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Florent Toniutti
Di María il parigino
28 ago 2015
28 ago 2015
L'arrivo dell'argentino stravolge l'ordine costituito del PSG. Abbiamo cercato di capire quale potrebbe essere la migliore collocazione in campo.
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Florent Toniutti
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Dodici mesi dopo le prime voci che evocavano un suo trasferimento nella capitale francese, e dopo una stagione sottotono a Manchester, Di María alla fine si è trasferito a Parigi. L’arrivo dell’argentino segna una nuova era nell’evoluzione del PSG: si tratta del primo acquisto arrivato con la quasi certezza di stravolgere l’ordine costituito. Per la prima volta, uno degli “assi” aggiunti al mazzo dagli sceicchi rischia di finire in panchina.

 



Ma Di María ne vale la pena? La domanda ha senso, considerato l'impatto che potrebbe avere sulla squadra. Dopotutto, l’argentino viene da un’esperienza difficile in Premier League, dove nel Manchester United non ha mai trovato una collocazione precisa. Dopo averlo sballottato in più posizioni all'inizio, Louis van Gaal l’ha messo sull'esterno sinistro, dove ha giocato anche in estate con l’Argentina del Tata Martino.

 

Di María ha disputato una stagione onesta oltremanica (10 assist e 3 gol in 27 presenze, di cui 20 da titolare), ma la sua influenza sul gioco dei Red Devils è stata lontana anni luce dal suo contributo alla Décima del Real Madrid, della stagione precedente.

 

Eppure, Di María sembrerebbe un giocatore

. La formazione allenata da due stagioni da Laurent Blanc ha ormai un DNA ben definito: la squadra ama tenere palla, ma ha l’abitudine di sviluppare le proprie azioni lontano dalla porta avversaria, al contrario di squadre come Barcellona e Bayern Monaco, con cui ha in comune le percentuali alte nel possesso palla. La costruzione è lenta e la squadra ha bisogno di giocatori che accelerino il gioco offensivo, soprattutto vista la scarsa intensità applicata nel recupero palla (al di fuori di timidi attacchi in pressing). Offensivamente, l’acquisto di Di María va allora nella giusta direzione: permette ai parigini di avere un nuovo catalizzatore di gioco in attacco.

 

La scorsa stagione il PSG ha mostrato una doppia faccia. Per la maggior parte del tempo ha dominato gli avversari grazie alla sua superiorità tecnica, costruendo le proprie vittorie sulla padronanza del palleggio. Quando il livello degli avversari si alzava, tuttavia, il possesso palla si attenuava e il PSG accettava di lasciare il gioco in mano agli avversari (all’OM di Bielsa in campionato, al Barcellona in Champions League…). Un adattamento che faceva scoprire una squadra capace di difendere bene per poi partire in contropiede. Anche in quel tipo di situazione, Di María appare come un acquisto logico: l’argentino non disdegna compiti difensivi e le sue accelerazioni palla al piede lo rendono una buona soluzione per portare su velocemente il pallone.

 

https://www.youtube.com/watch?v=6vCd5s-U3lQ

L'ultima stagione di Di María.



 



È chiaramente il modo più logico di inserire Di María nella rosa del PSG. È in questo ruolo che ha debuttato in Argentina prima di esplodere con la maglia del Benfica, ed è per giocare come ala che è arrivato al Real Madrid, allenato da José Mourinho. A destra nel 4-2-3-1 dei Merengues, Di María poteva sfruttare la sua qualità nel dribbling per rientrare verso l’interno e provare la conclusione o servire palloni su piatti d'argento gli attaccanti, con dei filtranti o dei cross profondi. A sinistra con l’Argentina o col Manchester United, sono stati i suoi strappi e la qualità del suo sinistro a permettergli di fare la differenza. Con Ibrahimovic e Cavani che puntano l'area avversaria, Di María si troverebbe davanti due opzioni da servire, se fosse schierato in un tridente offensivo. Resta da capire su quale fascia schierarlo.

 

A destra potrebbe creare una buona intesa con Serge Aurier, andando verso l’interno per permettere le sovrapposizioni dell’ivoriano. Ma questo sarebbe più o meno tutto, per via di avversari generalmente molto bassi (che non lasciano profondità) e un Verratti che non si muove quasi mai verso la porta avversaria.

 

A sinistra, invece, avrebbe abbastanza strumenti offensivi per offrire soluzioni diverse. A partire dal fatto che potrebbe sfruttare il suo “piede buono” per andare lungolinea e crossare per gli attaccanti. Restando vicino alla linea laterale darebbe una soluzione “facile” per il gioco lungo di Verratti, capace, con i suoi cambi di gioco, di creare gli uno contro uno con il terzino avversario. Inoltre, la sua abilità negli spazi stretti può favorire i soliti inserimenti di Blaise Matuidi dal centrocampo.

 

L’aspetto ancora più interessante è che la duttilità di Di María potrebbe arricchire il dinamismo della fascia sinistra, oggi come oggi “parente povero” del possesso parigino. Staccandosi dalla sua fascia, l’argentino darebbe creatività a una delle zone in cui sembra mancare: perché David Luiz, sul centro-sinistra in difesa, e Matuidi, mezzala sempre da quella parte, hanno un repertorio di passaggi meno ampio di quello a disposizione di Thiago Silva e di Verratti. Con gli inserimenti di Matuidi a compensare i suoi movimenti incontro, Di María dovrebbe portare la qualità del suo gioco lungo in queste zone (compresi i cambi di gioco verso Aurier?).

 


Pressato da Arda, Di María si sfila dall’uno contro uno e gira dall’altra parte su Carvajal.



 

In teoria, Di María sulla fascia sinistra aprirebbe quindi molte possibilità per l’attacco del PSG. A patto che il resto della squadra riesca a utilizzarlo in modo intelligente. Per costruire un attacco efficace, avere troppi giocatori attirati dal pallone può diventare poco produttivo. Immaginando che vengano schierati insieme, Ibrahimovic e Di María dovranno per esempio evitare di venire incontro al pallone con gli stessi tempi, per evitare di creare un imbottigliamento tra le linee che può rendere sterile il possesso. Per non perdere dinamismo, sarà necessario “dividersi” il possesso della palla.

 



Non è un caso che il PSG abbia iniziato a interessarsi a Di María già dallo scorso anno. L’argentino veniva da una stagione eccezionale, la migliore della sua carriera, con il Real Madrid. Carlo Ancelotti lo aveva trasformato nel giocatore chiave della squadra, colui che permetteva di ruotare tra il 4-3-3 (in cui occupava una delle posizioni offensive) e il 4-4-2 (a centrocampo). Un sistema tattico che aveva permesso all’allenatore italiano di liberare Cristiano Ronaldo dai compiti difensivi, favorendo un gioco di transizione folgorante basato su due linee da quattro molto compatte difensivamente.

 


Posizionato alto, Di María permetteva di compensare l’assenza di Ronaldo e di pressare il lato destro della difesa avversaria.



 


In basso, tornava ad aiutare Marcelo per coprire il corridoio.



 

Laurent Blanc avrebbe, oggi, i giocatori adatti per ricreare questo tipo di gioco. Cavani non è mai stato, non è e non sarà mai utile sulla fascia. Tanto vale, allora, regalargli un compagno in grado di colmare le sue lacune e di permettergli di giocare nelle zone di campo che preferisce. Come del resto è già successo la scorsa stagione: col passare delle partite Matuidi aveva cambiato il suo gioco, diventando un vero e proprio esterno sinistro in fase offensiva per liberare l’uruguayano. Rispetto al francese, Di María porterebbe il suo volume di gioco, tanto sul piano offensivo (offrendo profondità) che difensivo (pressing, recuperi), con un repertorio più ampio di passaggi e maggiore qualità tecnica, ma meno potenza e presenza fisica nei duelli con gli avversari.

 

Attualmente, tuttavia, è difficile immaginare che Laurent Blanc faccia una scelta tra Di María e Matuidi. Il francese ha cominciato la stagione su delle ottime basi, con un bel filtrante per il gol di Lucas nella prima giornata, a cui è seguito uno splendido gol nella seconda. Nel breve periodo, allora, l'argentino sembra promesso all'esterno sinistro dell'attacco. Ma l’incertezza che aleggia attorno al futuro di Thiago Motta potrebbe rimettere tutto in discussione.

 

Vero pilastro dell’allenatore parigino, l’italiano sta facendo capire il suo desiderio di vedere altri posti o di ottenere un contratto migliore. Se lascerà il club sarà il DNA stesso del PSG di Laurent Blanc a essere completamente stravolto. Il 4-3-3, così come è costruito oggi, potrebbe non avere più ragion d’essere e le carte verrebbero ridistribuite a tutta la squadra. Uno scenario che oggi possiamo solo immaginare, ma che cambierebbe lo stato di molti giocatori, sopratutto per Javier Pastore, che per ora sembrerebbe la principale vittima dell’arrivo di Di María nella capitale.

 
 

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