1) Su quale squadra perderemo il sonno quest’anno con il League Pass?
Dario Costa
Dati incontrovertibili provano come, durante la scorsa regular season, gli utenti di NBA League Pass abbiano opzionato più partite dei Minnesota Timberwolves rispetto a quelle complessivamente visionate nelle dieci stagioni precedenti. Le proiezioni relative all’annata che sta per iniziare confermano un ulteriore rialzo del dato e prospettano l’ingresso dei T’Wolves nella top 10 delle squadre preferite dagli abbonati.
I motivi? Andrew Wiggins e Karl Anthony Towns, una combinazione di talento & gioventù senza pari. Non vi basta? Ricky Rubio e Zach LaVine, un utopista del gioco e la combo-guard più spettacolare tra quelle che ancora non vi hanno fatto saltare in piedi sul divano. Non siete ancora convinti? Ci penserà Kris Dunn, rookie con l’esplosività dell’esordiente e la padronanza del veterano. E quest’anno potrebbero pure difendere, visto che finalmente hanno un allenatore.
In fondo, se ci pensate bene, tutte quelle ore di sonno non vi servono davvero. Sacrificatene qualcuna per i ragazzi di Tom Thibodeau, ne varrà la pena.
Daniele V. Morrone
Ok, facciamo finta per un attimo che gli Warriors non esistano. Volendo adesso valutare tutti i pacchetti per singola squadra che la NBA può offrire, direi che la scelta migliore è andare sui New York Knicks. Lo so che sono una squadra mediocre e che l’obiettivo massimo sarà ben figurare ai playoff, ma sono certo che non esista una squadra in grado di offrire quanto la squadra di New York per ripagare il conto salato che il League Pass richiede.
Penso per prima cosa a tutto il contorno (parliamo del MSG, del pubblico pronto a prendere fuoco a ogni giocata e della telecronaca di Mike Breen e Clyde Frazier, un’accoppiata che non ha eguali). E poi delle storie che una squadra come questi Knicks tireranno sicuramente fuori durante l’anno, dal Melo in grado di segnarne 30 contro chiunque allo sviluppo di PorzinGod. Ma anche il tentativo di rinascita di Rose e Noah dopo una stagione orrenda per entrambi e il rapporto che Anthony avrà con loro (sicuramente ben diverso dalla stranissima bromance nata con Porzingis e più tendente agli sguardi passivo-aggressivi per sottolineare quando la palla finirà sul secondo ferro sul tiro di uno dei due). O ancora della stagione della verità per chi come Lance Thomas deve giustificare il nuovo contratto e chi come O’Quinn la sua presenza nella lega. Senza dimenticare un personaggio come Brandon Jennings che si gioca il contratto pluriennale in questa stagione e che è sembrato motivatissimo in pre-season. O i giocatori raccattati in giro per far da panchina come il lituano Kuzminskas o l’undrafted Ron Baker, pronti a diventare idoli del Garden perché un Jeremy Lin è per sempre. Il tutto con il totem di Phil Jackson a vegliare su dove, come e quanto il povero Jeff Hornacek utilizzerà la Triangolo. Che poi sicuro a marzo salta tutto perché i Knicks vivono al limite e raramente tante scommesse tutte insieme riescono – dall’allenatore “forzato” a giocare in un modo ai troppi giocatori troppo fragili fisicamente – ma proprio questo li rende una sicurezza di intrattenimento.
David Breschi
Davvero, voi non vorreste vedere ogni sera una squadra che schiera in campo due dei migliori 5 giocatori NBA, e probabilmente quattro dei primi 15? Consiglio caldamente di non perdervi le giocate nonsense di Steph Curry, la pulizia tecnica di Klay Thompson, l’onnipotenza cestistica di Kevin Durant, il totale controllo sul gioco di Draymond Green e via dicendo. Ma anche osservare come faranno tutte queste sublimi individualità a trovare un equilibrio nel sistema più armonico della NBA.
E ancora… quali stratagemmi troveranno gli avversari PER NON FAR SEGNARE Curry, Durant e Thompson? Quali stratagemmi troveranno gli avversari PER SEGNARE contro una miriade di quintetti in grado, virtualmente, di cambiare su chiunque senza andar sotto contro nessuno? Con la Death Lineup 2.0, quella con KD al posto di Harrison Barnes, quali altri dogmi non scritti del Gioco saranno in grado di ridefinire i Golden State Warriors?
Lorenzo Neri
Potrò sembrare masochista e delirante, ma la verità è che non vedo l’ora di vedermi la nuova versione dei Philadelphia 76ers post-Sam Hinkie, nella prima bozza che il creatore di The Process aveva in mente. Il mio vaneggiamento si basa principalmente su tre punti:
1) Tra le tant(issim)e cose che mancavano a questa squadra, la più evidente era a mio modo di vedere l’assenza di un trattatore di palla quantomeno decente. Tutte quelle regie impostate dal volenteroso ma inguardabile T.J. McConnell mi lasciavano sempre un velo di tristezza in un roster che non ha mai smesso di gridare “HYPE!”. Dall’Europa però è arrivata l’eccellenza con el Chacho Sergio Rodriguez, che negli ultimi anni ha dispensato highlights in Eurolega ma anche dimostrato una crescita mentale notevole, meritevole di una seconda possibilità in NBA. E poi è arrivato Dario Saric. L’attacco in mano a loro potrebbe guadagnare un upgrade incredibile in termini di visibilità.
2) Joel Embiid. Lo abbiamo aspettato, abbiamo riso alle sue avventure sui social, ci preoccupavamo per le voci che uscivano sul suo conto e sul suo stato fisico, lo amiamo per la lealtà verso Hinkie, tanto da scegliersi da solo il suo nickname: The Process. Ora è il momento di vedere ripagata tanta attesa e altrettanta fiducia: già in pre-season (che è pur sempre pre-season, but still) ha fatto vedere cose per un 213-centimetri-per-120-chili che credo abbiano fatto aumentare la salivazione a chiunque.
3) [incrocia le dita con grande convinzione] Il ritorno di Ben Simmons, a patto che avvenga in questa stagione. Ma qualora accadesse già verso gennaio prendete la 1) e aggiungeteci pure lui. Ecco.
Lorenzo Bottini
Bisogna partire dal fatto che il League Pass è un po’ come Spotify, o Tidal, o Netflix. Non ti costringe a scegliere con cura maniacale il disco sul quale investire la paghetta o il film immancabile della settimana: ti concede il lusso di sbagliare, di esplorare, di sperimentare. Quindi per me le squadre da League Pass sono quelle che in un mondo non on-demand non esisterebbero neanche e che arrivata la primavera vedranno i playoff come te, su League Pass. Però quando diventeranno superfamose tu puoi stare lì a vantarti che le seguivi dal primo disco, prima che diventassero schifosamente mainstream. Ecco la Top-3:
1) Milwaukee Bucks: ho aperto una partita di pre-season e stavano giocando a zona con cinque giocatori oltre i due metri e con Point Giannis in piena folgorazione mistica. Hanno perso di 20.
2) New York: una squadra da titolo assemblata con cinque anni di ritardo, un po’ Bojack Horseman, un po’ True Detective. Carmelo Anthony sarebbe un perfetto Mr. Peanutbutter se nella Penisola dei Labrador spiegassero la Triple Post Offense.
Back in the 90s I was a very famous Nba Coach, I’m BoJackson The Horseman, don’t act like u don’t know.
3) Orlando: ma solo quando giocano con il quintetto Payton, Hezonja, Gordon, Ibaka, Biyombo. Nessuno può sapere se succederà o cosa succederà in campo, tranne che si giocherà coi tappetoni elastici stile Slamball.
Ps. Se stanno facendo schifo, in ogni momento, con un comodo click potrete vedere i Dubs sommergere di triple il vostro schermo e il vostro anticonformismo.
Dario Vismara
Il mio coast-to-coast ideale del venerdì notte dovrebbe andare più o meno così: prima palla a due attorno a mezzanotte (appena dopo che la fidanzata è andata a dormire, dettaglio fondamentale) con i Sixers contro i Bucks di Point Giannis; dopo il caffè di fine gara c’è bisogno di una partita ad altissimo ritmo e possibilmente con poca difesa per superare il tremendo scoglio fisiologico delle 2 di notte, tipo una Houston di D’Antoni vs la Phoenix di Bledsoe e Booker; quindi derby della Northwest Division tra Denver (Nikola Jokic I <3 u) e Minnesota (dai, questa è facile). Per concludere supersfida alla Oracle Arena tra Warriors e Clippers, giusto per ricordarmi che alla fine della regular season si inizia a fare sul serio. Intervalli di zapping qua e la: uno sguardo a Portland lo si da sempre volentieri, un saluto rapido a Westbrook e Cousins è d’obbligo, se Anthony Davis è ancora in piedi il click te lo ruba sempre, basta che non ci sia in campo Omer Asik.
Dario Ronzulli
Io un’alzataccia prima dell’alba per vedere LeBron la faccio sempre, a prescindere dall’avversaria dei Cavs. Che peraltro mi incuriosiscono molto visto quanto hanno dovuto/voluto cambiare la second unit. Poi aspetto con ansia le sfide T’Wolves-Bucks perché c’è una quantità di giocatori dal futuro luminoso che sarebbe un peccato non vedere oggi e non seguire nella loro crescita. Per il motivo opposto, ovvero il rispetto che si deve alla loro carriera, guarderò in religioso silenzio e con totale riverenza gli ultimi minuti di Pierce con i Clippers e di Ginobili con gli Spurs.