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Gian Marco Porcellini
Derby di non ritorno
06 nov 2017
06 nov 2017
La Sampdoria ha fatto una partita pratica, ed è bastata ad avere la meglio su un Genoa in grande difficoltà.
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Gian Marco Porcellini
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È stato un derby che ha rispecchiato i trend e le sensazioni della vigilia, fisiologicamente condizionato dalla tensione, ma che ha comunque evidenziato la differenza qualitatativa in favore della Sampdoria, che si è imposta 2-0 grazie alla fisicità straripante di Zapata, l’uomo copertina al cospetto di un Genoa comunque generoso, bravo a limitare il palleggio centrale dei blucerchiati, ma povero di contenuti in fase offensiva.

 

Se alla vigilia ci si poteva immaginare un Genoa aggressivo, alla prova dei fatti Juric ha optato per un assetto piuttosto prudente, con il più difensivo Rosi al posto di Lazovic sulla destra e Rigoni arretrato sulla linea dei centrocampisti a fianco di Omeonga e Miguel Veloso, schierato a sorpresa mezzala sinistra al posto di Bertolacci. Al 3-5-1-1 rossoblù Giampaolo ha risposto invece con il consueto 4-3-1-2 in cui Gastón Ramírez è stato preferito a Caprari, forse per provare a mantenere un controllo del possesso superiore a quello che gli avrebbe potuto garantire un giocatore più diretto  come l’ex Pescara.

 



A dispetto delle proprie caratteristiche, la Sampdoria per buona parte del match è riuscita a influenzarne l’inerzia non tanto con la qualità del proprio centrocampo, ma più che altro grazie al controllo degli spazi e ai duelli vinti negli ultimi 30 metri («Sotto il piano del palleggio è stata la prova peggiore, ma siamo tanti dentro la partita sul piano agonistico»

l’allenatore della Samp nel post gara).

 

Quando i blucerchiati costruivano da dietro, il pallone usciva sul lato di Ferrari che, più che cercare le mezzali, in difficoltà a prendere campo alle spalle della mediana genoana, o Torreira, schermato da Lapadula e Taarabt, lanciava su Zapata. A fine partita si conteranno ben 75 palloni lunghi su 429 passaggi, in pratica un passaggio ogni 5. Un piano gara in parte indirizzato dalle mosse dei rossoblù, in parte pensato per evitare ogni tipo di rischio nei primi due terzi di campo: l’idea infatti era quella di affidarsi a una circolazione sicura tra i 4 difensori, eventualmente appoggiarsi su Ramírez, che scendeva all’altezza delle mezzali per fornire una linea di passaggio supplementare e consolidare l’azione, o ancora meglio scavalcare la mediana verticalizzando direttamente sulla punta colombiana.

 


Ferrari porta palla da qualche secondo, ma i 4 centrocampisti, consapevoli che la palla verrà diretta verso gli attaccanti, restano nelle rispettive posizioni.


 

La Samp sembra quasi abusare del lancio verso gli attaccanti, una soluzione nuova rispetto alla scorsa stagione e che sabato ha pagato i suoi frutti. Rispetto alle ultime uscite Zapata non si è spartito l’area con Quagliarella, bensì si è mosso alle sue spalle, svariando su tutto il fronte offensivo per stroncare sul nascere ogni possibile tentativo di marcatura a uomo (cosa che comunque non è avvenuta). Sospinto da una brillantezza atletica invidiabile, l’ex Udinese e Napoli ha protetto e portato palla, fungendo da testa di ponte grazie al quale la Samp ha risalito il campo (3 duelli aerei vinti su 8, 2 dribbling riusciti su 2, 28 passaggi completati su 30 e soprattutto 2 assist), con lo stacco di testa con cui ha mandato in porta Ramírez in occasione del primo gol a raffigurare il suo strapotere fisico sulla difesa avversaria (Rossettini nell’occasione).

 

Juric lo ha definito un gol «ridicolo», e in effetti a questi livelli è raro vedere una formazione subire un gol da rinvio dal fondo, però vale la pena sottolineare l’eccezionalità del gesto di Zapata, che colpisce la palla all’altezza del cerchio di centrocampo sparandola addirittura fino ai pressi dell’area (a spanne una gittata di una ventina di metri) e probabilmente coglie di sorpresa Zukanovic, bruciato sulla corsa da Ramírez.

 



 

Lo svantaggio avrebbe dovuto costringere il Genoa a rivedere il suo piano gara, ma i rossoblù hanno continuato a recitare lo stesso partito per altri 40 minuti abbondanti: aggressivi nelle uscite soltanto su palla chiusa, hanno abbassato Taarabt e Lapadula su Torreira per privare il Doria del proprio regista – oltre che dell’uomo in più a centrocampo - schiacciando così il centrocampo sulla difesa per coprire i mezzi spazi. Se la fase difensiva ha avuto il merito di limitare il gioco centrale della squadra di Giampaolo, ha però condizionato negativamente quella offensiva.

 

Il Genoa non ha mai cercato di recuperare palla in zone alte ed è dovuto ripartire da molto indietro, dove ha faticato a consolidare l’azione, anche a causa della pressione portata dalla Samp. La prima linea formata da Quagliarella, Zapata e Ramírez ha indirizzato la costruzione bassa verso l’esterno, stringendo il campo di 180 gradi. In più, partendo da due linee compatte e schiacciate verso la propria porta, in fase di possesso i rossoblù hanno incontrato molte difficoltà nell’accompagnare Taarabt e Lapadula, a cui ha dato manforte con continuità il solo Rigoni, che si alzava sulla stessa linea del marocchino. Gli spunti personali di Taarabt, che si è confermato il più in forma dei suoi, hanno per lo meno regalato un minimo di vivacità a una squadra che però non ha un’idea precisa su come risalire il campo e attaccare la porta a livello collettivo, se non tramite i lanci (65 su 405 passaggi eseguiti, di cui 20 di Perin).

 


Qui Rigoni addirittura funge da attaccante aggiunto e scatta verso la porta. Peccato per il fuorigioco che vanifica tutto.


 

Il Genoa avrebbe potuto e dovuto attaccare con più efficienza l’ampiezza del campo, una situazione che i blucerchiati hanno dimostrato di soffrire nel corso della stagione. I padroni di casa avrebbero pure effettuato 28 cross, ma la maggior parte sono stati eseguiti dalle mezzali e dai centrali di fascia dall’altezza del vertice dell’area a difesa schierata. Una delle rare volte in cui invece Laxalt, innescato da un’invenzione di Taarabt, ha avuto la possibilità di prendersi il fondo su situazione dinamica, ha generato un passaggio chiave per Rosi, che ha attaccato il lato debole centrando la traversa.

 

La scossa a un epilogo apparentemente già scritto è arrivata con il cambio al 67’ di Pandev per Rigoni, con annesso passaggio al 3-4-1-2. Al di là dell’ottimo impatto, che ha propiziato occasioni in serie, l’ingresso di Pandev ha aumentato la presenza offensiva e agevolato la fase di possesso grazie a un’occupazione degli spazi interni più omogenea, obbligando quindi la Samp a difendersi in posizione, un gioco a tutt’altro che congeniale ai blucerchiati. Eppure nel momento migliore del Genoa è arrivato il raddoppio di Quagliarella all’82’ che ha chiuso il match.

 


La nuova disposizione del Genoa dal 67’, con Pandev e Taarabt a legare finalmente centrocampo e attacco e dettare il passaggio a Rossettini.


 

Per la Sampdoria questo successo, il quarto nelle ultime 5 giornate, più che a livello tecnico assume valore a livello mentale. Preparare un derby partendo da una posizione di vantaggio netta e riuscire a imporre il proprio contesto, in un match in cui è stata in grado per lunghi tratti di minimizzare i rischi, rappresenta un piccolo esame di maturità superato. Allargando lo sguardo, la vittoria permette agli uomini di Giampaolo di consolidare quel sesto posto che varrebbe la qualificazione all’Europa League. Ma per candidarsi seriamente a un posto in Europa, la Sampdoria deve crescere sensibilmente sull’attacco e sulla difesa delle zone laterali, un problema intrinseco del 4-3-1-2, che viene però accentuato dalla volontà di giocare con insistenza per vie centrali.

 

Sul fronte genoano, il derby di sabato ha condannato Ivan Juric all'esonero, il secondo della sua carriera rossoblù. Juric quest'anno si è concentrato nel regalare alla propria squadra una buona organizzazione difensiva, provando a minimizzare i rischi, ma la coperta si è rivelata corta: il Genoa non è riuscito a creare dei giochi offensivi funzionali a quel minimo di talento che aveva nell’ultimo terzo di campo. Il suo successore, Davide Ballardini, potrebbe provare a migliorare il gioco offensivo attraverso una formazione più reattiva, fondata su una difesa posizionale e sulla capacità di attaccare gli spazi in contropiede di Lapadula e Taarabt. La situazione è complicata, ma per fortuna del Genoa dietro non sta correndo nessuno.

 

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