
Storicamente il Draft rappresenta il ponte tra due stagioni NBA: per alcuni è l’ultimo evento della stagione corrente, per altri rappresenta il primo della stagione futura. Quasi sempre però rappresenta l’inizio del mercato NBA, con i primi scambi che avvengono sempre in questa notte magica.
Non quest’anno però, infatti i fuochi d’artificio sono iniziati nei giorni precedenti, con Houston che ha rotto il salvadanaio per arrivare a Kevin Durant e Boston che ha deciso di chiudere un ciclo, sbarazzandosi di Holiday, e, soprattutto, visto il ritorno, di Porzingis. Così si arrivava alla notte del Draft con molti rumors e molte aspettative in tema di scambi e movimenti di mercato, a cominciare da Brooklyn, in possesso di ben 5 scelte al primo giro alle porte del Draft. Di conseguenza, tutte le pick del Draft sembravano potenzialmente scambiabili, tranne, ovviamente, una.
1. COOPER FLAGG, F, DALLAS MAVERICKS
Ovviamente questa era la pick che nessuno avrebbe mai pensato di scambiare. Di ”The next white hope” ne avevamo già parlato qui, descrivendolo come un giocatore ipercompleto, capace di fare un po’ tutto nelle due metà campo e protagonista di una crescita tecnica e tattica spaventosa nel corso degli anni (pochi). A Dallas trova un ambiente ferito dalla partenza del suo ex golden boy Luka Doncic, ma che allo stesso tempo vuole provare a competere.
Il prodotto di Duke, nonché quarto freshman di sempre a vincere il National Player of the year, si inserisce in una squadra in cui non si chiederà di essere il primo protettore del ferro in difesa, vista la presenza di altri lunghi come Davis, Lively e Gafford, lasciandolo così libero di giocare in roaming e fare quello che gli viene meglio. Al contrario visto l’infortunio di Irving, in attacco potrebbe essergli chiesto un po’ troppo in termini di creazione, specialmente vista l’età e le ambizioni. Ma tutti i discorsi sul fit e sull’impatto col resto del roster passano in secondo piano, i Mavericks non possono fare altro che ringraziare di essere caduti in piedi pescando un gioiello come lui.
2. DYLAN HARPER, G, SAN ANTONIO SPURS
Sulla carta il fit lascia un po’ a desiderare, avendo San Antonio scambiato giusto pochi mesi fa per Fox e avendo selezionato appena lo scorso Draft Stephon Castle, fresco vincitore del Rookie of the Year.
Tuttavia, credo che San Antonio sia ben felice di avere questi problemi e la scelta di Harper è per molti la migliore possibile alla 2, visto che è ritenuto il secondo miglior prospetto di questa classe e in un discorso a parte rispetto agli altri. Harper quindi per San Antonio è il miglior asset possibile, anche pensando a una eventuale trade per lui. Figlio d’arte, è una point guard con taglia, capacità di gestire i ritmi ed una capacità di muovere i piedi interessantissimi ed estremamente avanzati per l’età, che lo hanno reso un giocatore impossibile da tenere fuori dall’area a livello NCAA. Anche gli istinti da passatore sono di alto livello, così come il ball-handling. Da capire invece il tiro, che sembra ben costruito ma che ancora entra un po’ a singhiozzo. Il gioco lontano dalla palla non gli è stato particolarmente richiesto fino ad ora, ma ha dimostrato una certa disponibilità nell’attivarsi con uscite dai blocchi e attaccando difese già mosse.
3. V.J. EDGECOMBE, G, PHILADELPHIA 76ERS
Questa scelta è stata soggetta a speculazioni su eventuali trade per giorni e giorni, ma alla fine i 76ers hanno tenuto la loro scelta e chiamato il prodotto di Baylor. Edgecombe è una guardia con delle molle al posto delle gambe, capace di usare il suo atletismo in tanti modi differenti, a partire dalla difesa, dove, grazie anche ad ottimi istinti, è una costante minaccia sulle linee di passaggio e come protettore del ferro terziario (ruolo sempre più importante come ci insegna OKC). Il potenziale con il pallone in mano è altrettanto alto, ma come molti giovani tende ad avere un po’ di problemi a navigare sui blocchi, e anche on ball il footwork non è sempre perfetto.
Tuttavia sono aspetti su cui è assolutamente possibile lavorare, come successo tantissime altre volte. In attacco usa questo atletismo per finire sopra al ferro e attaccare i closeout, il tiro, invece, è un po’ discontinuo ma lo prende con fiducia, mentre l’aspetto su cui dovrà necessariamente lavorare di più è la capacità di crearsi un tiro, risultato di un ball-handling abbastanza basilare. Il fit con Philadelphia, considerando l’inizio di stagione scorso di McCain e il finale di Grimes, può non essere immediato, ma i 76ers non sono sicuri di nulla riguardo il proprio futuro, visti gli enormi punti di domanda che si portano dietro Embiid e George, il quale, oltretutto, è sembrato non proprio incedibile.
4. KON KNUEPPEL, G, CHARLOTTE HORNETS
Scelta che per molti può sembrare poco sexy, considerando i nomi disponibili, per un giocatore troppo spesso sottovalutato o di cui non si è compreso a fondo il gioco. Kon è ovviamente un grandissimo tiratore, come il 40.7% da 3 (su un volume enorme, anche al liceo) e il 91.4% ai liberi suggeriscono. Il prodotto di Duke non è solo un tiratore, è un giocatore estremamente cerebrale, capace di leggere il gioco sia con che senza palla, che sia per giocare una secondary action come un P&R o un handoff, ma anche per rilocarsi senza palla, muovendosi negli spazi lasciati liberi dalla difesa o attaccando i closeout troppo aggressivi che uno col suo tiro attirerà sempre.
In stagione ha fatto vedere un ottimo utilizzo del fisico per migliorare come finisher al ferro, sfruttando benissimo il suo baricentro e tocco per crearsi tiri nei pressi del ferro, nonostante un atletismo nella media. Non sarà mai un giocatore flashy o capace di creare vantaggio dal nulla, ma la sua capacità di agire sia lontano dalla palla ma anche da creatore secondario/terziario può fare molto comodo ad una squadra che può contare, salute permettendo, su LaMelo Ball e Brandon Miller.
5. ACE BAILEY, W/F, UTAH JAZZ
Si conclude qui la “discesa” di uno dei prospetti più chiacchierati in questo pre-Draft, non sempre gestito benissimo dal suo staff in termini di dichiarazioni e di processo di avvicinamento al Draft. A sceglierlo sono i Jazz, nonostante fosse trapelata una sua volontà nel non essere scelto da loro, tanto è vero che sembra non abbia nemmeno svolto un workout con loro. Utah tuttavia, alla disperata ricerca di talento, non si è fatta spaventare da tutto questo strano avvicinamento al Draft, e ha scelto di scommettere sul suo talento. Ace infatti è un’ala di ben oltre 2 metri, con atletismo per finire sopra al ferro e tirare sopra alla testa dei malcapitati difensori. Questa capacità rappresenta un po’ la sua croce e delizia, infatti anche a causa di un ball-handling rivedibile e di una selezione di tiro che definirei poco “selezionata”, la sua abilità di creare separazione è sembrata molto limitata, con Ace che si è spesso rifugiato in tiri complicati e fuori equilibrio, nei quali ha mostrato un tocco e un talento non indifferente, ma da cui la NBA sta fuggendo sempre di più, andando alla ricerca di un basket sempre più efficiente e devoto al movimento di uomini e palla.
A tal proposito, la sua capacità di organizzare il tiro in una frazione di secondo, tirando da ovunque a prescindere dal difensore, ne proiettano un potenziale da futuro tiratore e giocatore off ball con stazza estremamente intrigante, per il quale però sembra richiesto un certo salto mentale da parte sua. In difesa i mezzi atletici e fisici lo rendono un potenziale difensore estremamente intrigante, con la capacità, nel momento in cui si riuscisse a diventare più grosso, di marcare anche un paio di posizioni. Anche qui però è richiesto un certo salto mentale, riducendo gli errori e la mancanza di impegno.
6. TRE JOHNSON, G, WASHINGTON WIZARDS
Washington nella scorsa stagione ha avuto enormi problemi di spaziature offensive e in generale nel fare canestro in alcuni determinati momenti della partita. Chi quindi meglio di Tre Johnson per colmare queste lacune? Johnson è uno scorer di professione, fa canestro da ovunque, in qualunque modo e con qualunque footwork, da qualunque distanza, sia tirando dal palleggio che da scarico. Anche per lui tuttavia la difficoltà nel creare separazione può essere un problema e con, a differenza di Bailey, mezzi atletici e fisici nettamente inferiori lascia l’idea di avere anche un possibile picco di gioco inferiore. Saltuariamente ha fatto vedere qualche discreta lettura come passatore, ma molto più legata alla difesa che gli lanciava addosso 3 o 4 corpi che a una sua capacità di leggere il gioco. Insomma, la mentalità rimane quella di uno che vede prima il canestro. In difesa ha fatto vedere ben poco e difficilmente sarà mai un giocatore dall’impatto positivo, ma visti gli altri nomi a roster potrebbe essere ben coperto.
7. JEREMIAH FEARS, PG/G, NEW ORLEANS PELICANS
Fears è stato autore di una super stagione da freshman, che lo ha portato a entrare in tutti i mock draft da cui era assente a inizio stagione (a causa della sua decisione di riclassificarsi, saltando l’ultimo anno di HS) fino alla top 10. Ad intrigare è la sua grande capacità di battere costantemente il suo uomo, grazie a un ottimo ball-handling e un buon primo passo, arrivando quindi con continuità in area e prendendosi una valanga di tiri liberi.
Sul cosa fare una volta battuto l’uomo c’è ancora molto da lavorare (sotto il 50% al ferro in stagione, 3.4 palle perse di media) e non sempre è sembrato così sotto controllo e capace di leggere la difesa e di prendere la decisione giusta. Sono errori comprensibili vista la sua età e il fatto che sia praticamente stata la sua prima stagione da point guard, ma la squadra che lo prende dovrà essere paziente e dargli modo di crescere e sbagliare. Occhio anche al tiro, da 3 al college ha fatto parecchia fatica, ma il volume, la fiducia e le percentuali ai liberi lasciano ben sperare per un futuro miglioramento.
8. EGOR DEMIN, PG/SF, BROOKLYN NETS
Il giocatore russo ex BYU è stato uno dei più divisivi della classe Draft. Il suo principale appeal è dato dalla combinazione di stazza (207 centimetri scalzo alla combine) e visione di gioco. Demin ha argomenti per essere definito il miglior passatore della classe: a letture già di altissimo livello, aggiunge linee di passaggio che molti altri nemmeno possono immaginare, figurarsi vedere.
Tuttavia, a queste non aggiunge doti da realizzatore o creatore che permetterebbero di far collassare la difese avversarie e rendere davvero pericolosi i suoi passaggi. Il trattamento di palla è buono per la stazza, ma non per il ruolo, se vuole essere una point guard. Il tiro è in lavorazione e non è abbastanza esplosivo o fisico per battere con costanza il suo uomo. Non può nemmeno fare troppo affidamento sul pick and roll per battere l’uomo, in quanto soffre molto la pressione degli altri esterni. Un discorso simile può essere fatto in difesa, la stazza lo rende potenzialmente interessante in quanto spendibile sulle ali, verosimilmente però la mancanza di mobilità laterale di alto livello lo costringerà ad essere nascosto sulle ali stesse.
9. COLLIN MURRAY-BOYLES, PF, TORONTO RAPTORS
Scelta in perfetto stile Ujiri, ma che allo stesso tempo che lascia un po’ perplessi. Il prodotto di South Carolina è un’ala sottodimensionata, ma con le braccia lunghe e fisica, con ottimi istinti per il gioco su entrambe le metà campo e che in difesa potenzialmente può cambiare su 3 o 4 ruoli e offrire anche protezione del ferro secondaria, magari anche agendo da small ball five per qualche spezzone di partita. In attacco al momento ha basato il suo gioco sull’attaccare fronte e spalle a canestro, spostando il suo diretto difensore per poi finire al ferro, rigorosamente con la mano sinistra.
Il limite maggiore, oltre alla stazza, è la mancanza di un tiro affidabile, il che richiederà una certa fantasia su come usarlo, visto che difficilmente potrà riproporre la stessa quantità di uno contro uno in NBA. Draymond Green o Bam Adebayo potrebbero essere due riferimenti per il suo utilizzo, ma per farlo avrebbe bisogno di avere intorno sistemi e giocatori specifici, cose di cui al momento Toronto non sembra disporre.
10. KHAMAN MALUACH, C, PHOENIX SUNS
A questo punto del Draft Maluach rappresentava per molti il miglior giocatore rimasto e Phoenix, vista la partenza di KD, ha deciso di puntarci, senza pensare troppo al fit. Infatti, la presenza di Nick Richards e soprattutto l’aver appena scambiato per Mark Williams non rendono chiarissima quale sia la direzione che voglia prendere la franchigia dell’Arizona, né quale sia il piano di sviluppo per il centro del Sud Sudan, il quale, verosimilmente necessiterà di un po’ di ambientamento per adeguarsi alla fisicItà e velocità NBA.
Maluach in ogni caso garantisce ai Suns un corpo di 218 centimetri (e 227 di apertura alare), mobilità, coordinazione e tocco nei pressi del ferro invidiabile, mostrando anche un possibile sviluppo come tiratore. Chiaramente rappresenta un progetto, ma piazzargli davanti un centro di 23 anni come Mark Williams non sembra la scelta migliore per il suo sviluppo.
11. CEDRIC COWARD, G/W, MEMPHIS GRIZZLIES
Coward è l’esempio di quanto il processo precedente al Draft abbia assunto importanza. Quando il prodotto di Washington State ha deciso di dichiararsi eleggibile, sembrava solo un modo per capire un po’ il suo livello e poi tornare al college, visto anche il suo accordo verbale con Duke e le sole 6 partite disputate in stagione a causa di un infortunio alla spalla. Invece, delle misurazioni pazzesche (196 centimetri con 218 centimetri di apertura alare e mani enorme) unite a un tiro più che rispettabile mostrato sia alla combine che negli anni di college lo hanno catapultato in lottery. Memphis deve aver puntato molto su di lui, tanto da sacrificare la scelta 16 e una futura prima pur di averlo. Il prototipo di giocatore è chiaro, ma la mancanza di partite ad alto livello fanno sembrare questa scelta quanto meno un po’ rischiosa.
12. NOA ESSENGUE, F, CHICAGO BULLS
Noa rappresenta un raro esempio di precocità e produzione. Da secondo giocatore più giovane della classe ha messo insieme numeri incredibili in Eurocup, arrivando a finire in top 15 per impatto nelle statistiche avanzate. Allo stesso modo, la stagione in Germania è stata un crescendo continuo, in cui ha messo in mostra sempre cose nuove. Per parlare del prodotto di Ulm (uno dei due di questo primo giro), non si può non partire dal profilo fisico (208 centimetri scalzo, con 215 centimetri di apertura delle braccia), al quale aggiunge una fluidità di movimento incredibile, che gli permette in difesa di poter praticamente cambiare su tutti, garantendo anche un certo impatto sulle linee di passaggio e sul lato debole.
In attacco è stato usato principalmente in transizione, dove ha mostrato letture crescenti come passatore e nella capacità di attaccare in linea retta a canestro. Il suo più grande punto di forza è rappresentato però dalla capacità di conquistare tiri liberi. Il tiro rimane un'incognita, ma la crescita che sta avendo ai tiri liberi come percentuale e la fiducia con cui tira da 3 punti lascia ben sperare.
13. DERIK QUEEN, F/C, NEW ORLEANS PELICANS
Il prodotto di Maryland è senza dubbio uno dei giocatori più divertenti di questa classe Draft. Leggermente sottodimensionato per un centro (208 centimetri, 213 di apertura braccia), compensa con un trattamento di palla, un movimento di piedi e istinti per il gioco rarissimi per questa età. Come prototipo offensivo è molto intrigante, infatti oltre a quanto detto, Queen sa leggere il gioco con rapidità e letture avanzate per stazza ed esperienza, a cui aggiunge un tiro affidabile dalla media. Non è ancora un tiratore da tre punti, e non è detto possa diventarlo, vista una meccanica non esattamente convenzionale; il tocco, tuttavia, fa ben sperare.
In difesa non ha sempre mostrato un coinvolgimento e attenzione ideali, specialmente per un C, ai quali vanno aggiunti istinti, atletismo e stazza non di primissimo livello, il che probabilmente lo renderanno sempre limitato nella sua metà campo. Una discreta mobilità può far sperare in una trasformazione più perimetrale, a fianco di un altro C, ma la tendenza a mettere peso mostrata negli anni non fa ben sperare da questo punto di vista.
14. CARTER BRYANT, W, SAN ANTONIO SPURS
San Antonio voleva disperatamente Bryant, tanto da provare, senza successo, a salire come scelta. Quando se lo sono ritrovati disponibile alla 14 quindi, è stata una festa. Il prodotto di Arizona è un’ala atletica, che può marcare 3, potenzialmente 4 ruoli, garantendo allo stesso tempo una certa attività lontano dalla palla, sia sulle linee di passaggio che a protezione del ferro. In attacco quello che fa al momento è tirare e finire sopra al ferro da tagliante: non ha mostrato molto altro, anche a causa del ruolo limitato che gli è stato riservato in una scuola ricca di giocatori più pronti per il livello NCAA. Il profilo però è estremamente interessante, e adatto per la direzione che sta prendendo la lega, potrebbe però non essere pronto a contribuire fin da subito.
15. THOMAS SORBER, F/C, OKLAHOMA CITY THUNDER
I Thunder continuano con il pattern della passata stagione scegliendo, dopo Nikola Topic, un altro giocatore infortunato. Questa volta l’infortunio (problema all’alluce sinistro del piede) dovrebbe essere teoricamente più corto, ma in ogni caso non hanno nessuna fretta e concederanno al lungo di Georgetown tutto il tempo di questo mondo per rientrare a pieno ritmo. Come giocatore stiamo parlando di un lungo che capisce molto bene il gioco sia in attacco che in difesa. Non è altissimo (sui 208 centimetri) ma ha braccia sterminate (226 centimetri). Non è un fulmine di guerra o super esplosivo, ma è fluido e coordinato e ha un ottimo senso della posizione. Il tiro al momento è un po' teorico, ma la mano sembra buona. Non sa crearsi un tiro, ma può essere potenzialmente usato un po' come hub offensivo o per gestire sovrannumeri.
16. HANSEN YANG, C, PORTLAND TRAIL BLAZER
Probabilmente la più grande sorpresa del Draft, nessuno si aspettava il lungo cinese al primo giro (tanto è vero che non era nemmeno stato invitato in green room), figurarsi appena fuori dalla lottery. Nella sua selezione c’è zampino di Mike Schimtz, ex Analyst di Draft Express, che è andato personalmente in Cina a vedere il suo futuro giocatore già lo scorso dicembre.
L’interesse verso questo centro cinese è facilmente intuibile: parliamo di un giocatore di 215 centimetri con mani educate, che sa crearsi il tiro dal post e, soprattutto, che sa vedere il gioco e passare il pallone come pochi altri. E allora come mai questi dubbi? Nessuno lo aveva mai visto all’infuori del campionato cinese, se non per qualche minuto negli scrimmage della combine (nei quali, a onor del vero, aveva fatto molto bene), e nessuno quindi ha una prova tangibile della capacità di adattare le sue caratteristiche al gioco NBA. Inoltre, i limiti di mobilità e atletismo hanno fatto scuotere parecchie teste. Portland sembra voglia scommetterci, anche se non è ben chiaro in che modo, vista la presenza contemporanea a roster di altri 3 centri come Ayton, Williams e Clingan, scelto appena una stagione fa.
17. JOAN BERINGER, C, MINNESOTA TIMBERWOLVES
Minnesota scommette sul potenziale a lung(hissim)o termine del lungo francese ex Cedevita. Difficile possa contribuire fin da subito: Beringer ha iniziato a giocare a basket dopo il Covid, nel 2021, e sono quindi solo 4 anni che gioca. I mezzi fisici (211 centimetri d’altezza, con 225 centimetri di braccia) sono di assoluto livello, così come anche i mezzi atletici. Non di rado lo si vede infatti volare ben sopra al ferro, sia in attacco per finire alley oop o da rimbalzo offensivo, sia in difesa per stoppare tiri. Una buona mobilità rende possibile anche uno sviluppo da lungo capace di alternare più tipi di coperture difensive, ma tutto ciò resta sempre una visione a lungo termine, visto che, nonostante i miglioramenti visibili in stagione, sembra ancora ben lontano dal poter contribuire in NBA, a causa di un feel ancora da affinare e posizionamenti da sistemare.
18. WALTER CLAYTON JR., PG, UTAH JAZZ
Clayton è uno dei migliori tiratori di questo Draft, capace di tirare da ovunque, dal palleggio e in catch and shoot, grazie a un rilascio fulmineo e alla capacità di tirare ricevendo praticamente in ogni modo. Sfruttando il suo tiro attira le difese, aprendosi poi opportunità verso il ferro e per i compagni, che però non sempre converte con adeguata efficienza, essendo sì un discreto atleta, ma non eccelso, ed essendo anche allo stesso tempo un buon creatore ma non un passatore d’élite. In difesa si applica, ma in NBA non sarà mai quello il lato del campo dove costruirà la sua carriera. Il suo futuro passa tutto dalla continuità con cui riuscirà a punire le scelte della difesa, che sia finendo al ferro o trovando il compagno meglio piazzato.
19. NOLAN TRAORE, PG, BROOKLYN NETS
Traore aveva iniziato la stagione come possibile scelta tra le prime cinque per quello che aveva fatto vedere nel campionato francese. Tuttavia quest’anno il suo talento si è visto a sprazzi, alternando periodi in cui sembrava una delle migliori point guard di Francia ad altri in cui faceva molta più fatica. Nolan ha un ottimo primo passo e un buon cambio di ritmo, è capace di battere il proprio uomo e di arrivare in area e una volta lì ha dimostrato di poter trovare i compagni e punire gli aiuti, seppur non ancora con continuità.
Il tiro e una mano sinistra ancora tutta da sviluppare sono tra i motivi, ma non gli unici, della sua scarsa consistenza, spesso infatti si è trovato a dover cercare conclusioni o angoli di passaggio difficili a causa di una difesa che passava dietro sui blocchi o lo sfidava a usare la mano sinistra. L’upside sembra essere intrigante e Brooklyn potrebbe essere l’ambiente giusto per farlo crescere, anche se iniziano ad avere troppi giovani che hanno bisogno di avere palla in mano per rendere.
20. KASPARAS JAKUCIONIS, PG, MIAMI HEAT
Dopo uno scoppiettante inizio di stagione, la point guard lituana ex Illinois aveva iniziato a fare capolino in qualche top 10 tra Board e Mock Draft, da dove poi però è pian piano scivolato fuori, a causa di un piccolo infortunio e di percentuali al tiro che si sono via via normalizzate, esponendone i limiti in termini di capacità di crearsi un tiro in situazioni di uno contro e di battere l’uomo senza l’aiuto dei blocchi.
Ma la visione di gioco che ha mostrato, sia da situazioni di P&R che di penetra e scarica, è assolutamente notevole. Unita a una certa capacità di muoversi senza palla (seppur con un tiro da scarico ancora da sistemare) e, soprattutto, a una stazza importante per il ruolo (poco sotto i 2 metri d’altezza), lo rendono estremamente appetibile e intrigante, qualora riuscisse a sistemare un paio di cose. Il sistema Heat potrebbe inoltre ulteriormente aiutarlo a nascondere i suoi limiti come creazione primaria, cercando di massimizzarne i pregi.
21. WILL RILEY, G/W, WASHINGTON WIZARDS
Washington scommette, dopo la buona scelta dell'anno scorso con Kyshawn George, su un’altra ala esile, con taglia e capacità di fare tante cose. Will, dopo la decisione di riclassificarsi e aver scelto Illinois, ha iniziato la stagione segnando 31 punti in 25 minuti al suo esordio stagionale, mettendo in mostra tutto il suo arsenale di tiro da qualsiasi distanza, da scarico e da palleggio e di tocco. Da lì in poi la stagione è stata un po’ un sali e scendi, alternando ottime partite ad altre un po’ più anonime, mettendo in mostra una mancanza di consistenza abbastanza attesa per l’età e per un tiro molto basato sul tocco e pochissimo sulla ripetibilità (vedasi gambe che ogni volta fanno quello che vogliono). L’istinto è sembrato intrigante, ma la mancanza di fisicità e di esplosività sembrano porre un certo limite alle sue possibilità palla in mano e di creazione.
22. DRAKE POWELL, W, BROOKLYN NETS
L’ala di UNC ha vissuto una stagione molto particolare, facendo fatica a trovare un ruolo ben definito in attacco. L’idea di giocatore è quella del classico 3&D, ma al momento il 3 è molto teorico, molto più di quanto il 38% su un volume basso possa suggerire, visto il suo atteggiamento spesso restio nel tirare. A questo aggiunge una componente atletica interessante, ma mal sfruttata in attacco. In difesa il discorso cambia completamente: con un atletismo, un fisico e un motore che gli permettono di marcare 2 o 3 posizioni e dare comunque fastidio anche sulle linee di passaggio e off-ball. Ovviamente, come molti giovani, deve sistemare un po’ di cose anche in difesa, prima di tutto sulla capacità di passare sui blocchi, ma le basi sono ottime. In sintesi, un’altra scommessa intrigante per Brooklyn, ma il sentore che, viste anche le altre 2 scelte successive, inizino ad essere troppe è alto.
23. ASA NEWELL, F/C, ATLANTA HAWKS
Atlanta si porta a casa un lungo che per molti addetti ai lavori era da lottery, prima che NOLA salisse alla 13. È un giocatore mobile e atletico, che può finire le giocate dei compagni al ferro, giocare il pick and roll fino alla morte e che per questo sembra sposarsi perfettamente con Trae Young e il gioco di Atlanta. A questo, inoltre, aggiunge anche una dimensione da tiratore, da costruire ma potenzialmente interessante. Anche in difesa sfrutta la sua mobilità per dare fastidio sul perimetro sui cambi, stando anche con giocatori molto più piccoli, e coprendo ampie porzioni di campo. Non aspettatevi un giocatore che si crei il proprio tiro e il suo ruolo sembra un po’ un ibrido tra 4 e 5, ma rimane una scelta di valore, specialmente relazionata a dove era proiettato.
24. NIQUE CLIFFORD, W, SACRAMENTO KINGS
Sacramento sceglie alla 24 un giocatore pronto a contribuire fin dal giorno uno, grazie ai 5 anni di college e a una capacità di scalare il proprio ruolo in base a quanto richiesto. Quest’anno, ad esempio, a Colorado State gli è stato chiesto di sopperire alle lacune di squadra in termini di creazione, e ha messo in mostra doti da passatore di alto livello; mentre gli anni precedenti si era dedicato a compiti più di contorno. Il tiro è stato un po’ ondivago e verosimilmente sarà quello che deciderà il suo futuro in NBA.
25. JASE RICHARDSON, G, ORLANDO MAGIC
Orlando seleziona un figlio d’arte (figlio di Jason, ex Magic tra le altre) e si mette a roster una guardia-combo che per caratteristiche mancava, e che potrebbe fare molto comodo. Quello che salta subito all’occhio è il suo istinto per il gioco: è quasi sempre al posto giusto e al momento giusto, pronto per tirare (e di solito segnare) o per attaccare un closeout o giocare un’azione secondaria. Una volta messo piede in area, con la sua mano sinistra è capace di coordinarsi e segnare da ovunque, mettendo in mostra un eccellente tocco ed equilibrio. E allora come ha fatto un giocatore di questo calibro ad arrivare a questo punto del Draft? Semplice: è alto meno di 185 centimetri, troppo pochi per le sue caratteristiche. Orlando però, vista la stazza del resto del roster, e la presenza di due creatori come Wagner e Banchero, più vicini ai 210 centimetri che ai 200, potrebbe essere proprio la squadra giusta per nascondere i suoi limiti di taglia, specialmente in difesa, e sfruttarne i pregi.
26. BEN SARAF, PG, BROOKLYN NETS
Torniamo di nuovo a Brooklyn, con la quarta scelta del primo giro, e torniamo di nuovo ad una point guard. Saraf è stato uno dei protagonisti della stagione di Ulm, insieme al già citato Essengue, il suo gioco tuttavia sembra molto meno adatto alla NBA rispetto a quello del compagno, soprattutto a causa di uno stile prettamente costruito palla in mano e basato sull’arrivare in area, senza però avere un super primo passo. Il tiro è un'incognita, essendo stato un po’ discontinuo per tutta la stagione, ed essendolo stato anche nel finire al ferro. Le letture da passatore sono interessanti ma molto legate alla sua capacità di battere l’uomo. Andrà subito in NBA? Sarà traslabile come gioco? Riuscirà Brooklyn a dare abbastanza la palla anche a lui?
27. DANNY WOLF, F, BROOKLYN NETS
Altro giro, altra scelta di Brooklyn, altro giocatore particolare, abituato a giocare con la palla in mano. Il prodotto di Michigan è stato uno dei giocatori più divertenti del basket collegiale, mettendo in mostra un arsenale fronte a canestro incredibile per un giocatore di oltre 210 centimetri, fatto di crossover, P&R da palleggiatore e soluzioni da esterno. Tuttavia il tiro anche per lui rimane un'incognita, così come la capacità di incidere senza palla, la difesa, e la traslabilità del gioco. Intrigante? Sì, come tutte le altre scelte di Brooklyn prese singolarmente, ma tutte insieme?
28. HUGO GONZALEZ, W, BOSTON CELTICS
Il prodotto del Real Madrid iniziava la stagione come scelta proiettata in top 10, salvo poi vedere le sue quotazioni scendere sempre di più col passare dei mesi, anche a causa di un minutaggio limitato in una squadra da molti definita come la 31esima migliore al mondo. Hugo è un’ala che compete e combatte in difesa, impegnandosi anche lontano dalla palla e fornendo una inaspettata protezione al ferro secondaria/terziaria.
In attacco ha fatto vedere, specialmente a livello giovanile, ottime cose come penetratore e buone come passatore, mentre il tiro è sempre stato un po’ più un'incognita. Giudicarlo però in maniera esaustiva in una stagione come questa resta impegnativo, visto appunto lo scarso minutaggio in una squadra che parte sempre con l’obiettivo di vincere tutto. Boston ha scommesso sui flash mostrati in quei pochi minuti e nei campionati giovanili, resta da capire se la decisione sarà quella di portarlo subito negli USA o lasciarlo magari ulteriormente in Europa.
29. LIAM MCNEELY, W, CHARLOTTE HORNETS
Gli Hornets hanno deciso di andare in all-in sul tiro in questa classe, cercando di mettere un po’ una pezza al disastroso 28° posto in stagione per percentuale al tiro da tre punti, a fronte di un 11° posto per tentativi. Così dopo Knueppel si assicurano McNeely, ala da UConn che a inizio stagione sembrava destinato a posizioni più alte al Draft, ma che a causa di qualche acciacco e delle difficoltà della sua squadra ha perso un po’ di terreno. Ci sono pochi dubbi sul fatto che, alla lunga, diventerà un tiratore sopra la media, ma per un giocatore con i suoi limiti fisici, atletici e di creazione, il livello da dover raggiungere come tiratore per poter giustificare l’averlo in campo rischia di essere molto più alto di un semplice “sopra la media”.
30. YANIC KONAN NIEDERHAUSER, C, LOS ANGELES CLIPPERS
Altro grandissimo vincitore del processo Pre-Draft. Il lungo svizzero si presentava a inizio selezioni senza essere certo di ricevere un invito per la combine (è dovuto infatti passare per la G League combine) e l’ha finito con un contratto garantito. I suoi punti forti sono un fisico sopra la media, in termini di lunghezza, e un atletismo elevato anche per gli standard NBA. Il futuro per lui è quello del centro che attacca il ferro. In stagione ha mostrato molti limiti, ma i mezzi fisici sono così evidenti da aver convinto i Clippers a scommetterci sopra con un contratto garantito.
SECONDO GIRO
Tra le scelte al secondo giro ci sono i due grandi sconfitti della prima notte del Draft, ovvero Rasheer Fleming (#31, Phoenix Suns) e Noah Penda (#32, Orlando Magic). Inseriti nel giusto contesto potrebbero fare enormemente comodo alle rispettive squadre, il primo grazie alla combinazione di centimetri (206 centimetri con 225 centimetri di braccia), mobilità, porzioni di campo coperte in difesa e potenziale da tiratore; mentre il secondo grazie a un connubio raro per un giocatore di quell’età di fisicità e comprensione del gioco, sia in attacco che in difesa.
Occhio anche alla scelta di Adou Thiero (#36, Los Angeles Lakers), ex guardia di Kentucky, che dopo essere entrato al liceo alto poco più di 170 centimetri ed essere arrivato in NCAA poco più di 190 centimetri, non sembra voler smettere di crescere, essendo arrivato ora a 2 metri, a cui vanno aggiunti un atletismo fuori scala, con un tiro però completamente da reinventare a causa dello sviluppo fisico interminabile a cui è soggetto.
Una piccola menzione possono valerla anche Bogoljub Markovic (#47, Milwaukee Bucks), ala grande del Mega Leks capace di tirare, mettere palla a terra e passare, ma ancora tutta da testare a livelli più alti, soprattutto in difesa; Maxime Raynaud (#42, Sacramento Kings), stretch-5 francese, capace anche di mettere palla a terra e attaccare i closeout troppo aggressivi che il suo tiro attira e Ryan Kalkbrenner (#34, Charlotte Hornets), centro lunghissimo con buonissimi istinti da rim protector e buone mani in attacco, che, vista anche la partenza di Mark Williams, potrebbe addirittura partire titolare la prossima stagione.
Come non citare poi la scelta di Saliou Niang alla chiamata 58 dei Cavs, che lo rende il primo italiano a essere selezionato dal 2022, quando vennero chiamati Gabriele Procida e Matteo Spagnolo.
Con queste scelte si chiude un altro capitolo di questa lunga e intensa stagione NBA: due notti, 59 chiamate, e una nuova generazione di talenti pronta a mettersi in mostra nel basket dei grandi. Ora non resta che seguire i loro primi passi, senza farsi ingannare dai lampi (o dalle ombre) della Summer League, e magari iniziare già a pensare al Draft 2026 che si preannuncia carico di talento (Qualcuno ha detto AJ Dybantsa, Darryn Peterson e Cam Boozer?).