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Foto di Matthew Ashton - AMA / Getty Images
Calcio Emanuele Atturo e Daniele V. Morrone 13 novembre 2019 7'

7 gol per celebrare David Villa

Uno dei più grandi finalizzatori del nuovo millennio.

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Dopo una carriera lunga 19 anni e 376 gol segnati in quattro continenti diversi, David Villa si ritirerà dal calcio. Ha detto nel suo messaggio in cui annuncia il ritiro: «Mi sono sempre ripetuto che avrei preferito scegliere quando ritirarmi dal calcio prima che il calcio scelga di ritirarmi». Eppure a 37 anni Villa era ancora capace di segnare gol incredibili con la maglia del Vissel Kobe, l’ottava maglia indossata da quando è iniziato tutto con lo Sporting Gijón nelle Asturie, dove era chiamato “el Guaje”, il ragazzino.

 

Abbiamo scelto 7 gol per raccontare la sua carriera e il suo modo speciale di calciare il pallone.

 

Il giovane David Villa

 

Nella stagione 2004/05, quella a cui risale questo gol, il Real Madrid era quello dei Galacticos e David Villa invece un ragazzino che giocava nel Real Zaragoza e usa troppo gel. Villa non è un predestinato: ha 23 anni ed è solo la sua seconda stagione in Liga. A fine anno arriverà a segnare 15 gol, convincendo il Valencia a investire su di lui.

 

Questa è una classica azione alla David Villa, che parte in conduzione dal lato sinistro del campo conducendo con l’esterno destro con l’idea fissa di trovare il modo per segnare. Salta il primo difensore con un tunnel a rientrare, poi entra in area a piccoli passi. Villa ha una grande frequenza di passo e questa, unita alla sua qualità di calcio, rappresenta un incubo per i difensori. Entrato in area finta di rientrare con l’esterno destro e se la sposta con la sinistro – altra finta classica di Villa – poi arrivato a un passo del portiere fa una cosa controintuitiva: decide di saltarlo nonostante ci sia un pezzo di campo stretto come il suo pizzetto a “mosca”, poi chiude in rete di piatto sinistro con un angolo chiusissimo.

 

Villa ha una lunga lista di gol realizzati saltando il portiere e questo è tra i più estremi.

Dalla linea di fondo

 

Il picco della carriera in un club David Villa lo ha raggiunto con la maglia del Barcellona, dove alla sua prima stagione vinse il triplete. Al Barcellona, nell’attacco formato da Villa, Messi e Pedro, “el Guaje” è il giocatore che deve offrire la profondità. Lo fa defilandosi da sinistra per tagliare verso il centro e ricevere i filtranti di Messi, che nel frattempo ha corso verso il centro del campo attirando mezza squadra avversaria.

 

A volte Villa tagliava in area di rigore anche col pallone tra i piedi, e in questo gol è impressionante la sua capacità tecnica di giocare in spazi ristretti da calcetto. Se gli coprissero la testa, in quel dribbling danzato sulla linea di fondo potremmo scambiare Villa per Andrès Iniesta; e in quel pallonetto calciato con sufficienza il gusto di Messi per le parabole lente a scavalcare il portiere.

A Valencia segna come vuole

 

Al Valencia Villa è al picco atletico, è una minaccia da ogni zona del campo: si muove continuamente su tutto il fronte offensivo, offrendo linee di passaggio ai compagni ed è una calamita per filtranti, gli basta uno sguardo d’intesa e in pochi attimi è oltre la linea difensiva. È attraversato da una scarica elettrica continua, non sta mai fermo, la velocità di esecuzione e la varietà di calcio lo portano a segnare in tutti i modi: 129 gol in 225 partite, mai meno di 20 a stagione. Nel suo picco, a Villa praticamente basta ricevere entro i 30 metri con la visione della porta per trovare il modo di far andare il pallone in rete.

 

Questo contro il Getafe è forse la cartolina migliore di quel momento: pur partendo da dietro la metà campo, la sua velocità lo porta in una manciata di secondi a superare la linea difensiva e a mettersi in mostra per il filtrante. Va troppo veloce per permettere ai centrali di girarsi e quindi è già solo lanciato verso l’angolo dell’area quando il pallone gli arriva. Il passaggio gli arriva verso destra e ha tutto il tempo di alzare la testa per vedere dove si trova il portiere e superarlo con un morbido tiro a giro di collo interno di prima. Il portiere salta e poi capisce di non poterci arrivare, allora ritrae le braccia in segno di resa.

Sul palo lontano col sinistro

 

Quando aveva appena 4 anni David Villa ha sofferto di una frattura al femore della gamba destra. C’erano due opzioni percorribili: l’operazione, da cui sarebbe però potuto uscire con una mobilità limitata; oppure tenere un gesso fino all’anca per diversi mesi per provare a recuperare del tutto – ma col rischio invece di avere un grosso problema alla gamba per il resto della vita. Ovviamente è stata presa la strada più complicata, quella del gesso, e in questa decisione – almeno da quanto scrive Villa su The Player’s Tribune – ha contato l’ossessione del padre per il calcio, e l’idea che dovesse diventare un calciatore a tutti i costi.

 

Appena David ha potuto mettere piede fuori dal letto il padre ha cominciato a fargli calciare la palla contro il muro col suo sinistro. E questa è la storia di come David Villa è diventato ambidestro: «Non ero mai il calciatore più tecnico, né il più veloce, ma il fatto che potessi calciare con entrambi i piedi mi rendeva imprevedibile».

 

In questo gol col sinistro c’è il suo gusto per i tiri sul palo lontano. A volte Villa lo fa con la semplicità di chi sembra aver trovato un bug nel sistema per fregare sempre il portiere: tirare forte e con una parabola leggermente arcuata. Villa lo faceva con entrambi i piedi.

 

In questo, come in altri grandi gol di David Villa, la porta sembra solo troppo grande per un portiere.

La vendetta contro il Barça

 

La carriera di Villa è quella di un giocatore che passo dopo passo e con umiltà ha scalato i gradini del calcio fino ad arrivare nel punto più alto, consapevole di doverne assaporare ogni momento. Non sono però mancati nella sua carriera anche scatti di orgoglio, nati dalla necessità di riaffermare continuamente il suo status nel mondo del calcio.

 

Il più significativo arriva nell’estate del 2013, quando ha 31 anni e viene ceduto dal Barcellona all’Atlético di Simeone per fare spazio a Neymar. La formula del trasferimento è praticamente un regalo, visto che l’Atlético deve pagare solo 2.1 milioni. Forse è stato un modo per il Barcellona per ringraziare Villa facilitandone il trasferimento in una squadra di alto livello. Fatto sta che nella sola stagione a Madrid, la sua ultima in Europa, il suo contributo di 13 gol è importantissimo per la sorprendente vittoria della Liga della squadra del “Cholo”. E tutto nasce dal gol segnato nella Supercoppa proprio contro il Barcellona.

 

Nel più classico dei gol del primo Atlético, l’azione nasce da una palla recuperata sulla propria trequarti da Arda. Villa mette a terra il passaggio in verticale teso del compagno con uno stop che slogherebbe la caviglia a una persona normale, vista la posizione iniziale del corpo. Poi fa il più classico degli appoggi vicini per accompagnare lo scatto in profondità. Si trova dietro la sua metà campo al momento della partenza e fa uno scatto di una ventina di metri prima di ritoccare il pallone per aprire il triangolo con Arda sulla fascia e cambiare nuovamente velocità per scattare nuovamente verso l’area di rigore. Il suo movimento a tutta velocità fa perdere il marcatore ma è solo quando si trova nei pressi dell’area che indica al compagno che è libero. Il cross è basso e Villa scarica in porta la palla con un collo esterno di prima.

Il miglior realizzatore della Nazionale spagnola

 

Villa è forse stato, dopo Raúl, il più forte attaccante della storia della Nazionale spagnola. È stato però il migliore per rendimento, non solo per il numero di gol – con 59 ne è il miglior marcatore – ma anche per il loro peso. Pur partendo dall’esterno dell’attacco Villa ha segnato diversi gol fondamentali nel ciclo vincente della Spagna.

 

I suoi sono gol che si pesano: per esempio la tripletta contro la Russia nella prima partita del girone di Euro 2008 che ha aperto il ciclo; il gol da trenta metri che ha sbloccato la complicata ultima partita del girone del Mondiale 2010 contro il Cile di Bielsa; la rete contro il Portogallo di Cristiano Ronaldo che ha portato la vittoria agli ottavi e poi quella contro il Paraguay che ha regalato i quarti. Tra tutti i gol belli e decisivi però questo all’Honduras è il più rappresentativo.

 

Siamo alla seconda partita del girone del Mondiale 2010 e la Spagna è reduce dalla sconfitta a sorpresa contro la Svizzera all’esordio. Passato ormai il quarto d’ora c’è il disperato bisogno di un gol che possa sbloccare la situazione. Villa raccoglie un cambio di campo di Piqué ed è a una trentina di metri dalla porta; da lì carica in diagonale verso l’area di rigore. Villa punta l’avversario diretto, che diventano due per bloccargli la strada, e con un gioco di prestigio e un cambio di velocità improvviso sguscia via prima che il muro possa chiudersi. Villa quindi è lanciato alla massima velocità verso la porta, un terzo avversario gli si frappone davanti, e lui lo salta rallentando improvvisamente per controllare il pallone e crearsi lo spazio per il tiro. Lo spazio non pare sufficiente a tirare, a meno che Villa non lo faccia stendendosi a terra, cosa che fa spedendo il pallone sotto al sette.

Il gol da centrocampo

 

Tra le qualità calcistiche quella della finalizzazione è tra le più misteriose, perché è quella che più contiene aspetti immateriali, poco visibili, astratti. Si parla spesso di “istinto” ma David Villa fa parte di quella categoria di finalizzatori che usavano – oltre all’incredibile tecnica – soprattutto l’astuzia. Il tipo di abilità che si impara giocando a calcio per strada e che consiste nel trovare la via più diretta per fregare gli avversari. David Villa era un frequentatore abituale dei gol da centrocampo, come altri finalizzatori “astuti” come Miccoli o Mascara. Ne segnò uno ai tempi del Valencia con un tiro teso come un treno. Questo in MLS però è ancor più sensazionale perché arriva in maniera del tutto improvvisa. Villa è in pressing su un difensore, lo costringe a un errore, a quel punto è in mezzo a due giocatori, non tocca neanche il pallone prima di calciarlo con un parabola altissima, che la regia non riesce neanche a inquadrare, che ricade sotto la traversa.

 

Verrebbe da pensare ai soliti portieri svampiti della MLS, ma riguardando il replay la palla passa alta a un centimetro dalla traversa. L’intuizione di Villa in questo gol è quella di quei calciatori che tengono d’occhio sempre la posizione del portiere come una specie di riflesso incondizionato. Non c’è niente che descrive l’essenza di un finalizzatore più di qualcuno che pensa sempre a come poter fregare il portiere avversario.

Tags : david villaliga

Emanuele Atturo è nato a Roma (1988) dove vive e lavora. Laureato in Semiotica, si interessa di cultura pop e sottoculture. È caporedattore de l'Ultimo Uomo e scrive in giro.

Daniele V. Morrone, nato a Roma nel 1987. Laureando in economia, amante del "calcio di posizione" di Cruijff e Guardiola, segue con attenzione l'evoluzione del calcio asiatico.

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