La brutta notizia per i tifosi del Milan è arrivata ieri, a poco più di 72 ore dal big match di domenica sera: Marco Sportiello ha rimediato un infortunio muscolare al polpaccio e salterà Milan-Juventus, che avrebbe dovuto giocare dal primo minuto vista la squalifica di Maignan. Dopo le prodezze del portiere improvvisato Giroud, i rossoneri dovranno quindi affidarsi a un altro numero 1, il terzo nelle gerarchie dall’autunno del 2021: Antonio Mirante. C'è in realtà ancora un po' di incertezza, in realtà, almeno stando a quanto riportato da Emanuele Baiocchini a Sky Sport, secondo cui esiste una piccola probabilità che possa giocare Lapo Nava, classe 2004, portiere titolare dello scorso anno della Primavera, ma a secco di presenze nei professionisti. Ma insomma: è quasi superfluo dire che è molto improbabile.
Ovviamente sarebbe una cosa pazzesca, soprattutto se pensiamo che Mirante è arrivato al Milan quasi per caso. A ottobre del 2021 il portiere era svincolato dopo l’esperienza alla Roma e si stava allenando con il Sorrento in Serie D, vicino casa sua a Castellammare di Stabia. Visto l’infortunio ad agosto di Meret e gli errori di Marfella nell’amichevole contro il Benevento, Mirante era stato inizialmente accostato al Napoli, ma l’affare non era andato in porto. In seguito era stato il Venezia a pensare lui per via dell’infortunio del suo titolare, Lezzerini, ma alla fine aveva deciso di ripiegare su un altro svincolato, l’argentino Romero. Poi era stata data per chiusa addirittura la trattativa tra Mirante e lo Spezia, insoddisfatto di Zoet e con Provedel ancora non esploso ai livelli attuali. Alla fine però era stato il Milan a fare l'offerta decisiva, alla luce degli infortuni di Maignan e del terzo portiere, Plizzari, poi mandato in prestito al Lecce in Serie B a gennaio.
Da tutto questo sono passati già due anni e Mirante sembrava già un reduce. La sua ultima partita da titolare è datata 6 maggio 2021: Roma-Manchester United 3-2, semifinale di ritorno di Europa League. In quella stagione il titolare teoricamente sarebbe dovuto essere Pau Lopez ma alcune sue incertezze avevano convinto Fonseca a puntare su di lui. Si giocava ancora a porte chiuse, c’era ancora il coprifuoco: sembra passata un’era geologica. A due anni dalla sua fine eccoci di nuovo a commentare il ritorno tra i titolari di Mirante, che formalmente ha già esordito con la maglia del Milan negli ultimissimi minuti dell’ultima giornata dello scorso campionato in casa contro Verona.
Dove ci ha lasciato Mirante?
Domenica 22 ottobre saranno quindi passati 2 anni, 5 mesi e 16 giorni dalla precedente partita da titolare di Mirante. Un’astinenza talmente lunga che nessun allenamento, nessuna amichevole e nessun bagaglio di esperienza, neppure quello ben fornito del terzo portiere rossonero, possono compensare fino in fondo la perdita sostanziale di ritmo partita. Per capire come sta, che prestazione potrebbe offrire, bisogna frugare tra le cartacce dei calendari delle stagioni passate.
Per esempio andandosi a rivedere le amichevoli durante i Mondiali dell'anno scorso. Allora si parlava di ballottaggio tra Tatarusanu e Mirante per la prima del Milan nel 2023, a Salerno, e il portiere campano giocò da titolare – senza molto successo – l’ultima amichevole, contro il PSV, forse l’ultimo vero test per capire se fosse davvero più pronto del romeno per sostituire Maignan per almeno un mese. Prima di quell'amichevole, in realtà, Mirante ne aveva giocata un'altra, contro il Liverpool, e in entrambe erano emersi i suoi punti di forza e di debolezza.
Mirante ha 40 anni e, se da un lato è ancora un portiere reattivo sui riflessi vicino al corpo, l’età gli ha fatto perdere esplosività sui tuffi in allungo e col tempo è diventato anche meno sicuro sulle uscite alte. Un problema non da poco, quest’ultimo, per una difesa abituata alla precisa spericolatezza di Maignan.
Del resto sono più o meno questi i pregi e i difetti mostrati anche nell’ultima annata con la Roma, nel 2020/21, nella quale – dopo essere stato il migliore in campo a ottobre 2020 nel 3-3 proprio contro il Milan – ha perso il posto a stagione in corso, dopo aver rappresentato per anni l’usato sicuro, l’ancora di salvataggio delle incertezze di Olsen prima e Pau Lopez poi. Mirante ha alternato autentiche prodezze ravvicinate come questa a Verona, oppure questa, la migliore tra le tante parate contro il Milan, ad altre occasioni in cui ha subito gol uscendo a vuoto su palloni alti oppure respingendo male, corto e centrale, un tiro sostanzialmente semplice.
La trasferta a Napoli, allora ancora Stadio “San Paolo”, è stata forse la sua partita peggiore.
Certamente Mirante contro la Juve avrà bisogno dell’aiuto dei suoi compagni e della compattezza difensiva del Milan, perché – comprensibilmente – non può più essere un portiere in grado di fare la differenza in Serie A. D'altra parte, non ci era riuscito nemmeno nell’ultimo periodo in cui giocava regolarmente. Questo non significa che non sia in grado di compiere singoli interventi, anche estemporanei - d'altra parte quelli, come abbiamo visto, è stato capace di farli persino Giroud.
Dopo il derby, il Milan è diventato improvvisamente la squadra più solida della Serie A, capace non solo di concedere pochissimi gol, ma anche di proteggere i suoi portieri da interventi troppo complicati. Questo per Mirante è un ottimo punto di partenza, anche se è lecito aspettarsi che possa essere bersagliato dai tiratori della Juve maggiormente di quanto non sarebbe stato con un altro portiere. Aver avuto tre giorni di tempo per “calarsi nella parte” e visualizzare in anticipo la partita, usando tutta la sua esperienza, lo può però aiutare molto di più di quanto non sarebbe se fosse chiamato in causa all’improvviso.
Cosa significa giocare con il terzo portiere?
Non è la prima volta che il Milan gioca un big match con quello che, nelle gerarchie del momento, è considerato il terzo portiere. I più si ricorderanno del derby di Coppa Italia del dicembre 2017 vinto 1-0 ai supplementari con Antonio Donnarumma schierato titolare all’ultimo, visto l’infortunio di Storari nel riscaldamento. In campionato, invece, era accaduto l’ultima volta proprio in un Milan-Juventus, nel maggio 2009, quando a difendere la porta rossonera fu Zeljko Kalac, riserva di Abbiati e Dida in quella stagione.
Kalac veniva però dalla stagione precedente giocata da titolare da gennaio a maggio, e non soffriva certo l’astinenza da partite di cui Mirante potrebbe essere vittima. Certamente l’attuale terzo portiere rossonero dovrà tirare fuori dalla sua memoria visiva e muscolare tutta la sua lunga esperienza in Serie A per ritrovare più possibile i riferimenti, anche se ovviamente dovrà fare attenzione a non strafare con le scelte visto che nel frattempo, oltre a non aver più giocato, è diventato anche più anziano.
Le migliori parate di Mirante negli ultimi anni. Molte di queste sono prodezze di riflesso su tiri ravvicinati.
Una delle motivazioni per cui per il ruolo di terzo portiere sono quasi sempre scelti quelli più avanti con gli anni è proprio questa: oltre ad essere generalmente più motivati dei giovani a ricoprire quel ruolo, avendo già dato il meglio della propria carriera, sono anche quelli con più esperienza accumulata e più pronti a essere buttati nella mischia all’improvviso, anche dopo lunghe astinenze. Oltre a essa si aggiungono ovviamente il carisma e la credibilità: Mirante ha avuto una carriera di altissimo livello e i suoi compagni di squadra ovviamente danno più credito alla sua voce rispetto a quella di un eventuale esordiente.
Tatticamente, nel complesso, per la squadra ci sarà un riferimento in meno nella costruzione dal basso e forse, vista la clamorosa differenza di efficacia con Maignan sulle uscite alte, potrebbe cambiare anche l’atteggiamento difensivo del Milan sulle palle inattive contro. Tra l’altro proprio in settimana Antoine Griezmann ha parlato di come lo stesso Maignan abbia fatto cambiare modo di difendere su queste situazioni anche alla Nazionale francese, facendo pesare la sua influenza. Forse anche in situazioni di gioco normale, manovrato, il Milan stara più attento a pressare a uomo lasciando molto spazio alle spalle della difesa, essendo Maignan probabilmente il miglior portiere al mondo nelle uscite fuori area.
Giocare col terzo portiere alle spalle, tuttavia, può responsabilizzare ulteriormente tutta la squadra, e i difensori centrali in particolare, a proteggerlo, ad aumentare ancora di più l’asticella della concentrazione, come del resto ha fatto Tomori nel finale di Genova con Giroud in porta. Le difficoltà, gli imprevisti, possono essere perfino uno stimolo in più, anche in una partita come Milan-Juventus che di stimoli ne offre già di suoi.
Qualcuno scherza dicendo che il terzo portiere è il ruolo più bello del calcio, almeno a quei livelli, perché sei comunque pagato tanto per non avere alcuna responsabilità e non fare quasi niente. Beh, io questo qualcuno lo farei mettere nei panni di Antonio Mirante.