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Da dove nasce l'hype per Charles De Ketelaere
15 lug 2022
15 lug 2022
Intorno giovane belga c'è una grande attesa, ma che giocatore è?
(articolo)
11 min
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Qualche giorno fa il Club Bruges ha giocato un’amichevole contro il Copenaghen. Charles De Ketelaere non era in campo ma i tifosi del Milan pensavano a lui, così hanno popolato la diretta su YouTube della partita per riempire la sezione commenti di cuori rossoneri e messaggi d’amore che possiamo considerare normali solo noi malati di calciomercato: “Welcome to AC Milan CDK”; “milaannnnnnn”; “Milano is waiting for you”. Quale istinto umano stiamo assecondando, scrivendo in una sezione commenti di YouTube facendo finta di rivolgerci a un calciatore?

Impossibile provare a razionalizzare. In questi giorni i tifosi del Milan vivono in uno stato di attesa febbrile: quotidianamente fanno lo sfoglio dei siti per avere possibilità novità; scrivono su Google “Charles De Ketelaere Milan calciomercato”, col tempo hanno imparato lo spelling del nome alla perfezione. Guardano video dai titoli altisonanti: “The Belgian Wonderkid”; “Giant Talent”, “Crazy Skills and Goals”.

Nemmeno il fotomontaggio più raffazzonato di Charles De Ketelaere con la maglia del Milan riesce a risultare davvero indifferente. Intorno al suo possibile acquisto dal Club Bruges c’è un hype che i tifosi rossoneri non provavano da un po’ di tempo, eppure non è così semplice capire perché. De Ketelaere in fondo non è un giocatore affermato, né qualcuno che fa parte davvero del gusto mainstream. Stiamo parlando di un giovane talento noto da anni soprattutto nei circoli alternativi più esoterici, e che nelle ultime stagioni ha iniziato a farsi conoscere anche in Champions League. Non abbastanza, comunque, per suscitare l’entusiasmo che stiamo leggendo in giro in questi giorni.

Eppure c’è qualcosa di De Ketelaere che tocca delle corde profonde del tifoso del Milan: la sua gioventù, la sua aria da predestinato, il fatto che sia il nome copertina della nuova generazione del calcio belga. Un cognome arcano, difficile da pronunciare. L’altezza sopra il metro e novanta unita alla sensibilità tecnica, che sembrano promettere un calcio bello ed elegante prima che utile. In particolare, poi, la sua vaga somiglianza facciale con Ricardo Kakà, quel taglio degli occhi lungo, la bocca un tantino larga, che proietta i tifosi del Milan in un universo di suggestioni insondabili. L’aria da bravo ragazzo, ma anche molto sicuro di sé. De Ketelaere, a differenza della maggior parte dei grandi investimenti in Serie A, non è un calciatore di cui si conoscono già i limiti. Non ha un impatto sicuro, come chi ha già fatto bene e conosce il nostro campionato, al contempo però, proprio per questo, è lecito fantasticare sul suo potenziale.

Tutto questo ha solo relativamente a che fare con De Ketelaere come calciatore, anche se prima o poi è un discorso che vale la pena affrontare: di che giocatore stiamo parlando?

De Ketelaere ha iniziato a far parlare di sé un po’ di più quest’anno, dopo alcune belle prestazioni nel girone di ferro dell’ultimo edizione della Champions League. Contro il PSG è riuscito a mettere in mostra la raffinatezza del suo repertorio tecnico, in particolare nel gioco spalle alla porta, la resistenza nei duelli corpo a corpo, un gioco che aumenta di precisione al restringersi degli spazi.

In realtà, quella appena passata, è stata la terza stagione da titolare di De Ketelaere, ad appena 21 anni. Già due anni fa aveva disputato un ottimo girone di Champions League col Bruges, a pochi centimetri dalla qualificazione: un suo tiro nei minuti di recupero della partita contro la Lazio ha colpito la traversa. Una conclusione violentissima di collo esterno realizzata con una tecnica balistica per niente banale.

In quest'ultima stagione, però, il livello delle sue prestazioni è salito di un altro gradino. Finora De Ketelaere era sembrato un giocatore bello ma vacuo, più bravo nelle piccole cose che in quelle grandi, che ancora non aveva trovato il modo di spiccare in uno dei pochi metri di misura per un attaccante nel calcio contemporaneo: ovvero il numero di gol. De Ketelaere invece quest’anno ha segnato 18 reti (e 10 assist), triplicando quelle della stagione precedente, che era anche stata la sua migliore in termini realizzativi. Ha segnato di testa anticipando l’uscita del portiere o con tiri secchi sul secondo palo; ingannando il portiere con un tocco leggerissimo in anticipo, o dribblandolo mentre quello è in uscita. Ha segnato con azioni personali, o attraverso inserimenti che coronavano manovre collettive. Soprattutto, ha segnato mettendo a frutto la qualità del suo piede sinistro, con cui - a differenza di quello che possiamo immaginare per il tipo di giocatore che è - preferisce conclusioni violente di collo a quelle di precisione a giro sul palo lontano.

Il gol rimane comunque accessorio nel gioco di De Ketelaere, nonostante col tempo abbia progressivamente avanzato la sua posizione. Negli anni giovanili ha giocato difensore centrale, mediano, ala destra. Nel Brugge ha iniziato a giocare a centrocampo, mezzala, più d’inserimento che di possesso. Ha giocato persino esterno a tutta fascia del 3-5-2, per poi essere spostato punta, il ruolo dove quest’anno si è trovato meglio, pur con un’interpretazione assolutamente non ortodossa del ruolo. È stato usato il termine falso nove, per indicare i suoi movimenti a venire incontro per svuotare l’area di rigore - poi riempita da giocatori abili in inserimento come Hans Vanaken. Sarebbe più giusto da dire che De Ketelaere si muove in realtà un po’ come gli pare nella zona offensiva, assecondando un’intelligenza negli smarcamenti senza palla che, tra le sue qualità meno evidenti, è la più importante.

De Ketelaere è di quei giocatori che, come si dice, “si muovono bene”, che sanno trovare le tasche di spazio in cui ricevere - in uno sport che, all’alzarsi dei ritmi, sta diventando sempre più una lotta per la ricerca dello spazio. Quando la sua squadra imposta un attacco posizionale, De Ketelaere cerca la posizione tra le linee, quando invece c’è una transizione sa defilarsi e muoversi all’esterno alle spalle della difesa, o fungendo da riferimento laterale per risalire il campo.

Nonostante l'altezza De Ketelaere si muove con sorprendente leggerezza in spazi stretti, sa usare il corpo per manipolare i suoi avversari, usare la suola per tenere la palla lontana. Per i difensori i suoi movimenti spalle alla porta, quando protegge palla e resiste al pressing, risultano spesso imprevisti. De Ketelaere ha qualcosa di geniale nelle idee che trova per rompere le linee, o per sfruttare l’aggressione degli avversari a proprio vantaggio.

Nonostante i paragoni con Kakà, quindi, non è un giocatore devastante in conduzione. Certo, ha un bel cambio di passo, e quando accelera può avere la meglio anche su giocatori col baricentro più basso del suo. Il meglio di De Ketelaere, però, è in spazi stretti, nel piccolo gioco di cucitura e rifinitura dal sapore nostalgico. Non è un giocatore che parte a testa bassa per sfruttare il suo atletismo in dribbling - come lo sono invece altri giocatori accostati al Milan in questa sessione di mercato, come Noah Lang o Zaniolo.

De Ketelaere ha una delle caratteristiche più misteriose dei grandi rifinitori, ovvero una grande visione periferica. A volte rifinisce per l’uomo dietro di sé, con un velo o un colpo di tacco - che sono tra i colpi più ricorrenti del suo repertorio. Quando riceve tra le linee con la testa controlla sempre il movimento dei compagni alle sue spalle, e riesce sempre a servirli con un lieve tocco smarcante, o direttamente con un velo. Nella seconda azione del video sotto, per esempio, potete notare facilmente il movimento che fa con la testa prima di ricevere, che gli suggerisce il leggero tocco di tacco all’indietro.

Il decision-making è la parte più interessante del suo gioco, più della sua tecnica, dei suoi tocchi di suola e delle sue qualità più visibili. Dovrebbe essere una garanzia di adattamento in campionati in cui, inevitabilmente, tempi e spazi si restringeranno rispetto alla Pro League. In questo aspetto dice di essere migliorato grazie al tennis, che lo avrebbe aiutato a prendere decisioni giuste in breve tempo. De Ketelaere ha giocato a ottimi livelli fino ai 13 anni, era tra i migliori nei campionati giovanili delle fiandre. Giocava il rovescio a una mano, come potete immaginare, ma nelle interviste sul campo da tennis diceva di voler giocare nel Real Madrid.

Non gli piaceva la dimensione individuale del tennis, l’idea di dover dipendere solo da sé stessi. «Il tennis è molto più conflittuale quando si perde. Nel calcio è più facile trovare scuse quando le cose vanno male, mentre nel tennis sei solo tu. E io non riuscivo a gestire i miei errori». I genitori gli hanno affiancato anche una persona che lo aiutasse a gestire la parte mentale del gioco, allenandolo alla meditazione. Appena però gli impegni sono diventati troppo pressanti, De Ketelaere ha scelto il calcio. «Nel calcio aveva qualcosa in più» ha dichiarato Birger van de Velde, uno dei suoi primi allenatori, intervistato dalla Gazzetta dello Sport.

I numeri nella creazione del gioco accumulati in Champions League quest’anno sono eccezionali, secondo Statsbomb (via Fbref): 0,18 assist per novanta minuti, 0,29 xA. Ha numeri altissimi anche nei passaggi progressivi - quelli che fanno guadagnare campo, forniti e ricevuti. Certo, sono numeri da relativizzare nel campione basso (496 minuti), ma che hanno comunque un valore visto che sono stati accumulati contro PSG, RB Lipsia e Manchester City.

Quando si defila sull’esterno la non eccezionale velocità e l’uso esclusivo del sinistro lo limitano un po’, del resto però la sensibilità del suo piede e la visione di gioco lo aiutano a rendersi pericoloso anche quando è confinato sulla fascia. Da ragazzino giocava esterno offensivo e il suo gioco consisteva soprattutto in discese sul fondo e palle basse nel mezzo. De Ketelaere crossa benissimo, e la sensibilità del suo piede nel gioco di passaggi lungo è di alto livello.

Ecco una gif che vi farà venire voglia di mangiare un suo lancio.

Con queste caratteristiche si capisce perché il Milan stia cercando di prenderlo. De Ketelaere sembra fatto apposta per colmare le lacune del 4-2-3-1 di Stefano Pioli. Quest’anno, quello dello scudetto, la squadra ha risentito un calo di qualità soprattutto in due posizioni: quella del trequartista centrale e quella del trequartista di destra. De Ketelaere può ricoprirle entrambe, oltre a poter giocare eventualmente anche da punta centrale in casi estremi.

Rimane comunque un giocatore peculiare, e se il Milan sta provando a prenderlo è perché è più preoccupato della fase di creazione del gioco che in quella di finalizzazione. Rafael Leao e Theo Hernandez, lo scorso anno, avevano dovuto coprire la stagione deludente di Brahim Diaz e il rendimento inadeguato di Saelemakers, Rebic e Messias. Nessuno di loro ha avuto davvero una brutta stagione, ma nessuno è riuscito a fare la differenza.

De Ketelaere aggiungerebbe un’inedita capacità nella rifinitura e nell’ultimo passaggio, ma sarebbe anche un importante aggiunta tattica. Sia da trequartista centrale che destro, rappresenterebbe un riferimento nuovo per risalire il campo. Senza Ibrahimovic quest’anno il Milan ha dovuto abusare delle conduzioni di Leao e Theo, mentre con il belga guadagnerebbe un altro centro del gioco, in una zona diversa di campo. Un altro portatore di palla di alto livello, e soprattutto un riferimento spalle alla porta che oggi non esiste.

Guadagnerebbe tutto questo senza perdere di efficacia senza palla, visto che De Ketelaere è un giocatore diligente e sempre attivo nel pressing e che in Champions League ha ricoperto bene anche compiti distruttivi (contro il PSG, per esempio, ha dato molto fastidio a Marco Verratti). Un aspetto da non sottovalutare, visto che Pioli lo scorso anno quando voleva un giocatore più distruttivo sulla trequarti sceglieva giocatori prettamente difensivi come Krunic o Kessié.

Il suo è un profilo ideale per un club come il Milan, che negli ultimi anni - dall’addio di Leonardo - si è distinto per un modo di operare anomalo nel contesto italiano: giocatori giovani, dal potenziale ancora non del tutto espresso, il tutto senza passare troppo dalla rete di agenti e procuratori, e che possano aumentare il patrimonio tecnico della rosa. De Ketelaere rappresenta una specie di opzione deluxe di questo tipo di acquisti: i 30 milioni di euro che il Bruges chiede non sono pochi, ma suonano adeguati in un mercato in cui i giocatori offensivi costano sempre di più. Un’operazione che contiene un suo margine di rischio, visto che De Ketelaere non è ancora un giocatore del tutto formato e dal rendimento sicuro, ma il tipo di scommessa che dovrebbe fare una squadra che ha appena vinto il campionato e che non è semplice da migliorare senza un po’ di coraggio.

Al di là dell’impatto che potrà avere nel nostro campionato, se i tifosi del Milan sono così eccitati all’idea del suo arrivo è soprattutto per lo stile di De Ketelaere. Un giocatore dalla corsa elegante, dal cambio di passo morbido e impercettibile. Un giocatore perfettamente contemporaneo - tecnico ma dall’atletismo spiccato, diligente nel pressing - ma che possiede al contempo qualcosa di retrò. Proprio come alcuni dei migliori giocatori della storia del Milan. Per i tifosi del Milan, nei prossimi giorni, si annunciano diverse ore di refresh sui siti di calciomercato.

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