Il ritorno di Supercoppa di Spagna è durato solo i 10 minuti necessari al Barcellona per sbloccare la partita con il gol di Arda Turan. Poi, un po’ per i 2 gol subiti dal Siviglia all’andata, un po’ perché le formazioni in campo erano rimaneggiate in vista dell’esordio della Liga questo week-end, la partita è stata una specie di esibizione utile più che altro per capire in che modo le due squadre affronteranno la stagione.
Il Siviglia verticale e estremo di Sampaoli
Il Siviglia ha giocato alcuni minuti a grande intensità, un calcio particolarmente verticale e aggressivo anche per via della ricerca di un gol che avrebbe potuto cambiare la gara. Lo schieramento iniziale della squadra di Sampaoli era un 3-4-3 asimmetrico, con Sarabia più offensivo sulla fascia sinistra insieme a Konoplyanka e quella destra occupata dal solo Mariano, vista la tendenza di Correa di stringere al centro. L’idea di Sampaoli era quella di avere sempre almeno tre giocatori in pressione sull’uscita del pallone da parte del Barcellona, e averne almeno quattro davanti alla linea della palla in fase di costruzione, per andare subito in verticale. In questo senso la chiave di volta doveva essere Ganso per la sua visione di gioco nel passaggio filtrante, ma proprio il centro del campo ha sofferto di perenne inferiorità numerica, con il brasiliano che è finito tagliato fuori dalla fase di creazione e le fasce del Siviglia come unica soluzione per far avanzare il pallone fino alla trequarti.
La pressione orientata verso l’uomo riusciva a portare almeno inizialmente i risultati sperati, ma l’assenza di definizione ha vanificato gli sforzi del Siviglia. La difesa improvvisata (addirittura l’ex trequartista Iborra come centrale) e troppo passiva nelle letture ha portato al gol di Arda Turan dopo dieci minuti e la squadra Sampaoli, dopo averci fatto vedere il suo piano iniziale di aggressività e verticalità, si è spenta, facendo crollare vertiginosamente il ritmo e la capacità di contestare il pallone. L’inferiorità numerica al centro del campo, inizialmente coperta da uno sforzo atletico di tutti i giocatori, è rimasta senza soluzioni e con il passare dei minuti anzi ha finito col pesare sempre di più. Il Siviglia ha limitato la sua produzione offensiva alla conduzione del pallone sugli esterni, con il solo Correa al centro. Non è esattamente questa l’idea di calcio di Sampaoli e Lillo.
Con una rosa rivoluzionata, e un sistema estremo che necessita completa assimilazione da parte dei giocatori prima di essere efficace, era prevedibile un inizio di stagione lento per il Siviglia, ma con l’incapacità di prendere possesso del centro del campo, e le difficoltà nella creazione di una vera produzione offensiva nelle prime tre gare ufficiali, il bilancio di questo inizio di stagione è più negativo di quel che ci si sarebbe aspettati (certo, se Ramos non avesse pareggiato in Supercoppa europea a tempo scaduto sarebbe stato difficile lamentarsi, ma sul piano del gioco anche in quella partita al Siviglia è mancata una proposta offensiva efficace).
Adesso la situazione non è facile e il Siviglia si trova a dover già vincere all’esordio in Liga per non iniziare la stagione con quattro sconfitte consecutive. Se è pur vero che c’è fiducia da parte della dirigenza e dell’ambiente attorno al progetto di Sampaoli, considerato a medio termine e quindi bisognoso di uno sforzo extra di pazienza, e che nessuno ha messo pressione all’ossessivo allenatore argentino, è vero anche che il calcio d’alto livello rimane comunque legato ai risultati e questo Siviglia al momento non solo non sembra in grado di ricavarne di positivi contro le squadre alle quali teoricamente dovrebbe aspirare per puntare alla Liga, ma ha dato anche segnali preoccupanti in chiave futura. Come si dice, chi ha tempo non perda tempo…
La terra ruota intorno a Messi
Dall’altra parte, Luis Enrique ha dimostrato di volersi affidare totalmente a Messi, la cui evoluzione in questi due anni sembra andare in direzione di un suo utilizzo sempre più centrale. Se nella partita d’andata il Barcellona era schierato con quello che a tutti gli effetti era un 4-4-2 con Rakitic e Turan sulle fasce e Messi e Suárez davanti, al ritorno Messi ha agito in modo totalmente libero sulla trequarti, senza un punto di partenza o di arrivo preciso. Una scelta che ha certificato l’accantonamento definitivo da parte di Luis Enrique del gioco di posizione, a vantaggio di un sistema che seguisse l’istinto e le intuizioni dell’immenso talento del 10. Davanti a Messi, Arda Turan a sinistra e Munir a destra spingevano in basso la linea difensiva del Siviglia, puntando con i loro movimenti il fondo del campo.
Il centrocampo estremamente fluido, con Busquets come teorico uomo più arretrato (chiamato nei minuti iniziali ad arretrare tra i centrali per aiutare contro la pressione del Siviglia) e André Gomes e Denis Suárez ai suoi lati, non ha mantenuto una struttura definita nella suddivisione degli spazi: anzi, in fase di pressione poteva capitare che Busquets si trovasse davanti ai compagni, o che Denis Suárez finisse a toccare la linea laterale per fare un movimento in grado di liberare spazio per Messi in fase di possesso.
Una partita già chiusa dopo 10 minuti con il gol di Arda può comunque essere interessante per capire come hanno risposto i giocatori al contesto voluto da Luis Enrique. Su tutti hanno brillato i componenti dell’asse sinistro, con Digne abile nell’imitare i movimenti di Jordi Alba pur non avendone l’aggressività senza palla, riuscendo comunque a garantire sempre l’opzione per il cambio di gioco da parte di Messi una volta presa palla sulla destra. La presenza di Digne alto, e di un Arda Turan finalmente presente e cosciente dei compiti richiesti, ha fatto tornare in pianta stabile il passaggio ponte con cui Messi ha dominato l’Europa nel 2015, che contro una squadra schierata con la difesa a 3 è praticamente impossibile da bloccare. Anzi, Messi ha costruito ponti partendo anche da sinistra, lanciando verso Aleix Vidal a destra. Praticamente, Messi si è divertito a torturare i tre centrali del Siviglia, togliendogli ogni sicurezza di poter anticipare la sua prossima mossa.
Ecco un esempio:
E un altro:
Nelle note positive ci sono anche Umtiti e André Gomes. Il centrale, appena arrivato dal Lione, ha mostrato sicurezza e letture perfette in fase di possesso (il motivo per cui il Barcellona l’ha preso) aiutando con scelte aggressive la distribuzione del pallone e coprendo con la sola capacità d’anticipo l’assenza di Digne, stabilmente proiettato in avanti anche una volta persa palla.
Il centrocampista portoghese, invece, ha fatto intravedere qual è l’idea di Luis Enrique rispetto al suo ruolo in squadra: e cioè André Gomes sembra candidato al ruolo di sostituto di Iniesta all’interno del sistema. Se per caratteristiche naturali poteva sembrare Denis Suárez il candidato principale, la scelta di André Gomes come mezzala sinistra si è rivelata corretta, sia per le capacità del portoghese di gestire la sfera in conduzione tra le linee (facilitando il compito a Messi, che ci si è appoggiato spesso, come in occasione del primo gol), sia per un profilo fisico in grado di garantire la fluidità richiesta dal nuovo contesto.
Gomes si è mosso senza sosta, andando ora a coprire le spalle di Digne, ora a sostituire Busquets davanti alla difesa, ora a dialogare con Turan portandosi lui sull’esterno. Il suo acquisto sembra ancora di più giustificato non tanto per quello che garantisce al momento, ma per quanto potrebbe dare una volta sviluppati i considerevoli margini di miglioramento a disposizione.
Margini che deve mostrare anche Denis Suárez se vuole insidiare i titolari, visto che nella partita contro il Siviglia ha mostrato solo attenzione tattica: certo, giocare da mezzala destra nella squadra di Messi non è semplicissimo, visto che chiunque si muove in quella posizione deve avere la capacità di far circolare il pallone senza rallentare il ritmo, guardando sempre a dove si trova il 10, e la disponibilità a “togliersi di mezzo” quando non ha palla (che significa sia liberare spazio a Messi, che coprire ogni suo movimento per mantenere il sistema equilibrato): due aspetti in cui Rakitic si è trovato alla perfezione e che Denis Suárez sembra più restio a apprendere (in particolare il primo aspetto: i tocchi di prima imprecisi possono andare bene ad agosto, ma potrebbero costargli il posto in squadra in autunno).
Con il ritorno in pianta stabile sia di Suárez che di Neymar capiremo se Luis Enrique deciderà di continuare con questo sistema Messi-centrico o se deciderà di limitare le libertà della sua stella per non togliere troppo peso agli altri due. Quanto visto contro il Siviglia, in una partita dominata senza doversi neanche sforzare troppo, è che i nuovi arrivati portano finalmente il livello della panchina del Barcellona a poter reggere assenze pesantissime come quelle di Piqué, Neymar o Iniesta. Cosa che la scorsa stagione è mancata e potrebbe fare la differenza per raggiungere i traguardi più importanti.