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Cosa ha visto la Roma in Shomurodov
03 ago 2021
03 ago 2021
L'attaccante ha mostrato qualità interessanti, basteranno?
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Alla sua prima apparizione in Italia, in un grigio 0-0 di metà ottobre contro il Verona, lo abbiamo visto uscire dal campo a metà del secondo tempo pochi secondi dopo un fallo ingenuo su Empereur, che l’aveva bruciato sullo scatto in profondità. In quel momento, molti avranno pensato che Eldor Shomurodov non sarebbe durato sui campi di Serie A. Già da prima di quel momento intorno a lui c'era un hype inversamente proporzionale al prestigio della sua carriera in Russia, e prima ancora in Uzbekistan, che derivava da quell’ironia canzonatoria che sempre di più circonda giocatori minori che provengono da posti esotici, e si portano dietro senza volerlo soprannomi ingombranti o ridicoli come, per l’appunto, quello di Messi uzbeko. Giocatori che sembrano vivere solo per diventare feticci delle chat Whatsapp del Fantacalcio, e che come tali sembrano destinati a sopravvivere poco nella nostra memoria, giusto il tempo di fare un pessimo affare all’asta di inizio campionato.


 

Quando è uscito dalla fantasia ed è entrato nella realtà, Shomurodov è sembrato partire da zero, riportandoci subito con i piedi per terra rispetto ai vaneggiamenti estivi del calciomercato. L’attaccante uzbeko ha iniziato male il campionato, sembrando fisicamente inadeguato e molto indietro nel processo di adattamento al nostro campionato, e dopo quella partita con il Verona, anche per via di un piccolo infortunio muscolare, ha dovuto aspettare quasi un mese e mezzo prima di tornare tra i titolari. Il giorno del suo esordio in Serie A il Genoa aveva da poco avviato una striscia di 12 partite consecutive in campionato senza vittoria ed era lecito pensare che di lì a poco sarebbe finito ai margini della rosa in favore di giocatore più fisici ma soprattutto più esperti. E invece Shomurodov è tornato tra i titolari non appena è stato possibile e, attraverso un processo di crescita lento ma costante, è diventato piano piano uno dei punti fermi della stagione del Genoa, anche dopo l’esonero di Rolando Maran e l’affidamento della squadra a Davide Ballardini.


 

D'altra parte, che Shomurodov potesse essere qualcosa di più di quanto visto in quello scioccante esordio contro il Verona lo si era già capito alla sua successiva partita da titolare, contro il Parma, a fine novembre, quando prima di segnare il suo primo gol in Serie A aveva inchiodato Osorio al terreno con un vertiginoso cambio di campo ed era arrivato a tirare a pochi passi dall’area piccola, dopo essere partito in una quasi letterale cavalcata da poco oltre il centrocampo.



Da quei temi, al presente in cui la Roma ha deciso di spendere per acquistarlo più di 20 milioni di euro (calcolando anche il 10% sulla futura rivendita) sono passati circa otto mesi. Otto mesi in cui il campionato del Genoa, nonostante la salvezza relativamente tranquilla, è rimasto sostanzialmente anonimo e in cui Shomurodov ha segnato appena otto gol, di cui cinque nelle ultime sette giornate. L’attaccante uzbeko, in questo senso, è rimasto un mistero perché la sua stagione non è stata del tutto una rivelazione: che cos’è allora che ha convinto il general manager della Roma, Tiago Pinto, a piazzare una scommessa così rilevante?


 

Il visibile e l’invisibile di Shomurodov


Ovviamente il valore di un attaccante non si basa solamente sul numero di gol, che è l’aspetto più visibile ed esteriore di ciò che un attaccante fa in campo, ma anche sulle potenzialità che ci vede la società che prova ad acquistarlo e su quelle che invece ci ha visto la squadra che lo vende, sulla base del periodo in cui lo ha avuto tra i suoi. Quello delle potenzialità è l’aspetto più intangibile del talento di un giocatore, tanto più di quello di uno solo alla sua seconda stagione in Serie A. Ecco, se Shomurodov è rimasto un mistero, e la sua affermazione sostanzialmente trasparente e silenziosa, credo sia proprio perché più che sul talento in quanto tale, l’attaccante uzbeko abbia convinto per ciò che ancora non si può vedere, cioè per la solidità delle sue potenzialità.


 

I gol di Shomurodov, a considerarli con attenzione, ci dicono di più di quanto non sembri. Se è vero che l’attaccante uzbeko ha segnato poco in assoluto, e soprattutto lo ha fatto in un momento in cui le forze e la concentrazione degli avversari sono al minimo, è anche vero che lo ha fatto in una squadra che ha segnato complessivamente poco (il capocannoniere è stato Destro, con 11 gol) e tirato meno di tutti in Serie A (appena 9 tiri a partita, 2 in meno del Benevento che è andato in Serie B). Shomurodov ha ricavato 8 gol da 39 tiri (Scamacca, che ha segnato lo stesso numero di gol, ha avuto bisogno di 8 tiri in più), con un’ottima accuratezza (47.4% dei tiri sono finiti nello specchio della porta) e soprattutto migliorando sensibilmente il suo tasso di conversione rispetto al suo recente passato in Russia. Nelle tre stagioni passate al Rostov, infatti, l’attaccante uzbeko non era mai riuscito ad andare oltre i gol che ci si aspettava in media per le occasioni avute a disposizione (anche nella sua annata migliore, la 2019/20, i non-penalty goals sono stati 11 da 12.1 Expected Goals prodotti), mentre nella stagione appena passata secondo i dati Statsbomb è andato ben oltre la performance attesa, segnando 8 gol da appena 5.1 Expected Goals.


 

D’altra parte, anche rivedendo le immagini ci si rende subito conto che, senza fare miracoli o screamer (a parte forse il bellissimo gol contro lo Spezia), Shomurodov non ha mai segnato gol semplici. Lo ha fatto avvitandosi su se stesso come se fosse una ballerina sui pattini, o angolando il pallone di testa sul palo più lontano come un nove vecchio stampo. Aggirando il portiere con un tiro sul secondo palo (da dentro e da fuori area) o tirando forte di collo sul primo. Utilizzando, in definitiva, quasi tutta la superficie dei propri piedi: incrociando il sinistro in corsa, aprendo il piatto del destro per eludere l’uscita del portiere, o superandolo con un piccolo pallonetto realizzato con la punta del sinistro. Shomurodov, insomma, ha dimostrato di avere un talento in fase di finalizzazione che non sapevamo avesse, dopo le prime apparizioni in Italia, con un repertorio in area di rigore minimale ma piuttosto completo. Qualcosa su cui Shomurodov sembra aver lavorato in maniera certosina, a quanto pare su esplicita richiesta di Davide Ballardini. «La frase che mi dice più spesso è: “Eldor, ti piace fare gol?”», ha dichiarato all’inizio di maggio del suo vecchio allenatore.


 

C’è da dire, poi, che se Shomurodov ha segnato poco è anche per quanto il Genoa ci faceva affidamento per arrivare in area di rigore avversaria, che di solito era il regno di altri attaccanti come Destro o Pandev. Anche lontano dall’area, senza poter essere dominante né fisicamente né tecnicamente, ha dimostrato una completezza sorprendente, che poi è il tratto principale del suo stile. Shomurodov era fondamentale nelle ricezioni tra le linee, associandosi con il centrocampo attraverso un gioco semplice ma sempre pulito, e in questo senso è migliorato moltissimo nel gioco spalle alla porta, dove gradualmente è riuscito sempre più a reggere i colpi dei difensori avversari (il rafforzamento fisico nell’arco della stagione è stato confermato da lui stesso in un’intervista realizzata pochi giorni fa durante il ritiro pre-campionato del Genoa). L’aspetto più interessante, però, non è tanto questo, quanto il modo in cui riesce ad abbinare il gioco spalle alla porta a un lavoro instancabile senza palla fatto di continui tagli interno-esterno e in profondità, che in fin dei conti è il suo vero talento. La capacità, cioè, di ritagliarsi sempre uno spazio per fare qualcosa rispetto ai difensori avversari, attraverso i movimenti senza palla.


 

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Alcuni tagli in profondità di Shomurodov, che hanno portato il Genoa al gol o vicino.


 

Shomurodov ha un gioco scolastico nella migliore accezione del termine, nel senso che senza eccellere veramente in niente esegue con poche imperfezioni tutto ciò che un allenatore vorrebbe vedere in un attaccante: ricezione, scarico o associazione sulla trequarti, movimento in profondità ad attaccare l’area. Senza soluzione di continuità. Se volete una frase che lo definisca, vi consiglio quella che ha detto nella surreale intervista allo youtuber tredicenne russo Maxim Istomin, e cioè: «Nel calcio non ci sono cose poco importanti».


 

E questo senza contare che si è dimostrato incredibilmente utile anche in un gioco di transizioni in una squadra dal baricentro basso, mettendo in mostra una forza nella conduzione e un equilibrio in corsa non indifferenti. Il momento più alto della sua stagione, in questo senso, è arrivato contro la Lazio all’inizio di quest’anno, quando è partito da dietro la linea del centrocampo palla al piede, ha lasciato Leiva sul posto come se avesse aggirato un birillo con lo skate, e infine ha servito Destro in area per il gol del pareggio.



Non stupisce quindi che Shomurodov sia diventato in poco tempo un giocatore molto amato da entrambi i suoi allenatori al Genoa, anche perché, come forse avrete capito, è anche il tipo di attaccante pronto a sacrificare ogni goccia di energia nel suo corpo sull’altare del pressing e del ripiegamento difensivo. Tra gli attaccanti della Serie A, la scorsa stagione Shomurodov è stato il secondo sia per contrasti tentati (2.8 per 90 minuti, dietro a Pussetto, 3) sia per quelli riusciti (1.6, dietro a Messias, 1.7). Numeri che sicuramente piaceranno anche a José Mourinho, un altro allenatore che richiede ai suoi attaccanti un’abnegazione totale nel lavoro di squadra quando c’è da recuperare il pallone.


 

Cosa si aspetta Mourinho?


Se si passa dall’astratto al concreto, però, capire che ruolo potrà avere Shomurodov nella prossima stagione della Roma è complesso. Mourinho, nel 4-4-2 che sta provando nel ritiro portoghese, potrà schierarlo sia tra le due punte che su uno dei due esterni, dove ha la resistenza per fare il lavoro difensivo richiesto, e partendo da destra potrebbe rientrare sul suo piede naturale per finire al centro della trequarti. Certo, in attacco Mourinho dovrà essere bravo a trovare soluzioni alternative, perché Shomurodov per le funzioni che ha svolto al Genoa sembra un attaccante simile sia a Dzeko che a Mayoral (a loro volta attaccanti molto diligenti nell’aiutare a costruire l’azione tra le linee) e avrebbe bisogno di un compagno più concentrato sull’attacco dell’area, com’è stato con Destro a Genova. Chissà, magari a Roma potrebbe essere Zaniolo?


 

Al di là delle incognite tattiche, Shomurodov per avere un ruolo importante a Roma dovrà crescere ancora, sia tecnicamente che fisicamente, e soprattutto dovrà farlo sufficientemente in fretta per una squadra che con l’arrivo di Mourinho ha dimostrato di aver finito la pazienza. Davanti gli si pone quindi una sfida decisamente più difficile rispetto a quella di Genova, dove ha avuto un’intera stagione e quasi tutta da titolare per allinearsi al campionato italiano: riuscirà ad alzare ancora il suo livello giocando, presumibilmente, almeno all'inizio, scampoli di partita, per di più in una piazza che è pronta ad inchiodarlo al primo errore sotto porta?


 

In definitiva, l’acquisto di Shomurodov va al cuore del nodo più grosso al centro del nuovo corso dei Friedkin con l’allenatore portoghese. E cioè: è possibile conciliare giocatori che hanno bisogno di tempo e apprendimento per sviluppare a pieno le proprie potenzialità con un allenatore che è arrivato (volendo o no) accompagnato dall'idea che si debba vincere qui e ora? Dalla risposta a questa domanda non dipende solo il successo di Shomurodov a Roma, ma dell’intera stagione della squadra giallorossa.


 

 

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