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Cosa ci ha detto il derby su Inter e Milan
16 ott 2017
16 ott 2017
Spalletti ha vinto la partita soprattutto grazie ai duelli individuali ma per Montella non è tutto da buttare.
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Foto di Emilio Andreolli / Getty Images
(foto) Foto di Emilio Andreolli / Getty Images
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Il passaggio del Milan al 3-5-2, arrivato dopo la pesante sconfitta contro la Lazio, è stato più problematico del previsto. Le brutte prestazioni contro la Sampdoria e la Roma avevano dimostrato che il cambio di sistema non aveva risolto i limiti evidenziati dalla squadra di Simone Inzaghi: il Milan continuava a soffrire le ripartenze avversarie; difendeva più basso e pressava meno, ma copriva male gli spazi, concedendo comode ricezioni tra le linee e profondità alle spalle della difesa; continuava a difendere male l’area di rigore e aveva perso brillantezza in fase di possesso, non tanto per uno stravolgimento dei princìpi di gioco quanto piuttosto per la difficoltà a ritrovare riferimenti e intese, accentuate dalle continue rotazioni di Vincenzo Montella tra centrocampo e attacco. L’Inter rappresentava il banco di prova ideale per misurare i progressi dei rossoneri: non c’entra solo la rivalità o il grande inizio di stagione, ma anche le caratteristiche offensive della squadra di Luciano Spalletti. Lo scontro con il tridente nerazzurro era sulla carta il test più duro possibile per le debolezze difensive del Milan, che si incastravano alla perfezione con le migliori qualità di Mauro Icardi, Ivan Perisic e Antonio Candreva. Non era difficile prevedere che le sorti del derby sarebbero state decise da questo incrocio. Più in generale, l’andamento della partita ha rafforzato le sensazioni sui punti di forza e i limiti di entrambe le squadra maturate in questo inizio di stagione.

I limiti strutturali del Milan Il cambiamento più significativo dopo il passaggio al 3-5-2 ha investito la fase di non possesso: il Milan non cerca più il recupero immediato del pallone, ma preferisce aspettare nella propria metà campo coprendo il centro e orientando il gioco avversario sulle fasce, grazie all’addensamento che si viene a creare nel mezzo con i tre difensori centrali, il triangolo di centrocampo e le due punte. Contro l’Inter, abituata a risalire il campo sulle fasce e a crossare molto, assecondando così le caratteristiche di Candreva e Perisic, la sfida era quella di conciliare l’atteggiamento attendista con un’organizzazione difensiva in grado di tenere Icardi lontano dall’area di rigore. Montella si è concentrato soprattutto su due aspetti: negare le ricezioni tra le linee al trequartista nerazzurro, Borja Valero, e impedire a Perisic di girarsi e sfidare Borini o Musacchio nell’uno contro uno. La schermatura di Borja Valero è toccata soprattutto a Biglia e Bonaventura (lo spagnolo si muoveva prevalentemente alle sue spalle), mentre su Perisic usciva in marcatura Musacchio. La prima costruzione dell’Inter prevedeva Nagatomo più alto di D’Ambrosio, Perisic così entrava dentro il campo ed era seguito da Musacchio, mentre Borini si occupava del giapponese.

Sull’altra fascia, Candreva era seguito da Ricardo Rodríguez, mentre su D’Ambrosio usciva in un secondo momento Bonaventura. La prima idea dell’Inter era di trovare Borja Valero, anche rischiando qualche scelta con i difensori, soprattutto Skriniar, per arrivare subito nella trequarti con verticalizzazioni a tagliare le linee. In realtà è bastato passare dalle fasce e sfruttare la supremazia di Icardi in area di rigore per far crollare i piani difensivi del Milan. Il primo gol è significativo: Skriniar cerca Borja Valero con un filtrante, Bonaventura intercetta ma non riesce a controllare la palla né a conservarla dopo il passaggio sbagliato di Vecino. L’Inter la recupera con Borja Valero e risale velocemente sulla destra con una combinazione tra D’Ambrosio e Candreva. Biglia e Romagnoli sono in ritardo nelle scalate, il cross di Candreva è stupendo perché rimbalza davanti a Bonucci impedendogli di intervenire e viene girato in porta da Icardi. Le difficoltà rossonere in transizione e nel difendere l’area di rigore sono ancora una volta decisive. All’Inter viene concesso di risalire il campo e di crossare, Bonucci non occupa la traiettoria del cross e Musacchio non marca Icardi. Concettualmente, il secondo gol di Icardi è identico: l’Inter riparte dopo una brutta palla persa da Biglia, Perisic salta Musacchio e crossa in mezzo per il numero 9 argentino, che non è né marcato né coperto da uno tra Biglia o Bonucci.

La scelta di marcare a zona in area di rigore è legittima: il punto è che se non si sceglie di marcare l’avversario bisogna impedire che il pallone gli arrivi, predisponendosi per intercettare il cross. Sul secondo gol di Icardi la linea difensiva è troppo schiacciata verso la porta e Biglia e in ritardo nella copertura del passaggio all’indietro. Qualche minuto dopo l’1-1 il Milan aveva già rischiato di subire gol in una situazione simile, su un cross all’indietro di Candreva che ha trovato Matías Vecino da solo nonostante la superiorità numerica dei difensori milanisti.

I limiti in transizione difensiva sono stati definitivamente esposti da Vecino a due minuti dalla fine: prima la comoda ricezione alle spalle di Locatelli, un problema mostrato già nelle prime giornate che si pensava potesse essere risolto con la difesa a 3 (ma Rodríguez, che aveva preso il posto di Romagnoli come centrale di difesa sinistro, esce in ritardo), poi le preoccupanti difficoltà di Bonucci e Biglia a contenere l’uruguaiano in campo aperto. Da lì nasce l’angolo su cui Rodríguez commette il fallo da rigore che chiude la partita.

I miglioramenti del Milan Il derby ha comunque lanciato segnali incoraggianti per Montella. Il Milan ha difeso meglio gli spazi tra le linee, concedendo a Borja Valero appena 19 tocchi e 16 passaggi completati (secondo dati Wyscout): una miseria, considerata l’indole dello spagnolo. Merito soprattutto di Bonaventura, che è stato bravo a sdoppiarsi tra la schermatura di Borja Valero e le uscite su D’Ambrosio. L’Inter ha vinto la partita spostandosi sulle fasce, ma i rossoneri non avranno sempre di fronte Perisic, Candreva e Icardi. Migliorare la copertura degli spazi, specie dopo il passaggio al 3-5-2 e il cambio di atteggiamento in fase di non possesso, è un punto fondamentale nel percorso di crescita rossonero. Nel secondo tempo, poi, il Milan ha finalmente ritrovato la brillantezza offensiva, grazie alla sostituzione di Kessié con Cutrone che ha fatto scivolare Suso nel ruolo di mezzala destra. Il piano iniziale di Montella per aggirare il pressing dell’Inter, che schierava in verticale Borja Valero e Icardi su Biglia e Bonucci e orientava Perisic e Candreva su Musacchio e Romagnoli, prevedeva l’uscita sulle fasce e lo sfruttamento delle catene laterali. A destra Musacchio si appoggiava di frequente a Borini, la cui ricezione innescava i movimenti opposti di una delle due punte (più spesso Suso) e Kessié per completare il triangolo e risalire il campo.

La catena destra in azione: Suso si abbassa, Kessié si allarga.

A sinistra invece la linea di passaggio più utilizzata era quella tra Romagnoli e Bonaventura, chiamato a muoversi alle spalle o ai fianchi di Vecino, entrando in connessione con Rodríguez e Suso, che tagliava dall’interno verso l’esterno a chiudere il triangolo. Le intese sulle fasce sono state però tutt’altro che perfette: spesso chi aveva la palla non sapeva bene che farne ed era costretto a lanciare lungo. La mancanza di coordinazione, unita a errori tecnici che hanno impedito di sfruttare un paio di errori banali dell’Inter (le due palle perse da Miranda e Borja Valero nel primo quarto d’ora), hanno quasi annullato la pericolosità del Milan nel primo tempo. L’unica occasione degna di nota è arrivata poco prima dell’intervallo grazie a una grande giocata di Kessié per Borini. Sotto di un gol e dopo un tempo regalato o quasi, Montella ha rinunciato a qualsiasi prudenza affiancando Cutrone ad André Silva e abbassando Suso da mezzala insieme a Bonaventura. Il Milan ha subito guadagnato brillantezza, ampliando le proprie soluzioni offensive e occupando stabilmente la metà campo interista con gli esterni e i centrali di fascia, più intraprendenti nel sostenere l’azione. Suso ha sfruttato proprio una sovrapposizione di Musacchio per fintare il passaggio e aprirsi lo spazio per il tiro dell’1-1.

L’uscita dalla difesa non è migliorata in maniera sensibile, ma è bastato appoggiarsi ai due centravanti per alzare il baricentro e conservare il possesso: una volta entrata nella metà campo interista, la squadra di Montella poteva contare sulla qualità di Suso e Bonaventura e sui riferimenti dati da Rodríguez e Borini, larghi e più alti rispetto al primo tempo. Il Milan ha iniziato a utilizzare in maniera sistematica i cambi di gioco e grazie a questi è riuscito a rimontare due volte lo svantaggio: da segnalare soprattutto l’azione del secondo gol, nato da uno splendido lancio di Rodríguez per Borini e da un cross sul secondo palo di quest’ultimo che ha trovato l’esterno opposto, Bonaventura, allargato dopo l’uscita di Romagnoli e l’ingresso in campo di Locatelli. I punti di forza dell’Inter Spalletti ha vinto il derby nella maniera più prevedibile, lasciando che a fare la differenza fossero le qualità dei suoi giocatori migliori, amplificate dalle debolezze difensive del Milan. Perisic e Candreva hanno dominato le rispettive fasce, Icardi è stato una sentenza in area di rigore, convertendo tutte le occasioni che gli sono capitate. Il derby ci ha solo ricordato che i grandi momenti di forma di Candreva, Perisic e Icardi sono fra i principali motivi dei risultati sopra le aspettative dell’Inter. Le difficoltà del Milan nel difendere l’area di rigore hanno suggerito a Spalletti di lasciare Candreva largo a destra a fare ciò che solitamente gli riesce meglio, e per cui spesso viene contestato: crossare. L’assist servito a Icardi per il primo gol è davvero eccezionale, per come ha saputo dosare la forza e il giro della palla evitando Romagnoli e Bonucci. Perisic è stato forse meno continuo in fase offensiva, ma ha giocato una partita più completa, segnalandosi con 9 recuperi palla (dati Wyscout), secondo miglior giocatore dell’Inter da questo punto di vista, dietro Miranda (10 palloni recuperati). Il croato si è pienamente calato nei compiti difensivi assegnati da Spalletti, ripiegando con costanza e spendendosi anche in recuperi molto profondi. Quando poi il Milan gli ha concesso spazio gli è bastato un solo dribbling per ribaltare l’inerzia della sfida nel momento di massimo sforzo dei rossoneri, che poco prima del 2-1 avevano sfiorato il gol con Bonaventura. In questo momento in Serie A non ci sono molti giocatori in grado di incidere su una partita come Perisic.

Gli xG dicono di un leggero predominio dell'Inter in quanto a pericolosità. Il gol di Bonaventura è stato considerato come auto-gol di Handanovic, ma la conclusione è presa in conto ovviamente. Per Icardi parlano ovviamente i tre gol: visti i problemi che ha il Milan a difendere l’area di rigore, l’argentino era probabilmente il peggior attaccante possibile da affrontare. Icardi in area mette in crisi difese molto più organizzate, ma sono comunque da sottolineare sia i suoi movimenti che la facilità con cui riesce a coordinarsi: non è affatto banale girare in porta due cross forti come quelli di Candreva e Perisic. L’Inter ha saputo ancora una volta gestire i vari momenti della partita, controllando piuttosto agevolmente il primo tempo e reagendo ai periodi di maggiore sofferenza nella ripresa cancellando per due volte la possibile rimonta del Milan. Quando si apre il campo poche squadre sono pericolose come l’Inter, che oltre che su Perisic e Candreva può contare su Vecino, decisivo con la conduzione con che ha permesso alla sua squadra di guadagnare l’angolo che ha portato al fallo da rigore su D’Ambrosio. I difetti dell’Inter Nel sistema pensato da Spalletti la prestazione del trequartista è fondamentale per avere maggiore controllo sulla partita e non delegare responsabilità eccessive a Perisic e Candreva nel risalire il campo. Contro il Milan mancavano sia Brozovic che João Mário e sulla trequarti ha giocato Borja Valero, che ha assecondato le proprie caratteristiche cercando la palla il più possibile, anche andando oltre il centrocampo milanista, privando così l’Inter di una presenza fondamentale tra le linee. Lo spagnolo non è stato servito spesso, però, e le difficoltà a trovarlo tra le linee ha tolto brillantezza alla manovra interista. Per inquadrare l’importanza del trequartista nel gioco dell’Inter, basta dire che la prima ricezione “di qualità” di Borja Valero, nello spazio tra Biglia e Romagnoli, ha innescato l’azione in cui Candreva ha pizzicato la traversa con un tiro da fuori.

Borja Valero riceve e Candreva entra dentro il campo: l'Inter arriva al limite dell'area e colpisce la traversa.

Il derby ha anche mostrato le debolezze nerazzurre in fase di non possesso. L’Inter deve ancora migliorare i tempi delle scalate laterali quando la squadra avversaria attira il pressing su una fascia e poi cambia gioco. È un limite insito nel sistema difensivo costruito da Spalletti, che porta molto dentro il campo l’esterno opposto per coprire il centro e di conseguenza concede spazio sul lato debole. Il Milan lo ha sfruttato in maniera sistematica e non è servito nemmeno l’aggiustamento in corsa di Spalletti, che ha prima abbassato Candreva e poi ha inserito Cancelo per coprire meglio l’ampiezza quando ormai l’Inter era stata schiacciata all’indietro. È stato proprio Cancelo a non seguire l’inserimento di Bonaventura sul secondo gol rossonero.

Spalletti corre ai ripari abbassando Candreva in linea con i difensori. Borja Valero prende il suo posto a centrocampo.

L’Inter arrivava al derby con la miglior difesa del campionato, un risultato non in linea con la solidità mostrata dalla squadra nelle scorse giornate. Un segnale che Spalletti non può ignorare se vuol dar seguito a questo inizio di campionato quasi perfetto. È ancora presto per inquadrare le ambizioni nerazzurre, e la sfida col Napoli potrebbe chiarirle: battendo la squadra di Sarri l’Inter sarebbe da sola in testa alla classifica, un traguardo che forse Spalletti non immaginava nemmeno nelle previsioni più rosee. Il Milan è invece atteso dalle sfide contro il Genoa e il Chievo prima di incrociare la Juventus: due partite in cui dovrà assolutamente interrompere la striscia di sconfitte (tre consecutive!) e migliorare l’assimilazione del 3-5-2 per presentarsi alla sfida con i bianconeri nel miglior modo possibile. Il derby qualche segnale lo ha dato: la prestazione della squadra di Montella è sensibilmente migliorata quando ha abbandonato ogni prudenza per giocare un calcio più offensivo e maggiormente nelle corde dei suoi giocatori, in difficoltà a sostenere lunghe fasi di difesa posizionale. La coperta appare ancora troppo corta, i limiti strutturali sono ancora molto evidenti e non sarà facile risolverli nel breve periodo. Biglia e Bonucci, i giocatori attorno a cui si pensava di costruire la squadra, sono ancora ben al di sotto dei loro standard. Ma la reazione avuta nel secondo tempo contro l’Inter, che ha decisamente innalzato la pericolosità del Milan, indica quale sia la strada che deve seguire Montella per tirare fuori il meglio da questa rosa.

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