
Questo articolo è stato realizzato in collaborazione con NOW TV.
L’attenzione durante la settimana è stata catalizzata dalle vicende societarie del Milan, dal closing che a un certo punto sembrava insperato, e per poco ci si dimenticatava del derby con l'Inter. Alla fine, però, si è fatto in tempo a disputare il primo “derby cinese” del calcio italiano: inedito quanto l’orario d'inizio delle 12:30, scelto proprio per il mercato televisivo asiatico. E, nonostante il peso sportivo della partita fosse passato un po' in secondo piano, si trattava di un vero e proprio spareggio per l’Europa League: la sanguinosa sconfitta dell’Inter a Crotone della giornata precedente, e il contemporaneo 4-0 del Milan sul Palermo, avevano permesso ai rossoneri di scavalcare i cugini in classifica, guadagnando virtualmente l’ultimo posto valido per la qualificazione all’Europa con due punti di margine.
Per l'occasione Pioli ha schierato la squadra con il suo 4-2-3-1 tipo, dove l’unica sorpresa è stata la scelta di Nagatomo al posto di Ansaldi. Anche Montella, almeno inizialmente, si è affidato al suo 4-3-3. Sosa è stato preferito a Locatelli come regista arretrato, accanto a lui Kucka e Mati Fernandez hanno agito come mezzali. Nel tridente offensivo hanno giocato Suso largo a destra, Bacca punta centrale e Deulofeu sulla fascia sinistra.
Il pressing dell’Inter
L’Inter ha approcciato la gara come al solito, cioè portando il pressing in zone avanzate per complicare la fase di uscita del Milan e costringerlo nella propria metà-campo. Gli attaccanti nerazzurri si sono orientati sull’uomo, in modo da mettere subito sotto pressione il portatore di palla e bloccare le linee di passaggio più vicine.
Icardi si è orientato su Romagnoli e Joao Mario, che ha agito sul centro-sinistra anche in fase offensiva, su Zapata. Il resto della squadra si regolava di conseguenza, con Candreva e Perisic che controllavano i terzini e Gagliardini e Kondogbia decisamente aggressivi su Sosa e Kucka.

Joao Mario e Icardi cercando di impedire la ricezione ai centrali rossoneri, mentre Gagliardini e Kondogbia si alzano su Kucka e Sosa per costringere il portiere rossonero a lanciare lungo.
La contromossa di Montella è stata affidarsi ai piedi di Donnarumma, sia per decomprimere la pressione rinviando che per provare a riciclare il possesso basso. Ma, soprattutto, il tecnico ha aggiustato in corsa il ruolo di Mati Fernandez. Il cileno non è rimasto praticamente mai allineato agli altri due centrocampisti, spingendosi appena possibile alle spalle dei centrocampisti dell’Inter, così da fungere come punto di riferimento tra le linee.
La sua posizione contribuiva a disorganizzare il pressing, perché se i giocatori più avanzati lasciavano troppa libertà ai difensori centrali, allora Kondogbia e soprattutto Gagliardini dovevano scegliere se alzarsi in pressing o retrocedere per contenere Mati Fernandez. Nel secondo caso, Joao Mario doveva abbassarsi e prendere il centrocampista rimasto libero tra Kucka e Sosa e di conseguenza uno dei due difensori centrali di Montella rimaneva senza un marcatore diretto.
L’altra soluzione per il Milan erano le tracce di gioco più dirette, con Sosa che cercava di giocare in diagonale verso gli esterni il prima possibile, provando ad innescarne l’uno contro uno. Questo tipo di cambi di gioco, anche da un esterno all’altro, riuscivano a disorganizzare l’orientamento sull’uomo dell’Inter, anche perché, soprattutto sulla destra, Perisic non è sempre stato puntuale nei ripiegamenti.

La visione di gioco e la tecnica di Sosa hanno permesso al Milan di innescare gli esterni con continuità, approfittando di alcune difficoltà dell’Inter nel difendere le corsie.
Un Milan reattivo
Le azioni offensive del Milan rimanevano però spesso incomplete. Da una parte Bacca è rimasto piuttosto escluso dalla manovra: 8 passaggi ricevuti, 10 giocati nel primo tempo; dall’altra gli esterni si rinchiudevano troppo nella ricerca della giocata individuale che alla fine non ha portato a risultati apprezzabili: 3 dribbling riusciti su 5 per Suso, addirittura 6 su 12 per un devastante, ma in fondo inconcludente, Deulofeu. In ogni caso, anche l’atteggiamento difensivo del Milan suggeriva che l’idea di base fosse quella di portare l’Inter a scoprirsi, per poi cercare di ripartire in velocità con i propri esterni.
Rispetto alla squadra di Pioli, il Milan ha portato il pressing più indietro e con meno uomini, così da non compromettere la stabilità difensiva. Solo quando la palla superava la trequarti difensiva dell’Inter, la mezzala sul lato debole si univa a Bacca nel pressing, con Sosa che lasciava la posizione davanti alla difesa per andare a ricostituire una linea di centrocampo a quattro.


L’approccio al pressing del Milan è stato più prudente rispetto a quello dei rivali. La mezzala sul lato debole andava a dar manforte a Bacca solo dopo la trequarti e la linea di centrocampo a quattro ricostituita dall’avanzamento di Sosa solitamente si manteneva non troppo distante dalla linea di metà-campo.
Cosa cambia dopo i gol dell’Inter
Mentre il Milan non riusciva a produrre nulla dal proprio gioco sulle fasce, alla fine è stata l’Inter a colpire con le ali. Nel primo gol Candreva ha raccolto il lancio perfetto di Gagliardini, approfittando della disattenzione di De Sciglio per scavalcare un Donnarumma sorpreso; otto minuti dopo una combinazione sulla sinistra tra Perisic e Icardi si è conclusa con un cross teso del croato e il primo gol in un derby dell’argentino. Il 2-0 ha indirizzato la partita in maniera netta, e di conseguenza anche le scelte tattiche di Montella che, già dopo l’1-0, aveva adottato un sistema ibrido tra la difesa a 3 e quella a 4 in fase offensiva. Così, con due gol di scarto, al rientro dagli spogliatoi il Milan si è schierato più chiaramente con una sorta di 3-2-4-1.
In fase di possesso Romagnoli rimaneva centrale, con Zapata che si allargava a destra e De Sciglio che rimaneva basso. Kucka e Sosa hanno continuato a giocare in coppia a centrocampo, mentre Calabria ha avanzato la sua posizione di partenza di diversi metri, giocando da esterno destro con Deulofeu a sinistra. Suso invece si è stretto sul centro-destra della trequarti, con Mati Fernandez sul centro-sinistra e Bacca centravanti a completare lo schieramento.

Il 3-4-2-1 del secondo tempo del Milan. Si notano Calabria e Deulofeu larghissimi, nel tentativo di complicare le scalate sulle fasce degli esterni nerazzurri e la posizione di Suso e Mati Fernandez sulla trequarti.
Rispetto al 4-3-3 asimmetrico della prima frazione, con il 3-2-4-1 il Milan è riuscito a occupare meglio il campo e a proporre un possesso palla più convincente, anche grazie alla stanchezza dell’Inter. L’idea dell’Inter era di approfittare degli spazi lasciati in contropiede dai rossoneri, ma nelle due occasioni avute i nerazzurri sono stati poco lucidi e concreti. Nel frattempo il Milan guadagnava campo senza segnare: l’inserimento di Lapadula per Sosa e Ocampos per Calabria hanno segnalato tutta la frustrazione di Montella.
Alla fine, la sostituzione decisiva è stata quella di Pioli, che ha preso i contorni di un sabotaggio: Joao Mario è stato tolto dal campo per far spazio a Murillo e riorganizzare la squadra con un 5-3-2, con Icardi affiancato da Eder (subentrato a Perisic) e Candreva scalato a centrocampo vicino a Gagliardini e Kondogbia. Appena un minuto dopo l’ingresso del colombiano il Milan ha accorciato le distanze, ma il cambio è stato decisivo non tanto nel gol di Romagnoli, quanto nei minuti successivi. I nerazzurri sono stati incapaci di ripartire, schiacciandosi nella propria metà-campo fino a quando, nel settimo minuto di recupero, Zapata è riuscito a firmare il pareggio con lo stinco. Il 2-2 in extremis è stato festeggiato come una vittoria, sia per il modo rocambolesco in cui è arrivato, ma anche perché ha permesso al Milan di mantenere il vantaggio in classifica.
Il risultato finale premia il coraggio di Montella nel cambiare il piano gara, ma in contemporanea dimostra come l’Inter non sia ancora pronta a variare registro di gioco a partita in corsa. Un limite che ormai possiamo quasi definire strutturale nell’idea di calcio di Pioli e che lascia inevitabilmente delle perplessità nell’ambiente su una sua riconferma.
Il primo derby cinese della storia, il primo giocato alle 12 e 30, è stato quindi deciso da un gol di Zapata in rovesciata al 97’. E chissà se ai tifosi esteri interesserà anche la polemica annessa per i minuti di recuperi aggiuntivi, che in Italia hanno caratterizzato le analisi post-partita fin da subito. In ogni caso, non ci sarebbe potuto essere manifesto migliore di questo strano e confuso cambio d’epoca che stiamo vivendo in diretta.
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