Lungi dal regalarci soltanto la celebrazione del Grande Calcio, con intensi momenti di psicodramma, rivalse epiche, delusioni cocenti o trionfi gloriosi, ogni pausa per le Nazionali è anche – e soprattutto – un fantastico momento di sublimazione della biodiversità calcistica mondiale. Per una gara al vertice nel girone di Qualificazione Mondiale, sliding door di interi cicli progettuali e generazioni di calciatori, specie giunti a questo punto di climax emotivo, in qualche angolo recondito del mondo va in scena una partita la cui significatività oscilla tra il nonsense e l’inutile-con-sfumature-di-grottesco.
A un Serbia-Portogallo deciso al 90’, che spinge Cristiano Ronaldo un pezzettino più lontano dal Qatar ed eleva allo status di santo ortodosso Mitrovic, fa da contraltare un pareggio strappato a fatica dallo stesso Qatar (che per partecipare al suo Mondiale non dovrà fare nessun playoff) a Baku con l’Azerbaijan; per un’Italia che non riesce a vincere a Belfast, e si vede destinata al purgatorio dei play-off, c’è un exploit delle Isole Comore contro la Sierra Leone in uno stadio di Sapanca, a metà strada tra Istanbul e Smirne. E poi: gesti tecnici abbacinanti di giovanotti che non vedremo giocare al Mondiale, almeno non questa volta, e un po’ ci dispiace.
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Gavin Bazunu, portiere dell’Irlanda, era salito già alla ribalta per aver parato un rigore a CR7. Lo vedremo mai a un Mondiale?
Se i riflettori in questi giorni sono rimasti puntati sulle squadre di vertice, quelle che si sono guadagnate il pass per il prossimo Mondiale e quelle che invece hanno visto sfuggire o ritardare il loro obiettivo, esiste un calcio che è venuto a patti con il fatto che non solo non si è qualificato per Qatar 2022, ma che a un Mondiale probabilmente non ci andrà mai, neppure se cominciassimo davvero a disputarlo ogni due anni. È di loro che parlerò di seguito.