Domande fondamentali sull’NBA 2017/18
Mai giudicare il libro dalla sua copertina, o dal suo finale.
6) DeMarcus Cousins e Anthony Davis possono funzionare o sono destinati a implodere?
Dario C.: L’implosione è scontata come il finale di un film con Steven Seagal.
Fabrizio G.: Le due ipotesi non si escludono a vicenda: la coppia può funzionare, ma non abbastanza da trascinare ai playoff un roster che, fuori da Jrue Holiday, non è minimamente attrezzato per il livello richiesto e che è privo già in partenza degli altri due teorici titolari, Solomon Hill (che salterà l’intera stagione) e Rajon Rondo (almeno un mese di stop). E in tal caso per l’implosione sarà solo questione di quando, non di se.
Dario R.: Sono d’accordo con Fazz: l’anno scorso i due hanno fatto vedere ottimi margini d’intesa reciproca, ma senza riuscire a trascinare il resto dello – scarso – roster.
David B.: Resto con l’opinione che espressi al momento della trade: formano la coppia di lunghi più talentuosa della lega ed hanno entrambi una dimensione dentro/fuori che li rende complementari in certi aspetti. Il rodaggio della scorsa regular season post-trade ha dato segnali contrastanti, ma il contesto era particolare; quest’anno Alvin Gentry deve trovare un modo per farli funzionare e trovare qualcuno in grado di giocargli al fianco perchè se la coppia scoppia, la bomba atomica raderà al suolo i Pelicans.
Francesco A.: Con un altro allenatore non sarebbe impossibile farli convivere e metter su un impianto di squadra decente: ma Gentry, a meno che non veda la luce improvvisamente, non sembra essere in grado di esserne in grado; la speranza è che venga fatto saltare lui prima che imploda la coppia Davis-Cousins.
Dario V.: Imploderanno, ma non del tutto per colpa loro: sarà il livello della Western Conference a costringere tutte le parti della franchigia — proprietà, dirigenza, panchina e giocatori-cardine — a farsi un bell’esame di coscienza. Ripeto quanto detto nella Top-50: la situazione più esplosiva di tutta la lega, nel senso che è quella più vicina allo scadere del timer. E se AD chiede di essere ceduto, gli equilibri stessi della lega potrebbero essere rimessi in discussione.
7) Al di fuori dei soliti noti, chi si giocherà il titolo di MVP?
Daniele V.: John Wall si gioca con Antetokounmpo la nomina a secondo migliore giocatore ad Est e in una conference che ha perso star power risalterà ancora di più la sua figura, ora che sarà padrone del contesto di gioco in tutte le partite contro le avversarie di conference che non si chiamano Cleveland. Il materiale per entrare nella conversazione per l’MVP c’è.
Dario C.: Uno per conference: John Wall e Blake Griffin.
Francesco A.: Nelle votazioni della scorsa stagione Kevin Durant ha preso soltanto due ingloriosi quinti posti: magari non vincerà, ma sicuramente quest’anno dovrebbero arrivargli svariate centinaia di voti in più.
Dario V: Se Kyrie Irving anche solo pareggia quanto fatto da Isaiah Thomas lo scorso anno, rientra di diritto nella discussione, e lo stesso vale sull’altra costa per Damian Lillard se dovesse ingranare una marcia ancora superiore e i risultati di squadra fossero da top-4. Se invece gli OKC Thunder dovessero andare bene e Paul George dovesse difendere da primo quintetto All-Defense, perché non lui?
Lorenzo B.: Quanto farebbe ridere su una scala da Casa Surace a 100 se lo vincesse Joel Embiid?
22 punti in 15 minuti per ricominciare la stagione.
8) Dopo i fuochi pirotecnici di quest’estate, quale giocatore verrà scambiato durante la stagione?
Dario C.: Kyle Lowry, Nikola Vucevic, Eric Bledsoe.
David B.: DeMarcus Cousins è la risposta facile, il jolly l’avrei speso su LaMarcus Aldridge ma a quanto sembra sta negoziando l’estensione per rimanere a San Antonio. Allora spendo il gettone su Dennis Schröder che avrà in mano gli Hawks, sarà in vetrina per qualche mese, e poi se arriva l’offerta giusta non mi sorprenderebbe vederlo cambiare casacca.
Daniele V.: Non dovesse iniziare bene la stagione di Portland, con tutto quello che comporterebbe, mi piacerebbe vedere C.J. McCollum a Est.
Dario V.: Cousins e Bledsoe di fatto lo sono già da un po’. Il vero tassello che però potrebbe cambiare gli equilibri della lega è se la dirigenza di Cleveland decidesse di cedere la scelta di Brooklyn per aggiungere un’ulteriore freccia ad una faretra intasatissima, ma non necessariamente della qualità necessaria per battere Golden State. Sarebbe un rischio enorme, ma se LeBron desse anche solo un cenno del capo su una sua possibile permanenza…
9) Il rookie che non vedete l’ora di scoprire quest’anno.
Lorenzo B.: Donovan Mitchell e Dennis Smith Jr, sponsored by BoingVert.
Fabrizio G.: Malik Monk e Luke Kennard, cioè quelli scelti appena prima di Mitchell, che come Mitchell saranno quasi certamente parte della rotazione di squadre che si giocano un posto ai playoff e che in più avvertiranno una presenza ingombrante alle proprie spalle.
Daniele V.: Vorrei dire quel freak di Ben Simmons, ma ho aspettato per anni che Bogdan Bogdanovic facesse il salto e adesso che ha conquistato l’Europa non vedo l’ora di scoprirlo contro i più forti. Ha tutto per poter dire la sua anche in NBA.
Dario R.: Milos Teodosic. Rookie per modo di dire, intendiamoci, vista l’abbondante esperienza ad altissimi livelli FIBA che si porta dietro. Già nella preseason ha fatto capire ai compagni che possono aspettarsi di tutto e agli avversari che le sue idee di basket sono da non sottovalutare. Reggerà un’intera stagione?
Dario C.: In una classe di rookie il cui ruolo sembra già chiaro e definito, Jonathan Isaac porta con sé tutto il fascino dell’oggetto misterioso. Peccato per l’ambiente circostante.
David B.: Ben Simmons. È un problema mio e me ne rendo conto, ma quando vedo un giocatore di 205 centimetri che ha il cervello di un playmaker io perdo la testa. Lamar Odom 2.0 (si spera l’upgrade riguardi soprattutto la parte extracestistica).
Dario V.: Su Jonathan Isaac sono sul bandwagon da tempi non sospetti, perciò diciamo Dennis Smith Jr. per andare sul sicuro e Bam Adebayo se davvero Spoelstra vorrà utilizzarlo da point center, aprendo scenari che potrebbero farci esplodere il cervello dalla bellezza.
Francesco A.: Secondo la vulgata, Rick Carlisle non va mai d’accordo con i suoi rookie e con i suoi playmaker: Dennis Smith Jr. può essere l’uomo giusto per sfatare il luogo comune e prendersi da subito le redini della franchigia.
Sì ok è Summer League, però.
10) Per concludere, la top-3 dei giocatori che seguiremo con maggiore interesse nella prossima stagione.
Daniele V.: Il primo nome è quello di Kristaps Porzingis, la cui stagione da giocatore franchigia è l’unico motivo che mi spinge a guardare con un minimo di ottimismo la squadra per cui faccio il tifo. Gli altri due sono Gary Harris e Ben Simmons: da estimatore del gioco intelligente e ricco di sfumature di Harris sono pronto a seguirlo nella stagione in cui è atteso all’esplosione; Ben Simmons poi ha un radar in testa e il potenziale per poter diventare élite e non posso perdermi la sua prima stagione in campo.
Dario C.: Karl-Anthony Towns, Devin Booker, Ben Simmons.
Fabrizio G.: Aaron Gordon, per la prima volta a tempo pieno nel suo ruolo corretto e in contract year; Kyrie Irving, per capire se sia la versione nobile e sovralimentata a protossido di azoto di Thomas e Lillard o un giocatore di tutt’altro spessore e livello; Dirk Nowitzki, a caccia del quinto posto (!) di Wilt Chamberlain (!!) nella classifica dei migliori realizzatori di sempre. Copia/incolla tra un anno, per il quarto posto (!!!) di Michael Jordan (!!!!).
Dario R.: Jimmy Butler ritrova Tom Thibodeau e dovrà essere leader tecnico ed emotivo di un gruppo di ragazzini a caccia di gloria: uno step niente male rispetto a quello che gli veniva chiesto a Chicago. Poi: qualcuno ha ancora dubbi sulle qualità di Gordon Hayward? Spero di no, però sarà interessante vederlo a Boston lottare per le Finals dovendo entrare in sintonia con Irving. Infine Carmelo Anthony: da giocatore più forte di una squadra allo sbando a violino di lusso in un’aspirante contender. Non so voi ma io ho la curiosità a mille per capire quale versione di ‘Melo vedremo in maglia Thunder.
David B.: Riflettori puntati su Josh Richardson che è stato tra i giocatori più in luce nella preseason. È un two-way player nato come 3&D che sta aggiungendo anche la dimensione da penetratore, mentre in difesa è un coltellino svizzero e sta emergendo come uno dei migliori stoppatori NBA (se non il migliore) tra gli esterni NBA. Il suo rinnovo con Miami e un azzardo, ma rischia di diventare uno dei migliori contratti della lega, tenetelo d’occhio. Sono un Teodosic-lover certificato da quando scompariva nei finali di partita nelle finali di Eurolega e nelle prime amichevoli ha illuminato con la sua genialità. Infine, siamo abituati a veder migliorare ogni anno Giannis Antetokounmpo: dopo una stagione da 22+9+5 in quale altro modo può sbalordirci?
Lorenzo B.: Non ci posso credere che nessuno fino a questo punto non ha fatto il nome di Lonzo Ball. Cioè nessuno qui è pronto al romanzo postmoderno del primo anno del figlio di LaVar ai Lakers, dalle aspettative fuori di testa fino alla matematica eliminazione dai playoff ad inizio Dicembre? Sono molto deluso. Ve lo meritate LiAngelo. Voglio vedere poi come Russell Westbrook riuscirà ad incanalare la rabbia grezza della scorsa stagione, affilandola con perfidia mentre canta canzoni di guerra attorno al fuoco sacro della vendetta; e allo stesso tempo sono curioso di capire se Durant riuscirà a scendere in campo o il suo multiaccounting lo trasformerà in un Ghost in The Shell.
Francesco A.: Joel Embiid per me è il giocatore da seguire con maggiore interesse, anzi direi proprio con trepidazione: siamo sempre sulla linea sottile tra “questo è un potenziale MVP” e “ogni suo minuto sul parquet rischia di essere l’ultimo”, e questa stagione ci dirà qualcosa in più su quale direzione stia prendendo il suo futuro. Chris Paul lo conosciamo tutti e teoricamente non dovrebbe avere più segreti per nessuno, ma la sua interazione con D’Antoni e Harden rischia di essere veramente esplosiva. Kyrie Irving avrà voglia di stupire in campo, dimostrando di poter essere veramente il primo violino di una squadra da titolo, e contemporaneamente sembra intenzionato a togliersi parecchi sassolini nei confronti dei suoi precedenti compagni, concittadini e/o datori di lavoro: ogni minuto della sua stagione rischia di finire in prima pagina, per un motivo o per l’altro.
Dario V.: Gli Europei giocati da Lauri Markkanen mi hanno fatto un po’ cambiare idea su di lui: non pensavo fosse pronto a “spostare” anche a un livello più che discreto come quello del Gruppo A di Eurobasket e non vedo l’ora di vederlo anche in NBA, al netto del deserto che sono i Bulls. Sono intrigato dal rientro di Justise Winslow per vedere se c’è qualcosa di più del difensore visto nel suo primo anno e se i semi da point forward piantati in lui da Spoelstra lo scorso anno sono pronti a germogliare. Infine, il backcourt formato da Jamal Murray e Gary Harris a Denver promette abbastanza pericolosità dal perimetro, faccia tosta e tagli intelligenti da portarmi inevitabilmente a prestarci l’occhio. PS. Brandon Ingram io ci credo ancora, ma se ci sei batti un colpo.