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Foto di Mike Hewitt/Getty Images
Calcio Daniele V. Morrone 17 ottobre 2016 5'

Dusan Tadic: macchina da passaggi

In questo inizio di stagione Tadic ha ripreso a regalare caramelle ai suoi compagni.

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Siamo arrivati all’ottava giornata di Premier, quel momento in cui i rapporti di forza tra le squadre iniziano a definirsi e in cui si può giudicare l’inizio di stagione di un giocatore con abbastanza dati a disposizione. Fino a questo punto il Southampton ha creato 111 occasioni da gol – più di ogni altra squadra insieme al Liverpool -, e di queste, 28 arrivano dai piedi di Dusan Tadic, il miglior giocatore della Premier per passaggi chiave totali (e terzo per passaggi chiave per 90 minuti con 4 a partita).

 

Le prestazioni di Tadic si inseriscono su una scia positiva iniziata nel finale della scorsa stagione, quando era riuscito finalmente a conquistare la fiducia del suo allenatore (dopo un rapporto complicato da un’incompatibilità tattica), fornendo 8 assist nelle ultime 10 partite (quando era in campo ha segnato o assistito il 48% dei gol del Southampton della scorsa stagione!). Un rendimento reso ancora più interessante dal fatto che Tadic ha giocato in un sistema e in un ruolo per lui nuovo.

 

Solo Özil e Eriksen hanno fatto meglio la scorsa stagione per numero di assist.

 

Il cambio di sistema si è realizzato con l’arrivo in panchina di Claude Puel al posto di Ronald Koeman. Il nuovo allenatore ha ulteriormente aumentato la tendenza al possesso palla della squadra, con un modulo che parte con un rombo al centro ma che poi si muove e cambia di forma, per togliere punti di riferimento agli avversari. In questo sistema Tadic non ha più potuto ricoprire il ruolo di esterno, ed è quindi stato spostato come trequartista del rombo. Tadic deve essere il primo a muoversi orizzontalmente e a garantire fluidità alla manovra.

 

 

Uno studente del gioco

 

Tadic non è un genio né un’artista, somiglia più a un manierista che conosce le proprie potenzialità e prova a usarle per arrivare alla giocata perfetta. È uno studente del gioco, bravissimo a leggere le situazioni e a compiere scelte sempre supportate nell’esecuzione da mezzi tecnici sopra la media. Un’attitudine che si nota anche nelle interviste, dove gli piace parlare del calcio di altre squadre (recentemente ha citato il gioco dello Sparta Praga in un’intervista) o del Southampton stesso, criticandolo quando effettua troppi lanci lunghi.

 

Le giocate di Tadic non sono mai “impensabili”, al contrario: la soluzione migliore possibile eseguita nel miglior modo possibile. In partita sembra assentarsi per lunghi tratti, non mettendosi ai margini della manovra ma limitandosi a fare scelte semplici e contemplative, aspettando il momento giusto per incidere più in profondità.

 

Una giocata che esprime il miglior rapporto possibile tra scelta ed esecuzione.

 

Per questo Tadic è accusato di indolenza – come altri giocatori cerebrali come Ozil o Eriksen -, anche se la sua può essere interpretata come una forma di saggezza: provare a usare la razionalità in un campionato frenetico come la Premier League. Non essendo un giocatore dalla velocità supersonica (tolto il primo passo), Tadic per giocare esterno ha dovuto massimizzare la comprensione degli spazi e dei tempi di gioco.

 

Aldilà delle sue capacità di lettura, Tadic ha una sensibilità nel tocco non comune. Ama usare il collo interno per dare il giro giusto sui cross, mai troppo tesi ma sempre ben calibrati sul movimento del compagno, mai troppo avanti o troppo indietro. Spesso anche grazie alla capacità di prendersi una “pausa” e scegliere il momento esatto per il movimento del compagno o per attirare a sé l’avversario e prenderlo in controtempo.

 

Dirà per commentare il gol: «Avevo già visto Graziano ma non volevo guardare, sapevo che gli avrei passato la palla. Avevo già l’immagine di cosa sarebbe successo».

 

 

Date palla a Tadic!

 

Provando a interpretare le sue dichiarazioni, la sua posizione in campo è secondaria rispetto all’influenza che vuole avere sul gioco: «Non importa dove gioco, è importante che ho sempre la palla, mi piace avere la palla».

 

Tadic accarezza il pallone con l’interno del piede, rimanendo sempre in equilibrio. Pur non essendo velocissimo, ha un esteso bagaglio di soluzioni per saltare l’uomo: doppi passi, cambi di direzione, finte di corpo. Il primo passo di Tadic è fondamentale per dargli la possibilità di effettuare il movimento (che sia di passaggio o di allontanamento dall’avversario), sia partendo da destra che da sinistra, per poi arrivare a crossare in modo preciso (vanno via così 7.4 cross per 90 minuti).

 

Ma allora, con tutte le occasioni che crea, com’è possibile che abbia solo 1 assist finora? Ecco una gif che lo illustra.

 

Il gioco di Tadic, va detto, non è elegante quanto quello di un Silva, né geniale quanto quello di un Ozil, però la sua varietà di soluzioni lo rende sempre imprevedibile. Quando si avvicina all’area può minacciare costantemente la conclusione con entrambi i piedi: anche con il destro è abbastanza preciso, come raramente capita ai giocatori mancini. Nonostante sia esagerato definire Tadic “ambidestro”, si può comunque dire che non ha un piede propriamente debole.

 

Con il piede sinistro ha la confidenza per prendersi un tiro da qualsiasi distanza, soprattutto quando giocava da esterno. Come vertice del rombo ovviamente gli spazi si restringono e con due punte davanti preferisce vestire i panni del rifinitore e sfruttare la sua visione di gioco.

 

Tadic preferirebbe avere più spazio, e quindi giocare due esterni accanto invece che con due punte davanti. In una recente intervista ha ammesso che lo stesso Puel chiede alla sua squadra di provare ad allargare le maglie avversarie per lasciare a lui più spazio di manovra: «Ci dice che a volte dobbiamo far allargare il gli avversari, cosa che significa che io ho più spazio. Questo è molto importante perché io ero abituato a giocare nel 4-2-3-1 dove hai gli esterni che costringono gli avversari a stare larghi e rende le cose più semplici per me». Non riuscendo a rendere altrettanto bene quando riceve centralmente spalle alla porta, Tadic ha capito i momenti della partita in cui deve allargarsi a ricevere sull’esterno e tornare lì ad avere il contatto con la palla. Ha interiorizzato il sistema di gioco di Puel e lo sta aiutando con scelte intelligenti.

 

La facilità con cui Tadic serve i movimenti in profondità.

 

Pur essendo innamorato del pallone, Tadic raramente ne è attratto in modo irrazionale. Solo quando sente il bisogno di facilitare la manovra si abbassa in zona palla per fornire uno scarico e riappoggiarsi. Per essere un giocatore così tecnico, Tadic è stranamente paziente nella ricezione, quasi passivo. Le sue giocate senza palla, insomma, non sono al livello di quelle con la palla: i suoi movimenti sono quasi sempre in verticale, per attaccare la profondità o per ricevere e fare da sponda, chiudendo un triangolo. Non è chiaro quanto questo dipenda da una sua linearità complessiva o se dipenda invece dalle richieste di Puel. Di certo è strano che un giocatore così complesso con la palla diventi così scolastico senza.

 

In ogni caso Tadic è il centro di gravità del Southampton e a 28 anni sembra finalmente pronto per un ulteriore salto verso una squadra con obiettivi ancora più ambiziosi dell’Europa League.

 

 

Tags : premier league 2016/17southampton

Daniele V. Morrone, nato a Roma nel 1987. Laureando in economia, amante del "calcio di posizione" di Cruijff e Guardiola, segue con attenzione l'evoluzione del calcio asiatico.

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