
Un girone fa, battendo 1-0 il Milan, la Juventus scavalcava proprio i rossoneri al sesto posto nel periodo iniziale della rimonta che li avrebbe portati in testa al campionato. L’aggiornamento statistico dice che la Juve ha vinto 21 delle ultime 22 partite e, rispetto allo stesso periodo nel girone d’andata, ha fatto 16 punti in più. Il Milan, invece, arrivava alla partita dopo un mese di risultati scadenti che ha cancellato ogni speranza di terzo posto: 2 punti in 4 partite che avevano alimentato le voci sul possibile esonero di Sinisa Mihajlovic, oggi il principale argomento all'ordine del giorno in casa Milan.
Insomma, come ormai da 4 stagioni, neanche lo scorso sabato sera ci potevamo aspettare una sfida alla pari. “Ci giocavamo la faccia”, ha detto Mihajlovic nel post-partita, rendendo merito alla netta superiorità della Juve e dichiarando implicitamente che più del risultato sarebbe stata importante la prestazione. E probabilmente così è stato: è arrivata una sconfitta onorevole, anche se ha confermato i grossi limiti dei rossoneri.
Marcature
Non era difficile prevedere il piano gara del Milan, che ha lasciato volentieri l’iniziativa alla Juve accontentandosi del 44,2% di possesso palla. Schierato con il solito 4-4-2, con i recuperati Montolivo e Kucka in mezzo al campo, e Alex di nuovo in coppia con Romagnoli al centro della difesa, la partita dei rossoneri si sarebbe decisa soprattutto sull’efficacia del pressing sull’impostazione della Juve (disposta con il classico 3-5-2).
Mihajlovic ha scelto di marcare i due vertici più pericolosi del rombo bianconero incaricato di iniziare l’azione, Bonucci e Marchisio, lasciando liberi Barzagli e Rugani, che avevano quindi spazio per avanzare. Sui due centrali di fascia juventini uscivano Honda e Bonaventura, mentre Montolivo e Kucka si occupavano di Asamoah e Pogba.
Mandzukic e Morata erano invece marcati in maniera abbastanza rigida da Romagnoli e Alex: la palla lunga sulle due punte era una delle alternative più semplici a disposizione della Juve e i due centrali milanisti non dovevano solo contenerli nel corpo a corpo, ma anche seguirli nei loro tagli verso l’esterno.

Rugani avanza fino a centrocampo, su di lui esce Honda. Bacca segue Marchisio, Morata e Mandzukic sono marcati da Alex e Romagnoli, Kucka controlla Pogba, mentre Montolivo lascia andare Asamoah restando a protezione del centro del campo. Rugani riesce comunque a trovare Mandzukic con un passaggio tutt’altro che facile.
La Juve si è adattata in fretta al contesto tattico, sfruttando la libertà concessa a Barzagli e Rugani e lo spazio creato dalle uscite di Bonaventura e Honda. Il lato sinistro, pur in assenza di Pogba, spostato sul centro-destra per fare spazio ad Asamoah, è stato il più coinvolto. Rugani è stato cercato più spesso di Barzagli per la sua capacità di giocare il pallone in verticale tra le linee: a fine partita è il miglior giocatore in campo per passaggi riusciti (60). Alex Sandro, invece, in virtù dello spazio a disposizione per ricevere il pallone, è stato quello che ne ha giocati di più (85), cercando soprattutto di sbloccare la situazione nell’uno contro uno (con 3 dribbling riusciti è stato il migliore da questo punto di vista).
Anche se nelle intenzioni di Mihajlovic i 4 giocatori offensivi del Milan (le due punte e i due esterni) dovevano restare in posizione abbastanza alta e centrale per ripartire con pericolosità in caso di recupero palla, il pressing rossonero è stato troppo poco efficace. La combinazione di riferimenti da seguire ha fatto perdere compattezza alla struttura difensiva: sia sul dato della lunghezza (36,5 metri contro 34,5) che su quello della larghezza della squadra (49,5 metri contro 47,8), il Milan ha fatto peggio della Juve. A volte non era chiaro fin dove i rossoneri avrebbero dovuto marcare i propri avversari diretti, in particolare per quei giocatori con i compiti di marcatura più rigidi: Bacca e Balotelli su Marchisio e Bonucci, Kucka su Pogba, Alex e Romagnoli su Morata e Mandzukic. Senza contare, poi, che la superiorità della Juve in alcuni duelli individuali ha fatto la differenza.
IL “kicker” Balotelli
Eppure il Milan, sfruttando le risorse a propria disposizione, era riuscito a passare in vantaggio. Vista l’impossibilità di imporsi sulla Juve controllando il pallone, è stata affidata un’importanza particolare ai calci piazzati . Ed è anche per questo che Mihajlovic ha mandato in campo dal primo minuto Balotelli, per cui andrebbe creato un ruolo a sé stante, simile a quello del “kicker” nel football americano. Potesse entrare solo quando c’è da battere un calcio piazzato, Balotelli sarebbe uno dei calciatori più determinanti del campionato: già prima dell’assist per il gol di Alex, avrebbe potuto sbloccare la partita con un calcio di punizione salvato da una parata strepitosa di Buffon, che ha fermato il pallone proprio sulla riga di porta. Sono state le giocate migliori di una prestazione al di sopra degli standard stagionali, ma che è comunque fatta di 20 palle perse (record della partita) e zero dribbling riusciti sui 3 tentati.
L’1-0 di Alex è stata l’ottava rete dagli sviluppi di un corner del campionato del Milan. Oltre alla qualità nel calciare di Balotelli, sono stati decisivi i movimenti di Romagnoli, Kucka e in particolare Antonelli, inizialmente vicini a formare un gruppetto con Alex, ma poi bravi a muovere i propri marcatori e a lasciare il brasiliano, perso da Barzagli, libero in mezzo all’area.
Difficoltà col pallone
Quando ha dovuto costruire l’azione palla a terra, però, i limiti del Milan sono emersi in maniera evidente. Con Morata e Mandzukic a occupare il centro del campo disturbando Alex e Romagnoli a inizio azione, i rossoneri allargavano immediatamente il gioco per trovare una via d’uscita al pressing bianconero. Abate e Antonelli hanno giocato il maggior numero di palloni (71 e 65 rispettivamente) ma non sono quasi mai riusciti ad associarsi con Honda e Bonaventura per far avanzare la squadra.
Una volta giocato il pallone sui propri compagni, i terzini rossoneri preferivano rimanere bloccati piuttosto che sovrapporsi: in questo modo la Juve, che accorciava sempre bene il campo lateralmente, non è mai andata in inferiorità numerica sulle fasce. Ma anche in mezzo al campo, con Kucka e Montolivo molto piatti, lo sviluppo della manovra era tutt'altro che fluido: e in assenza di linee di passaggio verticali il Milan è stato spesso costretto a tornare indietro e cambiare lato, con una circolazione lenta che consentiva alla Juve di riposizionarsi.

Anche quando riusciva a guadagnare campo, il Milan faceva fatica a trovare il modo di innescare la fase di rifinitura. Montolivo e Kucka sono sulla stessa linea di Abate e Antonelli, Honda e Bonaventura si sono accentrati, ma la Juve è in superiorità nella zona della palla e li taglia fuori.
Per sbloccare la situazione, i terzini del Milan avrebbero dovuto saltare l’avversario diretto oppure giocare un passaggio difficile tra le linee: né Abate né Antonelli sono però degli specialisti nell’uno contro uno da fermo (e comunque non è certo facile saltare Lichtsteiner e Alex Sandro) né hanno la sensibilità per giocare passaggi taglia-linee che avrebbero permesso a Honda e Bonaventura di girarsi e puntare la difesa.
La situazione non è migliorata nemmeno quando Mihajlovic è passato al centrocampo a rombo, con gli ingressi di Luiz Adriano e Boateng. Le occasioni più pericolose il Milan le ha create tutte a gioco fermo, compresa quella della traversa di Balotelli, nata sugli sviluppi di una rimessa laterale.
Quanto conta avere Buffon
Sembra paradossale, ma in una partita controllata dall’inizio alla fine, lo juventino più decisivo sul risultato è stato “Gigi” Buffon. Per le parate innanzitutto, specie le due al limite del miracolo su Balotelli. Ma anche per la naturalezza con cui a 38 anni ha adattato il suo gioco alle richieste del calcio moderno, in cui il portiere è sempre più coinvolto nell’impostazione della manovra e deve saper giocare anche col pallone tra i piedi.
È lui a dare il via all’azione dell’1-1, sfruttando a proprio vantaggio il contesto tattico imposto dal Milan: con Bonucci marcato da Bacca è avanzato fino alla trequarti prima di lanciare verso Mandzukic.

Buffon che fa saltare il pressing milanista e dà il via all’azione dell’1-1.
Poi Romagnoli perde il duello con Mandzukic, che nel corpo a corpo fa fare brutte figure anche a difensori più esperti e grossi dell’ex Samp, ma sbaglia anche facendosi attrarre dal pallone quando torna a terra, lasciando a Morata il corridoio per chiudere il triangolo (ma anche Alex forse avrebbe potuto fare qualcosa in più per coprire a dovere il compagno, anziché piantarsi per affrontare Morata).
Il 2-1 è arrivato su un’altra situazione in cui la Juve ha fatto valere il proprio strapotere a livello fisico. Anche se in partenza non marca a uomo Pogba, Abate è troppo leggero quando va ad attaccare la palla: il francese lo sbilancia e lo fa saltare fuori tempo, guadagnandosi lo spazio per una conclusione sporca, ma vincente.

Nel momento in cui Marchisio si appresta a battere il corner, Abate è lontano da Pogba. Lo tiene d’occhio con lo sguardo, ma, quando Marchisio calcia, si gira per seguire la traiettoria del pallone e provare a colpirlo. Pogba però lo sbilancia e va a segnare il gol vittoria.
Una volta in svantaggio, il Milan non è riuscito nemmeno a creare i presupposti per un tentativo di rimonta: alle difficoltà ad attaccare la Juve palla a terra si sono aggiunte quelle nel recupero del pallone, con la squadra che ha perso ulteriore compattezza difensiva nel passaggio al 4-3-1-2.
I rossoneri hanno finito per rincorrere il lungo giro palla dei bianconeri, che hanno congelato la vittoria senza più rischiare nulla.
C'era una volta
Sono otto sconfitte consecutive del Milan con la Juve. Quattro anni fa le due squadre si giocavano il campionato punto a punto, ora i rossoneri guardano da lontano (a -27) la Juventus prima in classifica. Al dominio che i bianconeri hanno imposto in questi anni è corrisposto un declino dei rossoneri, e la situazione non è migliorata con l’arrivo di Mihajlovic. Sarebbe comunque riduttivo sperare di risolvere la situazione semplicemente cambiando allenatore, magari promuovendo Brocchi dalla Primavera come era stato fatto con Inzaghi due anni fa.
Il Milan ha provato a giocarsi le sue carte, ma non ha potuto far nulla contro la superiorità della Juve, solida e sicura di sé anche sotto di un gol. Con questa rimonta, i bianconeri hanno rimontato e vinto in ben 5 delle 10 occasioni in cui si sono trovati in svantaggio. Contro i rossoneri, come già in altre circostanze, la squadra di Allegri ha vinto pur tirando in porta meno degli avversari (4 tiri nello specchio contro 5). Sono anche questi i segnali del dominio, anche psicologico ma non solo, che ha portato la Juventus a fare un altro passo decisivo verso il quinto scudetto consecutivo.