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Foto di Michael Steele / Getty
Fondamentali Fabio Barcellona 16 marzo 2017 10'

Dalla carta al campo

Jardim ha vinto la sfida a scacchi con Guardiola, che ha trovato la soluzione giusta troppo tardi.

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La partita di andata tra Manchester City e Monaco, sembrava una grossa occasione persa per i monegaschi, che erano stati in vantaggio per due volte, avevano sbagliato il rigore con Falcao – e in definitiva avevano giocato complessivamente meglio del City – ma poi erano tornati da Manchester con 2 gol di svantaggio.

 

La sensazione era anche che Guardiola, come già fatto del resto nel corso della gara d’andata, potesse mettere mano ad alcuni suoi meccanismi di gioco per ovviare ad alcune delle difficoltà create dal Monaco all’Etihad Stadium. Se poteva sembrare impresa troppo ardua riuscire in sole tre settimane risolvere i problemi generali legati alla fragilità della fase difensiva e all’efficienza delle transizioni negative, invece era possibile immaginare che il City trovasse le contromosse giuste per superare il pressing offensivo del Monaco per riuscire a risalire il campo compatto e palleggiando.

 

La sfida tra il pressing del Monaco e la costruzione del City era la chiava tattica principale della partita di ritorno. Vincerla, per Jardim, era di fondamentale importanza. Innanzitutto avrebbe permesso al Monaco di giocare tante ripartenze corte contro la difesa aperta del City. Inoltre, poteva consentire ai monegaschi di difendere su 100 metri di campo evitando un utilizzo eccessivo di difesa posizionale, in cui la squadra di Jardim non eccelle. Infine, avrebbe costretto il City ad allungarsi cercando soluzioni più dirette, mettendone ancora più a nudo le difficoltà in transizione difensiva.

 

Per motivi opposti per Guardiola era vitale riuscire a trovare un’uscita del pallone sicura per limitare il numero di palle perse nella propria metà campo in fase di costruzione, mantenere le corrette distanze tra i giocatori ed abbassare il Monaco, costringendolo così alla difesa posizionale.

 

 

L’esagono del Monaco

 

Rispetto alla partita d’andata il Monaco sostituisce lo squalificato Glik con il brasiliano Jemerson e l’infortunato Falcao con Germain. Guardiola invece rinuncia a Yaya Tourè in mezzo al campo e all’esperimento Fernandinho terzino sinistro: il brasiliano prende il suo solito posto davanti la difesa, con Clichy come esterno basso a sinistra. Al centro della difesa, a far coppia con Stones, c’è Kolarov, con l’intento di regalare piedi educati alla costruzione bassa della squadra.

 

Fin dall’inizio il Monaco porta la pressione sulla costruzione bassa del City, cercando di ostruire le linee di passaggio al centro del campo. Lo schieramento base in fase di non possesso della squadra di Jardim prevede una sorta di esagono, con ai vertici le due punte, i due esterni e i due interni di centrocampo. Come visto spesso in questi ultimi anni (specie in Germania con il Bayer Leverkusen e, quest’anno, con il RB Leipzig) i due esterni di centrocampo non si allineano in fase di non possesso con i due centrocampisti, ma giocano in posizione più avanzata e stretta verso il centro.

 

A (7)

L’esagono in fase di non possesso dei giocatori del Monaco.

 

L’idea è quella di invitare l’azione avversaria verso l’esterno, dove, con l’aiuto della linea laterale che restringe il campo e le opzioni di gioco, è più facile recuperare il pallone. La protezione del centro funziona se il lavoro delle due punte è costante e preciso: ai due attaccanti è richiesto di oscurare le linee di passaggio verso il centro dell’esagono e di orientare, con la direzione della loro pressione, la circolazione del pallone verso zone periferiche.

 

Con il City schierato con un 4-1-4-1, le due punte Mbappé e Germain si trovano quindi in una potenziale zona di inferiorità numerica contro i due centrali del City, Stones e Kolarov, e il mediano Fernandinho, piazzato all’interno dell’esagono avversario.

 

B (7)

Il 3 vs 2 del City contro le due punte del Monaco.4 vs 2 se si considera anche il contributo di Caballero.

 

In un contesto del genere per il City sarebbe di vitale importanza trovare Fernandinho alle spalle delle due punte avversarie, potendo poi provare a sfruttare la superiorità numerica in mezzo al campo dei tre centrocampisti Citizens contro i soli due interni del Monaco.

 

Per questo, però, Mbappé e Germain si muovono cercando di schermare il mediano di Guardiola e avvicinandosi alternativamente, sul lato debole, al brasiliano. Il City riesce occasionalmente a forzare il passaggio interno verso Fernandinho, riuscendo, a catena, ad aprirsi il campo per una risalita comoda.

 

 

Qui il City riesce per due volte a liberare Fernandinho alle spalle dei due attaccanti del Monaco, potendo poi risalire comodamente il campo.

 

 

L’impegno dei due attaccanti del Monaco, ma in particolare di Germain, attento e generosissimo, però riesce a mettere in difficoltà Fernandinho, non sempre a suo agio col pallone dei piedi. Da un’ammirevole corsa all’indietro di Germain nasce una grande occasione per Mbappé e il successivo calcio d’angolo che porta al gol del vantaggio dei monegaschi.

 

 

Caballero serve Fernandinho nello spazio tra i due attaccanti del Monaco. Germain ripiega e pressa da dietro il mediano del City che perde palla. Ripartenza corta del Monaco che trova la difesa del City ancora aperta dalla fase di costruzione e occasione per Mbappé.

 

 

 

I falsi terzini del City

 

Dopo il gol subito, ad appena 8 minuti dal calcio di inizio, Guardiola si alza dalla panchina e rimescola per la prima volta le modalità di uscita del pallone dalla zona arretrata. L’allenatore catalano mette in campo il meccanismo dei falsi terzini, abbassando Fernandinho tra i due centrali e, in maniera coordinata, facendo tagliare al centro del campo Sagna.

 

In fase di prima costruzione, quindi, il City passa dall’iniziale 4-1-4-1 a fasi di gioco in cui è schierato con una sorta di 3-2-4-1 dove, ad affiancare Sagna al centro del campo, è David Silva che si abbassa dall’iniziale posizione di mezzala sinistra oppure, addirittura, l’altro terzino Clichy.

 

C (7)

Fernandinho scala tra i due centrali, Sagna taglia dentro e Silva si abbassa. Il secondo meccanismo pensato da Guardiola per superare la pressione del Monaco.

 

 

L’idea di Guardiola è quella di trasformare la superiorità numerica centrale contro i due attaccanti del Monaco, in superiorità anche posizionale, allineando Fernandinho e rendendogli più semplice la ricezione e allargando Stones e Kolarov. L’opzione di un doppio riferimento davanti ai tre giocatori arretrati (Sagna e Silva, come detto, o entrambi i terzini) stringe la posizione di Lemar e Bernardo Silva, liberando ulteriore spazio alle conduzioni palla al piede di Stones o Kolarov su cui, a un certo punto, dovrebbero essere costretti a uscire i due esterni del Monaco, innescando, a catena, nelle intenzioni di Guardiola, spazi alle spalle della pressione.

 

Passando dalla carta al campo, però, il piano di Guardiola non funziona come immaginato: la pressione di Mbappé e Germain, anche sui 3 centrali allineati, rimane di ottima qualità e non concede facilmente superiorità posizionale. Più dietro, le scelte tra pressione e temporeggiamento dei giocatori di centrocampo del Monaco sono sempre particolarmente oculate.

 

 

In questa occasione il City effettua la salida lavolpiana e stringe Sagna col meccanismo del falso terzino. Il lavoro di Mbappé e Germain restringe inizialmente le scelte possibili di Stones, a dispetto della superiorità numerica dei Citizens. Su Sagna è ottima la pressione di Lemar che respinge all’indietro il City e consente a tutta la squadra di alzarsi, con Fabinho che può uscire in pressione alta su Silva. Caballero è costretto a lanciare lungo e il Monaco riconquista la palla.

 

La pressione del Monaco prevale sulla costruzione bassa del City e, nelle occasionali situazioni in cui la squadra di Guardiola riesce a ottenere la superiorità posizionale, le capacità in costruzione di Fernandinho e Sagna, che spesso si ritrovano ad avere la responsabilità di far fruttare il vantaggio posizionale, sono troppo limitate per le difficoltà che il contesto tattico offre loro.

 

 

Un esempio delle capacità di lettura in pressione del Monaco. Qui il City libera grazie alla salida lavolpiana la conduzione palla al piede di Stones che dovrebbe attrarre la pressione di Lemar. L’esterno del Monaco, leggendo la situazione, frena la sua pressione e torna indietro, copre su De Bruyne costringe il City a ripartire da dietro.

 

Nel primo tempo la cruciale sfida tra la pressione del Monaco e la costruzione bassa del City è vinta nettamente da Jardim, che riesce addirittura a non far mai tirare in porta il City, chiudendo il primo tempo con un vantaggio di 1.5 expected goal a zero.

 

D (7)

Nel primo tempo 1.5 expected goals per il Monaco con soli 6 tiri, una notevolissima media di 0.25 expG a tiro.

 

 

Dall’altro lato del campo, la pressione del City contro la costruzione bassa del Monaco è superata senza rischi dai monegaschi che non hanno alcun problema a ricercare immediatamente la soluzione lunga, cercando di sfruttare le difficoltà degli avversari a coprire la profondità.

 

Ben il 20% dei passaggi giocati dal Monaco sono palle lunghe; addirittura il giocatore che tenta più passaggi nella squadra di Jardim è il portiere Subasic, che gioca ben 36 palloni lunghi (con un’accuratezza del 36%) dei 43 passaggi effettuati.

 

 

Sono passati solo 20 secondi e già Subasic prova a trovare Mbappé alle spalle di Stones e Kolarov.

 

Come all’andata il Monaco martella sulle fasce il City e dalle fasce, non casualmente, nascono i due gol che portano sul 2-0 i padroni di casa. Anche in fase di possesso palla la squadra di Jardim si schiera con un modulo che è possibile definire 4-2-2-2 con Lemar e Bernardo Silva che occupano le mezze posizioni, liberando la fascia per la forza fisica e la corsa dei due terzini Sidibè e Mendy.

 

E (1)

 

Se all’andata il Monaco aveva sviluppato il proprio gioco principalmente sulla fascia destra, stavolta è la fascia sinistra a essere presa d’assalto, con Lemar e Mendy che effettuano bel 7 cross a testa. I movimenti esterno-interno di Lemar, oltre a creare spazi per Mendy, attirano Sagna dentro il campo e creano i presupposti per i tagli opposti, dall’interno verso l’esterno di Mbappé, su cui è costretto a uscire largo Stones. La ricerca dell’uno contro uno esterno tra Mbappé e Stones è uno dei motivi ricorrenti dell’attacco di Jardim.

 

Il gol del 2-0 di Fabinho condensa tutte le direttrici dell’attacco posizionale di Jardim e le difficoltà puramente difensive del City.

 

Il taglio interno-esterno di Mbappé tira fuori dall’area Stones. La sovrapposizione di Mendy su Lemar libera il terzino per il cross nella zona che dovrebbe essere presidiata da Fernandinho che però sostituisce Stones nella zona del primo palo.

 

 

 

Le correzioni di Guardiola

 

Nell’intervallo Pep Guardiola mette mano ancora una volta ai meccanismi di uscita del pallone dalla zona arretrata. In fase di costruzione il City si schiera con il 4-2-3-1, tenendo i terzini larghi e affiancando De Bruyne a Fernandinho.

 

F (4)

Lo schieramento 4-2 utilizzato dal City nel secondo tempo per uscire dalla pressione del Monaco.

 

 

Finalmente, dopo 135 minuti, è la mossa giusta per avere la meglio della pressione del Monaco. Complice probabilmente anche un calo fisico del Monaco, il City riesce a risalire il campo e ad abbassare gli avversari. I due giocatori interni del City, uniti ai due terzini larghi e alla stessa altezza dei centrocampisti, mandano fuori giri il sistema di pressione di Jardim. Lemar e Bernardo Silva sono presi in mezzo tra il terzino e l’interno; la presenza di Silva alle spalle dei due interni monegaschi rende Fabinho e Bakayoko più prudenti a salire in pressione su Fernandinho e De Bruyne.

 

Ad ogni ricezione di uno dei due interni di Guardiola, il Monaco non sa bene se fare alzare un mediano o aggredire stringendo gli esterni: nel primo caso si libera spazio per Bernando Silva alle spalle della pressione, mentre nel secondo viene lasciata una facile ricezione per il terzino che può risalire il campo.

 

 

Ecco un esempio: De Bruyne riceve, Bernardo Silva è preso in mezzo tra la pressione al portatore di palla e la copertura di Clichy. La palla giunge al terzino del City che risale il campo e trova Silva alle spalle di Fabinho.

 

 

Vinta la sfida in fase di costruzione bassa, il City riesca ad occupare in maniera compatta la metà campo avversaria costringendo il Monaco alla difesa posizionale. Per Guardiola la partita è finalmente sui binari tattici desiderati e la sua squadra, sfruttando le proprie doti di palleggio e le carenze a difesa schierata del Monaco, riesce a produrre nella ripresa 6 tiri, 1.1 expected goal e la rete del momentaneo 2-1.

 

G (3)

 

Stones porta palla in conduzione facendo fruttare la superiorità posizionale del City nel secondo tempo, attira la pressione degli interni del Monaco, liberando David Silva al fianco destro di Fabinho. Tutto lo sviluppo dell’azione che genera un pericolo per il Monaco qui.

 

Il Monaco, stanco e costretto a difendere basso, non riesce a risalire il campo e a creare pericoli per Caballero. Oltre al gol di Bakayoko, originato da un calcio piazzato, nel secondo tempo la squadra di Jardim produce solamente un tiro in porta da lontano di Mbappé, intercettato in partenza da Sagna. Nonostante questo, le fragilità difensive del City fanno definitivamente pendere il piatto della qualificazione verso il Monaco, difendendo male un calcio di punizione calciato dalla trequarti campo da Lemar.

 

L’ennesimo colpo subito, atterra il City che dopo il gol di Bakayoko non riesce più a calciare verso la porta di Subasic e saluta la Champions League.

 

 

The winner is… Jardim

 

Al netto di errori e imprecisioni difensive, specie nella partita di andata, è stata una doppia sfida molto ricca da un punto di vista tattico e che ha visto le continue mosse contrapposte di due dei migliori allenatori del panorama europeo.

 

Sulla lavagna e sul campo ha vinto con merito Jardim che è riuscito a imbrigliare per quasi tutti i 180 minuti la costruzione bassa del City, una fase di gioco cruciale per le fortune complessive di ogni squadra di Guardiola. La precisione e l’attenzione del pressing del Monaco è stata mirabile e, in fase di ripartenza e di attacco, sono emerse la brillantezza tecnica e l’energia dei tanti giovani di Jardim, su tutti il crack Mbappé. Jardim è stato oltretutto bravo a individuare nel continuo attacco sulle fasce e nelle difficoltà nelle marcature in area del City le altri chiavi per prevalere sugli avversari.

 

Sull’altra panchina Guardiola ha mostrato una volta di più che il suo City ha ancora enormi limiti in fase puramente difensiva e ha perso il confronto tattico con Jardim, soccombendo complessivamente nella contrapposizione tra la sua costruzione bassa e il pressing avversario. Oltre che dell’assenza di alternative efficaci all’uscita palleggiata dalla difesa, però, c’è da riflettere anche sulle reali capacità tecniche e decisionali degli attuali giocatori del City di sostenere, ai livelli altissimi della Champions League, le richieste del proprio allenatore. La responsabilità degli insuccessi e i meriti delle vittorie, in uno sport in cui 11 uomini devono muoversi in modo più o meno coordinato seguendo le indicazioni di un dodicesimo (e del duo staff), la colpa non può essere mai di una persona sola.

 

 

Tags : champions league 2016/17manchester cityMonaco

Fabio Barcellona, chimico e allenatore UEFA B. Scrive di calcio per L'Ultimo Uomo.

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