Leggendo il palmarés di Diego Forlán c’è il rischio di perdersi tra i premi, soprattutto individuali, accumulati dal recordman di presenze nella nazionale uruguayana. Su tutti spiccano due titoli di ‘Pichichi’, ossia di capocannoniere della Liga spagnola, ottenuti prima con il Villareal nel 2004-05 e con l’Atletico Madrid nel 2008-09. Riflettendoci bene si tratta di qualcosa di impensabile oggigiorno, dato che dal 2009-10 gli unici a contendersi questo trofeo sono stati Lionel Messi e Cristiano Ronaldo, con la recentissima eccezione di Luis Suárez, connazionale di Forlán che lo ha superato anche come miglior goleador di sempre della Celeste.
A 37 anni appena compiuti colui che fu eletto, tra l’altro, miglior giocatore del mondiale 2010, gioca ancora a calcio, allenandosi con il Peñarol, la sua squadra del cuore con cui ha debuttato solo a fine della carriera, nonostante avesse fatto parte del settore giovanile. Si tratta, come lo definisce lui stesso, di qualcosa di “sorprendente ma stupendo, perché nel calcio tutto torna”.
La conversazione con un calciatore che ha girato il mondo sperimentando il calcio argentino, brasiliano, inglese, spagnolo, italiano e addirittura giapponese, avviene tramite una chiamata whatsapp stranamente molto nitida.
È il 20 maggio, giorno dopo il suo compleanno, e Forlán risponde tranquillamente dalla sua casa di Montevideo, dove vive con la moglie Paz e il suo primogenito Martín, nato qualche mese fa. E se Martín dovesse seguire la tradizione familiare (il nonno materno e il padre di Diego sono stati calciatori) darebbe continuità a un cognome importantissimo nel paese sudamericano.
Questa stagione la stai concludendo lottando per il titolo di campione uruguaiano. E non pensi affatto al ritiro…
Cosa significa per te giocare nel Peñarol?
Come si è realizzato questo tuo ritorno in patria?
A febbraio, contro il Defensor Sporting, hai anche realizzato la tua prima tripletta, poco dopo la nascita del tuo primo figlio. Un hattrick completo: un gol di sinistro, uno di destro e uno di testa!
In Europa le tifoserie sono meno calorose?
Come si sente il detentore del record di presenze con la Nazionale uruguaiana a tifare per i suoi connazionali da casa, lontano dal campo?
Per la prima volta si sovrapporranno Coppa America ed Europeo. Troppo calcio?
Hai un favorito per questa edizione della Coppa America?
Il caso dell’Uruguay è impressionante: un paese con una popolazione di soli 3 milioni, praticamente l’area metropolitana di Milano o Napoli, che vanta quindici Coppe America e due Mondiali.
D’altronde diceva Eduardo Galeano che ogni bambino uruguaiano quando nasce dice “Gol!”
Hai giocato in vari campionati, ognuno diverso da loro. Cosa credi di aver imparato?
Non è strano che i tuoi gol più belli li hai segnato di sinistro?
Il tuo gol più bello?
Sei stato l’ultimo capocannoniere della Liga prima del duopolio Messi-Ronaldo interrotto quest’anno da Suárez. Però tu non giocavi nel Barcellona o nel Real Madrid…
Sei contento che a rompere questa lotta a due sia stato un altro uruguaiano?
È Suarez il miglior centravanti del momento?
I 36 gol di Higuain in Italia valgono quanto i 40 gol di Suarez in Spagna?
Tu in Italia hai avuto non poche difficoltà.
Con chi ti sei trovato meglio come compagno d’attacco?
Quale è il più grande rimpianto della tua carriera?
Tuttavia quella semifinale contro l’Olanda al mondiale 2010 fu leggermente alterata da alcune decisioni arbitrali discutibili. Credi che in quel caso l’Uruguay abbia pagato una sorta di karma per la rocambolesca qualificazioni ai quarti ai danni del Ghana?
Hai segnato tanti gol importanti, eppure in molti, tra cui anche Alex Ferguson, si ricordano di quel tuo erroraccio in un’amichevole contro la Juve quando vestivi la maglia del Manchester United.