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Giorgio Di Maio
Cosa deve fare Sinner contro Medvedev in finale
27 gen 2024
27 gen 2024
La preview della finale tra Sinner e Medvedev agli Australian Open.
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Giorgio Di Maio
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Foto di Nicolò Campo / Imago
(foto) Foto di Nicolò Campo / Imago
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Un tennista italiano sarà il favorito di una finale Slam disputata su cemento. Parole che lette nel 2017 sarebbero state realistiche solo nella modalità carriera di un videogioco, e che invece domattina alle ore 9.30 italiane saranno molto tangibili.

Proprio in Australia nel 2017 c’era stata la Restaurazione, con una finale tra Federer e Nadal che sembrava ricordare a ogni appassionato di tennis che, come l’impero spagnolo di Carlo V, sull'impero dei Big-3 non sarebbe mai tramontato il sole. E nel torneo che allo stesso tempo non vedeva perdere Djokovic dal 2018 è giusto notare come forse il vento stia effettivamente cambiando. Quella di domenica tra Jannik Sinner e Daniil Medvedev sarà la prima finale dal 2005 senza un membro dei Big3 (Safin - Hewitt) e in generale il primo Australian Open vinto da un non-Big3 (Wawrinka nel 2014, battendo proprio Djokovic). Nel 2005 non esisteva ancora YouTube né l'iPhone.

Innanzitutto, perché Sinner è favorito? La risposta semplice è: perché ha battuto Djokovic; ha interrotto il suo regno sconfiggendolo per la terza volta nelle ultime quattro sfide. Numeri che in passato sono appartenuti solo a Nadal, Federer, Roddick e Tsonga (addirittura quattro consecutive). L'impressione è che l'italiano abbia inflitto un duro colpo alle convinzioni di Djokovic, apparso per la prima volta in uno Slam come uno splendido campione di 36 anni, e non il dominatore inflessibile del tennis. Durante la sfida Sinner non è stato scalfito nemmeno dal tiebreak del terzo set, che avrebbe potuto destabilizzarlo. Non c’era un singolo aspetto del gioco a cui aggrapparsi per Djokovic, tanto Sinner è stato perfetto da fondo e al servizio, terminando con uno zero nella casella palle break procurate. Un numero che dice molto su una prestazione al servizio impensabile anche solo un anno fa (ma anche sulle difficoltà oggettive di Nole).

Daniil Medvedev le ha già viste tutte in questo torneo, e la semifinale con Zverev è stata definita dal suo allenatore, Gilles Cervara, la più pazza a cui abbia assistito nella sua carriera. La partita con Zverev è stata quasi illeggibile. Il tedesco era apparso in controllo totale fino al tiebreak del terzo set, prima che Medvedev usasse qualche schermaglia mentale per destabilizzarlo, e un po' di fortuna per vincere soprattutto il tiebreak del quarto set, dove Zverev è andato a due punti dalla vittoria. È stata una partita isterica, prodotto del rapporto teso tra i due («Non siamo amici» ha ammesso Medvedev) e dalle tante sfide accumulate nel tempo. Nel match non sono mancate le piccole scaramucce, tra le pause infinite al servizio del tedesco e il challenge chiamato dal russo su una palla buona, solo per spezzare il ritmo dell’avversario. Come si dice: in amore come in guerra tutto è lecito, e a Medvedev è riuscita una rimonta che sembrava francamente impossibile.

Zverev si era trovato sopra di due set in un attimo, mostrando un buon livello ma nemmeno paragonabile a quello tenuto nel match con Alcaraz. Medvedev era stanco come raramente si è visto nel circuito, se non forse nel famoso quinto set della sfida con Nadal allo US Open 2019. Tra la percentuale bassissima di prime (48% nel primo set) e una generale stanchezza in tutti gli spostamenti laterali sembrava fatta per la seconda finale Slam di Zverev, apparso molto più fresco nonostante i cinque set con Norrie e Klein e la condizione fisica precaria mostrata nel finale di match contro Alcaraz.

Medvedev però è un tennista diabolico, e ha rimesso in piedi pezzo per pezzo il suo tennis. Ha smesso di forzare per chiudere gli scambi il prima possibile e si è messo a giocare più palle corte del solito, anche per attrarre Zverev in una zona di campo in cui storicamente non ha grandi capacità. Uno dei concetti più semplici del tennis, oltre al buttare la palla di là, è tenere ogni turno di servizio per giocarsi tutto al tiebreak, dove anche se sei a corto di energie i margini sono così esigui che basta concentrarsi anche solo per pochi momenti.

Il tennista tedesco aveva mostrato nel match con Alcaraz un dritto scintillante, lontano dai suoi standard più bassi a cui ci aveva abituato. E se la sua seconda è stata sempre un problema negli ultimi anni Zverev ha risolto non tirandole più: nei quattro set del quarto di finale il tedesco ha tirato solo 17 seconde, complice il mostruoso 85% di prime tenuto tutto il match. La testa, però, è sempre la stessa, e nel tie-break il tennis di Zverev si è sciolto al cospetto della ritrovata solidità di Medvedev. Il russo è migliorato fisicamente quel tanto che bastava per tenere il servizio con facilità, zero palle break concesse dal secondo set in poi, e mettere sempre più dubbi nella testa di Zverev, che ha cominciato a tirare ogni colpo peggio. Ogni prima di servizio era sempre più lenta, ogni dritto sempre più conservativo.

Eppure, in una partita di qualità sempre peggiore, Zverev è andato a servire al tiebreak per chiudere il match sul 5-4 per la seconda finale Slam in carriera. Medvedev ha fatto vedere perché uno dei due ha vinto uno Slam e l’altro no, reagendo al doppio fallo con un punto vinto completamente in spinta e poi con un capolavoro di arte moderna applicata al tennis. Una risposta su cui ogni appassionato di tennis ha capito che avrebbe vinto poi Medvedev. Nel quinto set il virus di Medvedev ha preso pieno possesso del tennis di Zverev, che ha cominciato a sbagliare anche di rovescio, a giocare volée tremebonde, fino alla disfatta finale. Per il tedesco è stata una disfatta davvero umiliante. Medvedev a fine match gli grida "Karma", citazione di Break Point in cui Zverev gli prometteva che il karma lo avrebbe punito, e Zverev ha finito per dare la colpa del caso a «un po' di febbre».

Il più contento di questa battaglia è stato Sinner, probabilmente già a letto mentre finiva la partita. Zverev e Medvedev erano già i tennisti con più tempo passato in campo nel torneo, e le quattro ore e venti della semifinale certo non aiuteranno. Medvedev sembrava già sull’orlo del collasso nei primi due set, salvo trovare energie nervose nel finale per ribaltarla, al cospetto di un rivale nemmeno lui al meglio delle condizioni fisiche. Questo è il primo punto che rende Sinner favorito, considerando che ha perso un solo set nel suo cammino fino alla finale.

I fenomeni come Medvedev sono capaci di trovare energie dal nulla, ma la sua capacità di forzare scambi lunghissimi - la caratteristica più sofferta da Sinner - rischia di essere disinnescata dalla poca energia rimasta. Il russo non potrà permettersi il lusso di correre troppo - già contro Zverev ha dovuto provare ad accorciare gli scambi, a un certo punto. Il tennista italiano in passato ha mostrato di soffrire nelle partite lunghe, ma nella coda del 2023 sembra migliorato anche in questo aspetto, oltre ad avere un vantaggio notevole di riposo rispetto al suo avversario.

Dal punto di vista tecnico c’è il solco delle sfide di fine 2023, che hanno ribaltato l’andamento della rivalità. Medvedev ha vinto le prime sei sfide con Sinner puntando sull’efficacia del suo servizio combinata alla capacità di tenere sulla diagonale di rovescio e di non concedere mai punti semplici. Nelle ultime tre sfide questa dinamica è cambiata, anche se i tre successi di fila di Sinner sono arrivati tutti in partite combattute - di questo va tenuto conto. La nuova efficacia del servizio di Sinner gli permette di prendere più punti veloci, e il tennista italiano ha mostrato dei notevoli miglioramenti sia in spinta che in difesa che gli permettono di tenere un ritmo elevato nello scambio senza dover mai arrivare a forzare. Addirittura Medvedev a Pechino era arrivato a dover uscire dallo scambio con soluzioni diverse, come palle corte o attacchi a rete, a dimostrazione di come ormai non si senta più nella sua zona di comfort da fondo campo quando gioca contro Sinner. Questo, unito alla fatica accumulata nelle ultime partite, fa pensare che con il Sinner visto in questo torneo Medvedev proverà ad accorciare i punti il più possibile, centellinando le maratone per i punti veramente importanti. Un vantaggio non da poco per l’italiano se Medvedev non dovesse recuperare la sua brillantezza in questo giorno di riposo.

La vera trappola rischia di essere la testa, dove pure Sinner ha già mostrato di avere il coraggio e la freddezza dei più grandi. Giocare una finale Slam è un territorio inesplorato, dove tanti grandi del passato hanno avuto difficoltà nel primo approccio. Il periodo un po’ balbettante di Alcaraz ci sta ricordando quanto nel tennis nulla sia dovuto, anche se a 20 anni hai già il numero uno del mondo con due Slam in cassaforte. Proprio le due finali dello spagnolo sono un esempio, con il battesimo del fuoco arrivato da favorito ma con un avversario relativamente facile in finale, e un Wimbledon vinto in maniera leggendaria contro un mostro sacro. Sinner avrà davanti un tennista con già cinque finali Slam all’attivo, di cui una vinta impedendo il Grande Slam a Novak Djokovic. Quando sei un giovane rampante hai poco da perdere, da favorito giocare con leggerezza è molto più difficile.

Sinner è favorito per tutti i bookmakers e per la stragrande maggioranza degli esperti, un fattore che potrebbe andargli contro specialmente nel caso di una partenza più contratta. La speranza è che Jannik abbia fatto tesoro delle sensazioni e della pressione delle ATP Finals, una buona palestra in questo senso. Tutta Italia aspetta questo momento da 48 anni, come da 47 anni aspettava la vittoria in Coppa Davische proprio Sinner ci ha regalato in gran parte.

Le sensazioni rispetto alla finale di Wimbledon di Berrettini sono certo migliori, ma anche non dovesse essere una domenica di festa non c’è motivo di abbattersi, fa parte di un processo lungo e non sarebbe nulla di inedito nella storia del tennis. Per anni in Italia ci siamo raccontati di un futuro brillante che avrebbe riscattato un passato di sconfitte dolorose e anni di stenti, come nelle teologie della liberazione sudamericane. Ora quel futuro è qui davanti a noi, ed è tempo di goderselo senza stare a pensarci troppo.

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