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Federico Sborchia
Cosa è successo a Dele Alli
25 ago 2022
25 ago 2022
Un'ascesa e un crollo fulminanti.
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Federico Sborchia
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Foto di Sebastian Frej/MB Media/Getty Images
(foto) Foto di Sebastian Frej/MB Media/Getty Images
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Intorno al finale di primo tempo il Tottenham è sotto a Goodison Park: una ventina di minuti prima un bel destro dell’ex Aaron Lennon aveva portato in vantaggio l’Everton di Roberto Martinez. Dopo una lunga manovra, Toby Alderweireld controlla la sfera poco dietro la metà campo, alza la testa e vede il movimento di un compagno a tagliare alle spalle della difesa verso il centro dell’area e lo serve con un lancio lungo e preciso. Quel compagno è Dele Alli, che riceve stoppando il pallone con il petto per poi tirare al volo anticipando il tentativo disperato d’intervento da parte di Coleman. È il gennaio 2016 e Dele ha appena segnato il suo quinto gol in Premier League, un gol con cui ha annunciato tutto il suo talento e il suo cinismo in area. Questa giocata, un lancio dalla difesa o dai piedi di Eriksen per trovare il taglio del giovane Dele, diventerà negli anni una delle più efficaci armi del Tottenham di Pochettino, che la riproporrà quasi alla nausea per i successivi tre anni. In quel momento Dele sta per spiccare il volo e la sua ascesa, come quella degli Spurs, sembra inarrestabile. Per un po’ sarà effettivamente così. Per un po’, Dele Alli, non smette di segnare e servire assist; saranno 45 e 41 nelle sue prime tre stagioni. Diventa sempre più decisivo, Alli, nei derby di Londra e contro il Real Madrid. Diventa il talento più eccitante d’Inghilterra, conquista la maglia della Nazionale, segna un gol alla Svezia nei quarti di finale del Mondiale.È un giocatore fantastico con il pallone e senza. Ha un tocco sensibile, intuizioni geniali, quando intravede uno spazio lo attacca senza paura, con tempi sempre esatti. È sfrontato, si prende rischi, ha voglia di affermarsi. È un giocatore elettrico e difficile da marcare, dotato di una tecnica sopraffina e capace di impiegarla per realizzare gol eccezionali. Venti giorni dopo il gol all’Everton, Dele offre un altro saggio del suo talento con un incredibile tiro al volo preceduto da girata e sombrero contro il Crystal Palace. Ogni volta, con le sue giocate mostra una confidenza incredibile, la sua superiorità è tale che sembra aver bisogno di impegnarsi il minimo necessario. Col tempo perfeziona anche l’intesa con Kane, Son ed Eriksen, costituendo un reparto offensivo formidabile sia in Premier che in Europa.

Un artista dei tiri al volo.

Tutto sembra procedere nella direzione giusta, sia per lui che per il suo club. Poi, non si sa bene neanche quando, qualcosa si rompe e la sua ascesa si trasforma in un crollo verticale. Nell'epoca del suo splendore, il temperamento, il carattere, pareva il suo unico problema. Era chiaramente il pupillo dell’allenatore, Mauricio Pochettino, che ne ha accompagnato la crescita in campo, lo ha tenuto per mano, lo ha difeso nelle interviste. Faceva paragoni che oggi, chiaramente, stonano, come quello con Neymar. Andato via Pochettino la scintilla di Dele si è piano piano affievolita, fino a spegnersi. Le prime difficoltà si intravedono nella stagione 2018/19, la prima in cui non raggiunge la doppia cifra né di gol né di assist. Comincia anche ad avere qualche problema fisico ma riesce comunque a lasciare un segno grazie a due assist – sul primo e, soprattutto, sul terzo gol – per Lucas Moura nella folle partita di Amsterdam che regalerà una incredibile finale di Champions agli Spurs.Quello resterà essenzialmente l’ultimo lampo del suo talento in maglia Spurs prima del declino. Un declino coinciso crudelmente con quello di una squadra che passa da una finale di Champions a una qualificazione duramente sudata in Conference. All'inizio l’arrivo di José Mourinho sembra rilanciarlo. Riesce a trovare tre gol e tre assist nelle prime quattro partite della nuova gestione, ma la stagione sarà sostanzialmente deludente e terminerà con la conquista di un posto in Europa League solo all’ultima giornata. Le prestazioni di Alli calano e finiscono inghiottite dal nervosismo che ha accompagnato l’esperienza dello Special One. All or Nothing: Tottenham ci dà un ottimo un quadro della situazione: la serie, coincisa con la prima stagione complicata per gli Spurs da qualche anno, mostra un Alli nervoso con i compagni, cosa ben evidenziata da uno screzio con Dier a seguito di una sconfitta contro il Wolverhampton a febbraio.

Nella stagione seguente le cose precipitano: Dele appare svogliato e smarrisce del tutto la confidenza con la porta avversaria. Col tempo viene messo definitivamente da parte, gioca solo nelle partite di coppa, svogliato e indisponente.Al ritorno degli ottavi di Europa League contro la Dinamo Zagabria Alli parte titolare, ha una nuova occasione, ma si dimostra subito pigro. Ha un’occasione buona dopo pochi minuti ma liscia il pallone malamente cercando di piazzarlo. Poco dopo Kane mette un pallone forte e teso per lui sul secondo palo ma il suo inserimento è, ancora una volta, pigro, in ritardo. Manca di verve anche in rifinitura, perde gran parte dei duelli e non riesce mai a trovare il tiro. La sua partita finisce poco dopo l’ora, doveva farsi trovare pronto e sfruttare l’occasione di una partita apparentemente facile per ricostruire la sua credibilità, la sua serata, invece, è un fallimento. Come se non bastasse, gli Spurs buttano via il doppio vantaggio dell’andata, si fanno trascinare ai supplementari e infine regalano anche il terzo gol che li eliminerà, instradando Mourinho verso il prematuro addio, arrivato a fine aprile. Alli ritrova un po’ di campo solo nel breve interregno del suo ex compagno Ryan Mason confermando, peraltro, la sua pessima forma. All’inizio della stagione 2021/22 tocca a Nuno Espirito Santo provare a risollevarlo, cercando, invano, di ritrasformarlo in una mezzala nel suo 4-3-3, con accanto due giocatori di copertura come Højbjerg e Skipp. Nuno, nelle interviste, si dice determinato a «supportarlo e a trovare le soluzioni ideali per fargli ritrovare fiducia e la miglior forma possibile». In questo periodo arriva la sua ultima rete in Premier League, su rigore contro il Wolverhampton. Alli fa però fatica a recepire le indicazioni di Nuno, e a onor del vero non sarà l’unico: persino una spugna come Kane incontra grandi difficoltà. All’intervallo durante il derby con l’Arsenal viene sostituito mentre la squadra si trova sotto 3-0. A fine partita Nuno parlerà di «piano gara non eseguito dai giocatori». Dopo neanche dieci partite, Alli è nuovamente fuori dalle grazie di un suo allenatore. Tornerà a giocare, da trequartista, solo in coppa contro Mura e Vitesse.A fine ottobre Nuno viene allontanato ma con Antonio Conte le cose non vanno certo meglio. Alli riesce a giocare solo due volte, contro Liverpool e Southampton, più per contingenze legate a un focolaio di Covid che non per scelta tecnica. Il motivo del declino di Dele Alli resta avvolto dal mistero. È sempre stato un giocatore peculiare. Considerato un centrocampista offensivo, al suo prime ha giocato soprattutto da seconda punta. L’ascesa di Son lo ha però costretto a ripensare alla sua posizione in campo. Alli ha quindi finito per arretrare, rinunciando ai suoi inserimenti, fino a perdere totalmente la sua presenza nelle zone avanzate. A parziale discolpa, le difficoltà avute nelle scelte delle guide tecniche hanno reso il Tottenham degli ultimi anni una squadra poco funzionale alla crescita di molti giocatori. Lo dimostrano le situazioni di Ndombelé, Lo Celso e Bryan Gil, rapidamente accantonati alle prime difficoltà. Eppure il caos che ha dominato il Tottenham da quando è iniziato il declino della gestione Pochettino non può essere l’unica spiegazione del suo crollo. È impossibile ignorare i suoi problemi temperamentali. Una scarsa propensione a rimettersi in gioco per riconquistare lo status di uomo chiave di cui comunque sembra aver bisogno. Alli è un giocatore che vuole brillare, non si accontenta di fare la comparsa. Pochettino lo aveva sempre protetto, considerandolo un giocatore importante a prescindere dalla sua forma fisica e, probabilmente, lui ne ha tratto forza e convinzione. Quando è stato messo in discussione, invece, si è spento. I successori di Pochettino lo hanno cercato di stimolare attraverso le critiche, che però hanno finito per sortire l'effetto opposto. Ad Alli non piace essere messo in discussione, e in questo sembra fuggire dalle classiche dialettiche da spogliatoio che vediamo nel calcio contemporaneo. Non sembra uno di quei calciatori cresciuti con motti motivazionali e mentalità battagliera. Sembra piuttosto una persona fragile che ha bisogno di essere coccolato. Le critiche di Mourinho, Nuno e Conte hanno fatto brillare la sua indolenza e opacizzato il suo talento.

Il suo ultimo gol su azione è datato febbraio 2021 ed è una magnifica rovesciata nel contesto minore dell'Europa League.

Uscire di scenaUltimamente circola molto un estratto di All Or Nothing: è un dialogo tra Dele Alli e José Mourinho. Dele è seduto, resta quasi sempre in silenzio. Mou parla per due minuti e forse il punto centrale risiede in una delle ultime cose che ha da dire: «Devi volere di più da te stesso». Forse è così, Alli avrebbe dovuto davvero esigere di più da sé stesso. La sua ascesa nei primi anni agli Spurs è stata straordinaria ma è bastata una stagione difficile per rimettere in discussione il suo enorme talento. Mourinho sottolinea la differenza tra un “giocatore top” e un “giocatore con potenziale da top”: la continuità. È un linguaggio da cui Dele Alli sembra davvero estraneo. Bisogna riconoscere che nemmeno nei suoi anni migliori è un giocatore che ha brillato per continuità, ma i suoi picchi di talento sono sempre stati tali da renderlo un problema secondario. Quando si è scontrato con le prime difficoltà di una carriera che non poteva essere solo in ascesa - perché nessuna, o quasi, lo è - si è lasciato avvolgere da una spirale triste.Dalla miglior stagione di Dele – una stagione da 18 gol e 7 assist in Premier – sono passati appena cinque anni, ma il ricordo del suo talento è ormai talmente sbiadito che ne sembrano passati dieci, o venti. Sembra un'epoca totalmente differente. «Il tempo vola» gli diceva Mourinho con amarezza profetica, e il tempo in effetti è volato. Dele Alli, che ora ha 26 anni, un'età in cui i calciatori raggiungono il vertice della carriera, e invece lui gioca in Turchia, dove in genere i calciatori della Premier League si godono la fase crepuscolare della loro carriera. La separazione dagli Spurs coincide con una nuova fase positiva per la squadra, un nuovo ciclo avviato dal lavoro di Antonio Conte. A gennaio Dele Alli aveva già il club che lo ha reso grande dalla porta sul retro, con un bel video di ringraziamento, qualche fredda stretta di mano e tanta tristezza. Era ormai evidente che un giocatore così non avesse più nulla da dare a un club che ambiva a tornare grande. Si ritrova all’Everton in piena lotta salvezza. Poco prima del suo arrivo sulla panchina era arrivato Frank Lampard, al culmine di un semestre segnato da ogni sorta di sventura per il club e culminato nella cessione di un uomo di punta come Lucas Digne per un litigio con Benitez, poi comunque licenziato qualche giorno dopo detta cessione. L’Everton ha un fascino magnetico sui giocatori in declino: negli anni ha attratto diversi talenti mai veramente esplosi come Tom Cleverley, Gerard Deulofeu, Theo Walcott, Alex Iwobi, Aaron Lennon. Negli anni passati queste scelte avevano dato qualche piccolo risultato ma in una situazione così disastrata forse il contesto non era, già in partenza, ideale per Alli. Probabilmente arriva credendo di avere il posto garantito: sarebbe stata una botta di fiducia. La realtà, però, è ben diversa. Al suo esordio è in panchina ma entra prima della mezz’ora per un infortunio a Demarai Gray. Lampard lo impiega come mezzala, chiedendogli, come altri prima di lui, un lavoro di sacrificio che semplicemente non gli appartiene. L’Everton va avanti con un autogol di Lascelles ma appena il gioco riparte si ritrova subito sul pari a causa un altro autogol, stavolta di Holgate. Alli non entra bene, si vede poco, è impreciso. Tocca una quarantina di palloni e ne perde circa la metà. Tra questi c’è anche quello che porterà al 2-1 del Newcastle, che poi chiuderà la pratica con una bella punizione di Trippier. Non serve sottolineare quanto questo debutto sia stato deludente e Lampard, al netto delle dichiarazioni concilianti, lo relega ancora in panchina. I 65' giocati contro l’Everton restano di netto il suo miglior minutaggio per i successivi tre mesi. A marzo l’ex attaccante del Liverpool Stan Collymore, nella sua rubrica sul Daily Mail, suggerisce ad Alli di riconsiderare le sue priorità. «Sta prendendo in giro i tifosi, i club e gli allenatori» dice, suggerendogli di «guardarsi allo specchio e chiedersi se ha ancora voglia di giocare». Collymore forse è troppo radicale, ma a vedere Dele Alli in campo viene da pensare che abbia ragione. Un giocatore che faceva del piacere e del gusto estetico una sua cifra, il suo stile unico, oggi in campo sembra triste e svagato.Per rivedere una partita positiva di Alli bisogna aspettare metà maggio. Entra all’intervallo contro il Crystal Palace, l’Everton è sotto per 2-0 e dovrebbe giocarsi la salvezza all’ultima giornata. Nonostante i 26 anni appena compiuti, si comporta come il giocatore di esperienza che è e gioca in un modo non più appariscente e brillante come cinque anni prima. La sua è una partita intelligente, riempita di tante piccole giocate che singolarmente non si notano ma che in una squadra in totale sbando sono vitali per restare a galla. Si fa vedere di continuo dai suoi compagni, chiede palla, la protegge, prende qualche fallo, prova qualche dribbling, ogni tanto urla per tenere alta la concentrazione in campo. Sei anni prima, contro il Palace, aveva segnato il gol più bello della sua carriera, con cui si era annunciato al mondo come un diciannovenne capace di onnipotenza calcistica. Ora ha perso tutta la sua carica spettacolare, è più ordinato, più malinconico. La versione banale di Dele Alli.La sua presenza, però, è fondamentale: prima si prende il fallo da cui arriva il 2-1 di Michael Keane, poi una sua palla in mezzo verrà deviata da Andersen sui piedi di Richarlison per il 2-2. Due anni dopo l’assurda rimonta di Zagabria, è la squadra di Dele a recuperare due gol. L’Everton alla fine vince per 3-2, prendendosi una soffertissima salvezza. Quasi a sorpresa, dopo la partita Lampard dichiara, convinto, di poter ancora tirare fuori il miglior Dele. “Non è un colpo per il breve termine” dice, forse anche credendoci. Una settimana dopo Dele è titolare in una inutile partita contro l’Arsenal. Sei mesi prima, sempre contro l’Arsenal, era iniziato il suo addio agli Spurs. Qui è difficile anche trarre conclusioni dalla sua prestazione perché gli avversari fanno un altro sport e l’Everton gioca come la squadra senza ambizioni che è. Nominalmente sarebbe la mezzala sinistra di un 5-3-2 ma tutto l’Everton riesce a malapena a marcare presenza. L’Everton perde 5-1 e Dele è nuovamente il giocatore che tocca meno palloni in campo. La fine della stagione è forse la miglior notizia per lui.L’estate dell’Everton è di una tristezza disarmante: a inizio luglio Richarlison lascia il club per andare al Tottenham. Nella sua tournée americana la squadra viene prima battuti facilmente dall’Arsenal, e poi dal Minnesota United. Nella seconda amichevole Alli entra all’intervallo e si regala forse l’ultimo highlight negativo della sua esperienza a Liverpool, da destra gli arriva un cross su cui il portiere va a vuoto, sarebbe un appoggio comodo a porta vuota, ma il suo taglio è troppo lungo. La palla gli rimbalza sull’esterno destro e va fuori mentre Dele cade dentro la porta. Dopo l’errore la camera stringe su di lui, seduto per terra, stizzito, rassegnato, coi capelli tinti e i baffi e pizzetto che associamo a questa sua fase decadente. Chissà se sta pensando, mentre scuote la testa, a quanto rimbalzerà quel video su Twitter, e con quanto sadismo.

Si rifarà nella partita seguente segnando due gol al Blackpool senza però impressionare granché. Poco prima dell’esordio stagionale, Dominic Calvert-Lewin si infortuna e, in conferenza stampa, Lampard ipotizza di poter impiegare Alli come centravanti: «Sappiamo che se riusciamo a metterlo nel suo ruolo ideale potrebbe diventare una grande risorsa per noi». Aggiunge, poi, che deve esserci una soluzione ai suoi problemi e che Dele ha bisogno di supporto da parte sua ma anche da parte dello staff e dei compagni. Troverà qualche minuto nelle prime due uscite in Premier League contro Chelsea e Aston Villa ma le sue apparizioni saranno brevi e dimenticabili. Forse anche Lampard perde la poco di fiducia che gli resta. Dopo la partita con l’Aston Villa, inizia a circolare la voce di un passaggio al Besiktas. Una settimana dopo, Lampard conferma che la trattativa è molto avanzata. La scelta di spostarsi in Turchia sembra la bandiera bianca di un giocatore che forse non ha più la forza di resistere alle pressioni della Premier League. Magari può finire bene. Uscire dalla luce dei riflettori potrebbe essere un modo per ritrovare una genuina passione per il calcio che, negli ultimi due anni, sembra aver perso. Mourinho probabilmente aveva ragione: Alli avrebbe dovuto esigere di più da sé stesso. Non tutti però riescono a resistere a certe pressioni, e quelle intorno ad Alli, in un certo periodo, erano davvero asfissianti. Dall'MK Dons alla Nazionale inglese in pochi mesi, e ora fuori dalla Premier League ad appena 26 anni Pochi giocatori, persino nella frenesia del calcio contemporaneo, hanno sperimentato un'ascesa e un crollo tanto fulminanti. A riguardare i video dei suoi tre anni splendenti, la spensieratezza e la sfacciataggine con cui toccava il pallone, viene una grande tristezza.

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