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Daniele Manusia
Cosa serve alla Roma nel calciomercato di gennaio
05 gen 2024
05 gen 2024
La squadra di Mourinho ha bisogno di un centrale e di scelte decisive per il proprio futuro.
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Daniele Manusia
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IMAGO / Gribaudi/ImagePhoto
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Visto che il titolo di questa serie di pezzi è “Cosa serve (nome della squadra) nel calciomercato di gennaio”, e visto che in Serie A pochissime squadre hanno il budget per operare in piena libertà nel mercato di gennaio, quasi sotto ogni pezzo c’è qualcuno che risponde: i soldi. Nel caso della Roma per quanto sintetico è abbastanza accurato. La società giallorossa, per ragioni legate all’agreement con la UEFA, a gennaio potrà infatti spendere meno di due milioni - tutto compreso, eventuale acquisto, cartellino, commissioni. Oltretutto la lista della Serie A è al completo e, al momento, la Roma può aggiungere solo Under 22 o giocatori formati nel proprio settore giovanile. Sono condizioni estreme, quasi impossibili, ma è estrema anche la necessità per Mourinho di aggiungere come minimo un difensore centrale alla propria rosa. Non parliamo di un miglioramento qualitativo - cosa che alla Roma servirebbe anche in altre zone del campo - ma di una vera e propria falla da tappare prima che ci entri una quantità d’acqua sufficiente a far affondare la barca. Quindi, che si fa, con un quarto posto in campionato ancora a portata di mano, un derby in Coppa Italia la settimana prossima e uno spareggio difficile in Europa League sempre più vicino? Certo, Tiago Pinto può provare a tirare un tratto di penna su qualcuno dei nomi in lista, e sui costi che gli sono affiancati, così da poter ampliare il proprio margine di manovra. Ma proprio pochi giorni fa la Roma ha annunciato che si separerà dal proprio general manager il prossimo 3 febbraio, ovvero non appena concluso questo suo ultimo mercato. Con questi presupposti, indipendentemente dalla fiducia e dalla libertà che la società possa concedergli, Pinto dovrebbe in ogni caso limitarsi a fare il minimo indispensabile. Ma la Roma sembra davanti a una scelta più profonda. José Mourinho, con il contratto in scadenza alla fine della stagione, dopo la sconfitta di Bologna ha parlato proprio proprio dei problemi finanziari della società e delle scelte di mercato fatte fin qui: «Magari è meglio lavorare con i giovani che hanno un potenziale da sviluppare che con giocatori che non hanno niente da sviluppare in vista del futuro». Continuare a programmare la Roma del futuro sulle basi di quella passata o cambiare approccio? Cambiare il meno possibile o rivoluzionare?

Anzitutto un difensoreIn Coppa Italia, contro la Cremonese, la difesa della Roma era composta così: a sinistra Diego Llorente (che era arrivato la scorsa stagione come sostituto di Smalling e che ormai è un titolare vitale di questa squadra), al centro Cristante, teoricamente un centrocampista, a destra Celik, un terzino usato in Italia come esterno a tutta fascia. L’emergenza è evidente per via delle assenze di Smalling e Mancini infortunati, Kumbulla appena rientrato da un grave infortunio e Ndicka partito per giocare la Coppa d’Africa, ma è altrettanto evidente la rigidità di Mourinho nel preferire una difesa sempre e comunque a tre.Per questo aveva senso l’ipotesi di far tornare in Italia Leonardo Bonucci, quanto meno astraendo la questione dal contesto del tifo e dai problemi legati alla lista e all’ingaggio (a Berlino Bonucci dovrebbe guadagnare due milioni, già più di quello che la Roma può permettersi al momento). Il calcio però non si può mai astrarre del tutto da quello che lo circonda e alla fine il malumore del tifo giallorosso ha fatto desistere la società “sovrana”, per usare le parole di Mourinho, che a posteriori si è dimostrato d’accordo con questa scelta. Il nome che circola nelle ultime ore è quello di Dean Huijsen, diciottenne olandese che la Roma vorrebbe (probabilmente in prestito, per sei mesi, secco o leggermente oneroso, e senza nessun diritto) dalla Juventus, che però lo aveva già promesso al Frosinone. Huijsen ha già esordito in Serie A entrando al posto di Gatti negli ultimi minuti della vittoria esterna contro il Milan. Nella prima azione ha anticipato di petto un lancio per Leao e per il resto, oltre a un’entrata dura su Kalulu all’altezza del fallo laterale, si è limitato a gestire con sicurezza e prudenza il pallone. L’esperienza vera la sta facendo nella squadra Next Gen, dove gioca prevalentemente a destra (sul piede forte) e mostra, oltre alla capacità di difendere bene in avanti, anche di poter partire palla al piede per molti metri, se gli viene concesso spazio.Nelle ultime ore l'affare si è trasformato in quasi realtà, anche se non è ancora chiarissima la formula. Sembra, forse, che potrebbe essere inserito nella trattativa Cherubini, un giovane della Primavera della Roma di cui si parla bene. Chissà che magari non sia un preludio a un possibile scambio, che possa far almeno pensare a Huijsen come a un investimento tecnico, oltre che a una toppa da mettere su un buco. O chissà che magari Tiago Pinto non abbia qualche altra sorpresa (l'ultima) in serbo per i tifosi giallorossi. Si parla ad esempio di Ben Godfrey dell’Everton, notevole un paio di stagioni fa (2020/21), specie dal punto di vista atletico, poi fermato dal Covid e da altri infortuni che lo hanno allontanato dal campo nell’ultimo anno (adesso non gioca per scelta tecnica, Dyche preferisce Branthwaite). Fino a qualche settimana fa, però, si parlava per lui anche di un interesse del Tottenham.

Tottenham dove sembra non avere futuro Eric Dier (nell’ultima partita dell’anno contro il Bournemouth, Postecoglu ha preferito far giocare Emerson-Royal, un terzino, con il resto della difesa centrale indisponibile), altro giocatore a cui la Roma sarebbe interessata, almeno secondo i giornali. Discorso simile per Trevoh Chalobah (che Pochettino al Chelsea non vede) e Rob Holding, andato al Crystal Palace giusto la scorsa estate per trovare più minuti di quelli che l’Arsenal era disposto a dargli ma che per ora ha giocato solo nello 0-3 subito dal Manchester United in Carabao Cup.Tutti giocatori in cerca di riscatto - non esattamente la “banda di banditi” che sogna Mourinho - che si inseriscono bene nel solco già tracciato dai precedenti mercati giallorossi, scommesse che possono andar bene come male, lasciare una traccia come Smalling o non lasciare proprio niente come Wijnaldum. Un profilo diverso sarebbe quello di Arthur Theate, andato via un anno e mezzo fa dal Bologna per venti milioni. Non è chiaro perché il Rennes (in una stagione grigia da metà classifica) dovrebbe accettare di cederlo in prestito, o venderlo a una cifra inferiore a quella a cui lo ha acquistato, dato oltretutto che Theate è in salute e gioca con continuità. Un bel giocatore persino di potenziale (se restasse più di sei mesi) ma è interessante notare come, trattandosi di un mancino, andrebbe a finire a ricoprire la stessa posizione di Ndicka, che tra un mese e mezzo massimo dovrebbe tornare. Come Ndicka anche Theate è un giocatore che preferisce difendere in avanti, in anticipo, e come Ndicka potrebbe faticare ad adattarsi al sistema di Mourinho. Insomma anche al di là delle difficoltà “pratiche” ci sarebbero un po’ di nodi da sciogliere. Che tipo di difensore vuole la Roma, visto che abbiamo fatto nomi di giocatori molto diversi tra loro? Si cerca un centrale per sostituire Smalling o uno più adattabile che all’occorrenza magari possa giocare anche in fascia? E perché non cercare giocatori adatti (anche) a una difesa a 4? Qualcuno pensa a questo genere di cose, al tipo di squadra e di sistema in cui si inseriscono - il tipo di squadra e di sistema da costruire, cioè - o un difensore vale l’altro purché garantisca un minimo di solidità? E qui veniamo al punto più importante.

Nel primo confronto ci sono le ultime due stagioni di Ndicka. Si vede bene come sia passato dal sistema aggressivo del Francoforte che lo portava ad anticipare (anche a rischio di essere poi saltato) a uno che lo porta a difendere tentativi di essere dribblato. Nel secondo confronto si vede come anche Theate, rispetto a Ndicka di quest’anno, sia un giocatore più da anticipi che da difesa bassa.

Quale Roma saràCome accennato, Mourinho ha parlato del proprio rinnovo. Lo ha fatto dicendo che resterebbe a Roma “a vita”, ma lasciando anche intendere che c’è un limite a quello che lui può fare se il mercato ha simili restrizioni. Se mai il presidente Friedkin deciderà di salutare Mourinho - con una coppa europea vinta e una finale giocata fino ai rigori, ormai parte della storia del club - ai tifosi resterà sempre il dubbio che, in effetti, non si potesse fare meglio di quello che ha fatto lui, ma se invece venisse confermato in che modo le cose potrebbero cambiare? A Mourinho resterebbe sempre la frustrazione di una squadra non davvero tra le migliori - anche per quanto riguarda il difensore ha detto: «Se mi chiedi cosa voglio ti dico un difensore top, ma non andrà così» - mentre i tifosi si dovranno accontentare di una squadra sempre un po’ raffazzonata, non davvero costruita. Ma se la Roma è in questa situazione è proprio per la scelta di avere in panchina Mourinho, al momento il secondo stipendio più alto (sette milioni netti, più bonus), e in campo giocatori “da Mourinho” come Dybala (il terzo stipendio) e Lukaku (lo stipendio più alto in assoluto, sette milioni e mezzo). Al momento per fare spazio in rosa e guadagnare altro budget la Roma potrebbe provare a porre fine anticipatamente al prestito di Renato Sanches, o a cedere Spinazzola (in scadenza a giugno, il suo agente ha già detto che non esiste possibilità di rinnovo). Verrebbe però naturale pensare che già da questo gennaio la Roma - magari mentre Tiago Pinto cerca un difensore per sei mesi - possa cominciare a programmare già da oggi un futuro diverso: un futuro senza Mourinho, un futuro senza Lukaku, cosa che probabilmente succederà alla fine della stagione (la Roma lo ha avuto in prestito secco, e il Chelsea lo comprò dall'Inter nel 2021 per 113 milioni di euro) e magari persino un futuro senza Dybala (in scadenza a giugno 2025). Se non altro, sono opzioni di cui sicuramente Dan Friedkin, Lina Soulouku e gli altri dirigenti staranno tenendo conto in queste ore, sempre attenti a quello che dice la piazza ma consapevoli, anche, che non si può avere tutto. Una serie di scelte sbagliate, anche precedenti alla gestione attuale (diciamo da Monchi in poi), o che per varie ragioni non hanno pagato (infortuni, una sfortuna al limite della maledizione, incomprensioni) fanno sì che oggi come oggi la Roma abbia bisogno di più di un solo centrale per tornare competitiva con le squadre in lotta per i primi quattro posti in classifica - la Roma ha bruttissime statistiche negli scontri diretti nelle ultime tre stagioni: appena 6 vittorie in 28 partite di vertice, solo quest’anno sono arrivate 4 sconfitte, 2 pareggi e una vittoria. Con l’addio di Spinazzola servirà (immediatamente o a giugno) almeno un altro esterno sinistro, possibilmente un titolare. A giugno scadranno anche i contratti di Llorente e Rui Patricio (difficile capire se si può puntare su Svilar, il secondo portiere). Anche sulla fascia destra andrà cercato il sostituto di Kristensen, il cui prestito secco scadrà a giugno, e magari anche qualcuno di più creativo di Celik se si vuole alzare il livello nella trequarti avversaria. Karsdorp da parte sua andrà in scadenza la prossima stagione, salvo miracoli non lascerà molti rimpianti ma la Roma dovrà sostituire anche lui. A centrocampo Aouar non piace più a Mourinho, ma è uno dei giocatori con il contratto più lungo (fino al 2028, come Ndicka). Paredes non sta convincendo e il suo contratto peserà - 4 milioni a stagione - ancora per un’altra stagione: che fare, dopo? Bove è cresciuto molto, ma Lorenzo Pellegrini sembra l’ombra dalla sua versione migliore e anche di lui ormai Mourinho non sembra fidarsi molto. In attacco la Roma ha moltissima scelta, oggi, ma il prestito di Azmoun scadrà a fine stagione, mentre El Shaarawy e Belotti nel 2025. Si spera nel recupero di Abraham, per il dopo Lukaku, ma anche questa è una bella incognita considerando l’entità dell’infortunio e l’oscillazione delle prestazioni dell’inglese.Insomma la Roma non è a un difensore di distanza dal sistemare le cose e andranno prese delle decisioni importanti. Prima o poi. Si può iniziare da ora, tamponando lì dove serve ma programmando anche per il medio-lungo termine, oppure si può andare avanti cercando soluzioni last-minute che alla fine non accontentano nessuno. Nemmeno José Mourinho, a cui non resta che affidarsi alla sua stregoneria a bordo campo, guidando quasi in trance l'energia che arriva dagli spalti, che già le passate stagioni hanno portato la Roma a grandi risultati nelle coppe europee.

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