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Christopher Robert Holter
Cosa succede all'Olanda
31 mar 2017
31 mar 2017
Dopo l'esonero di Blind il movimento olandese è a un bivio. Chi scegliere per la panchina e su quali giocatori rifondare la nazionale?
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Christopher Robert Holter
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Un anno dopo il disastro nella campagna di qualificazione agli Europei francesi del 2016, con l’Olanda fuori dai giochi addirittura prima dei playoff, la nazionale olandese sembra trovarsi oggi in fondo a un buco nero, incapace di rialzarsi e di vincere la lotta con Svezia e Bulgaria per aggiudicarsi la seconda posizione nel girone A delle qualificazioni a Russia 2018.

 

 



 

Di solito associamo l’Olanda al calcio totale, a Cruyff, ai talenti di Van Basten e Gullit, ma nell'ultimo ventennio tutto questo si è trasformato in una sbiadita cartolina nostalgica. I risultati migliori degli ultimi anni (rispettivamente secondo e terzo posto ai Mondiali del 2010 e del 2014) sono arrivati sconfessando proprio il credo tattico che l’Olanda ha dato in eredità al calcio mondiale e facendo di una necessità, quella di coprire le falle di un centrocampo e una difesa troppo fragili, una virtù.

 

Bert van Marwijk e Louis van Gaal guidavano una nazionale che è andava avanti principalmente grazie alle straordinarie prestazioni dei suoi uomini più rappresentativi ma che rinunciava di fatto all’impostazione dal basso, al controllo del pallone e, soprattutto, al 4-3-3. I loro successori, Hiddink e Blind, hanno fallito su ogni fronte, guadagnandosi, rispettivamente, i poco ambiti primo e secondo posto nella classifica dei peggiori commissari tecnici di sempre dell'Olanda.

 

Oggi della famosa scuola olandese è rimasto poco. La KNVB, nonostante abbia a disposizione diversi talenti di ottimo livello, guarda addirittura al di fuori dei propri confini per cercare di rifondarsi. E per paradosso il modello di riferimento oggi è quello tedesco, che al momento sembra un’utopia per pianificazione strategica e coerenza tattica. Forse è proprio l’assenza di queste componenti ad aver creato un gap incolmabile tra il blocco della nazionale di Van Gaal, che in fin dei conti aveva fatto bene tra il 2013 e il 2014, e la generazione dei ragazzi nati a metà degli anni 90, ricchi di potenziale ma ancora inadatti a far parte di una nazionale con aspettative del genere. A peggiorare ulteriormente la situazione ci si è messa anche la parabola discendente dei suoi leader: Sneijder, Robben e Van Persie.

 

Il problema è che la gestione di Louis van Gaal non ha lasciato molto in eredità, a parte l’inaspettato terzo posto al Mondiale brasiliano. Né Hiddink né Blind sono riusciti a inserire il talento a disposizione all’interno di un’architettura tattica coerente. «L'Olanda è una pena per gli occhi e un dolore per il cuore», aveva detto recentemente anche Johan Cruyff, una delle voci più autorevoli quando in Olanda si parla di calcio (e non solo), mettendo una pietra tombale definitiva sugli ultimi sviluppi della sua nazionale.

 

La dichiarazione di Cruyff decreta un fallimento ideologico, prima che di risultati. Il fatto che gli oranje siano capaci di sabotarsi da soli non è infatti cosa nuova. Era già successo in Argentina nel 1978 o in Inghilterra nel 1996. Ma mentre in quei casi si trattava di eventi circoscritti, causati dai limiti calcistici contingenti di un determinato gruppo di calciatori, oggi è lo stesso movimento nazionale ad essere seriamente in imbarazzo.

 

Uno dei problemi principali, ben prima dei risultati della nazionale, sembra essere la competitività dell’Eredivisie. Per quanto molti club olandesi, in primo luogo l’Ajax, siano ancora all’avanguardia nel reclutamento e nella prima fase di crescita del talento, il campionato olandese sembra avere ormai standard tecnici e fisici troppo bassi rispetto ai cinque principali campionati europei per rappresentare un vero e proprio trampolino di lancio. Quello olandese è cioè un movimento calcistico che ha la fama di essere capace di sfornare di continuo giovani promesse ma che, di fatto, non ha la forza di valorizzare.

 

 



 

Per questo motivo, il cammino verso Russia 2018 assume un valore che va al di là della qualificazione in sé e che dovrebbe rappresentare una solida base su cui costruire nei decenni a venire.

 

Per prima cosa bisognerà scegliere accuratamente l’allenatore da cui ripartire. In Olanda è sempre più forte il desiderio di affidare l'incarico a Ronald Koeman, un profilo che concilierebbe la tradizione tattica del passato con una grande disponibilità umana e la capacità di creare gruppi molto affiatati. Koeman possiede una grande esperienza internazionale a livello di club (Feyenoord, Southampton ed Everton) e per questo sembra una scelta di profilo più alto rispetto a quella di altri profili attualmente in ballo (Cocu, Frank de Boer, van Bronckhorst)

 

Purtroppo per l’Olanda, però, è stato lo stesso Koeman a chiudere più volte a questo tipo di possibilità. Solo pochi giorni fa

: «Mi hanno contattato chiedendomi se ero disponibile e io ho risposto: “Secondo te?”. Hanno avuto la loro possibilità». Alludendo ovviamente al fatto che la Federazione non l’ha colta.
Interrogato sui nomi, Koeman ha poi consigliato qualcuno con esperienza. In questo senso, gli altri nomi che si fanno per la panchina dell’Olanda, per quanto di prestigio (Clarence Seedorf, Ruud Gullit, Michel Preud'Homme), sembrano mancare di questa caratteristica fondamentale.

 

 



 

Ma l’allenatore sarà solo il primo passo di una ricostruzione lunga e difficile. Uno dei compiti più ostici per il prossimo selezionatore sarà quello di trovare una soluzione all'avaro decennio in fatto di nascita di talenti tra i pali. Dopo Edwin van der Sar, l'Olanda ha faticato a trovare un uomo di riferimento e, pur avendo avuto diversi validi portieri negli anni, nessuno è riuscito a imporsi in maniera convincente.

 

Una soluzione già pronta potrebbe essere Jasper Cillessen. Dopo il trasferimento dall'Ajax al Barcellona, oltre all'aver perso l'abitudine a giocare con regolarità (in blaugrana quest'anno ha giocato solo 1 partita in campionato, venendo impiegato solo in Coppa del Re), il ventisettenne ha sicuramente pagato il cambio di selezionatore. Se con van Gaal era la prima scelta con Blind è diventato il secondo o addirittura il terzo portiere. Nelle ultime 8 partite giocate gli è stato preferito sempre uno tra Stekelenburg e Zoet, vero rivale di Cillessen nella contesa per diventare l’estremo difensore del prossimo ciclo oranje.

 

https://www.youtube.com/watch?v=7aQGQ5fPVFs

Per ora salito alle cronache però in negativo, facendosi questo autogol ridicolo che potrebbe essere decisivo nella corsa al titolo.



 

Pur non essendo estremamente esplosivo, negli anni passati Cillessen ha mostrato ottimi riflessi, opponendosi alle conclusioni avversarie con interventi non spettacolari ma decisamente efficaci. Particolarmente bravo nell’uno contro uno, l'ex Ajax è uno di quei portieri che aspetta fino all’ultimo prima di buttarsi, poggiandosi sulla propria capacità di scattare in una frazione di secondo.

 

Se invece si volesse rifondare la squadra da zero, puntando totalmente sui giovani, i nomi maggiormente di prospettiva sono quelli di Joël Drommel (1996), che l'anno scorso ha giocato 12 partite con il Twente in campionato, e Justin Bijlow (1998), prodotto dell'Academy del Feyenoord, forse al momento la più prolifica del paese.

 

 



 

La situazione sembra ancora più critica in difesa. Lontani gli anni di Rijkaard, Frank de Boer o Stam, negli ultimi tempi si è dovuto mettere le toppe a un reparto spesso fragile e inesperto. Nel 2010 van Marwijk aveva messo davanti alla difesa due centrocampisti prettamente difensivi come Nigel de Jong e Mark van Bommel proprio per questo motivo. Quattro anni dopo, invece, Louis van Gaal, orfano di Kevin Strootman, ha optato per un reparto composto addirittura da 5 uomini, attirando su di sé una marea di critiche, nonostante l'ottimo e insperato terzo posto.

 

Il nome giusto da cui ripartire sembra essere quello di Virgil van Dijk, la cui carriera sembra in continua ascesa. Le quattro stagioni passate giocando con il Groningen e il Celtic hanno affinato una visione di gioco da fuoriclasse, che oggi sta mettendo in mostra al Southampton. Al suo strapotere fisico all’interno dell’area di rigore, van Dijk abbina un gioco pulito e una calma fuori dal comune, diventando una sorta di regista arretrato capace di far partire l’azione in una squadra che, storicamente, gioca il pallone sin dalla primissima porzione della propria metà campo e che, oggi come non mai, necessita di solidità difensiva.

 

https://www.youtube.com/watch?v=E2R5-_nZN4w

L'uomo giusto a comporre la coppia di difensori titolari può essere il laziale Stefan de Vrij. Robusto, intelligente e concreto, l'ex Feyenoord si candida a leader del pacchetto difensivo.



 

Guardando al futuro, invece, un nome interessante è quello di Jerry St. Juste, centrale dell'Heerenveen la cui abilità con i piedi e la visione di gioco gli sono valsi ingombranti paragoni con Frank Rijkaard. St.Juste guida un roster di difensori molto interessanti (Veltman, Riedewald, Hoedt, Akè, Bruma; il più vecchio di loro ha 25 anni) a cui l’allenatore dell’Olanda del futuro dovrà per forza guardare per formare la sua rosa. Tra questi, quelli dalle maggiori potenzialità sembrano essere il fisicamente impressionante Timothy Fosu-Mensah, un diamante grezzo del Manchester United che ha mostrato di sapersi adattare in più ruoli, e Mathijs de Ligt, sfortunato debuttante nella sconfitta per 2-0 contro la Bulgaria.

 

Il posto sull’esterno basso di destra sembra essere destinato a

, terzino classe 1995 del Feyenoord, determinante con la maglia dei Rotterdammers grazie ad una versatilità che gli permette di non pagare i cambi tattici. Potente, rapido, preciso, è sicuramente uno dei terzini più promettenti dell'intero panorama continentale e sembra essere una spanna sopra il suo diretto concorrente, Kenny Tete, che all'Ajax non è neanche titolare (gli viene preferito Veltman) e che dovrà presto guardarsi dall'ancora più giovane Terry Lartey Sanniez.

 

Sul lato opposto, oltre a Jetro Willems, che a 22 anni ha già giocato più di 200 partite da professionista con il PSV e lo Sparta Rotterdam e raccolto 22 presenze con la nazionale, tra i calciatori che potrebbero entrare a far parte del giro della nazionale nei prossimi anni c'è anche il ventitreenne dell'AZ Ridgeciano Haps, ignorato da Blind nonostante abbia inanellato una serie di prestazioni più che convincenti in Eredivisie.

 

https://www.youtube.com/watch?v=CpXc4YGAVS0

 





 

Per quanto riguarda il centrocampo, il terzetto sceso in campo dal primo minuto contro la Bulgaria, Strootman, Wijnaldum e Klaassen, è quello che sembra essere già oggi il più completo.

 

Se i primi due sono giocatori già molto ben definiti tecnicamente e da cui si sa già cosa aspettarsi, è soprattutto il capitano dell'Ajax, giunto a 24 anni alla sua sesta stagione con la maglia biancorossa, l'uomo da cui ci si attende l’evoluzione più spettacolare, potendo diventare forse una delle migliori mezzali in Europa. Diventato, di fatto, titolare in nazionale solo nel 2016, però, Klaassen non sembra essere ancora riuscito a giocare con la stessa naturalezza di quando indossa la maglia dei biancorossi.

 

Il sostituto di Klaassen all'Ajax (è cercato da diversi grandi club europei) potrebbe essere un nome interessante anche per la nazionale. È Donny van de Beek, calciatore dal profilo simile, pienamente assimilabile al modello TIPS (Technique, Insight, Personality and Speed) messo a punto al De Toekomst, il centro di formazione giovanile dell’Ajax. Quello di van de Beek è un nome che probabilmente leggeremo spesso nelle formazioni dell'Olanda che verrà. Insieme a lui, in rampa di lancio per il futuro centrocampo oranje ci sono anche Abdelhak Nouri e Frenkie de Jong (entrambi dell'Ajax), Pablo Rosario (PSV), Guus Til (AZ Alkmaar) e, soprattutto, Ferdi Kadioglu, duttile prodotto del settore giovanile del NEC Nijmegen, abile nel recuperare la palla e impostare il gioco. In campionato ha già giocato 20 partite con i rossoneroverdi, guadagnando la fiducia del tecnico Hyballa e facendo schizzare il valore del suo cartellino nel giro di pochi mesi.

 

Se si volesse invece puntare su giocatori pronti subito, i nomi da tenere a mente sono quelli di Bart Ramselaar, in attesa che si possa affermare con la maglia del PSV dopo aver fatto bene con l'Utrecht, e Tonny Vilhena e Jens Toornstra, tra i protagonisti della grande annata del Feyenoord, attualmente primo in Eredivisie. Danny Blind, uomo estremamente vicino all’Ajax, non ha mai concesso nemmeno un minuto in campo in partita ufficiale ai due cardini del centrocampo di Van Bronckhorst, che forse possono considerarsi vittime dell'eterna rivalità tra Amsterdam e Rotterdam.

 

https://www.youtube.com/watch?v=D95H8gkoAxc

 

 



 

In una nazionale da sempre associata a un'idea di gioco offensivo il reparto che oggi ha le maggiori carenze è paradossalmente l'attacco.

 

I nomi che attualmente sono in competizione per il ruolo di prima punta, Bas Dost, Vincent Janssen e Luuk de Jong, sono la spia di un inaridimento tecnico evidente. Relegati nel passato anche Van Persie e Huntelaar, l'impressione è che bisognerà aspettare almeno quattro anni per sperare di vivere una nuova età dell'oro.

 

Ancora una volta l’Eredivisie è alla radice del problema. Nel campionato olandese le prime tre posizioni nella classifica cannonieri sono occupate da due danesi, Jorgensen e Dolberg (rispettivamente primo e terzo) e da un iraniano Ghoochannejhad. Solo dopo di loro c'è Rick van Wolfswinkel, uno che non ha mai avuto grande feeling con la nazionale olandese e che, a 28 anni compiuti, difficilmente potrà giocare le sue carte in futuro.

 

Inevitabilmente, quindi, bisogna guardare al futuro, e anche con una prospettiva piuttosto lunga. Kaj Sierhuis (diciottenne dell'Ajax, ottimo protagonista della UEFA Youth League) e Sam Lammers (19 anni, quest'anno già 18 goal con lo Jong PSV) sono attualmente i due candidati principali per il ruolo di punta nei prossimi 10-15 anni. Sugli esterni la situazione sembra essere più serena, grazie al possibile exploit del figlio d'arte Justin Kluivert con l’Ajax, oltre agli interessantissimi Ché Nunnelly (anche lui dell'Ajax), Oussama Idrissi (Groningen) e Steven Bergwijn (PSV Eindhoven).

 

https://www.youtube.com/watch?v=GaRjve_scHU

 

Ma per l’Olanda molto dipenderà dalla futura evoluzione di Memphis Depay, potenzialmente tra i calciatori che, già nell'immediato, possono rilanciare le prestazioni dell'Olanda. A Lione l'ex PSV Eindhoven sembra aver trovato l'ambiente giusto per poter fare bene, ma in nazionale, dopo l'addio di van Gaal, è mancata una figura di riferimento in panchina, capace di canalizzarne il talento.

 

La carriera di Depay potrebbe essere essa stessa una metafora della decadenza del movimento calcistico olandese negli ultimi anni. Emerso in patria come grande talento su cui un’intera nazionale riponeva le proprie speranze, ha finito per ridimensionarsi a giocatore “normale” dopo l’esplosione della bolla dell’hype a Manchester.

 

Il ritorno dell’Olanda a grande potenza calcistica mondiale passa inevitabilmente per la rinascita dell’Eredivisie, a livello competitivo e tattico. Solo in questo modo i giocatori potranno confrontarsi con un campionato davvero allenante e quindi crescere. Non bisogna dimenticare che il famoso Mondiale del 1974, quella dell’Olanda “Arancia Meccanica”,, fu in qualche modo costruito anche sulle tre Coppe dei Campioni di fila vinte dall’Ajax negli anni immediatamente precedenti.

 

 

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