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Kulusevski sta rifiorendo al Tottenham
15 mar 2022
15 mar 2022
In Inghilterra sta trovando un contesto che gli piace di più.
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Dejan Kulusevski ha giocato appena 500 minuti con la maglia del Tottenham, ma sono stati già sufficienti a generare qualche rimpianto, a farci chiedere se non lo abbiamo lasciato andare troppo presto dalla Serie A. Ce lo siamo chiesto tardi, visto che i discorsi sulla sua cessione erano stati coperta dall’acquisto di Vlahovic. I quaranta milioni complessivi dell’operazione (5 per il prestito, 35 per il riscatto) in fondo ripagavano la metà del nuovo centravanti, del capocannoniere del campionato italiano. Nel pacco insieme a Kulusevski ci è finito anche Bentancur: due giocatori simbolo del mancato rinnovamento generazionale della Juventus. Una nuova guardia incapace di raccogliere l'eredità della vecchia.


 

Kulusevski in questa stagione era partito titolare appena cinque volte con la Juventus e mai come in questi mesi ci si è interrogati sul valore del suo talento. Sembrava un giocatore non all’altezza dei massimi livelli. Da quando è arrivato al Tottenham, però, è diventato un titolare inamovibile. Il suo impatto è stato fantastico: in 7 presenze ha segnato 2 gol, servito 3 assist; è acclamato dalla stampa e dai tifosi, che gli hanno già dedicato uno di quei cori incredibilmente creativi della loro tradizione.



Dammi dammi dammi un roscio svedese, viene dalla Juventus e gioca sulla fascia.


 

Soprattutto i tifosi della Juve temevano che le cose potessero andare bene per Kulusevski al Tottenham, istigando qualche rimpianto, ma forse non pensavano potessero andare così bene e così presto. Come gli è successo altre volte in carriera, Kulusevski non sembra aver sentito l’impatto con un campionato più complicato come la Premier League. Più complicato almeno dal punto di vista della richiesta fisica e dell’applicazione mentale.


 

Nel Tottenham di Antonio Conte è diventato subito titolare, e si è perfettamente calato nel ruolo di trequartista laterale del 3-4-2-1 della squadra. Una posizione ibrida tra ala e trequartista che è cucita alla perfezione sulle caratteristiche di Kulusevski, che troppo isolato sull’esterno diventa prevedibile, mentre partendo centrale è costretto a giocare troppo da fermo, troppo spalle alla porta, sacrificando il suo dinamismo, che è la sua caratteristica migliore.



Alla Juventus con Pirlo, indietro nelle gerarchie rispetto a quasi tutti gli altri giocatori offensivi, si ritrovava spesso a fare il jolly: usato come esterno, punta, mezzala. La sua convivenza con Dybala era problematica, per come finivano a occupare le stesse zone del campo. Dentro annate di transizione, il fallimento di Kulusevski alla Juventus non può ridursi solo a questioni tecnico-tattiche, ma non si può dire non abbiano influito. Con Pirlo aveva trovato spazio, chiudendo la stagione in modo promettente, ma con Allegri le cose sono peggiorate. «Kulusevski ha fatto buone partite però poi ci sono le valutazioni di mercato. Non si possono tenere tutti, i giocatori passati dalla Juventus sono tutti bravi poi però vanno fatte delle scelte. Poi anche a livello economico sono state due scelte ottimali». Alla Juventus Kulusevski ha giocato partite di sacrificio, cercando di ritagliarsi il suo piccolo spazio in una rosa affollata di giocatori che amano agire sul centro-destra e che sono molto influenti nell’economia del gioco, come Cuadrado e Dybala.



 

Bello smarcamento nel mezzo spazio di destra e grande velocità di lettura in verticale.


 

L’impressione è che ad Allegri, comunque, non piacesse troppo lo stile diretto di Kulusevski, in una squadra che pur giocando bassa non ama troppo alzare i ritmi e preferisce risalire il campo con calma. «Qualcuno mi ha detto che Allegri crede che Kulusevski non legga bene il gioco. L’allenatore vede qualcosa che non lo fa fidare al 100%» ha detto Sven-Goran Eriksson, come riportato da questo articolo di The Athletic.


 

Al Tottenham gioca diversi metri più avanti, e nelle partite che si scombinano facilmente si aprono degli spazi che Kulusevski sa prendersi con le sue corse e il suo gioco di passaggi. In spazi più comodi può sfruttare i suoi smarcamenti e la sua visione di gioco in verticale, la sua qualità migliore, difficile da sfruttare nel campionato italiano, dove sono rare le squadre che concedono la profondità agli attacchi avversari. Parlando del suo ruolo Kulusevski si definisce un trequartista, uno che ama giocare dietro le punte e attaccare. Il suo modello è Kevin De Bruyne: «Lo studio molto perché è un calciatore fenomenale e vorrei diventare come lui». Nonostante al Parma abbia rubato l’occhio soprattutto per le sue corse, Kulusevski è soprattutto un grande passatore. Di De Bruyne ovviamente non ha la qualità tecnica e balistica, ma quando c’è da giocare in transizione diventa un rifinitore di alto livello. La sua capacità di mantenere alta la qualità tecnica delle sue giocate anche in contesti e situazioni molto intense era la sua caratteristica migliore, e quella che probabilmente lo sta esaltando in Premier League.


 

«Il primo giorno che sono arrivato qui ho visto l'allenamento dei miei compagni e sono rimasto sorpreso. Mi è sembrato di vedere un altro sport, andavano tutti molto più velocemente. C’era più intensità e fisicità. Da queste parti praticamente non esiste il fallo». Questo aspetto dell’intensità sembra la chiave dell’ambientamento rapido di Kulusevski in Premier League. In un’altra intervista ha detto «Quando sono venuto qui l’allenamento era molto diverso dall’Italia - in un modo molto positivo. Le persone corrono più veloci, tutto è più veloce per cercare migliorarci». Di Kulusevski si racconta sempre un aneddoto; che dopo il suo esordio con la Nazionale under-21 ha chiesto il video della partita per capire i suoi errori. Ma è anche un giocatore che si esalta in ritmi alti e nel contatto fisico: «Ho bisogno di sentire il mio corpo vivo così posso pensare più velocemente con la mia testa. Mi piace soffrire, è una delle mie caratteristiche. Da quando sono nato, mi piace soffrire». Anche nelle sue parole, intensità fisica e velocità di pensiero sono collegate.



 

In un gioco più di transizioni, può sfruttare di più la sua intelligenza dinamica, ma anche la sua potenza palla al piede.


 

Nei mesi in cui si è trasferito alla Juventus si parlava anche di un suo possibile passaggio all’Inter, in molti hanno visto dietro la scelta delle ragioni tattiche. Con Sarri - che poi non lo ha mai allenato - avrebbe potuto giocare trequartista, mentre all’Inter avrebbe trovato il 3-5-2. Un modulo in cui avrebbe faticato a trovare una collocazione. È curioso quindi che al Tottenham abbia ritrovato proprio Conte, che però sta usando il 3-4-2-1 e un sistema più morbido e fluido rispetto a quello visto all’Inter, più simile a quello usato al Chelsea. Se Kulusevski si è ambientato così bene è anche perché riesce ad associarsi molto bene con Kane e Son, una delle coppie più affiatate del calcio contemporaneo. Il centravanti inglese asseconda sempre di più il suo istinto a venire incontro per giocare tra le linee, con un giocatore di sponda e rifinitura di primo livello; Son invece, lo sappiamo, è formidabile soprattutto nelle corse senza palla dietro la linea difensiva. Kulusevski aggiunge una soluzione sul centro-destra, soprattutto per il suo gioco nel mezzo spazio e tra le linee sulla trequarti. Stanno però funzionando anche le sue corse in profondità.



Conte ha scherzato: «Dejan non mi ha sorpreso, lo avevo già chiesto quando io ero all'Inter. Ne avevo parlato anche a Paratici ma lui mi ha voluto tagliare fuori dall'affare: lo ha preso non per rafforzare la Juventus ma solo per danneggiare me!». A 22 anni ancora da compiere, la carriera di Kulusevski ha già vissuto un numero considerevole di alti e bassi, tra contesti in cui è stato bocciato (Atalanta, Juventus) e altri in cui è diventato un giocatore chiave (Parma, e al momento Tottenham). È ancora un giocatore in costruzione, che sa fare molte cose ma che deve ancora trovare il modo ideale per sfruttare il proprio talento. L’impressione è che in un campionato meno cerebrale e più istintivo di quello italiano, Kulusevski abbia ritrovato intanto il piacere di giocare a calcio. Comunque vada, il suo talento è indiscutibile, e il modo in cui lo abbiamo esaltato e gettato via nell’arco di due anni dovrebbe soprattutto farci interrogare su di noi. Non facciamo che lamentarci di essere un campionato per vecchi, e di avere pochi giocatori di talento da poter guardare ogni domenica. Poi li mandiamo via con appiccicata l’etichetta di bidoni, in attesa che fioriscano altrove - qualche esempio per gioco: Patrick Schick, Bruno Fernandes, Savic, Tiago, Paquetà, Coutinho, Aubameyang, Cengiz Under.



Grande qualità.


 

Il Tottenham oggi sembra una squadra in bilico tra il cadere a pezzi e spiccare il volo: il suo destino e quello di Kulusevski, insomma, vanno mano nella mano.


 

 

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