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Foto di Valerio Pennicino/Getty Images
Calcio Mattia Pianezzi 25 luglio 2016 9'

Cosa ha fatto il Malaka negli ultimi 5 anni

Il 30 giugno è finalmente scaduto il contratto che legava Jorge Martinez alla Juventus. Come è stata la sua vita in questo periodo?

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Il 30 giugno del 2016, dopo sei anni, è scaduto il contratto che legava Jorge Andrés Martínez Barrios, per tutti Jorge Martinez, per tutti El Malaka, alla Juventus.

 

 

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Beppe Marotta il 1 luglio.

 

Per capire come tutto questo è stato possibile bisogna tornare indietro, in un’epoca in cui Jorge Martinez non era questo Jorge Martinez e la Juventus non era questa Juventus.

 

Il 12 marzo 2010 il Catania si impone in casa contro l’Inter di Mourinho che due mesi dopo avrebbe completato il triplete. A rileggere la formazione c’è da piangere, vi dico i tre davanti: Snejder, Milito, Eto’o. Martínez segna un gol bellissimo e più in generale fa un’ottima partita. Per un ragionamento basilare e spesso fallace (se un giocatore segna all’Inter del triplete => quel giocatore è fortissimo) c’è una piccola corsa per quell’esterno d’attacco uruguaiano.

 

La Juventus di fine 2009/2010 non ha tempo per pensare a cosa siano i ragionamenti fallaci: reduci da un settimo posto, il nuovo presidente Agnelli e il suo nuovo DS Marotta ingaggiano il Malaka, pagando 12 milioni a Pulvirenti. D’altronde quell’anno l’uruguayano ha segnato 9 gol e si è consacrato come un giocatore che sembra poter giocatore davvero ad alti livelli. Con Martínez arriva Del Neri per la stagione-blackout della Juventus 2010-2011, quella che nessuno vuole ricordare, e di cui Martínez è uno dei simboli più riusciti.

 

Nella conferenza stampa di arrivo alla Juventus Martínez ci dice la vera ragione per la quale lo chiamano Malaka: non perché voglia dire “pazzo” o “genio” in greco – figurati se in Sudamerica, per strada, ci si appella in greco antico; era solo un paio di scarpe che Jorge Andrés usava da piccolo, bruttissime, che si chiamavano così.

 

Il Malaka arriva per fare l’esterno di centrocampo o d’attacco, a destra o a sinistra, non fa differenza. Con lui fa le visite mediche il difensore che avrebbe dovuto essere il fratello scemo di Ranocchia, tale Leonardo Bonucci.

 

Una serie di infortuni ad inizio stagione e l’inserimento in una delle Juventus peggiori degli ultimi vent’anni, una squadra che faceva giocare male anche giocatori di qualità, non hanno aiutato. Martínez colleziona una ventina di presenze senza nessuna lode, e viene messo fuori rosa l’estate dopo con l’arrivo di Antonio Conte.

 

Da lì inizia un lungo vagabondare. Martinez ha ancora 4 anni di contratto, ma nessuno lo vuole a Vinovo. Mentre la Juventus inizia la sua scalata ai record nazionali, Martínez resta lontano, come una specie di talismano al contrario.

 

Ma cosa ha fatto il Malaka in questi quattro anni?

 

 

 

    1. 25/02/2012 – Il gol di Muntari / La retrocessione col Cesena

 

 

 

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La questione del gol regolare di Muntari annullato dall’arbitro Tagliavento fu clamorosa, tanto che già l’anno successivo si rese necessaria l’aggiunta per regolamento degli arbitri di porta. I giocatori del Milan presenti parlano di contraccolpo forte sulla psicologia della squadra: qualche giornata dopo infatti  la Juve si prese la testa della classifica dopo la vittoria 0-2 a Palermo, preceduta dalla sconfitta del Milan 1-2 in casa con la Fiorentina, nel turno del sabato di Pasqua 2012: una cavalcata che si concluse con la conquista matematica del titolo contro il Cagliari.

 

Martinez nel frattempo è a Cesena, nell’anno terribile dei bianconeri romagnoli. La squadra arriva ultima, nonostante dei nomi in rosa con cui sembra oggi impossibile retrocedere: Guana, Éder, Candreva, Iaquinta, Mutu, Parolo, Ghezzal, Moras. Invece il Cesena torna in B e Martínez fa parte di questi sbandati, dando un contributo sempre sciapo, nel bene o nel male.

 

Dopo quasi tre mesi di infortunio, a gennaio Martínez torna in campo per spezzoni di partite, tocca qualche pallone, corricchia. Il 19 febbraio gioca per una decina minuti proprio contro il Milan, subentrando a Santana. Pochi giorni dopo, mentre si sta giocando Milan-Juventus al Meazza, Jorge Andrés è in albergo a Verona, perché il giorno dopo ci sarebbe stata la partita col Chievo.

 

Lo guarda, il match tra Milan e Juventus, nella sua stanza divisa con Santana. Al gol di Muntari lui non ci crede, aspetta un replay; vede che è gol, si gira da Santana, ma sotto sotto è contento perché sa che lui è un giocatore della Juve. Poi, alle dichiarazioni di Buffon, con Santana ci litiga, in spagnolo. Va a dormire poco dopo, l’indomani si gioca: farà 6 minuti contro il Chievo davanti a 6000 spettatori, messo in campo all’improvviso dal nuovo allenatore Mario Beretta (subentrato ad Arrigoni, subentrato a Giampaolo, che al mercato eccetera eccetera) che intendeva colmare lo svantaggio di una rete a zero fatta da Moscardelli – che prima di diventare un meme era un giocatore. La partita terminerà così, uno a zero del Chievo in casa. Martínez è ancora in serie A, martoriato dagli infortuni, certo, ma è ancora nel giro che conta. A Cesena non parla con nessuno, è un ragazzo un po’ chiuso, e nessuno dei tre allenatori è riuscito a coinvolgerlo in un progetto di gioco qualsiasi.

 

 

 

 

  • 10/03/2013 – Giaccherini allo scadere / Martinez in Transilvania

 

 

 

 

Il giro che conta lo abbandona l’anno dopo, ma con riserva: Martínez finisce al Cluj, in Transilvania, ancora in prestito. Il Cluj ha vinto il campionato 2011/2012, quindi deve fare il terzo turno di qualificazione per la Champions League, e in più mantenere il titolo: le aspettative sono alte, e si può spendere qualcosa. Quindi eccolo, il fantasista, il Malaka, a sparigliare la Liga I.

 

Non è andata proprio così: Martínez non ha giocato neanche un minuto nelle quattro competizioni possibili: campionato, coppa di Romania, Champions League, Europa League. Ancora infortuni, una terapia in corso, un accordo col direttore sportivo Zamfir: Martínez non gioca. Nelle interviste di allora c’è una punta di malinconia al ricordo della sua vita a Catania, (“bei tempi”, “tutto fantastico”) che si incunea quando si pensa oggi, a posteriori, che quelli siano stati gli unici momenti felici della carriera calcistica di Martínez, e lui non ne aveva ancora idea.

 

Il momento culminante della stagione bianconera, quello in cui si è capito che si poteva vincere ancora lo scudetto, è stato ad inizio marzo: proprio contro il Catania la Juventus è in modalità forcing, quello tipico delle prime annate di Conte in cui mancava l’attaccante finale che poi è stato trovato in Tevez. Si è sullo 0 a 0, Giaccherini, per una strana ironia della sorta parte integrante dell’affare che ha portato Martínez al Cesena, al novantaduesimo colpisce un pallone in area chiudendo la traiettoria malissimo, superando Andujar. La Juve vince e i punti di distanza dal Napoli diventano 9, un colpo psicologico e matematico importante da colmare, che infatti non sarà colmato. Nel frattempo Martínez è a Villa Stuart, a farsi aggiustare.

 

 

 

  • 18/05/14 – La Juve dei record / Martinez eroe mancato a Novara

 

 

 

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Nonostante l’annata internazionale non fosse andata benissimo (“this is not football”) la stagione 2013/2014 è stata quella del dominio assoluto della Juventus in campionato. Mentre i bianconeri in quella che sarebbe stata l’ultima annata di Conte facevano il record di 102 punti contro il Cagliari, mettendo tre gol bellissimi, Martínez che faceva?

 

Il terzo tentativo di rilanciare Martínez lo fa il Novara in serie B. Il prestito non è oneroso, e si spera sempre di far tornare a giocare l’uruguaiano, di non far finire la carriera così presto ad uno che alla fine i suoi colpi li ha, e con il Catania ha fatto bene, perché non dovrebbe con il Novara?

 

Beh, perché è rotto, di nuovo: strappo del quadricipite a dicembre, stiramento al polpaccio a marzo: non gioca mai. Aldilà delle facili ironie sul suo stipendio alla Juventus, l’anno col Novara è il terzo anno che il Malaka perde, e lo fa con sofferenza; se da una parte, certo, è pagato, dall’altra dalle sue parole traspare una voglia sincera di giocare a pallone. Non fa neanche una presenza, si allena a parte, recupera dagli infortuni, palleggia un po’; «so ancora come si fa», scherza con gli altri. Però ha ancora dell’orgoglio, ancora voglia: «Purtroppo il fisico è fragile, spesso devo cercare di gestirmi. Ora no: se in campo serve andare a mille e io devo farmi male in cambio della salvezza del Novara, ci sto. Ai playout si lascia la vita», dice a inizio giugno. Quale occasione migliore di tornare quindi se non per salvare una piccola dalla retrocessione? Tornare dopo anni sul campo (l’ultima partita fu l’undici marzo 2012, Cesena-Siena), e salvare la situazione, dopo lo 0 a 2 subito in casa dal Varese: Martínez si immagina super eroe, forse martire. Il nuovo mister Giacomo Gattuso, arrivato appena una settimana prima, lo tiene in panchina all’inizio. Sul 2 a 2, al 62esimo, Martínez rivede il campo. L’unico guizzo dell’uruguaiano è questo: attacco a testa bassa, sponda verso di lui su un pallone dalla fascia, tiro rimpallato da Pavoletti, che dopo aver segnato doppietta all’andata e al ritorno va a bloccare l’epica piemontese del ritorno del Malaka. Finisce 2 a 2, e il Novara scende in Lega Pro.

 

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Il Malaka ha la 32 di Bobo Vieri

 

 

 

  • 06/06/15 – La Juventus in finale di Champions League / Il Malaka in prima lega uruguayana.

 

 

 

 

Jorge-Martinez

Con la camicia a righine blu e il cardiganino coordinato Martínez non sembra più un giocatore, a parte perché non gioca da tanto; sembra un musicista da French touch, un misto tra Sebastien Tellier e David Guetta.

 

La finale di Berlino, nonostante la sconfitta, è stata una dimostrazione di forza della Juventus di Allegri, arrivato tra le perplessità (per usare un eufemismo) e che ha dimostrato invece di essere un allenatore di spessore. Il momento più emozionante della stagione può essere considerato quello in cui i bianconeri hanno giocato quasi alla pari con gli alieni del Barcellona, prima che Don Andrés salisse in cattedra, prima che i blaugrana sistemassero il risultato: il pareggio di Morata.

 

A Martínez nel 2015 succedono due cose: gli viene prolungato il contratto di un anno alla Juventus (da cinque a sei anni) per questioni di bilancio e per cercare ancora di piazzarlo, e viene dato in prestito alla Juventud, a casa, in Uruguay (lì trova, oltre alla famiglia rimasta sempre in Uruguay, anche Fabian Carini, altro ex Juve). La Juventud è una squadra della prima lega uruguaiana, da media classifica, ma Martínez vuole giocare, ed è di nuovo in Uruguay. Non che il suo corpo gli dia subito retta: lui continua ad accusare dolore, così si perde quasi tre mesi del campionato di Apertura. Gioca pezzetti di partita, ogni tanto, e torna in Clausura, fa un gol e un assist; mai titolare, certo, ma gioca un po’ di più. Quest’anno è andata meglio. Il giorno dopo la finale di Champions League Jorge Andrés ha l’ultima partita di Clausura, contro quelli del Rentistas; parte dalla panchina, gioca ventidue minuti. Al momento del gol di Morata, a Las Piedras, periferia di Montevideo, sono passate da poco le sette e Martínez sta finendo l’allenamento di rifinitura.

 

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Questa è l’ultima rete di Martínez in un campo da calcio; è l’otto marzo 2015, è passato quasi un anno e mezzo.

 

 

 

  • 13/02/16 – Zaza rompe il campionato / Martinez continua a scaldarsi a bordo campo in partite a cui non prenderà mai parte

 

 

 

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Dal campionato che la Juventus non poteva vincere al campionato che poi ha vinto son passati mesi, in cui l’impresa da impossibile si è tramutata in improbabile, in incerta, in forse, possibile, probabile, sicura. Il passo più grande è stato solcato dal tiro deviato di Zaza la notte del tredici febbraio, punto di svolta assoluto del campionato.

 

Simone Zaza

 

La Juventud, arrivata quarta nella Clausura della Primera Division, decide di rinnovare il prestito a Martínez ad agosto, che d’altronde è ancora un giocatore della Juventus, e che la Juventus concede a titolo gratuito, in una mossa che è a metà tra il “ti troviamo una squadra perché ti vogliamo bene” e “ti troviamo una squadra perché ci sei costato 12 milioni e ne spendiamo ogni anno per il tuo stipendo magari giochi bene e qualcuno ti prende”. L’Apertura 15/16 è disastrosa e Martínez non gioca se non per due sostituzioni, poco più di mezz’ora; la Juventud arriva ultima. In Clausura ha qualche occasione in più, viene portato spesso in panchina ma entra poco e per poco. Il 13 febbraio lui la partita della Juventus l’ha vista, e il 14 è andato a Montevideo a giocare ancora con il Rentistas; la Juventud ha perso 2 a 1, lui si è scaldato ma non è mai entrato in campo.

 

Un efficace riassunto dell’esperienza di Martinez alla Juventus.

 

Martínez è stato l’ultimo peccato della Juventus post-calciopoli, il memento mori di Marotta che ogni tanto lo sogna e ci pensa, a Jorge Andrés, e si da i colpetti sulla fronte; è servito a ricordargli che le cazzate si possono fare, basta poi metterle sotto il tappeto del silenzio, ma anche quello tutto sfarzoso delle vittorie. Il contratto di Martínez è scaduto a Giugno 2016 senza alcun clamore, come i matrimoni finiti ben prima del vero divorzio: nessuno ha fatto niente per impedirlo, non c’è stata alcuna protesta e anzi Jorge Andrés ha sempre detto che la dirigenza bianconera l’ha trattato benissimo, e che è stato nel posto giusto ma al momento sbagliato.

 

A ripensarci, c’è stato ben poco di davvero ironico su quello che è stato, per cinque anni, solo una voce rossa in più nel bilancio stagionale: quando un calciatore è solo un contratto da pagare in più siamo tutti un po’ più tristi.

 

 

Tags : cataniacentrocampistijuventussulley muntari

Mattia Pianezzi scrive di pallone anche per Crampi Sportivi, di musica per Deer Waves e DUDE Mag, ispirato da Simon Reynolds e Zalayeta.

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