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Emanuele Atturo
La delusione dell'anno: Ciro Immobile
27 mag 2024
27 mag 2024
La leggenda della Lazio ha avuto un'annata difficile.
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Emanuele Atturo
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IMAGO / Action Plus
(foto) IMAGO / Action Plus
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La scorsa settimana ha circolato molto un video di Ciro Immobile, e non era un video lusinghiero, diciamo così. Ciro supera il portiere dell’Empoli, Caprile, e quando si rende conto di non poter più raggiungere il pallone, che scivola sul fondo, si butta a terra, da solo, come un indiano a cavallo nei film western. DAZN Germania, che si fa meno scrupoli sulla suscettibilità dei tifosi, pubblica il video con la caption “Immobile vince la medaglia d’oro di tuffi”.

In molti hanno definito “comico” questo tuffo di Immobile, e allora forse vale la pena ritirare fuori la vecchia definizione pirandelliana della differenza tra comico e umoristico. A differenza del comico, l’umoristico non fa ridere ma sorridere, e nasce dall’avvertimento del contrario: «Vedo una vecchia signora, coi capelli ritinti, tutti unti non si sa di quale orribile manteca, e poi tutta goffamente imbellettata e parata d’abiti giovanili. Mi metto a ridere. Avverto che quella vecchia signora è il contrario di ciò che una vecchia rispettabile signora dovrebbe essere».

Ecco, con quel tuffo Immobile è il contrario di ciò che un centravanti rispettabile dovrebbe essere, cioè il contrario di ciò che Immobile è stato per tantissimi anni di Serie A. Non solo un giocatore moralmente integro, perché di questo ce ne frega poco, ma almeno uno che quando fa una simulazione non si fa sgamare. È stata anche questa, tra le tante altre, una delle migliori qualità di Immobile: prendersi rigori con contatti microscopici, spesso cercati da lui stesso, continuamente gettare fumo per mandare in panne la correlazione tra ciò che si vede con le immagini del VAR e la punibilità.

Quel video allora descrive bene questa sua stagione in cui tutte le qualità migliori di Immobile sono svanite. Ed è impossibile non provare almeno un po’ di empatia, perché quando un giocatore fenomenale perde il suo talento sentiamo più forte lo scorrere del tempo.

Forse c’è un’altra instantanea che parla di questa stagione di Immobile, e questa forse fa più male di quella di prima. Siamo all’8’ del derby di Roma e la difesa della Roma perde le distanze. Mancini è fuori e lascia un buco, dove prontamente Immobile si infila, con uno scivolamento mellifluo verso sinistra, uno dei suoi marchi di fabbrica. La palla gli arriva e lui non riesce a mettersela sulla corsa col controllo, gli rimane un po’ sotto; e tuttavia Ciro Immobile, più di 200 reti in Serie A, a quel punto può certamente trovare la porta. Guardate il fermo immagine di quel momento.

È la sua posizione preferita perché lì ha costruito le sue associazioni predilette con Luis Alberto; perché lì poteva rientrare sull’interno del piede destro e concludere con un repertorio vastissimo. Immobile amava conclusioni aperte sul secondo, a chiudere sul primo, o di interno collo forti sempre sul primo palo. La postura del corpo riusciva sempre a mascherare la sua scelta. Il tempo del tiro non era né tardato né affrettato. C’era un senso di ineluttabilità che trasmetteva Immobile in quella posizione di tiro. Uno dei più bei gol che ha segnato con la Lazio è arrivato più o meno da quella zolla di campo, più defilata e più indietro, contro l’Hellas Verona riceve un passaggio di Jordan Lukaku e potrebbe fare molte cose. Invece decide di calciare subito verso la porta, con una traiettoria arcuata che tocca il palo lontano prima di entrare. Un tiro che racconta l’istinto profondo di Immobile quando doveva concludere da quella zona di campo.

E invece contro la Roma fa un tiro triste e spento che a rivederlo mette una tristezza… Tutto finisce…

Lo so, è ingeneroso inchiodare un giocatore a un paio di video, tanto più se raccontano una verità parziale. Immobile non ha perso del tutto la capacità di mettere in porta i palloni che gli arrivano in area. Quest’anno ha portato a casa un rispettabile bottino di 11 gol stagionali. In più c'è una questione più strutturale da considerare. Prima Sarri e poi Tudor hanno cercato di costruire una Lazio più aggressiva in pressing, in questa stagione, anche per sopperire alla diminuita qualità tecnica. Non sempre ci è riuscita, ma comunque gli attaccanti hanno dovuto sgobbare di più senza palla. Il confronto statistico di Immobile, secondo i dati Statsbomb, tra la scorsa stagione e questa mostra un giocatore che ha corso di più e tirato meno.

Ciò non toglie la chiara, palpabile, impressione di decadenza delle sue prestazioni. Come al solito, tutto comincia dalle gambe, che non girano come prima. Immobile ha sempre fatto dell’intensità atletica la sua principale arma, il lavoro instancabile senza palla per allungare le difese avversarie: un forsennato della profondità. Oggi il suo volume di gioco si è abbassato, la sua presenza nelle partite si è attenuata molto, e anche quando ci sono da eseguire dei gesti tecnici è meno preciso, meno puntuale. Immobile sembra sempre lo stesso, ma non lo è più, si è dissipato. Prima Sarri e poi Tudor, progressivamente, sono stati costretti a far giocare titolare “Taty” Castellanos, che ancora oggi vede la porta meno di lui, ma che è per lo meno un giocatore integro, un lavoratore inesauribile in pressing, nei duelli, negli scatti a tutto campo. Immobile viene fatto entrare nell’ultimo quarto d’ora per approfittare delle difese stancate da Castellanos.

Il suo nome non solo non è entrato nella lista dei 30 di Spalletti per gli Europei, ma da mesi non è stato neanche nelle discussioni intorno ai convocati. Basterebbe questo per certificare il decadimento del suo status nella percezione comune. A 34 anni Immobile forse non ha ancora finito, ma sembra costretto a una decisione: chiudere la carriera nella amata Lazio, accettando però un ruolo più da simbolo che da giocatore, o scendere di livello. Non è mai semplice.

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