Miguel Pérez Cuesta, meglio conosciuto come Michu, ogni giorno percorre i 20 km che separano da Oviedo da Langreo, comune asturiano la cui squadra milita in quarta divisione spagnola, ed è allenata da suo fratello Hernán. Con un passato in seconda divisione, il Langreo intende recuperare il prestigio perduto e per farlo sarà senz’altro d’aiuto un calciatore che meno di due anni fa giocava i preliminari di Champions League, su terreni diversi da quelli scivolosi di uno stadio di paese, con il fango a farla da padrone.
In ritardo come sempre, per quello che riferisce Víctor Fernández, presidente della società, l’ex calciatore di Napoli, Swansea e Rayo Vallecano viene accolto al suo arrivo allo stadio dai pulcini del Langreo che lo invitano a calciare il pallone tra due coni posti a 20 metri, tra le risate di alcuni e la timidezza di altri. Ma non c’è tempo, tra 20 minuti inizia l’allenamento e prima abbiamo l’intervista da fare.
Un proverbio spagnolo recita: “Come a casa, da nessuna parte”. Mi sembra perfetto per uno come te che sta riprendendo a giocare dopo quasi un anno di stop per infortunio.
Tuttavia ti cercavano altri club, Aston Villa su tutti…
In una recente intervista hai detto che vai a dormire sempre con la speranza che la caviglia non ti faccia male il giorno dopo. Come stai affrontando questo recupero?
Come hai vissuto il passaggio dalla Champions League alla quarta divisione?
Influisce sul tuo gioco, nell’elevazione magari?
La stagione più prolifica di Michu (2012-13)
Come hai maturato la decisione di scendere di tre categorie?
So che la squadra non si muove in autobus, ma in varie auto di diversi calciatori. Tu guidi o ti fai accompagnare?
Dall’esterno l’aspetto più difficile della tua decisione sembra quello delle motivazioni.
In effetti, tra pioggia e cielo grigio, le Asturie assomigliano un po’ all’Inghilterra…
Anche giocare gratis?
Sei un calciatore atipico, un po’ mezzapunta, un po’ punta centrale. A parte il Napoli non hai mai giocato in una squadra di alto livello, ami l’Oviedo, sei arrivato alla ribalta con il Rayo Vallecano. Ti senti un antieroe?
Il gesto con cui festeggia, alla Luca Toni, che significa?
Del quale però non hai ereditato del tutto il ruolo…
In quel ruolo hai realizzato il tuo record di gol nella stagione 2011-12 nel Rayo Vallecano,15 gol in una squadra che lottava per la salvezza…
Vita pirata
Come hai vissuto la salvezza all’ultima giornata, quella stagione?
Più della vittoria della Coppa di Lega con lo Swansea?
Restando a Vallecas, la creazione dell’hashtag #Michuselección fu una vera spinta popolare alla tua convocazione da parte di Del Bosque.
Il Napoli invece è stato il momento meno felice della tua carriera?
C’è un momento in cui avresti potuto raccogliere tutto l’amore del San Paolo, nella partita di andata dei preliminari di Champions League, 19 agosto 2014. Ti arriva la palla di fronte al portiere avversario e invece di tirare col destro, la appoggi all’accorrente Callejón, che non arriva in tempo per calciare. Credi che se avessi segnato, la tua stagione si sarebbe potuta sviluppare diversamente per un fatto psicologico?
“Avrei dovuto calciare in porta”
A 30 anni appena compiuti speri di tornare a vestire la maglia dell’Oviedo?
Fine
L’intervista finisce qui, mentre lui fila negli spogliatoi, per vestirsi per le foto di rito. Poi lo vedo uscire con dei calzettoni che mi sembra di riconoscere… “Sono del Napoli?”, chiedo. “Certo, li uso sempre per allenarmi, ma li porto al contrario per scaramanzia”.