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Si potrebbero riassumere gli ultimi due anni di carriera di Gianluigi Donnarumma con il meme jazz music stops. Se volete potete immaginarlo in maniera più cinematografica: il suono di un vinile interrotto bruscamente, il fotogramma del protagonista e la voce fuori campo che dice: «sì, questo sono io. Probabilmente vi starete chiedendo come sono finito in questa situazione».
Facciamo un piccolo sforzo e torniamo indietro di poco più di due anni, a luglio del 2021. Proviamo a pensare a quali erano le nostre opinioni e le nostre previsioni future su Donnarumma: credo che in pochi si sarebbero aspettati di vedere ciò che stiamo vivendo adesso. Quell’estate, coronata dalla vittoria dell’Europeo e dal premio di miglior giocatore del torneo, sembrava sancire inequivocabilmente il raggiungimento già a 21 anni di uno status da giocatore di primissima fascia, venendo riconosciuto a livello internazionale come uno dei migliori portieri al mondo – se non il migliore in assoluto – grazie a una fenomenale capacità tra i pali, una solidità sorprendente nel gioco con i piedi (visto che all'inizio della sua carriera sembrava un suo limite) e l’attitudine a esaltarsi nei momenti decisivi come accaduto nei rigori in finale contro l’Inghilterra.
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Eppure, oggi le cose sono estremamente diverse da ciò che ci saremmo aspettati: non solo Donnarumma sembra aver arrestato completamente la sua crescita in alcuni aspetti del suo gioco, ma anzi risulta essere persino regredito in altri. Chi non ha seguito con costanza il suo trascorso parigino potrebbe aver avuto l’impressione che Donnarumma abbia commesso un errore grave a settimana dato il grande numero di video sui social e di articoli sui giornali che sono girati negli ultimi due anni, specialmente se si aggiungono al conto anche le prestazioni non del tutto convincenti in Nazionale dopo dopo l’Europeo vinto. Da questo punto di vista l’ultima settimana è stata particolarmente esemplificativa: il gol di Bardhi di punizione sul suo palo, i fischi di San Siro nella sfida contro l’Ucraina, il crescente numero di tifosi e opinionisti che preferirebbe vedere titolari portieri che si sono messi in grande mostra negli ultimi anni come Vicario, Provedel e Meret.
In Italia non è facile andare oltre il suo rapporto non idilliaco, per usare un eufemismo, con il pubblico milanista e a un generale negativity bias, cioè quella tendenza a ricordare maggiormente informazioni ed eventi negativi rispetto a quelli positivi: mentre le sue più piccole incertezze tra i pali diventano virali, i suoi grandi interventi vengono perlopiù ignorati, forse non solo per malafede ma anche perché in fondo siamo tacitamente consapevoli del suo enorme talento e quindi diamo per scontate parate di alto livello come quella sul primo tiro di Yarmolenko nell’occasione del gol dell’Ucraina. Anche quando gioca con il PSG raramente ci arrivano qui in Italia notizie di grandi partite di Donnarumma, come per esempio l'eccezionale ultima giornata della scorsa stagione di Ligue 1 contro il Lione in cui ha compiuto diversi miracoli.
È legittimo quindi chiedersi, al di là di pregiudizi e antipatie: le critiche nei suoi confronti sono giustificate? Donnarumma sta effettivamente peggiorando? Possiamo provare a rispondere analizzando innanzitutto le statistiche avanzate, che negli ultimi anni hanno fatto grandi passi avanti nell’analisi delle prestazioni dei portieri. Queste ci dicono subito che in questo momento Donnarumma è nettamente il miglior portiere dei top 5 campionati europei per Goals Saved Above Average (letteralmente gol evitati rispetto alle attese, cioè la differenza tra post shot Expected Goals e gol effettivamente subiti). Certo, è un campione di partite ancora troppo piccolo per essere rilevante e quindi conviene prendere in considerazione anche i dati della stagione scorsa. E questi ci dicono che tra i portieri che hanno disputato almeno 1700 minuti (cioè circa 19 partite) Donnarumma è al quinto posto nei cinque principali campionati europei con quasi 8 gol evitati rispetto alle attese.
Questo invece il confronto statistico tra Donnarumma e la media dei portieri della Ligue 1.
Sono tante le partite in cui l’ex portiere del Milan ha dato grande prova di sé con interventi al limite del miracoloso. Prendete per esempio il sinistro al volo tentato da Pépé del Nizza al minuto 0.40 del video qui sotto. Una parata che dimostra una delle qualità più impressionanti di Donnarumma, cioè la velocità con cui riesce andare giù nonostante una struttura fisica che non dovrebbe permettergli di farlo.
Lo stesso discorso si può fare per il riflesso su questo colpo di nuca di Alexis Sanchez.
È chiaro che con un’accurata selezione di video qualsiasi portiere può sembrare insuperabile. E non voglio nemmeno negare i tanti errori commessi da Donnarumma in Nazionale. D'altra parte, il portiere, probabilmente più di qualsiasi altro ruolo, dev’essere in grado di garantire costanza di rendimento, non occasionali interventi miracolosi. Per avere un punto di vista lucido sulla questione conviene quindi tornare un'altra volta ai dati, che ci permettono di fare un raffronto statistico con gli altri portieri italiani nel giro della Nazionale.
Come potete vedere, i numeri suggeriscono che Donnarumma è stato ancora una volta il miglior portiere italiano, nonostante Provedel si sia rivelato un più che degno avversario. A uno sguardo più attento però non sfugge che la sua superiorità risiede soprattutto nella reattività tra i pali, mentre nel gioco con i piedi il portiere del PSG continua ancora a faticare molto. Il principale punto debole di Donnarumma al momento risulta essere soprattutto la capacità di creare vantaggi con i propri passaggi, come dimostra il preoccupante primo percentile per Pass OBV, dato che misura il valore aggiunto creato da un giocatore grazie ai suoi passaggi. Questo specifico aspetto del suo gioco è quello in cui Donnarumma sembra aver effettivamente aver fatto dei passi indietro.
Pur non essendo mai stato tra i migliori in circolazione in questa specialità, tra l’ultimo anno al Milan e il mese d’oro in Nazionale agli Europei, Donnarumma sembrava ormai aver raggiunto un più che discreto grado di sicurezza con i piedi, rivelandosi un plus non indifferente per la ricercata prima costruzione della squadra di Mancini. La sensazione è che da diverso tempo a questa parte il suo principale limite quando gioca il pallone sia principalmente mentale, come se fosse cambiato qualcosa il 9 marzo 2022 dopo il famoso episodio con Benzema durante gli ottavi di Champions League. Un errore, forse viziato anche da un fallo, che non gli è stato perdonato a Parigi, figuriamoci in Italia. Dopo quell'episodio la sua sicurezza sembra essersi ulteriormente incrinata in seguito allo screzio con la giornalista della Rai, Tiziana Alla, nel post-partita di Germania-Italia 5-2, partita in cui un suo grave errore in uscita regalò il momentaneo 5-0 ai tedeschi.
D'altra parte, anche nei suoi momenti migliori Donnarumma si metteva in evidenza più per letture che per capacità tecniche: freddezza nel tenere il pallone fino all’ultimo per muovere gli avversari e servire il compagno libero, visione di gioco per trovare le imbucate alle spalle della linea di pressione, posizionamento per mettersi in visione e ricevere il pallone; qualità fondamentali per il ruolo con cui sembra aver perso confidenza con il passare del tempo, al punto da far risaltare maggiormente alcuni storici difetti tecnici. Uno dei principali problemi riguarda il primo controllo: spesso gli rimane troppo sotto il pallone, per cui è poi costretto a controllarlo una seconda volta, permettendo alla pressione avversaria di avanzare. Questo gli rende difficile liberarsi in maniera pulita del pallone, come successo proprio nel gol di Benzema.
Il secondo difetto tecnico ha a che vedere con il suo calcio, spesso sporco e poco potente. Con il costante aumento di squadre che vogliono pressare alto a costo di rischiare qualcosa dietro, avere un portiere in grado di punire questo genere di scelta con un lancio lungo e teso alle spalle della linea può fare la differenza. Alcune squadre, contro portieri di questo tipo, decidono per esempio di rinunciare al pressing alto, e questo dovrebbe interessare soprattutto al PSG che con Mbappé davanti può rendere qualsiasi transizione lunga un incubo per gli avversari.
Ma insomma è piuttosto normale, anche per un talento fenomenale come Donnarumma, avere dei difetti, tanto più a 24 anni, un'età ancora piuttosto verde per un portiere. La storia del portiere del PSG, con i suoi alti e i suoi bassi, ci ricorda che la crescita dei giocatori non segue una semplice funzione esponenziale. Ogni calciatore è diverso: c’è chi sboccia presto e raggiunge il suo apice dopo poche stagioni, c’è chi riesce ad aggiungere qualcosa al proprio gioco anno dopo anno, e c’è chi esplode improvvisamente verso i 30 anni.
Donnarumma forse non è il portiere che ci saremmo aspettati a questo punto della carriera, ma resta comunque – con i suoi marcati pregi e difetti – uno dei migliori interpreti in circolazione e ancora oggi sembra il migliore tra i possibili candidati alla porta della Nazionale. Difficile prevedere se le cose cambieranno nei prossimi mesi o anni considerando la concorrenza agguerrita e il fatto che ai portieri capita spesso di attraversare stagioni radicalmente diverse come qualità nelle prestazioni – pensate al crollo avuto da Oblak nel 2021/22 dopo anni da migliore al mondo, o al ritorno ad altissimi livelli di ter Stegen nell’ultimo campionato dopo qualche stagione buia. La fortuna di Donnarumma è che il tempo è ancora tutto dalla sua parte.