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Emanuele Mongiardo
Perché credere ancora in Sebastiano Esposito
22 dic 2023
22 dic 2023
L'attaccante classe 2002 sta finalmente trovando la continuità che gli mancava.
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Emanuele Mongiardo
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IMAGO / ABACAPRESS
(foto) IMAGO / ABACAPRESS
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Sono passati esattamente quattro anni dal primo gol di Sebastiano Esposito in Serie A. Era il 21 dicembre 2019, l’Inter ospitava il Genoa a San Siro. Il Covid-19 non era ancora arrivato a stravolgere le nostre vite, Antonio Conte era al suo primo anno in nerazzurro e il 4-0 di quel giorno sarebbe costato la panchina a Thiago Motta, all’epoca allenatore del Genoa di cui si mettevano in dubbio le qualità per via di una controversa dichiarazione su un ipotetico modulo 2-7-2. Sebastiano Esposito era un giovane in rampa di lancio. Aveva esordito qualche giorno prima in Champions League nella vittoria contro il Borussia Dortmund, in cui si era fatto notare per la sua intraprendenza e per un elastico tentato sul lato corto dell’area di rigore. Contro il Genoa, sul punteggio di 2-0, Gagliardini si era guadagnato un calcio di rigore, che normalmente avrebbe dovuto battere Romelu Lukaku. Il belga, allora padrone assoluto dello spogliatoio e idolo incontrastato dei tifosi, aveva però deciso di sfoggiare tutta la sua leadership lasciando il pallone ad Esposito. Così, il ragazzo di Castellammare, a diciassette anni, aveva segnato il suo primo gol tra i professionisti. «Lukaku è una persona fantastica, lo devo ringraziare. Mi ha detto: “vai convinto e fai gol tu”», avrebbe dichiarato a Sky nel post-partita.

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Sembrava l’inizio di una lunga ascesa per Sebastiano Esposito. Invece, dopo quattro anni quel rigore rimane ancora il suo unico gol in Serie A. Esposito ha girovagato in B con le maglie di Spal e Venezia, poi ha cercato fortuna all’esterno, prima al Basilea, poi all’Anderlecht. In entrambi i casi è ritornato in patria piuttosto mestamente. In Svizzera aveva litigato con l’allenatore in seconda Boris Smiljianic e a dicembre 2021 aveva scatenato la rabbia dei tifosi dopo un’espulsione ingenua contro il Grasshopper. All’Anderlecht, invece, aveva trovato poco spazio, oscurato dal coetaneo portoghese Fabio Silva, oggi al Wolverhampton. Così, a gennaio di quest’anno Esposito ha deciso di tornare in Italia per provare una nuova esperienza in Serie B. A Bari, in una squadra ambiziosa e di fronte a un pubblico caldo come quello del San Nicola, Esposito era partito alla grande con due gol nelle prime due partite. Dopo un periodo di assestamento, aveva disputato un ottimo finale di stagione, con un gol su punizione battuta alla Drogba contro il Genoa e un’eccellente prestazione nella semifinale di ritorno dei playoff contro il Südtirol. Nella drammatica finale contro il Cagliari, persa nei minuti di recupero in casa per una zampata di Pavoletti, Esposito aveva inventato un assist geniale per Giacomo Ricci a metà secondo tempo: un filtrante che era passato in mezzo a tre avversari e che aveva mandato in porta il compagno. Il tiro sull’esterno della rete aveva ingannato parte del pubblico del San Nicola, che aveva gridato al gol.

Tutto Sebastiano Esposito in una sola azione: il movimento incontro col velo di contiana memoria, il filtrante per il compagno nascosto agli avversari, con lo sguardo e il corpo rivolti in tutt’altra direzione.

Chissà, se Ricci avesse segnato oggi il Bari ed Esposito sarebbero insieme in Serie A. La storia, però, è andata diversamente e allora l’attaccante di proprietà dell’Inter ha deciso di ripartire ancora una volta dalla cadetteria, con una maglia gloriosa come quella della Sampdoria. Esposito tra le linee Per ora è una stagione interlocutoria per la Samp, tra incertezze tecniche e, soprattutto, societarie. Partita con una penalizzazione di due punti, la squadra di Pirlo ha vissuto un pessimo inizio di campionato, con una sola vittoria nelle prime nove partite. Esposito ha iniziato a giocare titolare dalla settima giornata. La sua centralità nel progetto di Pirlo ha coinciso con i miglioramenti dei blucerchiati. Oggi Esposito è il leader tecnico della Samp, la squadra ha risalito la classifica e si trova alle porte della zona playoff. Marassi sembra innamorato di lui, che ai suoi gol ricambia salendo sui tabelloni luminosi e cercando l’affetto della gente. Per Esposito, questo, è il primo momento di maturità della carriera: non più un giovane su cui riporre speranze, ma il giocatore a cui dare la palla per far girare l’attacco. Pirlo dispone i suoi con un 4-3-2-1 ed Esposito, insieme a Valerio Verre, parte dalla posizione di mezzapunta alle spalle del centravanti Manuel De Luca. Nonostante il cambio di ruolo nominale rispetto agli anni precedenti, Esposito è rimasto lo stesso giocatore: una seconda punta che ama prima di tutto partecipare al gioco. Nella Samp i due trequartisti rimangono stretti dietro alla punta. Esposito e Verre scambiano spesso posizione durante la partita, così capita di vedere il giocatore di proprietà dell’Inter sia sul centro destra che sul centro sinistra. Il modo di partecipare al possesso, ovviamente, cambia a seconda del lato. Sulla destra è più portato ad attaccare la profondità per allungare la squadra e dare uno sbocco verticale, spesso tagliando verso la fascia. Gli scatti dietro la difesa, però, giocano un ruolo secondario nel calcio di Esposito. La sua specialità, infatti, sono i movimenti incontro. Sul centro destra, giocando a piede naturale, si ritrova più spesso a ricevere di spalle, con il difensore che incombe dietro di lui. Esposito, però, è uno specialista del gioco di prima. Legge sempre in anticipo la posizione dei compagni e non sbaglia mai uno scarico. Le sue sponde sono talmente raffinate che può permettersi di giocarle di prima anche con l’esterno del destro, trovando De Luca dietro di sé e sorprendendo il difensore in uscita. Ciò che stupisce di più di Esposito, però, quando gioca sul centro destra, sono le linee di passaggio che riesce a trovare. Ricevere a piede naturale, molto spesso, significa doversi girare verso la linea di bordo campo, senza apparenti prospettive di poter continuare il gioco. Esposito, però, sa sempre cosa accade alle sue spalle, anche quando è rivolto altrove. Così, mentre sembra intenzionato ad allargarsi col pallone verso la fascia, all’improvviso chiude il piede e rispedisce il pallone al centro con un passaggio dall’angolatura molto stretta, tagliando fuori gli avversari che lo seguivano. Non è un caso che l’idolo di Esposito fosse Totti, uno specialista di questo tipo di giocate e probabilmente il più grande calciatore di sempre a giocare di prima e spalle ai compagni. La postura può essere un ottimo trucco per ingannare il marcatore ed Esposito lo sa bene.

Esposito va verso la fascia e attira l’attenzione di tre giocatori della Reggiana. Poi si contorce su sé stesso e passa il pallone in orizzontale al centro per Verre libero da marcature.

Per un destrorso come lui, comunque, è sempre più comodo spostarsi verso sinistra, dove col primo tocco può rivolgersi verso il centro del campo e da lì connettersi con i compagni. In questo senso, Esposito può vantare un eccellente controllo orientato, con cui anticipa il difensore e prepara la giocata successiva, magari un’apertura da sinistra verso destra. Insomma, Esposito è bravissimo a dare continuità agli attacchi attraverso il gioco a parete e i movimenti incontro. Nei suoi appoggi cerca sempre di servire il compagno in maniera dinamica, inducendolo con lo scarico a muoversi alle spalle dell’avversario. Con grande tempismo sa aspettare il difensore, per passare il pallone all’ultimo istante e tagliarlo fuori dall’azione. Il suo repertorio è perfetto per giocare tra le linee. Non si tratta di piccoli orpelli, di tocchi da giocatore più bello che utile, ma di interventi che condizionano alla radice gli attacchi della Samp e li migliorano. Esposito nell’ultimo terzo di campo Nonostante il buon rendimento delle ultime gare, comunque, a Esposito manca ancora qualcosa di non proprio secondario per esplodere definitivamente: i gol. La produzione offensiva è la prima discriminante della carriera di ogni attaccante, e inevitabilmente lo sarà anche per quella di Esposito, che adesso è atteso all'ultimo salto. D'altra parte, se vuole entrare nella gloriosa tradizione delle grandi seconde punte napoletane – come Quagliarella e Di Natale – deve per forza di cose supportare la sua qualità con il pallone con cifre più alte in fase di finalizzazione. Al momento le sue statistiche sono contraddittorie. Secondo FbRef, infatti, ha accumulato la penuria di 2,3 npxG, un dato peggiore di quello degli altri attaccanti titolari della Samp, come Borini (6,9 xG e 5 gol) e De Luca (4,4 xG e 1 gol). I 3 gol ricavati dai 2.3 npxG (due tiri complicatissimi contro il Lecco e uno a tu per tu col portiere a Modena) dovrebbero far ben sperare sulla sua efficacia. Il problema, però, è che nonostante l’esiguo numero di xG, Esposito è anche l’attaccante doriano che tenta più tiri: con 0,6 npxG per tiro ha il dato nettamente peggiore tra le punte blucerchiate per il rapporto tra gol attesi e tiri (De Luca fa segnare 0,19 npxG per tiro, Borini 0,13 e La Gumina 0,12). A giustificare la statistica vi sono i compiti che gli richiede la Pirlo – che, come detto, lo conducono a giocare soprattutto lontano dalla porta – e la sua voglia di trovare il gol attraverso la giocata ad effetto. Contro il Lecco ha segnato due gol sotto l’incrocio con il mancino, il piede debole: il primo dai venticinque metri in posizione centrale. Il secondo da posizione decentrata, da dentro l’area, sempre col sinistro dopo aver superato il difensore con una sterzata. Nella stessa partita si era ricavato un tiro dai sedici metri dopo aver saltato l’uomo col controllo orientato. Arrivato in area sul centro destra, invece di tirare col mancino, Esposito aveva deciso di calciare d’esterno destro, alla Modrić: la palla ha sfiorato l’incrocio. Sarebbe stato il gol dell’anno in Serie B.

Occasioni del genere testimoniano come si tratti di un giocatore temibile a livello balistico, capace di calciare indifferentemente col destro e col sinistro. Per arrivare ancora più in alto, però, deve trovare ancora una sintesi tra la volontà di partecipare al gioco e la sua natura di attaccante. Il futuro di Esposito Dalla produzione offensiva dipenderanno molte delle sue possibilità di imporsi in Serie A l’anno prossimo. Oltre ai gol, nella massima serie Esposito dovrebbe testare la consistenza del suo gioco: riuscirebbe a offrire lo stesso apporto in fase di possesso? Contro i difensori della Serie A, più fisici e sempre più portati all’anticipo, riuscirebbe ad esprimere la stessa qualità tra le linee? Sono questi gli interrogativi da porsi a questo punto della carriera. Il classe 2002 ha vissuto alcune stagioni in ombra, ma adesso che ha trovato continuità sembra per lo meno aver messo d'accordo sul suo talento in potenza. Se si guardano le cose molto in prospettiva, si può anche inserire Esposito in un discorso Nazionale, che di punte con questa tecnica non ne ha molte. Raspadori ha un'ottima tecnica di base ma forse manca della sua genialità balistica, mentre Scamacca al contrario lo eguaglia come capacità di tirare fuori colpi estemporanei ma non ha la sua capacità di condizionare la manovra. Ovviamente questo sarà vero solo se Esposito saprà continuare a crescere, magari anche in Serie A, ma quello che ha fatto vedere quest'anno con la Samp lascia ben sperare. Esposito, infatti, sa conciliare gioco e giocate. L’eccellenza che esprime in alcuni fondamentali non può non far pensare che un talento del genere meriti di essere tutelato e promosso. La sensibilità con cui ad esempio usa il petto per mettere a terra il pallone, per giocare di sponda o per orientare il controllo, non è da tutti. Lo stesso vale per le sterzate con cui evita i difensori e prepara tiri o passaggi. Esposito sa manipolare il tempo degli interventi degli avversari e trova spesso il modo di saltarli con una semplice sterzata, magari dopo aver rallentato. Lui stesso è consapevole della sua qualità e se ne compiace: «Quando mi riescono certe giocate, mi fanno godere», ha dichiarato una volta. Al momento, Pirlo si dice soddisfatto di lui, ma ritiene che abbia ancora grandi margini di crescita, soprattutto nella costanza di rendimento. Esposito è un generoso, il primo a lanciarsi in pressing e a rientrare quando serve, ma secondo il suo allenatore si scoraggia un po’ facilmente se le cose non vanno da subito per il meglio: «Recupera tanti palloni, nell’aggressione è sempre fra i primi. Se continua a far gol tanto meglio. Se non interpreta bene la gara, esce dopo 15 minuti. Lo sa bene che non basta una partita per andare in alto. Glielo ripeteremo oggi e domani, non deve mai sbagliare l’atteggiamento». Il fatto di essere una seconda punta e di aver offerto il meglio da mezzapunta o in un attacco a due, non rende così agevole il suo inquadramento in un calcio sempre più portato a giocare con un unico centravanti. Chissà che non possa essere proprio Simone Inzaghi, da cui tornerà a giugno, a offrirgli un posto nelle rotazioni del suo 3-5-2. A meno, magari, di non condurre la Samp in Serie A.

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