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Luca Donina
È la fine di Mourinho allo United?
31 ago 2018
31 ago 2018
Il Manchester United ha perso due delle prime tre partite in Premier League e adesso Mourinho rischia l'esonero.
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Luca Donina
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Il peggior inizio di stagione per il Manchester United negli ultimi 26 anni, la peggior sconfitta casalinga in carriera per Mourinho e le insistenti voci sul suo imminente esonero, un gioco definito noioso, i malumori per la finestra di mercato e una rosa che ha esposto una volta di più tutti i propri limiti. Questa, a grandi linee, la situazione attuale dei "Red Devils" dopo la sconfitta 0-3 contro il Tottenham (che invece guida la classifica a punteggio pieno insieme a Chelsea, Watford e Liverpool).

 

Dopo due gare col 4-3-3, Mourinho ha cambiato sei elementi e disposto i suoi in uno strano 3-5-1-1: Ander Herrera è stato messo a fare il terzo difensore a destra, in una soluzione simile a quella adottata l’anno scorso contro il Chelsea per marcare Hazard; al suo fianco, Jones e Smalling hanno sostituito Bailly e Lindelof; Matic al centro del campo era affiancato da Fred e Pogba, con Shaw confermato a sinistra e il rientrante Valencia a destra; Jesse Lingard all’esordio come trequartista alle spalle della punta Lukaku.

 

Non è chiaro - e in fondo non possiamo sapere - se la formazione di Mourinho rispondeva solo ad esigenze tattiche o voleva anche essere una provocazione, un modo estremo per punire certi giocatori, cercare di valorizzarne altri, ed evidenziare come lui ce la stia mettendo tutta per provare a cambiare le cose. Il problema è che, oltre all’esito negativo dell’esperimento, la fotografia che ci rimane impressa dopo questa sfida è quella di una squadra piena di problemi, sul punto di crollare.

 



Lo scorso anno il Manchester United ha avuto la seconda miglior difesa della Premier, dopo quella del City, ma era un dato

, che si reggeva su un’overperformance del reparto difensivo. E va notato subito che, invece, quest’anno tutti i giocatori sembrano in pessima forma. Contro il Leicester, Bailly e Lindelof non avevano fatto una brutta gara, ma è bastato il semplice ingresso di Vardy dalla panchina per riaprire la gara a tempo quasi scaduto (punteggio finale 2-1). I due sono stati semplicemente disastrosi contro il Brighton, con il 34enne Murray che si è mangiato Lindelof sul primo gol e la difesa intera che non è riuscita ad organizzarsi sulla rete del momentaneo 2-0, in una partita finita poi 3 a 2 per il Brighton.

 

Contro gli Spurs, con una linea tutta nuova e addirittura a tre, lo United ha concesso meno, ma al Tottenham è bastato davvero poco per trovare la via del gol. Tre volte. I difensori dello United hanno perso quasi tutti i duelli individuali e volendo possiamo sfogliare un piccolo album dei ricordi con tutti gli errori difensivi delle ultime partite dello United.



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Mourinho ha provato a chiedere altri centrali difensivi durante l’estate, con un interessamento soprattutto per Maguire e Aldelweireld, ma la dirigenza non

. In ogni caso, oltre ai problemi individuali ci sono anche quelli collettivi e tattici. Si è a lungo discusso dell’atteggiamento troppo speculativo che il tecnico portoghese impone ai suoi giocatori: lo United gioca con un baricentro basso, una squadra chiusa e una linea difensiva molto arretrata, composta a volte anche da sei uomini schiacciati all’indietro.

 


Le due linee difensive sono basse, ma non c’è aggressione sul portatore di palla, né protezione sugli esterni del campo, né pressione sui due attaccanti al limite dell’area.


 

Il primo aspetto che si nota nella fase di non possesso dello United, di solito schierato con un 4-5-1, riguarda il pressing sulla costruzione avversaria, non particolarmente aggressivo né ben strutturato. Ci si affida più che altro a lunghe fasi di pressione individuale con i singoli giocatori che tentano di orientare i passaggi avversari.

 

L’obiettivo non è recuperare la sfera in zona avanzata di campo ma difendere la propria metà campo. Fa eccezione la gara col Tottenham, dove finalmente si è visto un atteggiamento più aggressivo a partire dai giocatori esterni alzati a mettere pressione sui terzini avversari (e la palla gol di Lukaku nasce proprio da una forte uscita in pressing su Rose vicino alla linea del fallo laterale).

 

Ma un altro grande problema è la passività del centrocampo: escluso Matic – reduce però da un infortunio muscolare – nessuno dei centrocampisti in rosa offre un’efficace protezione alla linea difensiva, esponendola continuamente agli attacchi avversari. È un difetto anche tattico, con le distanze tra i reparti a volte troppo lunghe (la difesa scappa subito all’indietro) creando problemi in transizione.

 

Mourinho potrebbe valutare un passaggio definitivo alla linea a 3, che offrirebbe superiorità numerica con un giocatore che può dare copertura e favorire gli intercetti, restituendo magari un po’ di fiducia ai giocatori. Con una difesa a 3 lo United guadagnerebbe anche ampiezza, permettendo agli esterni una migliore partecipazione alla fase offensiva, e in questo senso si responsabilizzerebbe ulteriormente Luke Shaw, forse il migliore di questo inizio di stagione per rendimento.

 

Un dato piuttosto incredibile è che Shaw, nello United, finora è il giocatore che ha toccato più palloni (99 contro il Leicester, 82 a Brighton e 90 contro il Tottenham), provando 179 passaggi, di cui 4 che hanno portato al tiro un compagno, andando al cross 5 volte, al tiro 5 volte e trovando anche 1 gol, peraltro decisivo.

 


L’azione che porta al gol di Shaw per il 2-0 contro il Leicester. Mata, accentratosi dalla corsia destra, serve il terzino che intelligentemente ha attaccato la profondità davanti a sé. È l’unica soluzione possibile: il resto della squadra è disposto male, con Pogba vicino, e i due attaccanti che si pestano i piedi agendo nella stessa posizione.


 

Lo scorso anno la grande stagione difensiva del Manchester United si è retta soprattutto sulle grandissime prestazioni di David De Gea. Lo spagnolo ha subito 23 gol, tenendo la porta inviolata per 18 volte con una media assurda di 3.1 parate in media ogni 90 minuti di gioco. Il dato sugli xG poi è incredibile - di gran lunga il migliore tra i principali campionati europei - e ci dice che un portiere “normale” avrebbe subito 37 reti: ovvero 14 in più di quelle subite da De Gea.

 

Nelle tre partite di quest’anno, la media delle parate è scesa a 1.7 per 90 minuti, e De Gea ha già subito 7 reti. Il Leicester ha segnato 1 gol con 4 tiri in porta (8 in tutto), il Brighton ha trovato le 3 reti negli unici 3 tiri in porta tentati (6 in tutto). Anche il Tottenham ha chiuso con 6 tiri in porta e 3 gol.

 

Se buona parte della strategia di Mourinho in passato si basava proprio sull’affidabilità del suo estremo difensore, che gli permetteva cioè di giocare in un certo modo sapendo che dietro c’era lui a risolvere eventuali guai, quest’anno lo United sembra avere una garanzia in meno. D’altra parte non ci si poteva aspettare che De Gea continuasse all’infinito con un’overperformance di quel tipo, prima o poi sarebbe dovuto calare. Forse, bisognava pensarci prima sistemando i problemi di tutto il reparto.

 



Ormai tutti sanno che le fasi di gioco sono indissolubilmente legate tra loro e che una squadra difende male anche perché attacca male. Con la palla tra i piedi i difensori del Manchester United faticano a costruire da dietro, non sono particolarmente dotati tecnicamente - a cominciare da De Gea, non il più moderno tra gli interpreti del ruolo - e non c’è neanche un vero regista al centro del campo a cui affidare il pallone, Pogba e Fred hanno senz’altro grandissima qualità ma rimangono dei giocatori che amano giocare per strappi: il francese soprattutto si abbassa spesso a prendere palla ma sembra totalmente sconnesso dal resto della squadra e in assenza di movimenti senza palla i risultati a volte sono disastrosi. Matic resta la migliore opzione ma è piuttosto scolastico nella gestione del pallone e non abilissimo nello stretto.

 


Basta un accenno di pressione del Tottenham su Matic per mettere in difficoltà il serbo che subisce poi il raddoppio di marcatura e perde palla, innescando una veloce transizione Spurs molto vicina alla propria porta.


 

L’assenza di Matic nelle prime giornate ha comunque esasperato i problemi in fase di possesso e Mourinho ha provato a inventare un nuovo giocatore come vertice basso del triangolo, il giovane brasiliano Andreas Pereira. Dopo aver passato le ultime due stagioni in prestito nella Liga spagnola, tra Granada e Valencia, giocando soprattutto sulla trequarti, nelle prime due gare Pereira si è adattato a fare da riferimento davanti alla difesa, permettendo alle due mezzali di poter giocare più libere e più avanzate.

 

Il suo compito non era tanto di fare gioco quanto di garantire la circolazione di palla, tenendo vivo il possesso e facendo girare la sfera. La cosa ha funzionato benissimo contro il Leicester e un po’ meno bene a Brighton, prima di cedere poi la posizione al rientrante Matic che contro il Tottenham non ha giocato una grande gara, soffrendo molto l’intensità avversaria.

 

La struttura posizionale del Manchester in fase di possesso, con delle brutte spaziature sul campo e la creazione di poche linee di passaggio, fa sì che la palla durante la prima costruzione finisca sempre sulle catene laterali. O che la difesa si rifuggi nell’immediata ricerca di Lukaku con un lancio lungo, cercando poi di sfruttare la forza fisica della squadra sulle seconde palle.

 

Tutte le responsabilità creative in fase offensiva, poi, ricadono sulle qualità tecniche di Pogba, Mata (che parte largo a destra per poi accentrarsi) o Alexis Sanchez (che si muove invece da sinistra per poi spaziare lungo tutta la metà campo offensiva), con la speranza che Lukaku sia abbastanza in giornata da metterla dentro.

 

Il gioco dello United viene spesso definito noioso non tanto perché la squadra non attacchi, ma soprattutto perché lo fa male: manca ampiezza, manca la mentalità di muoversi in funzione del compagno e quindi di proporsi per creare trame di gioco che muovano la difesa avversaria, mancano soprattutto quegli automatismi collettivi che aiutano lo sviluppo dell’azione. Si vedono spesso più giocatori occupare la stessa posizione, magari buttandosi subito in area di rigore per aspettare il cross o approfittare di una palla vagante in area, con poca partecipazione nella zona centrale del campo.

 

Bisogna considerare anche che lo United tira poco in porta, con gli attaccanti che magari nel corso della gara hanno una sola occasione per provare a segnare. Capitalizzare in un contesto così arido è davvero difficile.

 



Dopo la sconfitta per 3 a 2 a Brighton,

statistiche impietose sullo United: 18esimo per tocchi nell’area di rigore avversaria - l’1,7% del totale, il City gioca il 5,3% dei propri palloni negli ultimi metri di campo - e addirittura ultimo per tempo di gioco trascorso nella metà campo avversaria.

 

Il Manchester United ha giocato 27 azioni con almeno 10 o più passaggi - il Liverpool guida con 45 - ma soltanto 1 di queste sequenze è terminata con un tiro o con un tocco nell’area avversaria - il Liverpool ne ha terminate così 13. In più, lo United è ancora a zero per quanto riguarda gli attacchi diretti, ovvero quelli in cui l’azione parte dalla propria metà campo e si concretizza in maniera veloce in avanti - il Liverpool è primo anche qui, con 8.

 

Chi può tirare Mourinho e lo United fuori da queste sabbie mobili? Il grande acquisto dell’estate, l’unico, è stato Fred dallo Shakhtar Donetsk, per una cifra attorno ai 60 milioni di euro, che pur avendo giocato a lungo in un centrocampo a 2 con compiti di impostazione del gioco, è abile anche in fase di spinta come incursore e rifinitore avanzato. Per questo Mourinho lo schiera da mezzala. Fred è ancora in un periodo di adattamento, tocca molti palloni e mostra una certa confidenza nell’ultimo terzo di campo, con ruolo simile a quello di Pogba, ma non è il tipo di giocatore in grado di cambiare l’identità di una squadra.

 

Quest’ultimo è reduce da una grande Coppa del Mondo ma, come accennato sopra, con la maglia rossa sembra totalmente involuto. Interrogato su questa differenza di rendimento ha risposto senza diplomazia: «Se non sei felice, non puoi dare il meglio. Ci sono cose che non posso dire altrimenti sarei multato». Mourinho ha risposto che se non è felice può chiedere la cessione: il rapporto col tecnico, insomma, sembra essersi completamente deteriorato, nonostante le rassicurazioni dello stesso allenatore sul fatto che non è mai stato felice del francese come in questo periodo.

 


Con un centrocampo a tre, le due mezzali Fred e Pogba hanno entrambe libertà di spingere in avanti. Qui la combinazione tra i due libera l’accorrente francese per la conclusione, su cui Lloris ci mette la mano come può. Non è la prima volta che Pogba calcia da fuori, e data la sua qualità potrebbe decisamente avere esiti migliori.


 

Dietro di loro non ci sono molti altri giocatori da cui aspettarsi qualcosa di più: Herrera ed il giovane McTominay non sembrano poter cambiare di molto le prospettive di gioco, così come neanche l’arma disperata rappresentata dall’ingresso nei finali di gara di Fellaini può cambiare l’inerzia della stagione. Non resta che cercare di lavorare al meglio sui tre titolari di centrocampo, che restano tre giocatori di assoluto livello e che forse hanno solo bisogno di un contesto migliore.

 

Va detto che contro il Tottenham, a dispetto del risultato finale, la situazione è sembrata in miglioramento. Lo United ha creato diverse occasioni e Lukaku ha avuto una grande chance sullo 0-0 che avrebbe potuto cambiare il volto alla partita.

 


Valencia, in possesso di palla al limite dell’area, è a testa bassa sul pallone già convinto di tirare, ignorando la sovrapposizione di Herrera sulla destra. Al centro dell’area tre uomini occupano la stessa posizione, e Fred è largo a sinistra. Non c’è nessun uomo a ricevere un passaggio corto, a prendere la ribattuta fuori area, o a scendere incontro per uno scambio o una creazione di spazio (ma il tiro finisce di molto lontano dalla porta).


 

La palla gol sbagliata al quarto d’ora della sfida col Tottenham da Lukaku basterebbe da sola a riassumere l’inizio di stagione del Manchester United. Danny Rose fa uno sciagurato retropassaggio lento e senza guardare verso Lloris: il belga prende palla, supera il portiere in dribbling, poi calcia fuori sul secondo palo, a porta vuota. Da posizione defilata, certo, ma da Lukaku lì ci si aspetta che segni.

 


«In allenamento ogni volta che sbagliamo un gol dobbiamo fare le flessioni», ha dichiarato di recente il belga.


 

Anche in attacco Mourinho sembra lontano dall’aver trovato la soluzione al rompicapo. Finora ha schierato sei attaccanti diversi, con un solo gol segnato. Martial e Alexis Sanchez stanno rendendo al di sotto delle aspettative, anche se alla base è sempre un problema di assenza di connessioni. Eppure Mourinho continua a prendersela con i suoi giocatori e nell’intervista post partita col Tottenham il tecnico ha fatto capire di chi era la colpa secondo lui: «Abbiamo lavorato bene durante la settimana, da un punto di vista strategico non abbiamo perso, da un punto di vista tattico non abbiamo perso».

 

Il messaggio è chiaro: la partita è stata preparata bene, è l’esecuzione che è mancata (ovvero: non è colpa mia, è colpa dei giocatori). Una risposta indiretta alle dichiarazioni della scorsa settimana di Pogba, che aveva insinuato un approccio non ottimale alla gara col Brighton. Interrogato sui propri centrali di difesa, Mourinho li ha citati per nome, con una faccia che non si può definire altro che disgustata. Alla fine della conferenza, Mourinho ha perso definitivamente il controllo. È uscito dalla sala stampa elencando le Premier vinte: «Ho vinto più titoli di tutti gli altri 19 manager messi insieme», e

rispetto.

 

Fa uno strano effetto vedere Mourinho senza argomenti, il re della comunicazione calcistica che non riesce a nascondere il proprio smarrimento. A inizio stagione Mourinho era indicato dai bookmakers come il primo possibile allenatore esonerato in Premier, e dopo la partita i tifosi del Tottenham gli cantavano: “Sacked in the morning” (esonerato domani mattina).

 

A far impressione è il fatto che, sulla base delle prestazioni dello scorso anno, non è così inaspettata la crisi del Manchester United, anche se non così presto. Le domande sullo United e su Mourinho sono moltissime, ma quella di fondo è sempre la stessa: davvero non si può giocare con i giocatori che ha a disposizione?

 

 

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