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Marco D'Ottavi
Il derby dei 14 minuti di Radonjic
01 mar 2023
01 mar 2023
La prestazione del trequartista serbo ha fatto infuriare Ivan Juric.
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Marco D'Ottavi
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IMAGO / Marco Canoniero
(foto) IMAGO / Marco Canoniero
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Per i tifosi del Torino il Derby di ieri sera sarebbe potuto essere tante cose positive e invece è stato il Derby dei 14 minuti di Nemanja Radonjic. Il calciatore serbo era stato una delle sorprese più interessanti di inizio stagione, ma ieri Juric ne ha sancito la morte sportiva con una sostituzione che va oltre il punitivo, per entrare nel campo della tortura. «Non sono riuscito a farlo diventare un giocatore di calcio in sei mesi» ha detto poi dopo la partita, quasi accollandosi le colpe della sua cattiva prestazione, come se il lavoro di un allenatore fosse davvero quello del padre, formare calciatori piuttosto che gestire dei professionisti. Radonijc ha 27 anni ed è alla nona stagione in carriera. Arrivato a Torino con l’etichetta di talento sprecato e giocatore difficile, il serbo ci aveva messo poco a far dimenticare l’addio di Brekalo e un mercato piuttosto turbolento. In estate aveva giocato bene una, due, tre, quattro partite. Allo stadio gli avevano dedicato uno striscione con scritto "Ho visto Maradonjic" e noi un articolo con lo stesso titolo. Lì, sulla sinistra della squadra di Juric, Radonjic dribblava, tirava, inventava. È durato poco però. La vitalità delle sue prestazioni è prima ridotta, poi si è spenta del tutto. In campo giocatori sempre diversi hanno iniziato a rosicchiargli minuti, i tifosi a mormorare per i suoi errori. Non è la prima volta: la carriera di Radonjic è discontinua per definizione e il suo approdo alla corte di Juric era stato più di una scommessa. L’allenatore, anche per mancanza di alternative, ha continuato a usarlo a partita in corso tanto che fino qui è stato impiegato 23 volte su 28 partite stagionali (due le ha saltate per infortunio). Addirittura per via delle sue presenze era scattato l’obbligo di riscatto (a 2 milioni di euro). Radonjic, insomma, anche nel suo momento peggiore è sembrato un giocatore di rotazione per il Torino, né meglio né peggio di un reparto con evidenti limiti, anche a causa dell’infortunio di Vlasic. Una settimana fa però, dopo la partita con la Cremonese, Juric era stato abbastanza duro con Radonjic (ieri abbiamo scoperto che poteva esserlo ancora di più): «Non sono soddisfatto», aveva detto, «deve dare di più, fa fatica a diventare un giocatore vero (torna l’afflato paternalista, nda). A volte va bene, a volte sparisce: questo è il grande limite del ragazzo, noi lo aspetteremo ancora ma lui deve dare un segnale se vuole fare qualcosa nel calcio».La sua partitaNonostante queste critiche ieri, nel momento in cui la spinta del Torino si era affievolita e stava uscendo la Juventus, Juric ha inserito Radonjic al posto di Karamoh. Karamoh lo scorso anno era in Turchia, al Karagumruk, e quest’anno era rimasto in rosa più per caso che per volontà. Doveva essere l’ultima pedina del reparto offensivo ma invece aveva tolto il posto proprio al serbo. Radonjic è un giocatore più creativo, con uno spunto migliore nel dribbling, con meno presenza dentro l’area di rigore. Il suo ingresso, nelle idee di Juric, serviva a mettere più in apprensione il lato destro della Juventus, giocare su Cuadrado che poteva essere stanco e magari tenere più bloccato Danilo.

59’07, l’ingresso in campo (se lo vogliamo calcolare nel momento in cui i giocatori si battono il cinque, se invece è l’abbraccio è 59’08, se è l’effettivo ingresso sul terreno di gioco, 59’09, il gioco è ripreso a 59’27).

La prima cosa che Radonjic fa in campo è un tentativo di disturbo su Di Maria non particolarmente incisivo; l’azione si chiude con un tiro da dentro l’area di Cuadrado. La seconda è un duello aereo perso con Danilo, che però ha il vantaggio della posizione. La terza è il primo pallone toccato: Radonjic dall’esterno taglia verso il centro per dare una traccia verticale a Ilic, sul passaggio del compagno non controlla ma l'allunga di prima verso Linetty, che con un colpo di tacco geniale tra le gambe di Bremer serve Sanabria che si appoggia a Miranchuk. Radonjic intanto ha continuato la sua corsa venendosi a trovare proprio nello spazio del compagno, limitando le sue possibilità.

Subito dopo tocca un altro pallone dall’esterno verso il centro e poi scatta come un forsennato. È un momento confuso della partita, nessuna delle due squadre controlla il gioco. Intanto dalla panchina della Juventus si toglie il fratino Pogba. Lo stadio capisce che è arrivato il suo momento e si accende, Radonjic va a battere un calcio d’angolo da sinistra. Il suo cross è corto e sputato fuori dalla difesa, Ilic recupera il possesso e la passa di nuovo a Radonjic sull’esterno. Con tutto il Torino in area di rigore, il serbo punta Barrenechea a cui però basta mettere un piede per fermarlo e recuperare il pallone. Con il Torino scoperto, l’argentino della Juventus prova un lancio per Di Maria, che però viene intercettato da una bella copertura di Rodriguez. Un minuto più tardi il serbo ha di nuovo il pallone sull’esterno, questa volta non punta Cuadrado ma prova subito il cross: respinto. Non c’è un attimo di tregua per Radonjic però. Sulla successiva giocata Linetty anticipa nettamente Rabiot, il pallone arriva a Miranchuk che col tacco chiude il triangolo. Il tiro a giro del polacco è “quasi” perfetto, ma si stampa sulla parte alta della traversa, finendo proprio sui piedi del serbo solissimo sull’esterno ma con i piedi ben dentro l’area di rigore. Davanti a lui quattro giocatori della Juventus in linea nell’area piccola, un quinto - Barrenechea - che istintivamente si è abbassato. Fuori dall’area ci sono tre giocatori del Torino liberi che può servire: Ilic più vicino, Linetty al centro, Singo più lontano. Radonjic però non li vede o fa finta di non vederli. Temporeggia, fa uscire Danilo e prova a saltarlo con un dribbling di suola verso il fondo del campo. Al brasiliano basta mettere il piede per fermarlo. Sullo sfondo Ilic si dispera: un passaggio a rimorchio sarebbe stata non solo la scelta migliore, ma anche la più facile.

È la terza palla persa dal serbo, la seconda che fa partire un contropiede della Juventus, che con un po’ più di lucidità avrebbe potuto portare a un’occasione pericolosa. Pochi secondi dopo arriva la quarta palla persa da Radonjic. Le squadre sono lunghe e lui può ricevere e controllare con spazio. Si porta avanti il pallone, ha molte scelte possibili, quella che prende è provare a saltare Barrenechea verso l’interno. Il centrocampista argentino lo ferma mettendo il piede (è la terza volta in meno di 10 minuti che basta questo per togliere palla a Radonjic), poi con una scivolata recupera il possesso. Sul proseguimento dell’azione il pallone esce e la Juventus, finalmente, riesce a fare i cambi: fuori Di Maria, Cuadrado e Barrenechea, dentro Chiesa, De Sciglio e Pogba. L’ingresso del francese alza i giri dello stadio e anche dei calciatori bianconeri. C’è una lunga fase di possesso, inframezzata da due rimesse laterali e da una respinta di testa di Schuurs prima che al 70esimo un cross di De Sciglio viene respinto in angolo sempre dal difensore olandese. Di questa azione si possono dire due cose, riferite a Radonjic. Qual è stata la colpa di Radonjic?La concessione dell’angolo è colpa sua, visto che ha perso il pallone più di tre minuti prima? Ieri ci sono state 53 palle perse, considerando che il tempo effettivo di una partita di serie A è di circa 54-55 minuti, è difficile incolpare direttamente il serbo. Un’altra cosa che si può obiettare è che, per lo sviluppo finale dell’azione, avrebbe dovuto seguire lui De Sciglio. Non è immediato dirlo e forse è anche sbagliato. Di base Radonjic aveva il compito di occuparsi di Danilo. In quel momento però, le posizioni si sono confuse: Rodriguez ha lasciato De Sciglio, rimasto più interno, per seguire Fagioli che invece si è spostato sull’esterno per ricevere. Sul terzino della Juventus allora potrebbe (dovrebbe?) scalare Ilic oppure recuperare con una corsa all’indietro Radonjic. Non succede nessuna delle due cose, De Sciglio allora può avanzare da solo e ricevere da Chiesa, che intanto ha attirato Buongiorno sull’esterno, in un canale tra i due centrali del Torino. A quel punto deve uscire Schuurs e non può far altro che concedere l'angolo. È colpa di Radonjic? Se avesse fatto uno sforzo per non far ricevere De Sciglio, la Juventus sarebbe dovuta tornare indietro? Anche qui, è impossibile dire che lo sia al 100%, ma è anche difficile dire che non potesse fare di più, come lo stesso si può dire di Ilic o di Rodriguez su Fagioli e di Buongiorno su Chiesa.

Arriva quindi il calcio d’angolo. La Juventus non lo batte rapidamente, ma trova comunque il Torino in affanno. Fagioli invece di crossare al centro serve Chiesa, che è solo sulla punta dell’area di rigore. Rodriguez e Ilic, che sono insieme appaiati tra il primo palo e il vertice dell’area piccola, indicano il numero 7 bianconero a qualcuno. Quel qualcuno probabilmente è Radonjic, che sarebbe il più vicino all'azione ma che è fermo sulla riga dell’area di rigore, in una posizione in cui non sembra essere di nessun aiuto, anzi addirittura sta guardando da tutt’altra parte verso il centrocampo della Juventus da dove, forse, pensa possa arrivare qualche pericolo.

Rodriguez e Ilic escono alla disperata su Chiesa, Radonjic ci mette un po’ a capire e a quel punto è tardi per muoversi. In ogni caso rimane fermo. Alle sue spalle intanto si inseriscono Danilo e Bremer, che lui non può seguire. Chiesa può aggiustarsi il pallone e crossare col piede debole, quando lo fa Ilic e Rodriguez non sono abbastanza vicini. Radonjic è sempre fermo. Dentro l’area di rigore intanto, tre giocatori del Torino sono andati a coprire il primo palo, dove però non c’è nessuno della Juventus, creando un quattro contro quattro al centro.

Il pallone arriva proprio sulla corsa di Bremer, che si è infilato tra Linetty e Schuurs, e che di testa è bravo a indirizzarla sul secondo palo, lì dove Milinkovic-Savic non può arrivare. Le telecamere seguono l’esultanza del brasiliano e dei suoi compagni, poi si spingono sulle tribune a riprendere i tifosi festanti. Non vediamo la reazione dei giocatori del Torino se non per qualche decimo di secondo, mentre si guardano a vicenda alla ricerca di un colpevole. Non vediamo neanche Juric che intanto sta dicendo a Seck che deve entrare. Radonjic fa in tempo a fare un fallo su Rabiot, scambiare qualche battuta col francese che il pallone esce dal campo e al minuto 72’47 l’arbitro chiama i cambi del Torino. Quando vede il suo numero sulla lavagnetta del quarto uomo, Radonjic ha una reazione quasi impercettibile, muove un braccio come a dire “ma che davvero?”, poi si dirige verso la zona dei cambi con passo svelto più che correndo. Appena uscito dal campo si dirige verso Juric con fare risoluto mentre chiede spiegazioni. Qualcuno dello staff si mette tra lui e l'allenatore, che intanto sta passando lì. Juric quasi lo dribbla, è mosso da una fretta improvvisa di fare qualcosa, ma mentre gli gira intorno lo vediamo rivolgere qualche parola al suo giocatore. Dal bordocampista di DAZN veniamo a sapere che gli ha gridato «È colpa tua», probabilmente si riferisce al gol subito. Infine vediamo il serbo salire, piuttosto arrabbiato, le scalette della panchina, per poi scomparire per sempre dalla partita (e, chissà, forse da questa Serie A). Facendo dei calcoli precisi, la sua partita è durata anche meno dei 14 minuti di cui si parla, quasi più vicino ai 13 minuti. In questo lasso di tempo Radonjic è stato autore di 10 tocchi, 5 passaggi riusciti su 7, 3 dribbling tentati e zero riusciti, zero giocate difensive e un fallo commesso.

Dopo la partita, interrogato, Juric non si è certo smarcato dallo spiegare i motivi del cambio. Senza entrare nello specifico, l’allenatore ha fatto capire che Radonjic avrebbe disatteso le indicazioni da rispettare sul calcio d’angolo: «Uno entra e ha delle consegne, sugli angoli a favore devi fare delle cose, su quelli difensivi altre, devi essere presente. Poi fai bene o male, ma devi essere presente e concentrato sulla partita». Effettivamente, vedendo gli altri due calciati prima dalla Juventus, e anche altri difesi dal Torino in altre partite, al trequartista dal lato in cui l’avversario batte l’angolo è richiesto di stare più stretto per coprire l’eventuale passaggio in diagonale, proprio quello ricevuto da Chiesa.

Pochi minuti prima: a Karamoh basta mettersi nel posto giusto per schermare il passaggio verso Fagioli.

Certo, il Torino ha preso tre gol da calcio piazzato e, in ognuno, mettendosi ad analizzare il comportamento dei giocatori granata si possono trovare diversi colpevoli. In generale, nel calcio, a voler fare questo giochino, si può fare per quasi ogni gol subito. In quel momento della partita, era evidente, che ogni giocata avrebbe potuto indirizzare il risultato da una parte o dall’altra, e infatti così è stato. Anche per questo Juric ha reagito in quella maniera così estrema, umiliando Radonjic con il cambio. La sua rabbia, comunque, è sembrata molto più grande della singola azione. «Manca di rispetto a questo gioco completamente» è un’affermazione che sembra andare oltre a una mancata lettura su un calcio d’angolo. D'altra parte, come abbiamo visto, anche per il resto la prestazione di Radonjic è stata indolente, con troppi errori in un momento cruciale. Se però Juric pensa questo del suo calciatore - e sembra proprio pensarlo se leggiamo queste parole insieme a quelle dette dopo la partita con la Cremonese - viene da chiedersi, allora, cosa pensava di ottenere da una persona che non è un calciatore e che manca di rispetto a questo gioco in una partita tanto importante, in un momento tanto importante. Sperava di ottenere qualcosa dalle sue qualità nella trequarti avversaria - i suoi dribbling, la forza del suo tiro - oppure gli bastava che fosse semplicemente più fresco dei suoi compagni? Dal canto suo, il calciatore serbo nella notte ha postato una storia su Instagram. Su sfondo nero c’è la scritta “Credi in te stesso, anche quando nessun altro lo fa... Dio vede tutto”. Quello che rimane, per i tifosi del Torino, è l’ennesimo Derby perso, il quattordicesimo negli ultimi 18. Gli altri quattro sono stati pareggi. Il Torino non lo vince dal 2015, quello prima l’aveva vinto nel 1995. Ieri la prestazione è stata buona, a un certo punto è sembrato potesse vincerlo. Poi è arrivata un po’ di sfortuna, della distrazione, la qualità della Juventus o, forse davvero, l’ingresso di Radonjic. Se Dio ha visto tutto viene da credere che qualcosa ai tifosi del Torino prima o poi restituirà.

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