scorso anno ha espresso le sue idee sul ruolo di Zaniolo in maniera piuttosto precisa. «Per me non c’è stata evoluzione, nel senso che il suo ruolo ideale è quello in cui lo vidi per la prima volta nell’Under 19: mezzala d’attacco», ha dichiarato il CT della Nazionale in un’intervista alla Gazzetta dello Sport «Poi può giocare un po’ più indietro nel 4-3-3 o un po’ più avanti, da seconda punta, come nella Roma. Di sicuro non è un esterno. Quando attacca, con la porta in faccia, è devastante». Nel tridente della Nazionale, però, non sembra esserci essere molto posto per lui se non proprio sull’esterno. L’unico che può dirsi davvero sicuro di un posto da titolare in vista dei playoff al momento è Insigne e, se consideriamo che nel ruolo di prima punta non mancano le scelte tra Immobile, Belotti e Scamacca, Zaniolo potrebbe davvero competere solo a destra, dove a parte Berardi c’è il solo Politano, che sta vivendo una stagione in chiaroscuro a Napoli.


 

Ovviamente rinunciare all’esterno del Sassuolo in una delle sue migliori stagioni in Serie A non sarebbe una scelta facile. Proprio sabato Berardi ha segnato il suo gol numero 100 in campionato con una doppietta allo Spezia, arrivata in una stagione da 14 gol e 11 assist fin qui. Contro due squadre che saranno molto felici di lasciare il pallone all’avversario e che difenderanno l’area dai cross avversari fino alla morte, però, la sua propensione a ricevere molto defilato sull’esterno per rientrare con il sinistro potrebbe anche diventare un limite, soprattutto perché con due giocatori statici senza palla come Insigne e Verratti dall’altra parte non ci saranno molti sbocchi per i suoi suggerimenti una volta entrato dentro la trequarti. Per crepare il blocco centrale di Macedonia e Portogallo (probabilmente) sarà invece necessario avere più ricezioni possibili tra le linee, dove Berardi sembra sempre a disagio, e nel mezzo spazio di destra la capacità di Zaniolo di ricevere spalle alla porta e di utilizzare i corpi degli avversari come leve per arrivare in porta potrebbe essere più utile di quanto adesso non sembri. Il numero 22 della Roma spesso aspetta il contatto con il difensore avversario, costringendolo a fare la prima mossa e a muoversi dalla sua posizione, e rimane uno dei giocatori a cui riescono più dribbling in Serie A (2.4 per 90 minuti, tra gli italiani solo Caprari fa meglio di lui), che fa progredire di più il pallone palla al piede e che produce più Expected Goals su azione (in queste ultime due statistiche è leggermente dietro solo a Berardi e Pellegrini tra i convocati in Nazionale). Certo, né Macedonia né Portogallo probabilmente si azzarderanno a prenderlo alto come l'Atalanta ma è anche vero che rispetto alla Roma in Nazionale Zaniolo avrà molte più opzioni di passaggio una volta caricata la difesa avversaria e non dovrà per forza pensare di concludere l'azione in porta ad ogni pallone. Per una squadra che fa una fatica immonda a disordinare gli schieramenti avversari, la sua capacità naturale di creare superiorità numerica potrebbe rivelarsi oro.


 


In cambio delle sue qualità, Mancini potrebbe adattare la sua visione e chiedergli di ricevere molto dentro al campo, con il vantaggio ulteriore di poter sganciare il terzino destro da quella parte in ampiezza e di sgravare di compiti offensivi Barella, che non sembra nel suo miglior momento di forma. In questo modo il CT della Nazionale potrebbe invertire il circolo vizioso che sembra aver appesantito il trequartista della Roma, trasformandolo in un circolo virtuoso. E in un sistema che non gli richiede di essere decisivo ad ogni singolo pallone giocato e che gli permette di ricevere già sulla trequarti, Zaniolo potrebbe ritrovare immediatamente quella brillantezza che al sembra momento persa. D’altra parte l’avevamo visto per un periodo molto breve in un gioco più proattivo come quello di Fonseca, come le progressioni miracolose di Zaniolo potessero utili anche a chi deve attaccare lo spazio alle spalle della difesa avversaria, come sa fare magistralmente Immobile.


 

Anche se può adesso sembrare controintuitivo, insomma, le strade di Zaniolo e dell’Italia potrebbero tornare a incrociarsi con l’obiettivo di rilanciarsi insieme, nel momento in cui entrambi ne hanno più bisogno. Dopo un anno e mezzo di buio sarebbe un bel modo per ricominciare una storia.


 

Attiva modalità lettura
Attiva modalità lettura