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Emanuele Atturo
Cosa aspettarsi da Davy Klaassen all'Inter?
05 set 2023
05 set 2023
Un giocatore peculiare, con una carriera a suo modo di culto.
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Emanuele Atturo
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Imago / Pro Shots
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Come siamo finiti con Davy Klaassen all’Inter?Di tutti i profili di giocatori di cui si è parlato in questo calciomercato, quello di Klaassen sembrava il meno plausibile. Non un centrocampista particolarmente atletico, non un mediano difensivo che potesse dare il cambio a Calhanoglu. Un giocatore proprio difficile da associare all’Inter, con la sua carriera lunga, bella ma in fondo meno entusiasmante di quanto si fosse immaginato a un certo punto. Una carriera collegata interamente alla squadra in cui è cresciuto, l’Ajax, di cui Klaassen ha incarnato estetica e ideologia in maniera ortodossa. Quando ha provato a uscire fuori da Amsterdam il suo talento è appassito. Il suo giro di fallimenti è iniziato là dove è cominciato per tanti, all’Everton. Arrivato per 27 milioni di euro, capitano e leader tecnico dell’Ajax, doveva far entrare la squadra di Ronald Koeman in una nuova era di gioco di posizione. Il curriculum di Klaassen era davvero notevole: 126 partite e 24 gol con la maglia dell’Ajax, 3 campionati vinti e svariati premi individuali già nella sua bacheca. Premi con nomi che danno i brividi:“Talento dell’Ajax del futuro (2010/11)”“Sportivo dell’anno (2013)”“Talento dell’Ajax dell’anno (Marco van Basten Award: 2013/14)"“Johann Cruyff award (2014)”Cruyff trovava solo superlativi per definirlo: «È uno dei centrocampisti perfetti che ci sono nel mondo. E nel mondo ce ne sono tre: Xavi, Kroos e, appunto, Klaassen». Una sopravvalutazione del calcio olandese? Probabile, considerando l’etnocentrismo degli olandesi. Dopo un paio di mesi di fatica, Koeman è stato esonerato e si è ritrovato in panchina uno dei manager più reazionari d’Inghilterra, Sam Allardyce. Parliamoci chiaro: Klaassen non era tagliato per la Premier League, con quel fisico impiegatizio e idee di gioco troppo ordinate per il disordine permanente delle partite di Premier. Dall’Everton è finito al Werder Brema, in un altro campionato di battere e levare, in cui nessuno sembra particolarmente interessato all’ordine. E in più dentro una squadra in declino. Il suo soprannome è “cheese straw”, “cannuccia di formaggio”, capite bene il perché.È facile dire che Cruyff, come in generale il calcio olandese, abbia preso un abbaglio con Klaassen, sopravvalutandone il talento solo perché risponde a dei canoni perfettamente olandesi - letture strepitose, senso dello spazio, qualità tecnica sobria e mai cedevole al virtuosismo. Klaassen però con la maglia dell’Ajax è stato davvero eccezionale. Lo raccontano anche soltanto i numeri grezzi: 15 e 20 gol nelle sue ultime due stagioni, in un ruolo particolarissimo. Klaassen giocava trequartista, ma più per finalizzare che per dare l’ultimo passaggio. Uno dei migliori giocatori al mondo ad attaccare dalla seconda linea, con un tempismo quasi da volley - una delle arti misteriose del calcio. Diversi gol di testa, un senso della porta da vero attaccante. Il modo in cui Klaassen arriva a finalizzare non ha niente di violento o precipitoso, i suoi gol sono solo la conseguenza del tempismo dei suoi inserimenti. Uno dei suoi allenatori nelle giovanili dell’Ajax racconta del lavoro fatto con un ex giocatore dell’Inter, Wim Jonk: «Hanno lavorato molto sulla finalizzazione. Provavano centinaia di finalizzazioni. E poi: come arrivo in area di rigore? Cosa si fa in posizioni diverse?».

Solo l’Ajax però lo ha impiegato da attaccante ombra, nella sua carriera. In Inghilterra c’era l’idea che potesse giocare da classico box-to-box, qualcosa che può fare - ma a certe condizioni, andando più piano di quanto ci si aspetta da un centrocampista di Premier. Quando il club ha ceduto van de Beek - per certi versi l’evoluzione di Klaassen - si è riportato il vecchio capitano in casa, e anche con allenatori diversi e contesti tattici leggermente diversi, Klaassen ha continuato a funzionare. È uno di quei giocatori su cui pare installato un microchip sul gioco di posizione catalano-olandese. Raramente vince un duello fisico, ma altrettanto raramente sbaglia una scelta di gioco. Quando era arrivato in Premier, Koeman aveva anticipato che tipo di problemi avrebbe avuto: «Sarà dura per lui fisicamente». Quando è tornato all'Ajax è tornato a brillare, costruendo una carriera minore ma per questo di culto. Un giocatore prezioso di uno dei grandi cicli dell'Ajax, e la cui considerazione in patria è molto diversa da quella fuori. Klaassen ha anche un'altra caratteristica dei grandi giocatori olandesi: ama il proprio campionato. Quando un anno e mezzo fa ten Hag è stato accostato per la prima volta al Manchester United ha commentato: «Sta facendo bene da noi da anni mentre il Manchester United sta facendo male da anni».Klaassen è un giocatore quasi esclusivamente tecnico e cerebrale, che forse qualche anno fa sarebbe stato eretico immaginare nel calcio italiano, ma che oggi, in un sistema come quello dell’Inter di Inzaghi, può davvero funzionare. In passato era stato cercato del Napoli che negli scorsi anni era quasi l'unica squadra a privilegiare la tecnica nel rectruitment dei giocatori. In una squadra lenta e ragionatrice come l’Inter, che cerca di portare le partite su un ritmo compassato a tratti da subbuteo vivente, Klaassen può trovare il suo senso. In passato aveva detto: «È molto importante lo stile di gioco per me perché devo sentirmi bene al suo interno per esprimermi».Oggi è un giocatore esperto, maturo tatticamente; un giocatore, insomma, da Simone Inzaghi. La descrizione che ne fece Cruyff è interessante al di là del giudizio enfatico sul giocatore: «Quando vedi giocare Klaassen ti accorgi che il ritmo dell’Ajax si alza immediatamente. E raramente perde palla». Si può immaginare Klaassen all’Inter come un facilitatore di gioco quindi, una mezzala che olia il possesso della squadra, che sa fare un po’ tutto - e che è anche un ottimo rifinitore. Un rifinitore che diventa d'alto livello soprattutto quando il campo si restringe; in questo video ci sono certi suoi assist più da futsal che da calcio. Un video dopo il quale non potrete fare a meno di pensare che si tratta del più forte numero 10 al mondo (da ragazzo si è allenato sul tocco con Dennis Bergkamp, fate voi). È interessante che si tratta del secondo giocatore proveniente dall’Ajax che arriva all’Inter di Inzaghi, dopo Onana. Entrambi peraltro giocatori estremamente radicati nella cultura tattica olandese. Qualcosa che ci racconta per riflesso le idee di gioco di Simone Inzaghi.Restano delle ambiguità. Perché non è stato cercato un giocatore più pronto a giocare davanti alla difesa? Per quanto versatile, Klaassen ha idee soprattutto offensive. Gioca numero 10, è cresciuto col mito di Jari Litmanen e Dennis Bergkamp, che curiosamente è uno dei più grandi fallimenti della storia dell’Inter. È un giocatore che ha quindi istinti simili ad altre mezzali offensive come Barella, Mkhitaryan e Frattesi. Il suo profilo è anche simile a quello di Sensi. Allontanarlo troppo dalla porta significa normalizzare e il rischio è che giochi davvero poco. Negli ultimi due anni all’Ajax, va detto, non è stato sempre titolare, anzi; nell’ultima stagione sono 32 presenze, con 12 ingressi dalla panchina. [gallery columns="7" ids="94644,94643"]

I due radar di Klaassen dalla scorsa stagione: il primo da centrocampista, il secondo da trequartista. Grafici di Statsbomb.

È vero che negli ultimi anni il suo raggio di azione si è un tantino arretrato. Lo scorso anno ha giocato soprattutto da mezzala - destra o sinistra -, anche se circondato da giocatori piuttosto fisici.Gli altri dubbi che restano hanno a che fare con i problemi di traduzione culturale che sono sempre esistiti fra i giocatori olandesi di scuola Ajax, cresciuti nell’ortodossia di certi principi, e il nostro calcio. È pur vero però che i due mondi negli ultimi anni si sono avvicinati come mai nel passato, e l’arrivo di Klaassen, indipendentemente da come andrà, indica una modernizzazione tattica del nostro campionato - che di recente ha rappresentato un’oasi per i calciatori che vanno più veloci con la testa che con i piedi. Davy Klaassen sembra essere arrivato davvero troppo tardi, e la sua carriera è già in declino, ma è un giocatore per palati fini: qualcosa può ancora farci vedere.

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