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Alfredo Giacobbe
Derby delle deluse
20 mar 2017
20 mar 2017
Da Manchester City e Liverpool ci si aspettava di più in stagione e il pareggio di ieri conferma i limiti di entrambe.
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Alfredo Giacobbe
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Manchester City-Liverpool è stata la sfida tra le incompiute del campionato, le due regine del

che hanno dato vita ad una partita divertente, nella quale hanno messo in mostra i propri tratti distintivi, pregi e difetti compresi. Adesso il pareggio finale per 1-1 costringe entrambe le squadre a guardarsi le spalle dal Manchester United, che ha una partita in meno rispetto ai concittadini e due in meno rispetto ai “Reds”; inutile o quasi volgere lo sguardo in avanti, verso il Chelsea ormai lontanissimo.



Guardiola ha sperimentato tanto in questa stagione, variando uomini, compiti e moduli di partita in partita, cercando non una ma mille soluzioni agli stessi mali che gli tolgono il sonno ormai da una decina di mesi. Il match di ieri non è stato da meno, anche se scorrendo la distinta iniziale si poteva immaginare una qualche nuova invenzione tattica legata alla scelta di Fernandinho su Sagna. Invece il brasiliano è stato impiegato con compiti puri da terzino destro, e il disastroso impatto di Sagna sul match quando è entrato nella ripresa ha confermato che la scelta di Pep era una semplice preferenza uomo su uomo.

 

 



 

Una costante in tutte le permutazioni tattiche che hanno riguardato il City in questa stagione è il ruolo centrale di

nello scacchiere di Guardiola. Anche ieri De Bruyne era sfogo prediletto del City nella fase di uscita del pallone dalla difesa, condotta sempre palla a terra, impiegando il portiere, i quattro difensori e Yaya Touré, sistemato come pivot basso nel 4-1-4-1 iniziale.

 

Largo, alla destra di Lallana ad inizio azione, De Bruyne riceveva il pallone sul giro palla veloce del City per poi servire Silva davanti a sé, tra le linee centralmente, oppure uno tra Sterling, sempre disponibile largo a destra, e Sané, che partiva centralmente per tagliare verso l’esterno (il suo taglio spesso liberava proprio la linea di passaggio verso Sterling).

 

Quando non era inizialmente disponibile, De Bruyne veniva rimesso al centro del gioco da una sponda di Agüero, che si muoveva incontro al portatore di palla (un’azione ricercata frequentemente ad inizio match, almeno fino a quando Agüero ha avuto voglia di fare quel movimento).



 

 

 

De Bruyne è stato l’uomo più ricercato: alla fine del primo tempo la traccia verso il belga era quella più battuta nel match (10 passaggi da Clichy, 8 da Touré).

 

Per 12 volte nella partita KDB ha innescato Silva, che gli ha giocato costantemente davanti: i due hanno costituito una vera e propria costante doppia minaccia per il Liverpool. La posizione di De Bruyne fungeva da faro al centro del campo, mentre gli altri 3 uomini del centrocampo si muovevano scambiandosi continuamente di posto. De Bruyne è stato un riferimento quando ha giocato da mezzala di possesso per 64 minuti, ma lo stesso può dirsi quando ha cambiato posizione successivamente.

 

Il gioco di De Bruyne non è fatto solo di luci: già verso la fine del primo tempo, il belga ha abbassato di molto la sua posizione e ha iniziato a giocare palla ai lati di Touré. A quel punto il City sembrava era schierato in un 4-2-3-1 che spezzava in due la squadra, costringendo tutti i giocatori in carico dell’impostazione del gioco - De Bruyne compreso - a forzare le giocate, incorrendo nell’intercetto e subendo il forcing del Liverpool.

 

Tutto questo ha portato al gol del momentaneo vantaggio della squadra di Klopp.

 


In un'azione molto confusa, il Liverpool cerca di passare due volte dal lato di Clichy in pochi secondi. Al terzo tentativo di sfondamento, il terzino francese in affanno si fa trovare posizionato male col corpo e, cercando di recuperare la posizione su Firmino, prima scivola e poi va a far fallo sul brasiliano.



 

Il gol subito e le contingenze tattiche descritte hanno costretto Guardiola alla prima sostituzione del match . Il cambio ha portato in campo un giocatore mentalmente non pronto - Sagna entrato al posto di Touré - che ha finito per regalare un paio di contropiedi al Liverpool che potevano avere conseguenze gravi; ma dall’altro lato, ha permesso a Guardiola di ridisegnare il centrocampo, schierandolo a rombo.

 

Pep ha portato Fernandinho davanti alla difesa; De Bruyne e Silva nelle posizioni di mezzala destra e sinistra; Sané si è portato sulla stessa linea di Agüero, con Sterling alle loro spalle.

 

Ovviamente i compiti sono stati interpretati secondo le caratteristiche di ciascuno: Silva ha agito da mezzala di possesso, assurgendo ai compiti che erano stati di De Bruyne nel primo tempo; quest’ultimo ha visto spazio da conquistare in fascia e si è comportato praticamente come un’ala, quando il City aveva la palla. Agüero, che per gran parte della partita era stato inghiottito dalle maglie avversarie, ha goduto nello sfidare Klavan nell’uno contro uno, con l’altro centrale difensivo impegnato da Sané.

 


Il gioco a due tra Sterling e Stones sposta in avanti Can e Wijnaldum, ciò favorisce la successiva ricezione di Silva, che aveva iniziato l'azione più in basso qualche secondo prima. Sul tocco di Silva, Sterling fallisce lo scarico di prima verso De Bruyne.



 

In mezz’ora il City ha recuperato lo svantaggio e avrebbe meritato anche il gol vittoria. Nell’azione del gol, De Bruyne ha dimostrato a Sterling che non sempre è necessario stoppare il pallone e rallentare l’azione, ma si può anche controllare e calciare velocemente in area per servire l’inserimento dell’attaccante. Dal lato di De Bruyne il City ha creato almeno altre tre occasioni per andare in gol, tre azioni che hanno avuto sempre Agüero come terminale finale, per una volta non all’altezza della sua fama.

 

 



 

Nei giorni precedenti alla partita, Klopp ha dovuto attendere notizie circa il recupero di Philippe Coutinho prima di preparare la propria partita. Ha scelto infine di schierare il brasiliano dall’inizio, ma non ha giocato un gran match. Al di là della qualità che Coutinho è in grado di garantire nell’ultimo terzo di campo quando è in salute, c’è un altro aspetto, meno immediato, connaturato con la sua presenza in campo.

 

In caso di forfait, Klopp avrebbe probabilmente schierato Adam Lallana nel tridente offensivo. L’intensità dell’azione del centrocampista inglese è formidabile: schierato da mezzala, Lallana attacca gli avversari in avanti e trascina con sé il resto del reparto. Quando Lallana è assente o schierato più in avanti, il centrocampo del Liverpool subisce un’inerzia passiva. E se il centrocampo non si alza, la squadra avversaria ha vita più facile nel superamento della prima linea di pressione, e la linea di difesa dei Reds, piuttosto che compattare la squadra salendo, tende a ripiegare verso la propria area di rigore.

 

Il lavoro delle mezzali è fondamentale in tutti i frangenti del gioco del Liverpool di Klopp, con o senza la palla. Oltre al dispositivo di pressing per il recupero alto del pallone, usato per altro con insolito giudizio nella prima fase del match, Lallana e Wijnaldum sono stati importanti quando hanno dato ampiezza alla manovra, offrendo una sovrapposizione interna o esterna ai terzini.

Così come sono stati importanti i loro inserimenti nello spazio liberato dal movimento incontro della punta; o nella battaglia continua sulle seconde palle.

 


Il mismatch potenzialmente più pericoloso della partita: Coutinho si era accentrato per pressare Tourè ed ora è in ritardo sullo sviluppo dell'azione; la mezzala Wijnaldum è allora costretto a scalare sul terzino destro avversario e Can è costretto a scalare su Silva. Il tutto avviene con una frazione di secondi di ritardo e lo spagnolo può ricevere e lanciare Sterling in profondità.



 

Davanti alla difesa Klopp ha scelto Can al posto del lungodegente Henderson. Il turco-tedesco è stato messo più volte in difficoltà dalle ricezioni di De Bruyne e Silva alle spalle di Lallana e Wijnaldum e le sue uscite non sono state sempre tempestive. Tutto sommato il Liverpool se l’è cavata mantenendo compattezza tra i reparti, con una linea difensiva sempre alta (e la trappola del fuorigioco come strumento fondamentale di difesa dalla velocità di Aguero e Sané).

 

Mancando di un vero e proprio playmaker, il Liverpool ha esasperato le proprie caratteristiche, con frequenti lanci a scavalcare il centrocampo. Pur non vantando attaccanti molto alti, il Liverpool ha calciato in avanti sperando di costruire un’azione pericolosa sulla riconquista di una palla vagante: un’unica soluzione di gioco, ricercata in maniera ossessiva.

 

Al di là di un paio di occasioni create dalla riconquista di una palla contesa, per il resto i pericoli per la porta del City sono venuti dai calci piazzati, con Matip che è risultato di gran lunga l’uomo più pericoloso tra i suoi (per il centrale camerunense 0,7 xG da 3 conclusioni). E il Liverpool deve ringraziare il City, che con la sua condotta in fase di possesso a cavallo dei due tempi ha inclinato il piano della partita in favore degli avversari.

 



La natura dei calci lunghi giocati da City e Liverpool, oltre che la quantità, è fondamentalmente diversa: i primi giocano per lo più cambi di gioco sul lato destro, verso Sterling prima e De Bruyne poi; i secondi lanciano in avanti per poi arrivare in massa nel punto di ricaduta della palla.



 

Sia chiaro: anche il Liverpool ha avuto occasioni per prendere tutta la posta. Un paio di queste sono arrivate quando il City, in cerca del pareggio, ha lasciato spazi per la transizione positiva degli avversari, il miglior frangente di gioco possibile per gente come Mané, Firmino, Coutinho e Lallana. Proprio su un’occasione mancata in maniera

da Lallana, quando ormai mancavano dieci minuti al novantesimo, si sono spente le speranze residue del Liverpool di far sua la partita.

 


Entrambe le squadre hanno fornito una prestazione offensiva al di sotto del benchmark costituito dagli Expected Goals. Un'imprecisione sotto porta che è inaccettabile per squadre di questo rango.



 

 



 

La partita di ieri ha cambiato padrone più volte in corso di svolgimento: è stata una sfida pazza tra le due squadre della Premier League che hanno deluso di più le attese d’inizio stagione degli appassionati, due compagini imperfette che anche ieri non sono riuscite a prevalere sull’avversario, aggrappate entrambe alle pochissime convinzioni che in questo momento hanno tratto dai rispettivi percorsi.

 

In conferenza stampa entrambi gli allenatori si sono detti soddisfatti (vi consiglierei di non perdervi

di Guardiola, che gronda di contenuti come al solito). La sensazione che però mi hanno restituito è che Guardiola veda ampi margini di miglioramento nel futuro del suo City, mentre Klopp forse si è convinto che questa squadra non può progredire di molto rispetto all’attuale livello.

 

Va notato anche che le due squadre arrivavano allo scontro diretto in un punto nodale della loro stagione: il City ha patito l’eliminazione dalla Champions League, il Liverpool si è appena ripreso dalla secca dei risultati di gennaio e febbraio, ormai una consuetudine stagionale. In questo senso l’atteggiamento dei manager nella gestione della crisi è stato completamente diverso: Guardiola, alla fine della gara di ritorno con il Monaco ha ragionato sulla sconfitta, causata a parer suo da un deficit mentale, di cui Pep si è preso la responsabilità. Klopp invece ha sempre puntato il dito verso il numero eccessivo di partite nella stagione inglese, mai verso le rotazioni effettuate o le caratteristiche del proprio gioco.

 

Dalla gestione dei momenti difficili, che inevitabilmente in una stagione capitano, passa anche la crescita e il futuro di queste due squadre. Che, nonostante tutto, restano due delle più interessanti nel campionato più spettacolare che abbiamo in Europa.

 

 

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