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Dario Vismara
Cosa può dare Simone Fontecchio ai Detroit Pistons
13 feb 2024
13 feb 2024
E viceversa.
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Dario Vismara
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Le voci riportate da The Athletic su un interessamento dei Boston Celtics e dei Phoenix Suns per Simone Fontecchio non hanno fatto neanche in tempo a sedimentare nelle nostre menti che per l’azzurro era già tempo di fare le valigie. Dopo poche ore, infatti, con una mossa a sorpresa i Detroit Pistons lo hanno preso dagli Utah Jazz in cambio del contratto di Kevin Knox, una seconda scelta 2024 degli Washington Wizards (attualmente la 32, quindi di ottimo valore visto che è a ridosso del primo giro ma senza l’obbligo di offrire un contratto garantito) e i diritti sulla versione (si spera) giovane dello stesso Fontecchio, vale a dire Gabriele Procida attualmente in forza all’Alba Berlino.Uno scambio inatteso proprio perché per Fontecchio era sembrata aprirsi la possibilità di andare in una contender, specialmente per quelle che con le limitazioni dovute al nuovo contratto collettivo guardavano con grande interesse ai soli 3 milioni previsti dal suo contratto in scadenza. Un prezzo così basso per un giocatore che comunque ha giocato titolare in 34 partite quest’anno e con il suo ingresso in quintetto ha aiutato i Jazz a raddrizzare una stagione partita male era decisamente allettante, per non parlare del suo profilo fisico e tecnico buono per tutte le occasioni — specialmente mantenendo il 39% da tre punti su quasi 5 tentativi a partita.Non tutte le trade vengono per nuocereSe a una prima reazione si poteva legittimamente rimanere delusi, visto che i Pistons sono ancora oggi la squadra col peggior record della NBA ed erano reduci dall’ignominia di aver perso 28 partite consecutive a cavallo di novembre e dicembre, realizzando la peggior striscia di sconfitte nella storia della lega, in realtà per Fontecchio questo trasferimento potrebbe trasformarsi in una “blessing in disguise”. Innanzitutto perché potrà presentarsi al tavolo delle contrattazioni del suo prossimo contratto con il coltello dalla parte del manico, visto che i Pistons hanno ceduto un asset interessante come quella seconda scelta al Draft per prenderlo a stagione in corso e quindi non possono rischiare di perderlo “a zero”; e un po’ perché a Detroit potrà espandere ulteriormente il suo ruolo in campo, giocando più dei 26.7 minuti di media che gli venivano concessi pur partendo da titolare per i Jazz e soprattutto rendendosi più indispensabile rispetto a quanto avveniva a Salt Lake City.I Pistons infatti hanno avuto probabilmente la peggior rotazione di ali della lega in questa stagione, una situazione che non è migliorata così tanto dopo il ritorno in campo di Bojan Bogdanovic a inizio dicembre. Per fin troppe partite Detroit è stata costretta a schierare Isaiah Stewart in posizione di 4, ruolo che non gli si addice nonostante l’onesto 37% con cui tira dall’arco, e ha concesso partite da titolare in doppia cifra sia a Kevin Knox (11) che Marvin Bagley III (10), per non parlare di Isaiah Livers (6) o, spostandosi nella posizione di guardia, a Killian Hayes che è stato brutalmente tagliato alla deadline nonostante le sue 31 partite da titolare disputate in stagione.Per farla breve: i Pistons hanno un bisogno assoluto di esterni che possano mantenere alzare la pericolosità perimetrale della squadra che tenta meno triple di tutti in NBA, mettendosi quindi in una situazione di svantaggio matematico che, unito al deficit di talento del roster, ha determinato un record di 4 vittorie e 39 sconfitte fino a poche settimane fa. Da questo punto di vista Fontecchio può dare una mano notevole in termini di volume (pur non essendo un tiratore puro, ha ormai zero esitazioni nel prendersi il tiro non appena ha un minimo di spazio) ma senza per questo essere egoista, visto che la sua capacità di muovere il pallone o comunque di fare la giocata giusta è un aspetto sottovalutato del suo gioco.

Fontecchio ha una tripla aperta a disposizione, ma prende la scelta giusta nell’andare in angolo dal compagno per un tiro (almeno sulla carta) a più alta percentuale. (Sorvoliamo poi sul palo colpito da Troy Brown Jr. e focalizziamoci sul processo decisionale). Uno dei motivi per cui era titolare ai Jazz era anche per questa predisposizione a passare il pallone in un quintetto che, tra Sexton, Dunn, Markkanen e Collins, certamente non spiccava per capacità di passaggio.

Da questo punto di vista a Detroit hanno estrema necessità di qualcuno che possa non solo aprire il campo per le penetrazioni di Cade Cunningham e Jaden Ivey e i roll a canestro di Jalen Duren, ma che non sprechi un vantaggio quando viene creato — anche mettendo palla per terra, che è probabilmente quello che Fontecchio preferirebbe fare invece di essere trattato solo come un tiratore spot-up. In questa stagione l’azzurro sta tirando bene al ferro col 61% e molto bene nella zona dei floater col 45%, percentuali di gran lunga superiori rispetto al primo anno in NBA in cui l’impatto con la fisicità della lega era stato più complicato da digerire, anche per il poco spazio a disposizione.

L’ottimo esordio da 20 punti e 9 rimbalzi sul campo dei Clippers senza conoscere neanche un gioco della squadra, ma inserendosi con intelligenza sfruttando le occasioni nelle pieghe della partita. Fontecchio ha poi reso parte del suo repertorio la capacità diandare a rimbalzo d’attacco partendo dal lato debole, aspetto del gioco sul quale i Jazz puntavano moltissimo.

La mini rinascita dei Pistons a gennaioFontecchio arriva anche in quello che è probabilmente il miglior momento dei Pistons da due anni a questa parte. Delle ultime nove partite la squadra di Monty Williams ne ha vinte quattro, che può sembrare poco ma è lo stesso numero di successi raccolti nelle prime 43 partite stagionali. E anche la scorsa stagione si era conclusa con un poco edificante record di 2-22, quindi un decimo di stagione da 4-5 di record è quasi da festeggiare. Nelle ultime due settimane in effetti i Pistons sembrano giocare con maggiore convinzione, con un rendimento quantomeno nella mediocrità della NBA (-0.5 di differenziale su 100 possessi, 19° in NBA). Piccoli miglioramenti, ma pur sempre miglioramenti per una squadra che ha seriamente rischiato di eguagliare il peggior record di tutti i tempi (le 7 vittorie dei Bobcats 2011-12 e le 9 dei 76ers del 1972-73 su una stagione da 82 partite).Questo non cancella il clima di confusione che ha regnato sovrano in Michigan, a partire dal modo incomprensibile in cui Monty Williams ha allenato questa squadra. A risultate difficile da comprendere è stata soprattutto la gestione di Ivey, che da quando è stato rimesso stabilmente in quintetto ha migliorato esponenzialmente il suo rendimento passando da 11.5 punti di media col 28% da tre punti a 19 a partita col 42% dall’arco. «Lo devo ammettere, avrei dovuto mettergli la palla nelle mani prima», ha ammesso candidamente Williams a metà gennaio, dopo che un incontro con la dirigenza aveva portato attenzione sul fatto che dalle mani di Ivey dovessero transitare maggiori palloni. E dire che tra i tifosi di Detroit non si parlava di altro da mesi, eppure un allenatore pagato 78.5 milioni di dollari in sei anni ci ha messo più di metà stagione per capirlo.La convivenza difensiva di Ivey con Cunningham rimane un problema sul lungo periodo, ma se non altro con loro due e con il rookie Marcus Sasser i Pistons dovrebbero partire da una base di ball-handling più solida rispetto alle squadre della loro zona di classifica. Con Duren che continua a mostrare lampi più che interessanti sotto canestro (anche due prestazioni da 6 assist nell’ultimo periodo) e quel blocco di marmo di Carrara tutto da sgrezzare che è Ausar Thompson (forse l’esterno più atletico di tutta la NBA insieme al gemello Amen di Houston), il nucleo giovane dei Pistons non è tutto da buttare, anzi. A livello di talento sulla carta questa squadra non vale il record di 8-44 che li posiziona all’ultimo posto della classifica; il problema è che i vari pezzi del puzzle non si incastrano quasi per niente, o almeno finora non lo hanno fatto. Fontecchio insieme ad altri giocatori arrivati alla deadline — uno su tutti Quentin Grimes, per il quale hanno probabilmente rinunciato a delle scelte al Draft che potevano arrivare in cambio di Bogdanovic — può aiutare questi giovani a esprimere ancora di più il loro potenziale, quantomeno smettendo di essere presi come una barzelletta ma come una normale squadra della parte bassa della classifica.Anche qui: può sembrare poco, ma per una squadra che ha perso 28 partite consecutive l’unica possibilità è quella di risalire.

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