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È meglio vincere l'Europa League o arrivare in finale di Champions?
16 giu 2019
16 giu 2019
Bobo ci ha chiesto di cosa più essere soddisfatti. Risponde Marco D'Ottavi.
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Foto di Kirill Kudryavtsev / AFP
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Ciao redazione di calcio di UU. Voglio farvi una domanda che spesso mi fa un amico al pub. Preferireste vincere l'Europa League o arrivare in finale di Champions ? Io non riesco a venirne a capo.

Bobo

Risponde Marco D’Ottavi

Ciao Bobo,

parto dal presupposto che quando parli di arrivare in finale di Champions League parli di perdere la finale di Champions, perché anche solo la possibilità - 50 e 50 diciamo - di vincere il torneo più sexy del calcio per club è troppo ghiotta per essere scambiata con la sicura vincita del suo affascinante, ma subalterno, fratello minore.

La domanda è quindi: meglio vincere l’Europa League o perdere la Champions all’ultimo atto? Una domanda che non ha una risposta scientifica, perché ognuno può davvero pensarla come vuole: la Champions League non sta alla medicina, come l’Europa League sta all’omeopatia. Eppure siamo qui proprio per dare risposte complicate a domande complicate. Per farlo - però - ho prima bisogno di analizzare alcuni aspetti, a partire dal più mero, quello economico.

Lo scarto nel montepremi tra le due competizioni, ad esempio, è esagerato, quasi immorale: per la Champions League 2018/2019 era di 1,95 miliardi, mentre per l’Europa League ammontava a 560 milioni, appena un quarto. Pur non potendo fare calcoli precisi (molte voci dipendono dal ranking, dal market pool e da altri fattori), la finalista della Champions si porta a casa solo per i risultati quasi un centinaio di milioni, la vincitrice dell’Europa League più o meno 15. A questi bisogna aggiungere l’incasso dei biglietti, il marketing e altre voci in cui il guadagno è incredibilmente più alto in caso di percorso lungo nella massima competizione europea.

Ma se hai fatto questa domanda - lo sai bene anche tu - non l’hai fatta con un occhio al portafogli, se pure in epoca di fair play finanziario anche i tifosi devono farci particolare attenzione. Siamo diventati tutti un po’ ragionieri e circa 80-100 milioni in più nelle casse, forse non valgono la gioia di un trofeo, ma aiutano a comprare (o non vendere) quel giocatore che ti piace tanto.

Parliamo ora di qualcosa che ci interessa di più: il prestigio, un’entità intangibile ma che è come una passata di polish sull’argenteria delle nostre squadre del cuore. Possiamo farlo in maniera un po’ banale ma efficace con l’esempio di questa stagione: 4 squadre inglesi sono arrivate in finale, 4 squadre che condividono campionato, guadagni interni, percezione esterna e ambizioni. In particolare la vincente dell’Europa League - il Chelsea - e la perdente della Champions - il Tottenham - sono due squadre simili come livello, anche solo perché i due stadi sono nella stessa città, ma in qualche modo opposte.

Non avrebbe forse preferito il Tottenham - che non vince un trofeo da più di dieci anni ed è in generale conosciuta come una squadra “perdente” - mettere un primo cappello alla gestione Pochettino con un vittoria che ne attestasse la validità? Dopotutto nessuno si aspettava da loro la vittoria della Champions ad inizio stagione e per i tifosi l’Europa League sarebbe stato un motivo abbastanza buono per scendere in strada a festeggiare ed essere fiduciosi per il futuro.

Mentre, al contrario, il Chelsea che negli ultimi anni ha vinto molto - tra cui già un’Europa League - non avrebbe forse ricavato maggior prestigio da una finale di Champions, pur persa? Un risultato che le avrebbe permesso, magari, di convincere Hazard e Sarri a restare (se l’allenatore non rimane, questo è ancora più difficile da capire della tua domanda) o attirare altri giocatori di altissimo livello, cosa sempre più difficile a Stamford Bridge.

Se parliamo di prestigio tra vittoria e sconfitta il confine si fa più labile e ognuno può dire la sua. Ad esempio non sono riuscito a trovare foto della parata del Chelsea dopo la vittoria dell’Europa League, e questo mi pare spieghi qualcosa sul valore che alcune squadre e i loro tifosi danno alla competizione. Allo stesso modo sono sicuro che se l’Eintracht (o che so, pure l’Arsenal) avessero vinto il secondo trofeo più importante tra quelli che si assegnano in Europa, avremmo visto scene di giubilo tali da farci credere che - diavolo - vincere un trofeo è pur sempre vincere.

Insomma: tutto è relativo, anche il prestigio, solo una cosa non lo è: il cuore. Se soldi, prestigio e marketing sono il pane di chi il calcio lo fa per mestiere, per noi sono il contorno, qualcosa a cui possiamo guardare, ma che non può davvero interessarci. Parafrasando Cruyff: non ho mai visto un sacco di soldi fare il tifo.

Io, invece, il tifo lo faccio e lo faccio per la squadra che ha perso più finali di Champions League nella storia della Champions League (non devo dirti il nome, vero?). Se quindi non posso mettermi dalla parte di chi vince l’Europa League, posso mettermi da quella di chi arriva in finale di Champions e perde, e ti assicuro che fa un male cane (magari tifi Juventus pure tu e allora lo sai bene). L’azione di perdere alla fine, quando quel cazzo di trofeo è più vicino, è disgustosa. Quel 3 giugno 2017 - Cardiff - è uno dei giorni che cancellerei dalla mia vita se potessi, lo dico davvero.

Eppure non posso scordare il cammino fino a lì. Ribalto quindi la tua domanda: preferisci passare gli ottavi, i quarti, le semifinali di Champions o di Europa League? I tifosi del Tottenham, pur non avendo vinto, baratterebbero il secondo tempo del ritorno con l’Ajax con una vittoria dell’Europa League? La doppia sfida con il Manchester City? Sarò onesto: forse non lo sai, ma su Ultimo Uomo scrivo spessissimo di Europa League, gli abbiamo cucito intorno un linguaggio, un’atmosfera, una narrativa di cui vado molto fiero, però la Champions League è un’altra cosa: si sfidano le squadre migliori al mondo, nei migliori stadi del mondo, con i migliori giocatori del mondo.

Magari sei un tifoso della Roma e quella rimonta col Barcellona ha il suo sapore speciale perché nei quarti della Champions. Un tifoso racconterà ai figli del colpo di testa di Manolas perché dall’altra parte c’era Messi e Messi non sta in Europa League.

Ritornando a me: quando la Juventus è stata eliminata con l’Ajax, dopo il primo sconforto iniziale mi è venuto da pensare “vabbè, meglio così, almeno non perderemo in finale questa volta”, eppure non mi è mai venuto di pensare che sarebbe stato più bello arrivare terzi nel girone per provare la cavalcata trionfale in Europa League.

Se penso alle finali perse, e ci penso, l’esercizio che faccio è metterle sul tavolo con quello che è successo prima: la tensione dell’attesa, la gioia dopo le vittorie, l’ansia per i sorteggi. Le settimane passate a studiare gli avversari, i messaggi con gli amici dopo le partite. Anche, perché no, l’invidia di chi quella famosa musichetta non l’ascolta per così tante volte in una stagione. I gol di Dybala al Barcellona, quelli di Ronaldo all’Atletico Madrid, ma anche la rimonta subita contro il Bayern Monaco nei quarti o la lezione presa dall’Ajax.

La Champions League è il torneo più bello del mondo e davvero nessuno parte sicuro di vincere (tranne forse il Real Madrid in alcune stagioni). Tutti partono per sognare, perché essere impegnati il martedì ed il mercoledì è meglio che esserlo il giovedì. E se questo poi vuol dire perdere la finale… beh: ci sto. Lo dico nonostante abbia già dato e la mia squadra ha l’aurea di squadra che perde le finali di Champions (una cosa che trovo in qualche perverso modo romantica) e quindi facente parte della frangia di tifosi che dovrebbe dirti il contrario, ovvero meglio una vittoria dell’Europa League.

Beh, non so se la mia risposta sia stata esaustiva, non sono neanche certo sia la risposta alla tua vera domanda, a rileggerla ora sembra più una breve e poco costosa seduta di psicoterapia. Tuttavia il mio modo di venirne a capo - ovvero andare dritto sulla sconfitta in finale - funziona solo grazie all’incrollabile fede per cui un giorno - prima o poi - quella sconfitta si tramuterà in vittoria.

Se non ci credi, caro Bobo, va benissimo anche vincere un’Europa League.

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