Cosa ci lascia Eurobasket 2017
Storie, temi e personaggi di questi strani Europei di pallacanestro.
Chi esce con le ossa rotte da Eurobasket
di Dario Vismara
Non di sole storie positive si vive, per fortuna o purtroppo. Gli Europei di Croazia, Lituania e Francia – tre nazioni partite con ambizioni di medaglia e finite rovinosamente fuori ai quarti per mano di Russia, Grecia e Germania – hanno lasciato l’amaro in bocca per quello che avrebbe potuto essere e invece non è stato. Se il livello di Eurobasket in generale è stato piuttosto basso e le partite realmente memorabili si contano sulle dita di una mano è anche per il mancato contributo di queste tre compagini, che per uno strano mix di mancanza di applicazione e chimica generale, hanno lasciato molto a desiderare sotto ogni aspetto.
Dalla Croazia ci si poteva aspettare qualcosa di più di un’eliminazione per mano della Russia, specialmente per una squadra che era reduce dalle Olimpiadi (anche qui, come purtroppo ben ricordiamo) e che poteva contare su due mammasantissima a livello europeo come Dario Saric e Bojan Bogdanovic. Invece si sono fatti trascinare verso il basso senza dare mai una vera sensazione di potersela giocare, vivacchiando fino all’eliminazione agli ottavi senza infamia e senza lode, finendo fuori per l’ennesima volta alla prima partita in cui ci si giocava davvero qualcosa – una costante ormai negli ultimi 10 anni.
Che qualcosa non funzionasse nella Lituania invece si poteva intravedere già dalla sconfitta contro la Georgia alla prima gara, solo parzialmente cancellate dalle quattro vittorie nel resto del girone. Ma è bastata una squadra in serata buona come la Grecia per mandare fuori Jonas Valanciunas e compagni, che pur potendosi permettere il lusso di uno come Mindaugas Kuzminskas in uscita dalla panchina sono andati fuori contro una squadra che si era guadagnata gli ottavi di finale solo in uno spareggio contro la Polonia priva di Gortat. Il talento per ricominciare un nuovo ciclo non mancherà mai tra i lituani, ma una profonda riflessione va fatta – perché, dopo quello NBA, anche nel contesto europeo uno come Valanciunas sta diventando più un peso che un valore aggiunto.
Ultime parole invece per la Francia, che come ogni tanto capita si è presentata con la faccia spocchiosa ed arrogante, finendo fuori contro una squadra limitata come la Germania di Dennis Schroeder. Certo, subire un 6/8 da tre punti nell’ultimo quarto dopo che gli avversari avevano tirato 3/20 fino a quel momento non è normale, e non poter contare su un top-20 NBA come Rudy Gobert azzopperebbe chiunque, ma andare fuori in quel modo pur potendo avere una rotazione di guardie formata da Heurtel, De Colo e Fournier rimane uno spreco. Alla prima competizione senza Tony Parker, la Francia è crollata in modo tipicamente francese, dando la netta impressione che nessuno riuscisse nemmeno a guardare in faccia il proprio compagno – e il veteranissimo Boris Diaw non è riuscito a ricomporre le varie anime della squadra.
Discorso a parte se lo merita la Spagna, partita con i favori del pronostico per l’oro e invece battuta di 20 senza nemmeno combattere troppo contro la Slovenia. Si tratta però dell’unica sconfitta in un EuroBasket altrimenti controllato, spesso senza nemmeno ingranare le marce alte (cosa che poi hanno finito per pagare), ma alla fine culminato con l’ultimo bronzo da regalare a Juan Carlos Navarro, che chiude la sua leggendaria carriera in nazionale con la decima medaglia in una competizione. Volendo allargare lo sguardo, gli spagnoli avrebbero probabilmente dovuto vincere questi Europei e finire terzi nel 2015, quando un Pau Gasol (diventato miglior marcatore nella storia di EuroBasket nel corso della manifestazione) in versione extralusso vinse quasi da solo l’oro trascinando una Spagna incerottata. Alla fine, il conto rimane in pari e si può pensare al prossimo ciclo delle Furie Rosse, con i fratelli Hernangomez pronti a raccogliere il testimone dai Gasol.