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Draft NBA 2022, la notte di Banchero scelta per scelta
24 giu 2022
24 giu 2022
Paolo Banchero è stato scelto a sorpresa alla numero 1, ma anche il resto della notte non è stato da meno.
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Nella scorsa notte si è svolto il Draft NBA 2022 e, nonostante non sembrava esserci questa grande attesa e suspance nei giorni e nelle settimane precedenti all’evento, anche stavolta ha trovato il modo per diventare subito sorprendente.

La scelta di Paolo Banchero alla 1 da parte degli Orlando Magic ha ribaltato un po’ tutte le aspettative che avevamo non solo tra gli appassionati ma anche tra gli esperti più rinomati ed affidabili, mentre i siti di scommesse nelle ore prima avevano annusato questa possibilità e fatto crollare le quotazioni a riguardo.

Una notte scoppiettante che si contrassegna anche per la presenza di ben tre italiani tra i 58 giocatori scelti. Oltre a Banchero - che si spera indossi la canotta azzurra quanto prima - si registrano anche Gabriele Procida scelto alla 36 da Detroit e Matteo Spagnolo alla 50 da Minnesota.

Ma andiamo a vedere nel dettaglio ognuna delle scelte del primo giro e quali potrebbero essere le sorprese pescate nel secondo.

1. ORLANDO MAGIC - Paolo Banchero (F, Duke)

Come detto in precedenza, questa è una scelta che ha iniziato a prendere forma circa 24 ore prima del Draft ma che in pochi avevano realmente preso sul serio. E invece i Magic hanno deciso di virare fortemente su Banchero, chiudendo un ciclo di pick volte alla ricerca del potenziale e dell’upside tecnico per prendere un giocatore che da questo punto di vista è già molto maturo.

È senza ombra di dubbio il miglior attaccante di questa classe, un realizzatore e creatore di gioco che dalla posizione di ala ha mille armi per poter far male alla difesa avversaria, combinando grande forza fisica, un controllo del corpo e di piedi esaltante e un ottimo skillset, un bagaglio tecnico che gli permette grande varietà di soluzioni.

Abbastanza incerto il suo profilo difensivo, dove ha sicuramente istinti e feeling naturale per compensare una mobilità limitata, ma che potrebbe metterlo in difficoltà contro giocatori più rapidi. Da questo punto di vista Orlando però ha anche i giocatori (Franz Wagner e Jonathan Isaac se torna su tutti) per poterlo coprire difensivamente.

Sicuramente pronto dal giorno 1, ma occhio che i miglioramenti non sembrano essere finiti, soprattutto se riuscirà a recuperare la velocità che aveva al liceo, sacrificata temporaneamente per sviluppare il corpo che vedremo battagliare già dalle prime partite della prossima stagione.

Il vestito viola è un riferimento all’università di Washington, luogo in cui si sono incontrati mamma e papà nei loro giorni da studenti-atleti. Gli Huskies non avevano preso benissimo la sua decisione di preferire Duke e ha deciso di farsi perdonare così.

OKLAHOMA CITY THUNDER - Chet Holmgren (FC, Gonzaga)

Holmgren a prima vista sembra uscito dai disegni di un cartone animato a là Roger Rabbit: un perticone di 216 centimetri con un busto corto ed esile e gli arti altrettanto esili ma infinitamente lunghi. E invece dietro a questo aspetto fumettistico si forma un giocatore unico nel suo genere, tecnicamente inedito considerando il telaio e che fa della competizione e dell’intensità il proprio pane, anche se il peso fisicamente non glielo consentirebbe… ma qui si torna alla storia del calabrone e del volo.

I Thunder si assicurano un difensore con potenziale élite per la sua capacità e caparbietà di farsi trovare sempre nel posto giusto, usando le sue leve per oscurare la vallata al ferro, sfruttando rapidità di piedi e di salto per arrivare prima degli altri. Offensivamente poi è un blocco di creta da modellare per il bagaglio a disposizione che gli permette di tirare da fuori, mettere agilmente la palla a terra in campo aperto e muoversi con grande fluidità in attacco.

La grossa incognita però non può che riguardare la sua gracilità fisica: se riuscirà a trovare il modo di sopravvivere o addirittura sfruttarlo a suo favore, allora per i Thunder è una vittoria senza discussioni.

La storia di Chet Holmgren.

HOUSTON ROCKETS - Jabari Smith (F, Auburn)

Sicuramente il giocatore che ha subito la delusione più grossa della serata, come non ha mancato di dimostrare nel momento in cui è stato scelto; Jabari Smith infatti era proiettato da settimane come prima scelta assoluta, salvo poi arrendersi agli avvenimenti sopra descritti.

Potrà essere deluso lui, ma per i Rockets rimane una situazione più che vantaggiosa, portandosi a casa un talento offensivo già ben definito nell’immediato ma anche molto futuribile in termini di margini di miglioramento e crescita individuale: a 208 centimetri Smith è il giocatore col maggiore impatto al tiro di tutto il Draft, un’ala che può rilasciare il pallone sopra la testa di tanti avversaei da ogni posizione del campo e senza mai alterare la sua meccanica. Un vero piacere per gli occhi.

Anche il contributo difensivo rimane invitante: non ha piedi velocissimi ma sembra avere comunque le competenze per diventare un potenziale lungo capace di cambiare sul perimetro, oltre alle doti mostrate in termini di difesa del ferro.

Il fit con Alperen Sengun nel frontcourt sembra fatto dal sarto, e anche quello con Jalen Green in termini di possessi, in attesa di capire se Smith avrà i numeri per poter sostenere i possessi importanti delle partite sulle sue spalle.


4. SACRAMENTO KINGS - Keegan Murray (F, Iowa)

In linea generale sembra che le maggiori indicazioni per le franchigie in questo Draft sia legato al concetto di “win now”, e anche i Kings da questo punto hanno preferito andare a prendere la consistenza offensiva e realizzativa di Keegan Murray rispetto al potenziale esplosivo (in tutti i sensi) di Jaden Ivey.

Murray è con molta probabilità il miglior giocatore senza palla del lotto, un attaccante che ha collezionato quasi 24 punti a partita con pochissimi giochi disegnati per lui in una squadra che però comunque viveva dei suoi exploit. Molto completo nel gioco off-ball, dotato di timing prezioso per punire gli avversari spalle a canestro e tagliare nel cuore dell’area, e un tiro compatto che verrà messo alla prova in termini di velocità in NBA e buone soluzioni di creazione individuale partendo da medio/corto raggio.

Si integra molto bene con il roster dei Kings attuale, sfruttando gli spazi creati da Domantas Sabonis e dando delle ottime mani a disposizione di De’Aaron Fox, sperando che stavolta la scelta non porti ripercussioni in chiave futura.

DETROIT PISTONS - Jaden Ivey (G, Purdue)

Dicevamo appunto: Jaden Ivey. Atleta pazzesco in termini di esplosività e dinamismo, capace di coprire il campo in tre palleggi e creare vantaggio in automatico una volta che trova il minimo spazio per allungare la falcata verso il canestro. Insomma, un contropiede che cammina (anzi, decolla).

La sua annata è stata spettacolare, iniziata con un mondiale U19 vinto con Team USA da protagonista al fianco di Holmgren e chiusa con Purdue a 18 punti di media, migliorando sensibilmente al tiro da fuori e scalando in breve tempo le quotazioni al Draft.

Il tiro, nonostante il miglioramento, rimane la swing skill in attesa di capire se la progressione è volta a terminare o a migliorare con le distanze NBA, ma soprattutto preoccupava la gestione di alcuni possessi, principalmente a metà campo con area chiusa. Da questo punto di vista la copia con Cade Cunningham sembra eccellente nella sua complementarietà.

INDIANA PACERS - Bennedict Mathurin (G, Arizona)

Per capire quanto è importante la dimensione del tiratore all’interno della costruzione di un roster NBA potremmo partire da questa pick. Mathurin è un esterno canadese con ottime doti atletiche e un bagaglio offensivo in crescita e futuribile, ma principalmente è uno che porta in campo delle naturali doti di tiro: è capace di segnare dalla distanza in movimento, in uscita dai blocchi e direttamente dalla transizione, con una meccanica immediata e un punto di rilascio sempre molto alto, una solidità che parte dall’ottimo posizionamento dei piedi in uscita. I Pacers stanno rivoluzionando il roster dopo anni e partire da un backcourt con un realizzatore come lui e un creatore di gioco come Tyrese Haliburton è già un’ottima base di partenza.


7. PORTLAND TRAIL BLAZERS - Shaedon Sharpe (G, Dream City HS)

Già più indecifrabile invece la strategia dei Blazers, che nei giorni precedenti al Draft ha scambiato una prima scelta del 2025 per arrivare a Jerami Grant, sintomo di una squadra che vuole giocare per vincere quanto prima, salvo poi andare a scegliere un prospetto sicuramente attraente ma che difficilmente potrà dare il contributo in breve termine.

A scanso di equivoci, Sharpe è uno dei giocatori più intriganti per la sua capacità di creazione dal palleggio, dotato di tiro fluido e armonioso, il tutto combinato a un dinamismo atletico di prim’ordine. Forse il giocatore con maggiore potenziale, nonostante manchi da un campo da basket da più di un anno.

NEW ORLEANS PELICANS - Dyson Daniels (G, G League Ignite Team)

Se una squadra ha già un buon contributo in termini di scoring e volume di creazione, prendere un giocatore come Dyson Daniels può risultare molto intelligente. Daniels arriva dal Team Ignite della G League, dove assieme a un folto gruppo di altri ragazzi ha provato a tenere testa a carneadi molto più esperti a cerca di un contratto NBA. E in questo contesto si è rivelato il più adulto, quello maggiormente capace di contribuire in maniera sensibile con giocate che non vanno nei tabellini.

Eccezionale difensore sulla palla e avvoltoio sulle linee di passaggio, nonostante sia ancora indietro sotto la voce “punti nelle mani” Daniels sa compensare con un ottimo feeling per il gioco che ben si sposa con le sue caratteristiche di passatore e penetratore.

Ottima la proiezione in mezzo a dei portatori di palla come CJ McCollum, Brandon Ingram e - si spera - Zion Williamson, considerando anche l’ottimo contributo dato da Herb Jones in quel contesto.

SAN ANTONIO SPURS - Jeremy Sochan (F - Baylor)

Sochan è un altro giocatore specializzato in winning plays: difficilmente sarà il miglior realizzatore della squadra, ma il suo contributo difensivo totale e gli ottimi istinti offensivi potrebbe risultare in molti casi fondamentale nei finali di partita. Uno dei pochi giocatori capaci di poter essere impiegato almeno su 4 (se non 5) giocatori in difesa, atletico e attivo sui 28 metri, con abile posizionamento senza palla in attacco e un jumper con cui sta facendo pace, vero crocevia della sua carriera NBA.

Sì, è un giocatore su cui è scritto Spurs da tutte le parti, e infatti non hanno battuto ciglio una volta che se lo sono ritrovati disponibile.

WASHINGTON WIZARDS - Johnny Davis (G, Wisconsin)

Il valore di Davis è facilmente intuibile vedendolo anche solo per pochi minuti all’interno di una partita: un mostruoso agonista sui due lati del campo, che in attacco non ha mai avuto il problema nel crearsi un tiro in maniera individuale, combattendo anche contro le spaziature assassine di Wisconsin.

Gli Wizards hanno grande bisogno di trovare un realizzatore per la second-unit e il pull-up jumper di Davis sembra perfettamente indicato per questo ruolo, ancor di più se la dimensione offensiva può essere sfruttata anche nei quintetti che giocano più minuti.


OKLAHOMA CITY THUNDER - Ousmane Dieng (F, New Zealand Breakers) /

OKLAHOMA CITY THUNDER - Jalen Williams (GF, Santa Clara)

Con l’acquisto della scelta numero 11 in cambio di scelte future, i Thunder si sono ritrovati con due scelte consecutive e come ampiamente prevedibile hanno seguito la solita linea guida di Sam Presti in termini di individuazione del giusto profilo: esterni lunghi anche in termini di apertura di braccia, atletici, con un corredo tecnico che gli permetta versatilità e con ampi margini di miglioramento.

Con la 11 sono andati su Ousmane Dieng, esterno francese proveniente dall’Australia alto 208 centimetri e con grande talento individuale, a un tiro da essere un giocatore di spiccata versatilità offensiva ma con un potenziale di grande caratura.

Con la 12 invece è arrivato il momento di Jalen Williams, fast-riser di questo Draft che dalle proiezioni è passato da un dimenticabile secondo giro a un invito alla Green Room fino ad entrare dentro la Lottery nel giro di due mesi. Più basso di Dieng ma con maggior taglia fisica e quasi 220 centimetri di apertura alare, in attacco unisce grande playmaking a buone doti di handler, risultando in più un passatore e tiratore credibile. Non sembra avere lo stesso upside di Dieng, ma di sicuro i Thunder con queste due scelte mettono a posto il reparto esterni: stazzato, versatile e duraturo.

DETROIT PISTONS - Jalen Duren (C, Memphis)

Continua la grande ricostruzione dei Pistons andando a prendere via trade un centro di grande dinamismo e prospettiva. Duren è il più giovane prospetto del Draft di quest’anno (nato il 18 novembre 2003) ma a discapito di quello che possa dire l’età è già in possesso di un fisico NBA-ready per il ruolo, muscolarmente voluminoso e che sa ben usare in termini di forza fisica.

Rim-runner con potenziale da esplorare (alcuni flash come passatore da short-roll sono notevoli) e una verticalità che si fa sentire in difesa e a rimbalzo, dove ha chiuso la sua unica stagione collegiale a 11.6 di media. A Detroit con lui e Ivey allacciano le cinture.

CLEVELAND CAVALIERS - Ochai Agbaji (GF, Kansas)

Agbaji è un giocatore di grande solidità, che ha giocato quattro anni a Kansas e che nel corso della carriera collegiale è passato da essere un’ala sottodimensionata a un esterno vero e proprio, con tiro letale sugli scarichi.

È inoltre un grande difensore, può marcare il punto d’attacco sfruttando leve e fondamentali sulla palla, e per questo motivo possiamo tranquillamente mettergli l’etichetta del 3&D, ovvero il più grande need del roster dei Cavs, che con lui prende sì un esordiente ma con un pedigree di tutto rispetto.

Tutte le scelte in meno di 15 minuti.

CHARLOTTE HORNETS - Mark Williams (C, Duke)

Un’ottima presa a 360° per gli Hornets, che riescono a prendere un giocatore di prospettiva che però ha i mezzi per dare contributo da subito, in un ruolo scoperto e con le caratteristiche che ben si sposano col roster nell’immediato e in chiave futura.

C’è chi non spenderebbe una top-15 per un centro con evidenti limiti tecnici ma è vero anche che quello che porta Williams sembra di più che buon livello: bersaglio da alley-oop grazie a una notevole agilità nel correre e saltare per un lungo di 218 centimetri, capace di difendere in maniera competente i drop e proteggere il ferro con grande efficacia, come dimostrano le 4 (!) stoppate di media a partita. Win-win situation per la squadra e per il ragazzo.


16. ATLANTA HAWKS - AJ Griffin (F, Duke)

Se in termini di tempo Jabari Smith è stato il primo, a livello di delusione crediamo che AJ Griffin sia quello maggiormente colpito nelle scelte di stanotte. Sempre ben saldo all’interno della lottery in tutte le previsioni da gennaio in poi, negli ultimi tempi l’interesse verso di lui era scemato, puntando il dito su un atletismo che, a seguito di infortuni, non sembra più tornato a livello del liceo.

Griffin comunque porta con sé dei buoni motivi per essere comunque una presa di valore a questo punto, grazie alla capacità di creare vantaggi individualmente grazie a un fisico scolpito nella pietra e una buona destrezza nel controllo del pallone in fase di attacco, e per questi motivi era tra i wing creator più interessanti. Poco male per Atlanta, che al di fuori della lottery trova una scommessa che vale sicuramente il suo prezzo.

HOUSTON ROCKETS - Tari Eason (F, LSU)

Giocatore di intensità pazzesca, Eason è un’ala che grazie a caratteristiche fisiche e atletiche è prevedibile possa giocare anche da 5 in quintetti rapidi. Molto divisivo, alcuni degli addetti ai lavori sono innamorati del suo motore infinito e credono che le skills ancora deficitarie (tiro e mano sinistra su tutte) possano essere messe a posto, mentre altri non vedono in lui niente di più di un giocatore energico ma poco consistente quando conta.

Houston con la cessione di Wood e l’arrivo di Smith mette così una bella pezza sul reparto lunghi, con Eason che in prospettiva potrà ambire a cambiare sia Smith che Sengun potendo potenzialmente giocare con entrambi.

CHICAGO BULLS - Dalen Terry (G, Arizona)

Dalen Terry è uno dei grandi vincitori della scorsa nottata. Fino al primo di giugno, giorno della deadline per chi vuole entrare al Draft anticipatamente, sembrava dovesse tornare agli Wildcats, ma quasi a sorpresa ha deciso di tenere il suo nome nella lista anche se non si prospettava molto di più di un fine primo giro.

Ma il mix di cattiveria agonistica in difesa sul punto d’attacco e le misure per marcare almeno tre ruoli devono avere convinto i Bulls, che con la 18 vanno a prendersi un giocatore ancora grezzo dal punto di vista offensivo ma già interessante in un contesto difensivo dove c’è sicuramente da tamponare qualche insufficienza. Il trio formato da lui, Lonzo Ball e Alex Caruso sarà un incubo per ogni backcourt.

MEMPHIS GRIZZLIES - Jake LaRavia (F, Wake Forest)

LaRavia è un giocatore che ha un immenso valore dal punto di vista tattico: nella sua carriera a Wake Forest ha mostrato un bagaglio tecnico vario ed efficace che lo lancia verso la NBA con le prospettive di un ruolo da collante che nei roster NBA trova sempre il suo spazio.

Ala con imponente taglia fisica che gli permette di ricoprire entrambi i ruoli tradizionali di 3 e 4, è dotato di abilità di tiro, di passaggio e può funzionare da connettore in un attacco con tante bocche da fuoco come sono appunto i Grizzlies. Un po’ l’erede spirituale di Kyle Anderson, free agent tra una settimana.

SAN ANTONIO SPURS - Malaki Branham (G, Ohio St)

Branham è salito alla ribalta prepotentemente durante il Torneo NCAA, dove è riuscito a distogliere lo sguardo dal compagno di squadra EJ Liddell per prendersi tutti i riflettori addosso. La capacità di segnare ha colpito nel segno: la guardia di Ohio St è un attaccante che può segnare su tre livelli, sfruttando buone capacità al tiro anche dal palleggio e un atletismo che gli permette di arrivare fino al ferro, condizionando dunque le difese. Gli Spurs si assicurano un microwave scorer che ha ancora molto da lavorare su scelte e visione, ma che ha già dato buone indicazioni a livello realizzativo.


21. DENVER NUGGETS - Christian Braun (G, Kansas)

Anche lui come il suo ex-compagno di college Ochai Agbaji, potremmo etichettarlo velocemente come 3&D, ma la vera forza di Christian Braun, oltre all’apporto difensivo senza palla e alla capacità di segnare dalla distanza in movimento, è la pericolosità sui 28 metri dove con tempismo, intuito e vigore è uno dei migliori a riempire le linee di contropiede.

È stato il vero segreto (neanche tanto nascosto) di Kansas nella cavalcata che li ha portati a conquistare il quarto titolo NCAA della loro storia, e ora i Nuggets lo mettono nel motore per dare a Nikola Jokic due ulteriori mani da rifornire.

MINNESOTA TIMBERWOLVES - Walker Kessler (C, Auburn)

Premiato come miglior difensore dell’ultima stagione NCAA, Kessler è un lungo di spiccate doti difensive, soprattutto in protezione di area e ferro, dove usa tutta la sua imponenza fisica per giocare in maniera pregevole le situazioni di contenimento. Non è solo un ottimo difensore: in attacco sa come finire nei pressi del canestro se imbeccato dai compagni e ha mano con potenziale per ampliare il raggio di tiro.

Minnie ha un sacco di lunghi mobili e polivalenti difensivamente, con Kessler chiudono la batteria con un prototipo più tradizionale.

MEMPHIS GRIZZLIES - David Roddy (F, Colorado St)

Il GM dei Grizzlies Zach Kleiman è rinomato per andare a pescare al primo giro giocatori che magari non sono più sui radar principali, e anche stavolta così ha fatto con David Roddy. Ala col fisico di un linebacker, un vero e proprio bullo a livello fisico ma con doti tecniche al tiro e nel passaggio che ne fanno un attaccante da rispettare, così come è da rispettare la sua presenza a rimbalzo dove compensa la mancanza di centimetri con innata ferocia fisica. Una presa molto interessante anche se è costata la rinuncia a un giocatore come DeAnthony Melton, scambiato per acquisire questa scelta dai Sixers.

MILWAUKEE BUCKS - Marjon Beauchamp (G, GLeague Ignite Team)

Secondo elemento scelto dall’Ignite Team di G League, Beauchamp è sembrato un giocatore ancora tutto da scoprire, incapace di ricoprire con costanza il ruolo di realizzatore ma che ha mostrato continui miglioramenti in ogni aspetto del gioco.

La proiezione è quella del 3&D, mostra grande energia nell’approccio alla difesa e si nota che è un lavoratore assiduo e nella parte finale della stagione ha migliorato sia playmaking che scoring dal palleggio. Un investimento per i Bucks che proveranno a proseguire questo percorso.

SAN ANTONIO SPURS - Blake Wesley (G, Notre Dame)

Nessuna squadra sa prendere un prospetto ancora in fasce dal punto di vista dello sviluppo e crescerlo con successo e cognizione come fanno i San Antonio Spurs, e questo è un fatto innegabile che i Draft passati ci hanno insegnato. Blake Wesley infatti non viene preso per quello che è al momento, visto che è ancora molto acerbo e lontano per avere costanza a livello NBA, ma in previsione di quello che può diventare, ovvero una guardia con misure affascinanti e il potenziale per essere un attaccante e un creatore di gioco pericoloso in ogni zona del campo. A fine primo giro un rischio tutto sommato spendibile, soprattutto per loro.


26. MINNESOTA TIMBERWOLVES - Wendell Moore Jr (GF, Duke)

Moore ha passato tre stagioni a Duke dove partiva come uno dei prospetti più interessanti, venendo però poi eclissato da altri compagni di squadra. Inaspettatamente l’anno in cui si è ritrovato col maggior tasso di talento al suo fianco è stato quello dove è riuscito a esprimere la miglior pallacanestro, ritrovandosi compiti di scoring alleggeriti che lui ha sfruttato per migliorare come facilitatore e difensore.

Moore è un esterno con una buona taglia fisica e atletismo funzionale al suo tipo di gioco e questo gli ha permesso di guadagnare credibilità come potenziale glue-guy in ottica NBA. I T’Wolves trovano in Moore il giusto equilibratore in certi momenti della partita.

MIAMI HEAT - Nikola Jovic (F, Mega Mozzart)

Scelta abbastanza sorprendente perché Pat Riley e la dirigenza non è solita ad affidarsi a un prospetto europeo, specialmente al primo giro, e perchè Jovic non incontra nel migliore dei modi la timeline degli Heat, che devono sfruttare al meglio quanto di buono fatto quest’anno.

Probabile che Jovic sarà oggetto di Draft-and-stash, ovvero parcheggiato in Europa in attesa che le timeline coincidano, ma intanto Miami si assicura un talento favoloso, un giocatore di quasi sette piedi che però interpreta il gioco come una guardia, sia nei movimenti che nelle soluzioni.

GOLDEN STATE WARRIORS - Patrick Baldwin Jr (F, Milwaukee)

Il percorso che ha portato Patrick Baldwin alla notte del Draft è stato a dir poco tortuoso. Al via della stagione era uno dei pretendenti ai primi posti, ma la scelta di andare nel piccolo college di Milwaukee allenato dal padre non ha sortito gli effetti sperati, inoltre alla Combine i risultati atletici sono stati disastrosi.

Gli Warriors freschi di titolo però decidono di puntare su questo ragazzo, ala con doti realizzative non consuete per la sua taglia, perché comunque il talento mostrato negli anni al liceo non può passare inosservato.

HOUSTON ROCKETS - TyTy Washington (G, Kentucky)

Anche TyTy Washington è stato un giocatore divisivo tra gli addetti ai lavori. Tutto gira intorno alla sua capacità di ricoprire con costanza ed efficacia il ruolo di point guard, tra chi lo vede come percorso possibile e chi invece non crede possa diventare più di una combo-guard.

Divertentissimo da vedere per la varietà di soluzioni al tiro, uno dei più preparati per concludere contro i lunghi grazie ad arresti fulminei e floater di rara morbidezza. Houston prova a mettere un po’ di ordine nel suo backcourt giovanissimo e imprevedibile.

DENVER NUGGETS - Peyton Watson (F, UCLA)

I Nuggets scelgono seguendo il potenziale. Watson infatti arriva da una stagione tutt’altro che facile a UCLA dove non è riuscito a venir fuori in una squadra piena di veterani che nell’anno precedente avevano conquistato la Final Four NCAA.

Si spiegano così i 3.3 punti a partita, che saranno un discreto campanello d’allarme per i fan di Denver, ma potenzialmente Watson nasconde delle doti particolari che possono far ben sperare. È ancora molto grezzo, ma ha il telaio dell’ala congeniale e funzionale alla direzione che sta prendendo la NBA, con doti atletiche di prim’ordine e con capacità di tiro ancora limitate ai flash ma incoraggianti. Può essere un salto nel vuoto per i Nuggets ma a questo punto del Draft è una scelta che può starci.




Uno sguardo al secondo giro

Non possiamo che iniziare ad analizzare le altre scelte se non iniziando dai due italiani.

Gabriele Procida è stato scelto alla 36 dai Pistons, che verosimilmente gli lasceranno proseguire la sua crescita in uno dei campionati europei di spicco, con l’Alba Berlino che sembra interessata a offrirgli una vetrina in Eurolega.

Stesso destino dovrebbe toccare a Matteo Spagnolo, scelto alla 50 dai Timberwolves. A differenza di Procida il pugliese è ancora legato al contratto con il Real Madrid, che quindi ne detiene i diritti e serve un accordo per il buyout per liberarlo. Probabile che anche per lui ci sarà una nuova esperienza in prestito dopo quella alla Vanoli Cremona dello scorso anno.

Tra gli altri nomi scelti al secondo giro, fate molta attenzione a come crescerà Jaden Hardy a Dallas, scelto con la 37. Altro elemento della Ignite Team che ha perso molto terreno rispetto ad inizio stagione ma che rimane uno shot-maker da tenere in considerazione, soprattutto in una squadra sempre alla ricerca di profili del genere.

Anche EJ LIddell rischia di essere una steal alla 41 per i Pelicans, che si prendono a roster un’ala che ha la forza fisica per giocare anche da 5 nonostante la mancanza di centimetri. Combattente nato ma con qualità tecniche molto presenti e un tiro miglioratissimo in questa ultima stagione.

Infine occhio a Vince Williams da VCU, scelto dai Grizzlies alla 47. Forse Memphis ci ha fatto un po’ il callo con questo tipo di giocatori - considerando anche che ne ha scelti due simili nel primo giro - ma Williams è un giocatore di grande intelletto e dietro questa sapienza cestistica sa nascondere doti atletiche inaspettate.


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