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(di)
Flavio Fusi
Ribaltone
01 feb 2016
01 feb 2016
Il solido 3-0 rifilato dai rossoneri ai nerazzurri nel derby ha invertito i destini di Inter e Milan?
(di)
Flavio Fusi
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Il derby della Madonnina numero 216, al di là della supremazia cittadina, rappresentava per entrambe le formazioni una potenziale svolta della stagione. Il Milan alla ricerca della continuità mancata nel girone di andata, cercava i tre punti per legittimare le proprie ambizioni europee, mentre l’Inter in caduta libera, con lo scudetto divenuto ormai solo un miraggio dopo i 5 punti raccolti nelle ultime 5 partite, puntava alla vittoria per riconquistare il terzo posto ai danni della Fiorentina fermata sullo 0-0 dal Genoa.

 

Mihajlovic ha riconfermato il 4-4-2, ormai divenuto modulo base dei rossoneri. A 17 anni ancora da compiere, Donnarumma ha esordito nel derby, difendendo la porta del Milan. Di fronte a lui, Abate, Alex, Romagnoli e Antonelli hanno costituito la linea difensiva a quattro. Montolivo e Kucka hanno formato la coppia centrale di centrocampo, mentre Honda a destra e Bonaventura a sinistra hanno agito da esterni a piede invertito. In avanti Niang ha fatto coppia con Bacca.

 

Mancini, rispetto alla gara di Coppa Italia con la Juve, è tornato al centrocampo a due, schierando un 4-2-3-1 che in fase difensiva diventava 4-4-2. A difendere la porta di Handanovic, la coppia centrale formata da Murillo e Miranda; sulle corsie spazio a Juan Jesus a sinistra e Santon a destra. A centrocampo il tecnico jesino ha scelto il duo Medel-Brozovic, che hanno avuto la meglio nei rispettivi ballottaggi con Melo e Kondodgbia. In avanti Perisic a destra del trio di trequartisti, con il nuovo arrivato Eder e Ljajic liberi di svariare alternandosi tra la fascia sinistra e il centro del campo. Jovetic ha invece ricoperto il ruolo di attaccante centrale, con Icardi in panchina.

 

Nel primo tempo entrambe le squadre hanno proposto un atteggiamento simile, puntando più ad assorbire le offensive avversarie con le linee compatte, cercando di ripartire alla prima occasione, piuttosto che rischiare di scoprirsi in prima persona. Con le due squadre spesso schierate con un 4-4-2 nelle ripetute transizioni, si sono creati numerosi duelli individuali, poi riproposti lungo tutto il corso del match, in particolare quello tra Honda (4 dribbling riusciti) e Juan Jesus, di fatto un tema del match.

 

L’Inter rimaneva alquanto passiva quando il Milan costruiva l’azione da dietro, mantenendo un blocco medio. La pressione si faceva intensa quando il Milan attaccava lungo le corsie, con raddoppi sistematici sugli esterni con il contributo del centrocampista, e con il terzino sempre alto nel tentativo di anticipare.

 


Il raddoppio sistematico operato dall’Inter sugli esterni del Milan. In questa situazione sono Perisic e Medel ad uscire su Bonaventura.



 

Il Milan ha iniziato pressando alto, pur con un’intensità minore rispetto al secondo tempo, ma ha corso qualche rischio di troppo nei pressi della propria area di rigore, quando pur di non compromettere la compattezza delle linee ha rinunciato a pressare il portatore avversario, lasciandogli lo spazio per concludere o cercare il passaggio indisturbato.

 


Il Milan difende davanti all’area rimanendo in linea nel 4-4-2 senza portare pressione, lasciando Brozovic libero di concludere dalla distanza.


 

Già nella prima frazione però sono emersi i problemi dell’Inter, specialmente riguardo all’occupazione del centro e alla presenza in area di rigore. Jovetic ama venire incontro al portatore a ricevere palla e molto spesso parte dalla trequarti, mentre Eder si allargava, anche troppo, facilitando il compito ad Alex e Romagnoli.


Jovetic corre palla al piede verso l’area di rigore del Milan, ma non ha nessuno compagno più avanzato da servire. Con i rossoneri compatti, Eder è andato a trovarsi spazio sulla sinistra, con il montenegrino che sbatte sul blocco del Milan.


 

Ancora una volta i nerazzurri hanno mostrato tutti i propri limiti nello scardinare una difesa compatta con il giro palla. Ma senza Icardi, o comunque un riferimento al centro dell’area, anche la soluzione del cross (16 in totale) non ha portato praticamente a nulla, complicata dal fatto che molto spesso uno degli esterni era lasciato senza supporto nella speranza che con un dribbling riuscisse a liberarsi al cross.

 

Il 4-4-2 proposto da Mihajlovic è invece risultato tatticamente ben più interessante ed efficace. Montolivo, che sembra definitivamente aver trovato la sua dimensione nel ruolo di centrocampista davanti alla difesa, fungeva da punto di riferimento, affidandosi al suo senso tattico per liberarsi e smistare il gioco da una fascia all’altra. Kucka invece aveva un ruolo più box-to-box e il dinamismo e gli ottimi tempi d’inserimento che lo contraddistinguono hanno più volte messo in crisi lo schieramento dei nerazzurri. I due esterni a piede invertito cercavano naturalmente l’interno del campo, con Niang molto mobile e sempre pronto ad offrire il proprio supporto in fascia.

 

La difesa dell’Inter ha iniziato a scricchiolare sin dal primo tempo, quando ha subito il primo gol di testa della stagione, con Juan Jesus che ha perso il connazionale Alex su un calcio d'angolo battuto verso il secondo palo. Ma è nel secondo tempo che è definitivamente capitolata, con la squadra di Mihajlovic che è rientrata in campo con un atteggiamento diverso, portando una pressione asfissiante sull’inizio azione dell’Inter, traendo il meglio dalla mancata intesa tra Medel e Brozovic. Il croato era spesso troppo lontano per supportare adeguatamente il compagno ed è stato spesso protagonista di diversi errori tecnici.

 


Il Milan ha notevolmente aumentato l’intensità del suo pressing nel secondo tempo. Kucka, Bacca e Niang circondano Medel e riconquistano il pallone. Un Brozovic passivo si trova in una posizione in cui non è assolutamente in grado di offrire alcun aiuto al compagno di reparto.


 

Indubbiamente il rigore, prima conquistato e poi fallito da Icardi, subentrato ad un impalpabile Jovetic, ha avuto un peso notevole sull’economia della partita, ma alla distanza il Milan si è dimostrato nettamente più organizzato rispetto ai nerazzurri, che nel secondo tempo si sono sfaldati, perdendo la compattezza che li ha contraddistinti nella prima parte di stagione. La squadra di Mancini aveva già dimostrato in precedenza di soffrire il pressing degli avversari e Mihajlovic ha apportato i correttivi giusti durante l’intervallo. Queste mosse di fatto gli hanno permesso di vincere la partita con un risultato ancora più rotondo, visto che sia il raddoppio che il 3-0, sono scaturiti da due dei 15 palloni recuperati nella metà-campo dell’Inter.

 


Il gol del 3-0 è scaturito dalla pressione portata da Bonaventura e Bacca su Santon, che ha permesso all’esterno del Milan di recuperare palla.


 

Il Milan ha raccolto proprio nel derby una vittoria di importanza fondamentale, sia per il morale che per gli effetti sulla classifica. Il quinto posto della Roma è ora distante appena 2 punti.

 

Il 2016 ha invece notevolmente ridimensionato le ambizioni dei nerazzurri che ora devono guardarsi le spalle, sia dai giallorossi che dai cugini. Lo scudetto rimane quello che era: un sogno che non ha mai avuto concrete possibilità di realizzazione.

 
 

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