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Flavio Fusi
Dove eravamo rimasti?
22 ago 2016
22 ago 2016
La Juventus inchioda la Fiorentina alla sua difficoltà di cambiare.
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Flavio Fusi
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Il secondo anticipo della prima giornata ha visto subito all’opera i campioni d’Italia della Juventus contro la Fiorentina di Sousa, una delle più belle sorprese della scorsa stagione, oltre che rivale storica. Il calciomercato delle due società è stato fin qui diametralmente opposto: la campagna acquisti della Juventus ne ha consolidato il ruolo di favorita assoluta allo Scudetto e dovrebbe consentirle di competere al massimo livello anche in Europa; il mercato della Fiorentina, invece, non è stato particolarmente soddisfacente e nonostante siano rimasti (per ora) tutti gli elementi chiave della passata stagione, non sono arrivati i rinforzi necessari a compiere un ulteriore passo in avanti.

 

Oltre all’infortunato Marchisio, Allegri ha dovuto rinunciare anche a Miralem Pjanić che durante il pre-campionato ne aveva fatto le veci nel ruolo di regista. Perciò, davanti a Buffon e alla solita difesa a tre formata da Barzagli, Bonucci e Chiellini, ha agito il gabonese Lemina. Khedira ed Asamoah hanno completato il centrocampo a tre, mentre Dani Alves a destra e Alex Sandro a sinistra hanno giocato da esterni nel 3-5-2 bianconero. In avanti è stato Mandzukić a partire titolare di fianco a Dybala, con Higuaín che, almeno inizialmente, si è seduto in panchina.

 

Paulo Sousa ha riproposto per dieci undicesimi la formazione titolare della scorsa stagione. A difesa della porta di Tatarusanu, la linea a tre formata da Tomović, Gonzalo Rodríguez e Astori. A centrocampo, Milan Badelj e Matias Vecino hanno costituito il doble pivote del 3-4-2-1/3-2-4-1 del tecnico portoghese. Bernardeschi a destra e Alonso a sinistra hanno agito sulle fasce, mentre l’unico volto nuovo nell’undici titolare, Federico Chiesa (6 dribbling nei 45 minuti in campo), ha giocato di fianco ad Ilicic a supporto di Kalinić sul centro-sinistra. Borja Valero ha preso posto solo in tribuna a causa di un infortunio.

 

 



 

I primi minuti di gara sono stati caratterizzati dall’aggressività della Juventus, che ha preso in mano il pallino del gioco, schiacciando la Fiorentina con il pallone e impedendole di uscire dalla propria metà-campo giocando palla a terra. Come nelle passate stagioni, la squadra di Allegri ha proposto un pressing con l’uomo come punto di riferimento. Contro i tre centrali della Fiorentina, erano Khedira o Asamoah ad aggiungersi a Dybala e Mandzukić, di modo che ciascun difensore avversario avesse un marcatore diretto, per limitare le opzioni di passaggio a disposizione di Tatarusanu. Il posizionamento aggressivo degli altri giocatori complicava ulteriormente la vita ai viola: Dani Alves ed Alex Sandro si spingevano in avanti, in modo da poter aggredire immediatamente Alonso e Bernardeschi quando venivano incontro a ricevere palla, mantenendosi praticamente in linea con Lemina e la mezzala che rimaneva più bassa, che invece si orientavano sui due mediani di Sousa.

 



 

Alla Fiorentina non veniva nemmeno lasciata la possibilità di battere i rinvii dal fondo corti. Ogni volta che Tatarusanu si preparava a calciare, i bianconeri marcavano a uomo a tutto campo, con Asamoah che prendeva in consegna Tomović, mentre Mandzukić e Dybala marcavano rispettivamente Gonzalo Rodríguez e Astori, impedendo al portiere rumeno di servire le sue opzioni preferite.



 

Ora, questa non è una soluzione strategica particolarmente originale, né nuova per Sousa, che ovviamente aveva predisposto un “piano B”. L’alternativa consisteva nel calciare lungo sulla sinistra, dove la Fiorentina poteva sfruttare il mismatch fisico tra Marcos Alonso (1,88 metri) e Dani Alves (1,72 centimetri). Il più grande ostacolo all’attuazione di questa strategia è stata l’esecuzione del portiere gigliato, che si è dimostrato incapace di servire il compagno, calciando più volte il pallone a lato e regalando conseguentemente il possesso alla Juventus. Con il passare dei minuti la situazione è diventata sempre più paradossale e persino i tifosi allo Stadium hanno cominciato a sottolineare gli errori del portiere rumeno.

 

Tra l’altro Tatarusanu, in confronto a Buffon, è parso in palese difficoltà anche quando era costretto a giocare il pallone dinanzi al pressing avversario, facilitando la vita ai bianconeri, visto che molto spesso si orientava proprio in direzione dei giocatori della Juventus, anche a causa delle difficoltà a giocare con entrambi i piedi.


 

 



 

Il ruolo del portiere è ormai fondamentale anche in fase di possesso, a maggior ragione per una squadra come quella di Sousa, che cerca sempre di uscire palla a terra. Pur essendo migliorato, non è la prima volta che l’estremo difensore viola palesa limiti di questo tipo ed è curioso che la dirigenza della Fiorentina, pur avendo acquistato Dragowski, non abbia reclutato un portiere in grado di giocare titolare.

 

 



 

Ma la Juventus ha controllato la partita anche con il pallone tra i piedi, specie nel primo tempo, quando i bianconeri hanno fatto registrare una percentuale di possesso palla del 61,0%. La squadra di Allegri occupava tutto il campo in ampiezza, con Alves e Alex Sandro molto larghi, fin sulla linea laterale. La Fiorentina si compattava nel tipico 4-4-1-1 in cui il 3-2-4-1 si trasforma in fase difensiva, cercando di negare spazio ai padroni di casa.

 



 

Il ritmo molto alto delle azioni juventine, con passaggi spesso a uno o due tocchi, ma soprattutto i continui interscambi di posizione degli uomini, sono stati il grimaldello giusto per scardinare il sistema difensivo di Sousa. Sul centro-sinistra erano Alex Sandro ed Asamoah a muoversi con e senza palla, con uno che veniva dentro al campo e l’altro si allargava, in modo da occupare sempre il terreno di gioco in maniera ottimale, oltre ad operare frequenti sovrapposizioni, sia interne che esterne. Il centro-destra era zona di competenza di Dybala, che si abbassava anche notevolmente per ricevere palla e combinare con Dani Alves e Khedira, anche se di solito il tedesco si portava più avanti, vicino al limite dell’area di rigore.

 

In conferenza stampa Allegri aveva sottolineato come Khedira non fosse ancora in condizione ma potesse comunque essere della partita grazie alla sua intelligenza tattica. Consapevole di questo suo deficit di forma, Allegri gli ha ritagliato un ruolo da “attaccante ombra” che ne facesse emergere proprio le doti tattiche. Quando Dybala si abbassava o allargava sulla fascia, era infatti il centrocampista tedesco a farne le veci in avanti, attaccando l’area di rigore in un secondo momento rispetto a Mandzukić, approfittando anche della relativa libertà di cui godeva, con la difesa viola attirata dall’argentino.

 

Il gol del vantaggio della Juventus è scaturito proprio da una situazione di questo tipo. Dybala ha compiuto un movimento ad uscire dall’area di rigore per ricevere palla da Asamoah, portandosi dietro tre difensori prima di servire Chiellini. Il difensore bianconero ha crossato in mezzo all’area di rigore, dove si è fatto trovare pronto Khedira (perso da Chiesa), abile a inserirsi nello spazio aperto dall’argentino.

 


 

 

Lo splendido gol dell'1-0 di Khedira.


 

 



 

La Fiorentina non è riuscita a controllare la partita con il pallone, mettendo in mostra alcune deficienze strutturali, amplificate dal pressing juventino. La squadra di Sousa ha fatto fatica a circolare palla, mostrando distanze non ottimali tra i giocatori, specie in mezzo al campo e senza proporre il movimento necessario a sfuggire alle marcature bianconere. Il riferimento principale nella difesa a zona della Juventus è l’uomo, per cui senza movimenti orizzontali era complicato per il portatore di palla viola trovare un compagno libero da servire.

 



 

Non funzionava granché nemmeno il pressing, con la fase di uscita della Juve pressata da Ilicic e Kalinić (su Chiellini e Bonucci), con Chiesa che si aggiungeva solo in un secondo momento in aggressione su Barzagli. Ma questo ritardo che, se pianificato, voleva forse invitare la scelta di determinate linee di passaggio centrali, ha unicamente facilitato le cose alla Juventus, che comunque riusciva a giocare attraverso il pressing viola grazie alla sua consolidata resistenza al pressing, sia a livello collettivo che individuale.

 



 

Nonostante le difficoltà, la Fiorentina è riuscita a trovare il gol del pareggio al suo terzo tentativo in assoluto (in totale 19 tiri a 4 per la Juventus), quando Kalinić ha depositato in rete un cross da calcio d’angolo di Ilicic, approfittando di una lettura sbagliata della traiettoria da parte del suo marcatore, Alex Sandro.

 

La Juventus ha però riagguantato il vantaggio dopo appena tre minuti di gioco, con Higuaín bravissimo a farsi trovare nel posto giusto al momento giusto per depositare in rete il rimpallo sul tiro di Khedira. Nell’occasione è stato ancora fondamentale la catena Alex Sandro-Asamoah e il ruolo di Khedira, che dopo aver ricevuto un passaggio diagonale del ghanese, ha concluso nuovamente dal centro dell’area dopo un inserimento nello spazio.

 



 

La Juventus, che, come sottolineato dallo stesso Allegri, avrebbe probabilmente potuto e dovuto chiudere prima la partita, ha dato una prima dimostrazione di forza in campionato, facendo pesare la propria qualità, senza però cedere di un passo dal punto di vista della solidità difensiva. La Fiorentina è parsa nuovamente quella sbiadita della seconda parte della stagione e ha confermato lo scetticismo sul mercato della società. Certo, giocare la prima con la Juventus non è mai facile, ma la sensazione è che la squadra abbia bisogno di qualche novità in più.

 



 
 

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